IL BAMBINO CATTIVO SPEAKER CENZOU

di Federico Ledda

IL BAMBINO CATTIVO

SPEAKER CENZOU

di Federico Ledda



” Se non sei contento e soddisfatto del tuo lavoro stesso, di riflesso diventa più difficile convincere gli altri. “

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Abbiamo incontrato una leggenda del rap italiano: Speaker Cenzou che vent’anni fa usciva con il primo disco “Il Bambino Cattivo”. Tante cose sono successe nella sua vita e nel rap game fino ad oggi e, per celebrare un disco che ha fatto un po’ da precursore, oggi ne è uscita una nuova versione dal titolo BC20, con tanti featuring interessanti. Must have da aggiungere al vostro catalogo musicale.

Il bambino cattivo compie vent’anni. Che cosa è cambiato nella tua carriera?

Tantissime cose, molte più persone conoscono me e la mia musica, ho avuto modo di collaborare con tanti artisti che da bambino erano i miei “dischi preferiti”, ho girato in lungo e in largo Italia e buona parte dell’Europa, con la musica e non da turista! Su tutte direi che rispetto agli esordi sono piu’ sereno rispetto al riscontro, nel senso che magari da adolescente si è naturalmente portati a cercare una sorta di gratificazione, accettazione, consenso… Ora fortunatamente crescendo questa cosa si è mitigata molto, e so per certo che è in primis Enzouccio (cioè me stesso) deve essere soddisfatto ed apprezzare quello che ne è venuto fuori. Se non sei contento e soddisfatto del tuo lavoro stesso, di riflesso diventa più difficile convincere gli altri.

In vent’anni sono successe tante cose per la musica hip hop. Come ci si sente a essere il primo ad avere mai registrato un disco rap a Napoli?

E’ una grandissima soddisfazione, e al contempo una grande responsabilità. Sapere che in qualche modo si è iniziato un qualcosa che ha fortemente influenzato questo genere, in tutta Italia, non ci pensavo minimamente a quei tempi, quando la mia ambizione era semplicemente quella di essere un amplificatore, un megafono per quei “Bambini Cattivi” del mio quartie e di dare voce alle loro storie.
Ancora oggi sorrido e sono felice, quando artisti che oggi sono dei top player in molte delle loro interviste fanno riferimento alla mia musica, come un qualcosa che gli ha dato ispirazione per iniziare il loro percorso, oppure quando dei mostri sacri come Enzo Avitabile, parlando del mio operato lo leggittimano come anello di congiunzione tra le generazioni di un certo modo di fare Musica a Napoli.

Come pensi sia cambiata la scena rap italiana e, napoletana rispetto vent’anni fa? È più facile fare musica?

Direi che è cambiato davvero tutto, dai miei esordi ai giorni nostri, sia a Napoli che in Italia. Grazie al web, ai social media, si ha spesso la percezione che sia molto piu’ semplice fare musica ed emergere, ma io credo che non sia affatto così. C’è molta più “concorrenza” e paradossalmente però c’è molta meno varietà nell’offerta artistica, il 90% degli artisti fanno grosso modo tutti la stessa cosa. Prima esisteva una netta distinzione fra due correnti artistiche, diciamo il mainstream, e dall altro lato esisteva un network di artisti e situazioni piu’ indipendenti, che di fatto rappresentavano anche musicalmente un’alternativa. Oggi la maggior parte delle band, cercano di entrare nella cossiddetta “prima fascia” e davvero pochissimi altri riescono a proporre un suono differente.

Parlando di BC20, ci sono molti featuring interessanti. Come sono nati?

Possiamo dire che il discorso dei Ft possiamo dividerlo in due sezioni distinte, una buona parte delle collaborazioni, venivano da anni di frasi tipo “ma prima o poi dobbiamo fare una cosa assieme” che però nn vedevano mai questo poi eventuale !
E allora quando nella mia mente si è delineata l’idea di fare Bc20 e sopratutto il modo in cui volevo farlo è stato consequenziale chiamare all adunata, tutte le persone della mia generazione, con le quali c’èsempre stato grande feeling , stima reciproca e comunione d’intenti, ma per motivi di tempi o logistici non si era mai venuta a creare la “situazione giusta”, e ora che stavo volutamente creando la situazione non poteva esserci momento migliore, mentre per tutti gli artisti di seconda o terza generazione post Bc96, la cosa è stata che tutti loro , in piu’ momenti dove ci siamo poi incontrati e conosciuti avevano sentito “il bambino Cattivo” ne erano stati influenzati, in qualche modo aveva fatto parte del loro background, e di conseguenza ,forse proprio per uin discorso di selezione naturale, mi è sembrato palese, che loro fossero i nuovi bambini cattivi , con i quali per forza di cose sarebbe stato giusto e leggittimo condividere questo tipo di esperienza, che a conti fatti, è un Album Corale, direi una festa su disco !

Qual era il messaggio dietro “Il Bambino Cattivo”? Con BC20 è cambiato?

Dietro il primo disco, c’era sicuramente molta nostalgia di un passato lontano,
c’era tristezza per molte cose e persone che la vita o il tempo ci aveva tolto, c’era il rammarico per tante occasioni sprecate. Diciamo che era un disco dove la dicotomia delle 2 facce in copertina (quella sorridente e quella corrucciata) erano abbastanza esaustive di un sentire “pulcinelliano” in cui si indossava una maschera allegra per non lasciarsi ingoiare da problematiche e situazioni buie. Dall’altro lato però c’era pure la voglia di rivalsa e la determinazione ad elevarsi da una condizione proibitiva, proprio attraverso l’arte e la musica. Oggi con BC20, ho la sensazione di aver fatto pace con una serie di aspetti più bui, posso riassumere questo cambiamento attraverso le modifiche dei titoli e dei testi, uno su tutti che rende perfettamente questo cambiamento è il pezzo introduttivo, nel 1996 si chiamava “entro nel buio” oggi “esco dal buio”. Questo viaggio nel lato oscuro dell’animo umano dopo tanto tempo, finalmente si è risolto con un ritorno alla luce.