INOKI

E IL SUO RITORNO

di Federico Ledda

foto di Alessandro Levati per @certified_it

INOKI

E IL SUO RITORNO

di Federico Ledda

foto di Alessandro Levati per @certified_it

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Pilastro del rap italiano, dopo qualche anno di pausa, Inoki torna all’attacco e mai come adesso abbiamo sentito la sua mancanza. Per il suo ritorno si affida alla guida della label Asian Fake e a Sony Music, due realtà che cooperano al posizionamento dell’artista storicamente indipendente. Questa mossa ha fatto sì che Fabiano (questo il suo vero nome) si occupasse dell’aspetto artistico senza distrazioni. Ne è uscito un disco interessante come Medioego e anche la sua riedizione Nuovo Medioego, entrambi perfetti esempi del rap di sostanza e ricco di significato. Interessante è il contributo della nuova scena con le collaborazioni di Tedua, Nayt etc o il Long time friend Dj Shocca.
Queste contaminazioni hanno aiutato Inoki a dare vita a un progetto interessante sotto molti aspetti, posizionandosi come ottimo connettore di due mondi che non hanno mai suonato in maniera più armoniosa.

Di cosa parla Medioego?

Parla di quest’epoca in cui stiamo vivendo, che è un Medioevo per me nella mia vita personale ed è un Medioevo per tanti dovuto alla pandemia e a quello che sta succedendo nel mondo.

Cosa c’è in più nel repack?

Nel repack in più ci sono le collaborazioni, che avevamo un po’ sottovalutato in “Medioego” e ancora un po’ di argomenti che mi mancavano per chiudere questo ciclo, per poi entrare in uno nuovo.

Cosa pensi della nuova scena? Hai dato tanto spago ai nuovi, con chi invece ti piacerebbe lavorare che però, per adesso, non hai ancora coinvolto?

Della nuova scena penso che è bella perché è tanta, attiva e deve perfezionarsi sotto tanti punti di vista, ma sono sicuro che lo farà, mentre nel frattempo ne nascerà un’altra nuova ancora. Non so con chi mi piacerebbe lavorare che non ho ancora coinvolto, sto valutando, sto ascoltando, sto cercando nuovi stimoli per capirlo.

Hai di recente dato la voce ad alcuni episodi speciali del podcast di Certified_it. Come è stato? Sapevi che è stato alla posizione numero 7 dei 200 più ascoltati del paese?

Le letture erano una cosa che sinceramente mi mancava fare, è stato come raccontare ad un bambino una storia antica, la storia dei classici dell’hiphop. Per quanto riguarda la posizione, non ne avevo la più pallida idea, perché non seguo le classifiche in generale, non mi voglio fare aspettative, non voglio rimanere deluso e non è per questo che faccio musica o come in questo caso nuovi progetti, anche se comunque dà una certa soddisfazione.

Sei mancato per parecchio e poi sei tornato firmando con Asian Fake e distribuito Sony Music. Questo cambiamento ha cambiato anche la tua musica?

La mia musica l’ha cambiata nel senso che l’ha migliorata, il lavorare con Asian Fake mi ha tolto un sacco di pensieri che prima mi limitavano nel mio creare.

Qual è il disco che ogni ragazzo delle nuove generazioni dovrebbe conoscere?

Un disco italiano se parliamo di rap sicuramente Sangue Misto, un album straniero invece ci sarebbe una lista infinita, te ne dico uno che potrebbe essere Pete Rock & CL Smooth – The Main Ingredient.

Sei nell’ambiente da sempre. Hai forgiato il mercato. Cosa diresti oggi all’Inoki di 20 anni fa?

Forgiato il mercato è un parolone. All’Inoki di 20 anni fa gli direi di perdersi meno nelle faide e di cercare di godersi un po’ di più la vita e di fare il suo lavoro. Però, se è andata così è perché doveva andare così, dovevo arrivarci con il mio percorso.

Analizzando il tuo album si nota l’intimità e onestà con cui è stato scritto. Come è stato mettersi così a nudo?

Ogni volta che faccio rap mi metto a nudo, per me fare rap è psicoterapia, forse dovrei smetterla, però è la cosa più naturale che mi venga.

Un brano che ultimamente ascolti spesso.

Ultimamente sto ascoltando spesso tutto il disco dei Portishead – Dummy.



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