MAURIZIO LASTRICO

A NEW SIDE

di Federico Ledda

location Numero 51, Milano

fashion assistant Mohamed Hammami

hair and make up by Gaia Pensabene

pictures by Alessandro Levati

MAURIZIO LASTRICO

pictures by Alessandro Levati

hair and make up by Gaia Pensabene

location Numero 51, Milano

fashion assistant Mohamed Hammami


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In un mondo in cui siamo bombardati da contenuti di qualità mediocre, un nome che da anni si distingue per la sua eccellenza è sicuramente quello di Maurizio Lastrico. Attore genovese che incarna perfettamente la filosofia ligure alla Gino Paoli, Lastrico ha saputo farsi conoscere attraverso ruoli sempre più rilevanti. Da Don Matteo, passando per Call My Agent fino al recente successo di LOL, dove ha ottenuto un grande exploit, Lastrico è in continua ascesa verso vette sempre più alte. Che si tratti di teatro o cinema, di ruoli comici o drammatici, Maurizio ha dimostrato una sensibilità artistica straordinaria, qualità che ci ha fatto notare il suo talento. Oggi, per The Eyes, ha deciso di mettersi nuovamente in gioco, presentandosi in una veste nuova, più fashion e un po’ più seria rispetto al solito. Potrebbe essere l’inizio di un nuovo capitolo che gli permetterà di scoprire un lato ancora inesplorato della sua personalità?

Prima di tutto, volevo sapere se avessi visto le foto e se ti fossero piaciute.

Moltissimo! Sono molto diverse da quello che sono io. Mi è sembrato un bel modo di giocare, non l’avevo mai fatto in maniera così professionale, mi ha fatto un bellissimo effetto.

Sai, volevo dirti che mi sembra quasi riduttivo definirti comico o attore comico. Mi interessava sapere quindi un po’ come tu ti definisci?

Guarda, non ne ho idea. Recito e scrivo. In futuro magari condurrò… Ovviamente, la performance dal vivo è quella che mi piace di più.

Pensi che se arrivasse una richiesta per un ruolo drammatico, la prenderesti in considerazione?

Sì, mi è già successo. Tutta la tradizione italiana ci insegna che i grandi comici italiani sono stati anche grandi attori drammatici, perché il vero segreto credo, della comicità di un certo livello e del cinema in generale, sia la concretezza, cioè vivere le cose fino in fondo e non in modo superficiale. Questo crea più umanità. L’umanità crea empatia con il pubblico, sia che si tratti di una cosa da ridere, di qualcosa di drammatico o di qualcosa di vero.

Diciamo che uno dei tuoi cavalli di battaglia è sicuramente Dante. Volevo tanto chiederti, però, in che modo l’hai scoperto?

È stata una doppia scoperta: la prima da alunno a scuola, nella maniera più classica, e la seconda all’accademia d’arte drammatica. Dovendolo recitare, ne ho scoperto veramente il potere anche narrativo, cioè quando lo racconti o lo leggi ad alta voce. Recitandolo ho potuto capire meglio il pensiero di Dante e tutto il suo mondo. Trovo fortemente interessante la potenza di quel tipo di linguaggio e della lingua italiana che si stava formando. La poesia a teatro ha una forza incredibile, quando qualcuno ci racconta una storia, un aneddoto, no? Nella nostra testa ci immaginiamo quello che ci viene detto.

Senti, si dice che Benigni conosca la Divina Commedia a memoria. Tu a che livello sei?

(Ride, ndr.) Ne conosco solo alcuni passi, non sono a un livello così alto! Sai, credo anche che il fatto che a scuola si sia sempre fatta imparare a memoria la poesia, che è senz’altro un buon esercizio mnemonico, sia al contempo un pessimo esercizio di comprensione del testo. Non mi riferisco assolutamente a Benigni, sia chiaro. Le poesie imparate tra i banchi di scuola sono state importanti, ma quelle che ho capito grazie alla recitazione o grazie agli insegnanti di scuola particolarmente motivati con la comprensione del testo, mi sono rimaste ancora più dentro. È una doppia cosa: Benigni, per esempio, riesce a coniugare il sapere a memoria con la capacità di spiegarla con grande carisma.

A questo punto ti chiedo qual è la poesia che più ti è rimasta impressa dai tempi delle scuole?

Meriggiare Pallido e Assorto di Eugenio Montale. È il racconto di una Liguria assolata, come se il paesaggio e l’animo del poeta si fondessero. Parla di un sentimento che rivivo ogni volta che torno a casa. Il posto in cui cresci diventa parte integrante di quello che diventi.

Sei proprio un portabandiera dell’essere ligure, quasi come se fosse una filosofia, un credo. In realtà, infatti, ho letto il libro di Gino Paoli, dove lui spiega benissimo tutta questa filosofia di vita e di come non si trovi a casa in nessuna altra parte del mondo. Anche per te è così?

Devo dire di sì. Nonostante ora ci sia una continuità di lavoro a Roma, non riesco a pensare di andarci a vivere. Mi sembra un po’ una specie di tradimento alla mia terra. Devo dire che, dopo essere mancato per un po’, quando torno a casa mi accorgo di diventare più creativo.

È un periodo molto florido per te: arrivi da LOL, Call My Agent e tante altre belle novità che arriveranno. Come stai vivendo questo periodo e cosa ti auguri?

Quello che mi auguro è di mantenere questa curiosità e di fare cose che oggi non riesco ancora a immaginare, quindi essere aperto alle nuove avventure. Un po’ come è stato il nostro incontro, mi ha fatto anche scoprire nuove capacità che ancora non sapevo di avere. Certo, poi mi auguro anche tanto teatro in giro per l’Italia, di incontrare ancora tanto pubblico.

Avendo oggi un’agenda così fitta, riesce il teatro a essere ancora una priorità?

 

In questo particolare momento della mia carriera è difficile perché fare una tournée teatrale oggi significa che per due mesi non fai nessun film, ti tieni libero. Diciamo che ora come ora è una rinuncia preventiva a delle opportunità che non sai quali saranno, e non essendo ancora, per fortuna, cristallizzato come attore, è una carriera molto aperta. Sto quindi dando momentaneamente la precedenza al lavoro cinematografico, che comunque poi porta alla gente la voglia di venire a teatro. Spero, una volta pronto, di poter soddisfare questo desiderio con una bella tournée.

 

Quando faccio un’intervista, per prepararmi leggo un po’ in giro, faccio ricerca e cerco di documentarmi. Sono incappato sul tuo Wikipedia e non ho potuto fare a meno di notare la tua altezza: 1 metro e 83. Cosa che credo assolutamente falsa, me lo confermi?

È un errore di Wikipedia che non sono ancora riuscito a modificare, in realtà sono 1 metro e 91! (Ride, ndr.) Sai che credo che a volte mi abbiano anche preso per dei ruoli basandosi proprio su quell’altezza? Lo capisci perché magari arrivi in scena e il tuo partner è particolarmente più basso di te, ma ormai ti hanno preso. È un po’ come quando prendi un mobile su internet e poi non ci sta in casa.

Concludo chiedendoti una canzone che secondo te descrive alla perfezione Genova e l’essenza dell’essere ligure.

Che bella domanda, devo dire che è piuttosto difficile. Se dovessi sceglierne una però, sarebbe sicuramente ‘Â duménega di Fabrizio De André, oppure “Genova Per Noi” di Paolo Conte.


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