IL NUOVO PROGETTO

DI GOLDEN YEARS

di Federico Ledda

IL NUOVO PROGETTO

DI GOLDEN YEARS

di Federico Ledda

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Golden Years ci porta in un viaggio attraverso mondi musicali, sfidando i confini e le definizioni in nome di un progetto comune. “ERA SPAZIALE”, titolo del nuovo progetto del producer romano, è ispirato all’era spaziale del ‘900, un periodo di esplorazioni galattiche che ha influenzato profondamente la cultura di massa.
L’EP vanta la partecipazione di alcune delle voci e penne più talentuose degli ultimi anni, tra cui Drast, Giorgio Poi, Joan Thiele, Ele A, Bais, Laila Al Habash, Franco126, Nayt e Angelica. Mentre le voci e i ritmi variano, è il tocco distintivo dell’artista alla produzione che tiene saldamente insieme l’intero progetto, creando un intreccio musicale che promette di rivelare qualcosa di nuovo ad ogni ascolto, come un viaggio nell’infinito oltre il cielo.
Oltre alla musica, l’arte visiva gioca un ruolo significativo, con il progetto di copertina curato da BCS studio e la collaborazione di Forgotten Architecture per la ricerca delle location. L’annuncio dell’EP è stato accompagnato da una clip video emozionante a cura di BCS e Marco Proserpio. Con “ERA SPAZIALE”, Golden Years ci invita a unirsi a lui in un viaggio sonoro straordinario che supera i confini e abbraccia il futuro della musica.

Di cosa parla il tuo nuovo progetto?

È un EP di sei brani, ogni pezzo è scritto e interpretato da artisti diversi. L’obiettivo era trovare una coerenza a livello di sound, cercando allo stesso tempo di valorizzare le diverse personalità artistiche degli interpreti coinvolti. Dare spazio alla loro poetica e alle loro voci, ma sul terreno comune delle mie produzioni.

Qual è stata l’ispirazione?

A livello estetico, il concept visivo ruota intorno all’architettura anni ’60 e ’70. Lo stesso titolo del progetto fa riferimento alla space age, periodo storico in cui i progressi tecnologici influenzarono direttamente l’estetica e il design, che iniziò a sperimentare curve e forme inedite. Per quanto riguarda le canzoni, ognuna è stata ispirata da qualcosa di diverso: un sample, un giro di accordi, una frase. I brani sono accomunati dalla spontaneità con cui sono venuti fuori, sempre in studio con gli artisti.

Che musica hai ascoltato mentre lavoravi all’EP?

Ascolto sempre molta musica, mi viene difficile individuare dischi o artisti che ho ascoltato particolarmente in quel periodo. Sicuramente tanto hip hop, soul e pop degli anni ’00, un nome su tutti: Gorillaz. Li adoro da sempre, ma nell’ultimo anno mi sono divorato tutti i loro dischi, in particolare Demon Days e Plastic Beach. Dischi pieni di ospiti e featuring, però tutti incastrati alla perfezione in un sistema creativo meraviglioso e irresistibile a livello di sound e songwriting.

Nel disco sono presenti diverse collaborazioni interessanti. Come sono nate? Qual è la più particolare secondo te?

Con quasi tutte le persone coinvolte avevo già un rapporto di stima o amicizia. È stato semplice quindi fargli sentire le mie idee. I pezzi sono tutti venuti fuori in studio, con spontaneità e divertimento.

Un brano che definisce bene l’essenza del progetto?

Penso che tutti i brani la definiscano in qualche modo, tra elementi ricorrenti e differenze, ogni canzone è un pezzo fondamentale del puzzle. “Fantastico” è stata la prima a essere scritta e mi ha aiutato un po’ a capire cosa volessi fare per i brani successivi. Anche per questo abbiamo deciso di farla uscire come primo singolo.

What’s next?

Sto già lavorando a tanta altra musica, saranno mesi intensi.