IN NEVADA CON
‘NTO
di Federico Ledda
IN NEVADA CON
‘NTO
di Federico Ledda
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In questi giorni di emergenze sanitare il mondo si è un po’ fermato o comunque, ha iniziato ad andare a rilento. Tanti dei nostri impegni sono stati annullati e molti altri rimandati. Uno di questi era appunto l’incontro con ‘NTO, che in occasione del suo album “Nevada” uscito venerdì, sarebbe passato a Milano a incontrare la stampa e i media “del nord”.
L’album, davvero molto interessante, è il primo a uscire con una label per l’artista partenopeo che ha segnato la sua carriera attraverso la crescita del mercato indipendente. Prima in coppia con Luchè nei Co’Sang e da solista dopo, ‘NTO è una vera e propria leggenda attiva da oltre dieci anni e amata da una fetta di pubblico, che grazie alla “commercializzazione” della musica napoletana, cresce a vista d’occhio. Un viaggio lungo dodici tracce che porta l’ascoltatore ad immergersi completamente nell’universo dell’artista che grazie anche a featuring di prestigio, rendono il tutto ancora più accattivante. ‘NTO non è potuto arrivare a Milano, no, ma ce la siamo comunque cavata con una bella intervista telefonica.
Raccontami di Nevada, tuo primo disco con una major. Cosa è cambiato nella tua carriera?
Sicuramente cambia il modo in cui faccio le cose. Delego alcuni aspetti di cui prima ero io ad occuparmi e riesco a dedicarmi di più sulla musica.
Esplorando l’album, troviamo diverse collaborazioni. Quali sono quelle di cui vai più fiero?
Sicuramente quella con Nina Zilli. È una artista che ho sempre stimato e che fa parte della mia formazione. Abbiamo quasi la stessa età e per me è stato come chiudere un cerchio artistico di carriera personale. Avere dalla mia parte un’artista del suo calibro e, che senza esitazioni, ha subito accettato il mio invito mi ha reso estremamente fiero del mio lavoro. Prima c’era tanta stima artistica, adesso, conoscendola, si è trasformata in valore umano. Mi piace molto anche la triade Gianni Bismark – Speranza – Giaime. Tre giovani di estremo talento e di tre parti d’Italia differenti. Trovo molto di me in ognuno di loro. Al di là di queste precisazioni, sono molto contento di tutti i featuring, davvero tanto.
Dopo 15 anni nella musica indipendente, ora fai parte di una major. Come mai questo pensiero non è arrivato prima?
Diciamo che doveva arrivare prima da parte loro. Non sono mai stato a caccia del contratto, ho seguito sempre un’andatura normale. Certo, in alcuni momenti l’indipendenza non mi è stata bene, però è andata così. Diciamo che potevo muovermi prima, mettermi sotto e venire a vivere a Milano. Invece dieci anni fa, dopo che è scomparso mio padre ho scelto di fermarmi a Napoli con mia madre e mia sorella. Sicuramente questo ha influito sulle cose. Dopo tanto però, mentre lavoravo a questo ultimo album, mi sono arrivate voci di interesse. Così mi sono messo sulle tracce di queste voci… alla fine dopo tutti i miei sforzi, un po’ credevo di meritarlo. Quindi ecco, ci siamo trovati a metà strada, a cavallo di tre ere di rap e due ere tecnologiche.
Di cosa parla Nevada?
E’ una metafora che vuole rappresentare il mio immaginario dell’ultimo periodo, che racconto lungo questi dodici brani parlando di un’illusione. Volevo trovare un luogo geografico che rappresentasse ciò che sento oggi. Quindi ho visto un deserto con una città: Las Vegas: patria dei divertimenti futili, forzati, che servono solo a sfamare un divertimento materiale. Un modo dogmatico di vivere la vita di oggi. Da accettare e basta, mistico. E’ un deserto di emozioni vere, con divertimenti imposti. Consumando alcol, droghe leggere, farmaci. Poi però che cosa ti rimane? Ecco di che illusione parlo.
Pensi che negli ultimi anni si sia sdoganata la musica napoletana?
Assolutamente sì. Finalmente.
Hai trovato cambiamenti nella percezione della tua musica?
Sicuramente ho trovato più pubblico da tutte le parti d’Italia. Prima era tutto più vincolato, ora siamo sconfinati, collaboriamo con il Pop, l’Indie. Riusciamo ad avere più carte da giocarci. Rispetto dieci anni fa, siamo molto più accettati, prima era davvero tutto troppo severo. Sicuramente chi ha saputo adattarsi ed evolversi è stato aiutato.
Tu come stai in questo periodo?
Sto abbastanza bene. Sono molto laborioso. Vengo da un periodo di lavoro molto intenso, sforzo cognitivo molto importante che mi ha visto scrivere molti brani. Ho voglia di una vacanza, ti dico la verità, non la faccio da un po’ di anni.
Dove andresti?
Ovunque, dove mi possa rilassare. Diciamo che con questa emergenza sanitaria è un po’ difficile, mi basterebbe un weekend, ma poi vediamo. Io volevo andare a Bormio ma mi sa che adesso non è cosa, vedremo più avanti.
I 3 pezzi da ascoltare per forza, anche per chi non vuole ascoltare tutto l’album?
Sicuramente Antiproiettile. Perché è la focus track dell’album. Credo si possano trovare all’interno dell’album due o tre pezzi che sono simili di mood e che rappresentano i blocchi dell’album. Io credo che Diva, Antiproiettile e Ti Faccio Ricca o G Nera, siano le più rappresentative.