DANI FAIV

IS READY

di Federico Ledda

DANI FAIV

IS READY

di Federico Ledda

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E’ stimolante vedere un’artista crescere e migliorarsi durante il suo percorso. E’ quello che sta succedendo a Dani Faiv, che con il suo nuovo progetto ha confermato la mia tesi. Il concept album, diviso in due parti, scusate già pubblicato poco tempo fa e, scusate se esistiamo, in uscita domani, si presenta come un progetto ambizioso e, appunto, maturo, dove l’artista ha dato il meglio di se, aprendosi come mai prima. Il ragazzo ci sa fare e oltre ad essercene accorti noi, lo ha fatto anche J Balvin, con cui oltre ad esserci diventato grande amico, ha collaborato al remix di Yoshi. Dalla tracklist ben strutturata scusate se esistiamo è un esame di coscienza che aiuta l’ascoltatore a farsi domande sulla nostra esistenza. Domande che durante la creazione si è posto Dani Faiv stesso, dando vita a un disco riflessivo e dal flow perfetto. Al disco hanno partecipato artisti come Fabri Fibra e Gemitaiz, ma anche lo stand-up comedian Filippo Giardina che ha dato vita a mosche depresse, un importante skit che dà all’album un sapore ancora più intenso. Abbiamo chiamato Dani per capire le sue emozioni a poche ore dall’uscita e, in che modo questo progetto è stato pensato.

Innanzi tutto, come stai?

Che domanda strana per un’intervista, grande! Sto bene, ti ringrazio. Sono ore un po’ ansiose per via dell’uscita, però sono contento.

Spiegami la scelta di pubblicare prima un EP e poi un album. Quanto sono legati i due progetti?

In realtà è un disco unico, che abbiamo voluto dividere per alleggerire l’ascolto e creare hype con la musica e non con il superfluo. Diciamo che da sette tracce, non si parla più di EP ma di album vero e proprio, infatti abbiamo approfittato di questo. Sono due dischi, dentro a un unico progetto.

Eri così agitato anche con l’uscita della prima parte del progetto?

No. L’ansia è divisa in maniera uguale, ma è diversa. Sai poi adesso, con la quarantena, essendo a casa e senza distrazioni, ero più pensieroso, credo sia normale.

Appunto, la quarantena ti ha dato modo di rivedere il progetto e cambiare qualcosa? O è stato solamente un periodo di attesa?

Come è stata avviata la quarantena avevamo già consegnato il disco. Abbiamo solo dovuto opzionare diverse date d’uscita ed eccoci qua.

Come hai vissuto la quarantena?

Come tutti. A casa. Ho giocato un po’ alla PlayStation, non ci giocavo da un po’. Ho scritto, perché comunque scrivo sempre e ho anche cucinato molto. Amo cucinare.

Ah sì? Qual è il tuo piatto forte?

Dipende! Se si parla di dolci, faccio una zuppa inglese da paura. Altrimenti, se parliamo di primi, ti dico le penne agli Scampi.

Tornando al disco, la cosa che mi ha colpito molto, è lo skit Mosche Depresse con la voce dello stand-up comedian Filippo Giardina. Come è nato? Quanto ti riconosci nelle parole di Filippo?

Diciamo che non ha raccontato una cosa a caso. Prima abbiamo parlato molto e capito che cosa volevo esprimere e perché avevo bisogno di lui per farlo.

Come vi siete conosciuti?

Molto a caso. Mi sono appassionato della stand-up comedy e ho iniziato a curiosare su Instagram cercando i principali esponenti del genere. Così ho trovato Filippo Giardina e ho notato che mi seguiva! Me, Nitro, Salmo e Machete. Quindi ho detto cavolo, a maggior ragione! Così gli ho scritto dicendogli di essere onorato. Da cosa nasce cosa, l’ho invitato al mio live a Roma, è venuto, abbiamo fatto una mangiata e gli ho spiegato un po’ tutto il progetto. Poi sono iniziate le videochiamate, ci siamo rivisti ed è nato lo skit. Mi ci rivedo a pieno perché ha preso il concetto che avevo in mente e trasformato nella poesia che è poi diventato. La vedo proprio come una poesia contemporanea di critica sociale.

Essendo un’artista con una fan base molto elevata, hai la possibilità di parlare alle masse. Qual è il messaggio che hai voluto portare con questo progetto?

E’ un inno. Una rivincita per tutte le persone che vengono criticate ingiustamente ad ogni loro tentativo e oggi, con i social, questa cosa si è amplificata di gran lunga. Ti dico, appunto, il mio “scusate se esistiamo” è personale e ognuno può poi interpretarlo come meglio crede. Mi faccio da portavoce per tutte queste persone che hanno ricevuto odio, dando semplicemente con amore. Invece che rispondere con un insulto a chi mi dà dello stronzo, lo ringrazio. E’ un gesto che non si aspettano.

Qual è il pezzo di cui vai più fiero nel disco?

Tutti, davvero tutti. Non sono mai stato così contento come di questo disco. Sono riuscito a fare tutto quello che avevo in testa e che sognavo, come ad esempio il gospel nell’outro.

Volevo chiederti infatti del gospel, come mai questa scelta?

Volevo fare una cosa che ricordasse il rap americano. Un suono black. Ho voluto mettere questa melodia che esce un po’ dagli schemi di un ascoltatore medio italiano. Non so se arriverà a tutti, ma la mia idea era proprio quella di avere un chorus gospel e sono fin troppo contento del risultato.

Hai notato tanta differenza rispetto ai tuoi lavori precedenti?

Sai, non mi piace parlare di me, preferisco lo facciano gli altri. Però ho notato sicuramente più maturità e padronanza.

In tutta sincerità, il feat che mi aspettavo, e di cui un po’ speravo, era quello con J Balvin!

Eh, chissà… Ti rispondo così perché io e lui siamo in contatto ed è sempre gasato della musica che faccio. Lo aggiorno spesso, infatti ha già sentito parte del disco. So che quando può lui c’è, quindi mai dire mai.



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