GIUSEPPE BONIFATI A HOLLYWOOD

IN ”TUTTI I SOLDI DEL MONDO”

di Federico Ledda

GIUSEPPE BONIFATI A HOLLYWOOD

IN ”TUTTI I SOLDI DEL MONDO”

di Federico Ledda



“In ambito artistico mi affido molto alla legge dei contrari. E´ forse questo che ispira la mia arte? “

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Abbiamo fatto due chiacchiere con l’attore italiano Giuseppe Bonifati che ha appena fatto il suo debuto ad Hollywood recitando nella pellicola ”Tutti I Soldi Del Mondo”, uscito i giorni scorsi nei cinema italiani per la regia di Ridley Scott.
Ambientato a Roma negli anni 70, il film parla della storia, realmente accaduta, del complesso sequestro del 16enne John Paul Getty III, interpetato nel film da Cristopher Plummer. Il cast stellare capitanato da Michelle Williams, ha permesso a Bonifati di entrare subito nell’ottica di professionalità impeccabile, nonostante molte scene siano state girate una seconda volta dopo lo scoppio dello scandalo di molestie che ha coinvolto il, precedente, protagonista del film Kevin Spacey.
Giuseppe è #UNSTOPPABLE e si destreggia benissimo tra progetti che coinvolgono arte, cinema e persino la musica.

In che modo sei stato scritturato per ALL THE MONEY IN THE WORLD?

Grazie alla mia agente Lia Alimena sono venuto a conoscenza dei casting e nonostante fossi impegnato in quel periodo in un lungo progetto artistico di 18 mesi- 535 giorni di performance in Danimarca (“MAYOR IN RESIDENCE”, kunstpartiet.com), volevo mettermi in gioco… Ridley Scott, non capitava certo tutti i giorni un´occasione del genere! I casting sono stati ricevuti positivamente dalla casting director inglese, che si é congratulata e mi ha proposto infine di provinarmi per il ruolo decisivo di Giovanni Iacovoni, avvocato di Gail Harris (Michelle Williams nel film). Ancora non sapevo che questo ruolo dovesse interagire anche con Mark Wahlberg, Timothy Hutton, Kevin Spacey poi Christopher Plummer, tra gli altri…

Parlami del tuo personaggio

Ho fatto una ricerca molto personale su questo personaggio anche grazie al prezioso aiuto della famiglia Iacovoni. Enrico, che per primo mi ha contattato, mi ha dato in prestito tutti gli articoli e i giornali sul caso Getty raccolti con cura dal padre Giovanni 44 anni fa. Un materiale inestimabile di ritagli di giornale, testi e fotografie originali, attraverso il quale ho avuto modo di conoscere meglio i 5 mesi del rapimento di Paul Getty III. Ridley Scott ha fatto poi il resto dando il suo tocco d´artista, quando il primo giorno di riprese ha iniziato a scompigliare i miei capelli, avendo visto in me un avvocato “eccentrico”…

Dopo lo scandalo che ha coinvolto l’ex protagonista del film, Kevin Spacey avete dovuto girare di nuovo alcune scene. Era la prima volta che nella tua carriera ti succedeva di fare un re shoot? Raccontami il processo

E´ stata la prima volta che mi sono ritrovato ad affrontare un re-shooting. Ho dovuto riorganizzare un po la mia schedule in Danimarca, fortunatamente sono anche e spesso il boss di me stesso, questo mi ha aiutato molto! Nel complesso è stata necessaria una certa organizzazione per il mio primo giorno di riprese in Inghilterra. In Italia è stato molto più facile, siccome ero già libero dai miei impegni. Penso di essere stato motivato soprattutto da una forte volontà di aiutare e venire incontro alla produzione, condividendo con gli altri artisti e membri della crew un sentimentocomune. È stata in ogni caso, nonostante i tempi strettissimi, un´ esperienza felice perché Ridley Scott, come regista e leader, è in grado di farti sentire a proprio agio, anche se sei un attore giovane tra celebrità come Michelle Williams o Mark Wahlberg. Direi che Ridley ha una buona capacità di creare una zona di comfort attorno a te. Questo ha molto a che vedere con l’empatia e il lato umano, qualità molto rare nell´ambito dello spettacolo in generale.

Parli svariate lingue, suoni strumenti e scrivi anche poesie. Come concili il tutto?

Viaggiando molto.

Cos’è in questo momento che ispira la tua arte?

Sono ossessionato dalla creazione, essendo principalmente (oltreché attore) drammaturgo e regista. Infatti dopo aver indagato sulla mia pelle nella lunga performance “MAYOR IN RESIDENCE” il sottile bilico tra fantasia e realtà, ritorno di nuovo a dirigere diversi artisti nel prossimo progetto interdisciplinare “ART AS DEFENCE” / ARTE COME DIFESA. E´ un progetto che ho ideato e diretto, nella cornice del movimento artistico fondato nel 2016 ad Holstebro (Danimarca) “KUNSTPARTIET “/ ART PARTY, assieme alla mia compagna ungherese Linda Sugataghy. Movimento che ha tra l´altro sede nella “Bomhuset – Museo dell´Arte in Miniatura” di Holstebro, la più antica casa, nonché il più piccolo museo della Danimarca (33 m2), spazio che dirigiamo dal 2016. “ART AS DEFENCE” sarà in tour nella regione dello Jutland nella prima parte del 2018, trainato dal nuovo volto del “partito” Alberto Martinez Guinaldo (artista fisso del nostro ensemble DOO performing arts group doopag.com). Questo progetto comprende azioni, performances, site specifics, workshops, video-installazioni. Oltre a ciò, dirigerò una nuova produzione teatrale nell’autunno del 2018 in Ungheria, basata su un testo che ho scritto nel 2012, intitolato “THE LAST BLOW” / L´ULTIMO COLPO, che tratta di una “famiglia Amish”, la regia avrà un approccio iper-tecnologico… In ambito artistico mi affido molto alla legge dei contrari. E´ forse questo che ispira la mia arte?

Parlando di cinema, quali sono i tre film più interessanti, a tuo parere, che sono in giro adesso?

The Square, per raccontare (seppure lungamente) il mondo dell´arte contemporanea (sviscerandone pregi e limiti);
Blade Runner 2049, per la capacità di regalare allo spettatore immagini di grande impatto visivo, quasi allucinatorio;
Call me by your name, per conservare l´incognito e suscitare curiosità, non avendolo personalmente ancora visto…



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