JOAN THIELE AND

HER SOUNDTRACK

di Federico Ledda

foto di Giovanni Corabi

JOAN THIELE AND

HER SOUNDTRACK

di Federico Ledda

foto di Giovanni Corabi

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Joan Thiele ritorna e lo fa in grande stile. Dopo averla scattata per la nostra copertina nell’aprile di, ormai, due anni fa, tutto è cambiato. In seguito a un momento di pausa e transizione Joan torna e lo fa cantando in italiano. L’artista fa il suo comeback con un EP dal titolo “Operazione Oro”, il progetto più personale che abbia mai rilasciato.
Con forti riferimenti alle sue origini colombiane, dalle sonorità eleganti e sincere, la cantante si è messa completamente a nudo, rilasciando un progetto che alza l’asticella del mercato italiano, posizionandola come un’artista di caratura internazionale. Con forti omaggi a Mina e al fascino di quegli anni, “Operazione Oro” è un EP che fa fare un viaggio all’ascoltatore, portandolo nella Colombia degli anni ’60, dove il nonno dell’artista viveva con la sua famiglia. E’ un disco, è un viaggio, è un film.

Come mai hai deciso di iniziare a cantare in italiano? Quanto ha influito questo sulla tua creatività?

Più che una scelta, è stata un’esigenza. A un certo punto ho sentito la necessità di scrivere in italiano. Una cosa non esclude l’altra, infatti sto comunque continuando a cantare in entrambe le lingue. Sentivo proprio il bisogno però, di scrivere ed esprimermi in quella che poi di fatto è la mia prima lingua. Sicuramente mi ha permesso di sperimentare e di mettermi alla prova.

Come è stato realizzare un progetto così personale?

Sicuramente liberatorio. E’ stato come avere un diario. Ho abbassato le difese, ed è una cosa che non sono riuscita a fare negli anni scorsi. Prima la sensazione era sempre quella che non riuscissi a comunicare sempre tutto quello che volessi dire, mentre invece con questo EP me ne sono completamente fregata e ho lasciato parlare il mio cuore senza pensare al resto. Devo dire che è stato un processo molto emotivo.

Quanto hai pianto?

Tantissimo! Ho pianto molto ed è stato liberatorio. Devi sapere che queste canzoni sono state scritte un annetto fa, tranne “Puta” e “Viso Blu” che sono le più recenti, le altre le ho recuperate da un grande “calderone” in cui ho tantissimi pezzi mai pubblicati. Mi piaceva raccontare una storia coerente, quindi ho raggruppato i pezzi scritti in quel periodo che a loro volta mi hanno ispirata a scrivere gli ultimi due e a creare poi “Operazione Oro”.

Spiegami il titolo “Operazione Oro”

Innanzi tutto, secondo me è un titolo molto positivo per il significato che ha l’oro. E’ luce, è la materia per eccellenza, rappresenta il desiderio dell’uomo. Oltre questo, poi per me ha un significato legato alle colonne sonore dei film, che per la lavorazione dell’EP sono state molto importanti. Quando abbiamo iniziato la produzione ho detto che volevo suonasse come se Mina e Tyler, The Creator fossero lo stesso artista. Volevo congiungere quei due mondi. Doveva esserci sia l’italianità dei compositori degli anni 60/70, che è un po’ la nostra radice, unita all’R&B. Questo titolo quindi rappresenta un po’ una missione, una ricerca di bellezza, che mai come in questo periodo è mutante e aderente.

Non so se ti ricordi, ma un anno fa, prima che uscisse “Le Vacanze”, tu mi dicesti che eri stata ispirata da un vecchio filmino che ritraeva tuo nonno, colombiano, in vacanza con tua nonna in Italia. Giusto?

Esatto!

Quanto di questo c’è nella creazione dell’EP oltre che nel singolo stesso?

C’è tantissimo. Questo disco rappresenta un po’ la ricerca delle mie radici, del mio DNA. Scrivevo guardando questi filmini, sono stati fondamentali. Per la prima volta è stato un processo inverso, perché ho trasformato delle immagini in musica, non ho solo parlato di emozioni. Tra l’altro il prossimo video che uscirà, sarà un montato di tutti questi video speciali realizzati da mio nonno con sotto “Sempre La Stessa”, mio prossimo singolo.

Qual è il pezzo che più ti è piaciuto fare? Perché?

Di solito quello che piace a me, è sempre quello che piace meno agli altri, comunque, il mio preferito è “Viso Blu”. E’ quello dove scavo di più, dove racconto tanto di me. In più è l’unico che ho prodotto completamente da sola, quindi ci sono ancora più affezionata, diciamo che è mio figlio.

Si potrebbe dire che “wo” è il tuo ad-lib?

Ma sai che me lo dicono tutti? Direi di sì a questo punto!

Guardando il panorama musicale internazionale, qual è il pezzo che avresti voluto fare tu e mettere in “Operazione Oro”?

Cavolo, ce ne sono davvero tanti. Sicuramente avrei voluto essere Ornella Vanoni nell’album con Toquinho e aver scritto “Senza Paura”. Poi mi sarebbe piaciuto aggiungere “Try” di Sidsel Endresen.

Parlando di oro, qual è l’accessorio d’oro alla quale sei più affezionata?

Io sono in fissa con tutti i miei anelli. Sono davvero parte del mio cuore, ma l’oggetto più oro che ho è la mia chitarra.