CATERINA GUZZANTI

UNVEILED

di Federico Ledda

with a special thanks to Gianni Galli, The Rumors

edit Simona Ladisa

hair by Flavio Santillo

make up by Roberta Betti @ M-A-C Cosmetics

pictures by Alessandro Levati

CATERINA GUZZANTI

di Federico Ledda

pictures by Alessandro Levati

Hair by Flavio Santillo

make up by Roberta Betti @ M-A-C Cosmetics

edit by Simona Ladisa

special thanks to Gianni Galli, The Rumors


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Nel vasto panorama della comicità italiana, Caterina Guzzanti emerge come un faro indiscusso, affiancata dai suoi talentuosi fratelli, tracciando una scia di umorismo che ha conquistato il cuore del pubblico. Da incisive risate a momenti più leggeri, Caterina si distingue per la sua profondità artistica, esplorando universi innovativi. Come dimenticare l’iconica Arianna in “Boris”, ruolo che l’ha portata nell’olimpo della comicità italiana. Dopo diversi anni, molteplici progetti, il ritorno di “Boris” con una nuova stagione, Caterina si è anche cimentata in un’esperienza del tutto nuova prendendo parte alla versione italiana di LOL e introducendo il suo talento alle nuove generazioni.
La Gen-Z, avida cercatrice di contenuti, ha riportato in auge suoi indimenticabili sketch, popolando TikTok e incrementando gli spettatori dei suoi film sulle piattaforme di streaming.
La sua più recente partecipazione al film “Elf Me” su Prime Video, ha fatto sì che Caterina si riveli un’artista senza tempo, abbracciando un pubblico di tutte le età.
È la star della nostra copertina di gennaio e ci auguriamo, quindi, di fare onore al suo talento mostrando un lato leggero e fresco di questa eccezionale artista romana.

Parto innanzitutto chiedendoti il motivo per cui hai deciso di metterti in gioco con noi, non perché tu non possa, sia chiaro, ma perché non capita spesso di vederti in editoriali moda, ecco.

Devo dire che sono molto selettiva, ma ogni tanto mi piace lanciarmi in qualcosa in cui so già che non sarò affatto a mio agio (ride, ndr.). Apprezzo se qualcuno mi prende più sul serio di quanto faccia io, quindi faccio finta per un po’ che sia tutto normale ma con degli outfit diversi dal mio solito, su un set così bello come era il nostro, facendo delle foto in pose pseudo serie.

Com’è stato interpretare un ruolo così distaccato da ciò a cui ci hai abituato?

Diciamo che per la prima mezz’ora ero molto nel personaggio, poi inevitabilmente ne sono un po’ uscita, infatti ci sono alcune foto anche buffe, divertenti, ma noi useremo solo quelle serissime…

Intendi la classica posa da stronza?

Esatto, perché voglio dire, o sono goffa o sono stronza, non ho via di mezzo e quindi, visto che le foto non parlano, quando faccio la seria di solito sono con il sopracciglio alzato e sembro subito una stronza.

Torniamo a noi: sono da poco passate le vacanze natalizie ed è anche uscito “Elf Me” su Prime Video. Che rapporto hai con il natale?

Sai, in realtà, per tutta la mia infanzia, io e i miei fratelli siamo stati abituati a celebrare la Befana e non Babbo Natale. Ricordo che nella mia famiglia prendevamo molto sul serio la cosa, specialmente Corrado e Sabina che, quando erano adolescenti, si impegnavano molto scrivendo delle letterine bellissime e sgrammaticate (ride, ndr.). Devo dire che ci ho creduto per tantissimo tempo, finché un giorno mia mamma mi ha chiesto: “che cosa vuoi quest’anno dalla Befana?” e lì ho capito.

Invece le tue letterine com’erano?

Sempre molto ossequiose. Mi ricordo che bisognava comportarsi molto bene, stare attenti, perché se no la Befana non ti portava quello che volevi. Guardando i più piccoli mi fa un po’ impressione quanto si è giustamente ruffiani con queste figure della nostra vita, no? Cioè, mio figlio quest’anno nella lettera per Babbo Natale, ha scritto: “grazie per tutto quello che fai per me e per i miei amici”, Ok, ma anche meno, no?

Sì, beh è tipico dei bambini

Sì, ma credo che fosse sincero, onestamente grato, ha anche aggiunto: “se non trovi quello che ti ho chiesto, mandami i soldi che faccio io, che tu sei anziano e non devi sbatterti”.

Un mito. Tornando al film invece, come ti sei trovata a girare un film del genere?

Sai, per me è stato un po’ come girare un film più di fantascienza che sul Natale. Mi ha ricordato i Gremlins, che è uno dei miei preferiti, quel vibe un po’ spaventoso che da piccolo ti fa super paura tipo i Goonies…

Sì, ho capito benissimo, io l’ho avuto con The Ring

Beh, sì, successivo ai miei, però stesso feeling. Mi ricordo che quando eravamo a casa da soli io e mio fratello, spesso lui si metteva in sala a vedere dei film del genere o pure più spaventosi, e io, per non rimanere da sola in camera, li guardavo con lui… Dopo volevo essere scortata anche per andare a fare la pipì.

