NICE TO MEET YOU

DAVID BLANK

di Federico Ledda

David is wearing Acne Studios

fashion assistant Francesca Farina

fashion Ivan Bontchev

pictures by Dino.Zoor

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DAVID BLANK

di Federico Ledda

David is wearing Acne Studios

fashion assistant Francesca Farina

fashion Ivan Bontchev

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Chi frequenta gli eventi milanesi divisi tra moda e musica probabilmente è già a conoscenza di David Blank e del suo enorme talento. Chi invece non è solito alla scena meneghina ha iniziato a conoscerlo con X Factor e successivamente con alcune collaborazioni. Ascoltando Exhale, il suo nuovo progetto, oppure Non Respiro con Davide Shorty, ci si rende conto dell’estrema cura con cui David confezioni i brani che, con tanta gelosia, ognuno di noi a conoscenza del suo talento custodisce. Dallo stile audace e con una voce riconoscibile ecco David Blank per The Eyes Fashion.

Di che cosa parla il tuo nuovo EP?

Exhale è una piccola finestra nelle varie sfaccettature della vita, parla di insicurezze personali. Quando non ci sentiamo importanti, forti o agili abbastanza per superare i nostri ostacoli. O quando diamo troppo ascolto anche al famoso “sabotatore interiore”. Nello stesso EP c’è anche l’antidoto per queste voci e paure: la spinta verso l’autodeterminazione e la scelta di prendere i propri spazi e respingere le proprie insicurezze. Parla anche di tradimento e filtrationship.

Come descriveresti il tuo sound?

È un ibrido delle sonorità con cui sono cresciuto: Soul, R&B, Afro-Beat e Pop. È un sound che ancora sto sperimentando ed affinando ma sento di andare verso la direzione giusta.

In che modo è avvenuta la ricerca di questo progetto? Che cosa ti ha ispirato?

È stata più una ricerca interiore. Stavo passando un periodo dove avevo timore di scavare dentro di me, nel momento in cui mi son lasciato andare ho iniziato a riscrivere la mia storia.
Dal punto di vista di ascolti, passavo da Moses Sumney a ChloeXHalle, da Wizkid a Frank Ocean. Ho sempre “viaggiato” molto coi miei ascolti e lo faccio tutt’ora, sempre per dare autenticità al mio lavoro. Invece per l’ispirazione è tutto molto personale, mi sono messo in discussione e mi sono scavato dentro, un respiro alla volta.

Come descriveresti il tuo stile?

La parola che mi viene in mente quando penso al mio stile è emotivo, perché sono molto moody nel vestirmi. Attraverso la moda cerco sempre di dire qualcosa, mi capita spesso di tirare fuori vestiti dal mio armadio senza pensare troppo ed uscire di casa accorgendomi che quel giorno mi sono vestito esattamente nel modo in cui mi sentivo dentro.

Abbiamo da poco parlato con il tuo amico Davide Shorty. In che modo è nato il tuo contributo in Non Respiro e, quanto senti vicino tutta la vicenda del BLM?

Davide Shorty rappresenta esattamente quello che ora viene chiamato ally. Intorno al periodo della morte di George Floyd, nella comunità nera c’era tanta rabbia e tanta tristezza e anche un fortissimo senso di impotenza. Davide è una persona che mi è stata vicina e mi ha chiesto di incanalare tutte queste emozioni nella cosa che ci permette di respirare, la musica. Mi mandò un pezzo della strumentale e nel giro di 10 minuti è uscito il ritornello di “Non Respiro”. Non ero sicurissimo ma gli mandai la nota vocale. Mi disse che era perfetto. Ora, un anno dopo la sua morte, attraverso il movimento BLM e altro, sono cambiate molte cose soprattutto dal punto di vista di consapevolezza e attenzione.

Un brano che descrive quello che senti in questo periodo e perché?

“I Am” di Yung Baby Tate. È un mantra per caricarmi la mattina.