E invece, tuo figlio come lo stai educando a livello cinematografico?

Beh questi film glieli ho fatti vedere quasi tutti. Purtroppo però i bambini oggi sono abituati a un ritmo molto più veloce, per cui mi rendo conto che anche semplicemente cose come “Ritorno al Futuro” che per noi è un film pazzesco, lo rivedi oggi e dici sì, dai però, andiamo avanti, su, taglia. Hanno un ritmo diverso e purtroppo i bambini sono abituati oggi ad essere intrattenuti anche dagli stessi cartoni animati e dai telefilm, fatti per la loro generazione, che sono molto più appariscenti. Hanno un po’ lo stesso effetto, mi viene in mente, delle scatolette per cani e gatti che hanno dei sapori fortissimi e, dopo averle mangiate, non vogliono più la carne del macellaio perché hanno provato spezie e cose salate. Ecco, è un po’ la stessa cosa, devono un po’ entrare in un’altra ottica…

Sì diciamo che non è neanche da tutti i genitori mettersi lì, no?

Sono cose a cui tengo molto, durante la quarantena gli ho fatto vedere tutti e dieci gli episodi di Star Wars e lui non capiva nulla, aveva cinque anni, sei anni… Belli pesanti eh, hanno delle trame che io stessa a volte non ricordavo, mi perdevo. Poi gli ultimi sono veramente dei sequestri di persona, diciamocelo. I primi 3 sono epici, mentre gli episodi 4, 5 e 6 sono fantastici ma loro sono dei pupazzoni, per cui un conto è vedere Yoda a marionetta, un conto è vedere Yoda al computer.

Mi hai detto che tuo figlio ha 9 anni. Che cosa ascolta un bambino di 9 anni oggi?

Colonne sonore di videogiochi, dei fumettisti che fanno anche musica-satira, adora gli Imagine Dragons e da poco abbiamo anche scoperto Il Tre, che ultimamente piace molto.

Che rapporto hai con la tua carriera? Sei in cerca di nuove avventure o ti senti sodisfatta così? Qual è il tuo ruolo nel cassetto?

Io dico sempre che il mercato della commedia è un po’ viziato dal fatto che le produzioni pensano che determinati attori siano visti e percepiti soltanto in un modo e che quindi è molto difficile avere l’opportunità di provare a fare qualcosa di diverso, no? È come se si avesse paura di spaventare il pubblico, di destabilizzarlo, come se le persone, appunto, potessero associare un viso soltanto a un tipo di narrazione e di reazione, cioè: “so che se vedo te mi farai sorridere”. Infatti le poche volte che mi hanno offerto dei personaggi un minimo drammatici mi ci sono tuffata. Devo ringraziare i registi giovani che ogni tanto mi propongono di fare una mamma, non che abbia questa voglia impellente di interpretare le mamme per forza, anzi, ma purtroppo i ruoli poi sono sempre un po’ incasellati così all’interno della famiglia. Se sei donna sei o la figlia o la madre o la moglie o l’amante, cioè sei sempre in reazione con una trama che di solito non è la tua, o meglio, ne fai parte ma non sei mai veramente al centro. Però, detto questo, credo di essere al punto della mia carriera in cui finalmente ho preso coraggio e, infatti, ho scritto uno spettacolo teatrale che debutta questa primavera perché effettivamente, a volte, uno aspetta che i ruoli ti vengano a bussare ma nel frattempo te li puoi anche un po’ creare.

Puoi dirmi qualcosa di più su questo spettacolo? Immagino ci sarà una tournée…

È uno spettacolo a due, l’ennesima storia di incomunicabilità di coppia, però penso che ci sia un punto di vista piuttosto interessante e una scrittura veloce, contemporanea. È un testo di prosa e quindi è molto fico, questo è proprio l’aggettivo da critico d’arte di teatro. (Ride, ndr.) C’è una piccola tournée primaverile di rodaggio perché mi sono lanciata non solo nella scrittura e nelle interpretazioni ma anche nella regia. Considerando che è tutto fatto da me, ho deciso di partire circospetta e defilata con delle date in provincia e poi la stagione successiva andremo nelle città.

Cambiando discorso, che musica stai ascoltando?

Il silenzio. Sembra ironico, ma io devo dedicare alla musica tantissima attenzione. Questo è sicuramente un problema di carattere, di concentrazione. Per dirti: io non ho mai studiato con la musica perché se c’è, la devo ascoltare e darle la giusta importanza. L’unica che sento in questo momento è la musica richiesta da mio figlio e i suoi amici quando salgono in macchina.

Ora è il silenzio, ma un brano che ti piace proprio tanto?

Ho sentito per caso, diciamo che l’algoritmo l’ha proposto, una cosa che secondo lui mi poteva piacere e ci ha azzeccato: una canzone di Califano che si chiama “Io Non Piango”. Ho riscoperto un Franco Califano disperato, duro, fragile, che non conoscevo. Per me il “Califfo” era più la parodia del cantante, invece sono andata ad approfondire alcune sue canzoni e sono stupende, non tutte perché ne ha scritte moltissime, però, insomma, è una produzione da non sottovalutare.


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