IL RITORNO DI

MASAMASA

di Michela Luciani

IL RITORNO DI

MASAMASA

di Michela Luciani

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Fluido, con tanta voglia di sperimentare e senza timore di essere più cose contemporaneamente MasaMasa ci ha raccontato del suo ultimo singolo “Non lo farei mai”, brano che anticipa l’atteso album di debutto. Ne parla dicendo che è un album di cuore, spontaneo e genuino, proprio come lui che sorride mentre lo racconta.

Ciao Federico, è da poco fuori “Non lo farei mai”, ce ne parli?

È un brano che ho scritto un bel po’ di tempo fa e l’ho lasciato intoccato per due anni, l’ho scritto una sera estenuante per me e Simoo, il producer dei miei progetti. C’era un po’ di magia quindi ci ho tenuto a non toccare il pezzo fino a che non ho fatto un disco, quando ho messo su la struttura per un album ho provato varie versioni ma non funzionavano, un giorno sono andato da Maiole cinque minuti e abbiamo fatto il brano quasi come lo senti, Simoo ha aggiunto un tocco più. È un brano a cui al netto ho lavorato pochissimo ma a cui ho pensato tantissimo.

Hai alle spalle un EP e un sacco di singoli, come sei arrivato al desiderio di un album?

Non c’è stato un momento preciso però sicuramente mi sentivo pronto a fare un discorso sensato, il motivo per cui io uscivo solo con singoli non era assolutamente dettato da nessuna scelta di mercato, semplicemente non sentivo il bisogno di fare un discorso che seguisse un filo, coeso, che iniziasse, avesse un centro ed una fine. Con il disco mi sono ovviamente divertito molto di più perché ho potuto fare questo.

Pensavo fosse invece una scelta dettata dal momento dato che è molto più immediato fare play sulla propria playlist piuttosto che prendersi il tempo per ascoltare un disco intero…

Sono d’accordo con te, nel senso che comunque il singolo è molto più impattante sotto il punto di vista di comunicazione, però le persone salvano quello che vogliono, secondo me dopo playlist di Drake tutto quello che è successo è molto simile, io ti faccio una collezione di brani che per me ha un senso compiuto però tu salva quello che vuoi… è un po’ questa la filosofia che c’è dietro, non ho fatto nessuno sforzo affinché qualcuno ascoltasse il brano uno prima del brano due ecc. è un mixtape a tutti gli effetti, ho fatto quello che volevo.

Come descriveresti questo album?

Ogni giorno cambio idea su come poter descriverlo, l’unica cosa che mi mette sempre d’accordo è che è proprio tutto cuore, non c’è nessun brano pensato per andare meglio, se un brano dura cinque minuti l’ho lasciato così perché avevo cose da dire. È un album di vero cuore.

Mi parli invece dei tre singoli usciti?

Timidezza e Non lo farei mai si somigliano, rappresentano un lato dell’album che secondo me è il miglior lato, rappresentano a pieno il lavoro che c’è nel disco. Ci sono anche tante altre cose che forse sono un po’ meno rappresentative di tutto il complesso ma che faranno il loro corso.

Qual è il messaggio che vorresti comunicare?

L’intenzione che ho ogni volta che vado in studio è poter comunicare una cosa che si fonde tra musica, immagini… è tutto un insieme, per me non esiste il testo, il beat e il video, per me è tutto insieme e se una cosa non funziona non funziona tutto, per come la vedo io. Il messaggio che voglio comunicare è proprio che è possibile avere una determinata sensibilità e il giorno dopo fare un pezzo che apparentemente è una stronzata, perché le persone sono così, le vedi un giorno e il giorno dopo sono diverse e la cosa che mi da ansia è che non riesco a trovare qualcuno che artisticamente abbia il coraggio di essere diverso, tutti hanno preso un ruolo e quel ruolo lo interpretano dalla mattina alla sera. Io invece vado in paranoia perché io sono tanti, il mio messaggio è libertà totale.
La musica dei ragazzini di ora vale molto di più rispetto a quella di quando eravamo ragazzini noi, hanno molte meno paranoie, quando ti dicevo che cerco un artista che non abbia paura di essere diverso da un giorno all’altro trovo questa audacia in dei ragazzini che hanno diciassette o diciotto anni e mi ci ritrovo molto di più che magari in ragazzi che hanno l’età mia, non riesco a trovarmici. Questi ragazzini hanno una foga e paura zero, fino a qualche anno fa quando il rapper diceva “ti amo” in un brano era paranoia, perché non è un ambiente in cui si diceva questa cosa, questi ragazzini invece senza paura, lo dicono e basta.

Per esempio a chi ti riferisci?

Guarda ti faccio due nomi, i primi sono amici miei e sono gli Psicologi, poi c’è una ragazza di Roma che si chiama Ariete, non so nemmeno se sia maggiorenne, per me è bravissima. Ha fatto un album che mi piace dalla prima all’ultima traccia, sono sei tracce e spacca tutto!
Non riesci a dire cos’è esattamente ma sai che è pop ed è una figata!

Mi dicevi che ti occupi anche della parte visual…

Dall’ultimo disco sì, ho preso un controllo a 360 gradi, sono stato aiutato per gli effetti sulle copertine e le scritte, ma gli scatti, le fotografie e il layout sono tutti miei. Volevo che appunto il messaggio mi rispecchiasse totalmente.

E il tuo processo creativo? Mi pare di aver capito sia molto riflessivo…

Prima ero molto lento, non riesco a far convivere le tante cose da fare con lo scrivere canzoni, devo avere poche cose da fare se no non riesco a concentrarmi, quindi forse la mia lentezza è dettato da questo, però il disco l’ho scritto in nemmeno un mese.
In parallelo sto portando avanti un progetto, una boyband in sostanza assieme a miei amici, quando io avevo già terminato il mio disco ne ho portato avanti un altro, perché ho capito che era solo un problema di concentrazione, se mi concentro sono una scheggia se no addio (ride, ndr)
Infatti in quel periodo ho tolto i social, ho eliminato qualsiasi fonte di distrazione, sono andato via da Milano, è stata la mia quarantena pre quarantena (ride, ndr.).

A proposito della boyband… raccontaci del progetto “sei la mia vita”.

È nato l’estate scorso dove c’era anche Barracano, che è l’unico dei ragazzi che ha anche dei progetti fuori e mi dice che dovremmo fare un duo, diventiamo appunto “sei la mia vita”, giù da noi significa tipo ti voglio bene, è quasi un intercalare. Questa cosa poi si è trasformata da sola senza essere forzata, perché mentre lavoravamo in studio si sono aggiunte delle persone a questa magia e quando lo facevamo sentire ai nostri amici continuavano a chiederci perché non facessimo uscire cose, alla fine l’abbiamo lanciata.

Nei tuoi testi non hai mai nascosto la tua timidezza e la tua introspezione, come la gestisci?

È complicato… lì per lì in studio è anche semplice, registro tutte le mie voci da solo, quindi parlo con me stesso, il problema sorge dopo quando hai detto magari una cosa un po’ troppo sincera e personale e la stai pubblicando, diventa pubblica, anche se in una canzone e in un contesto figo, comunque hai detto una cosa che può avere il suo peso, quindi diciamo che non me la gestisco tanto bene (ride, ndr). Ma io continuo a credo ancora che se vomiti sincerità qualcuno poi si rivede.

E i festival come li affronti?

In realtà riesco tranquillamente ad adattarmi alla situazione, mi ritengo una persona molto educata quindi secondo me la chiave è rapportarsi bene al contesto in cui ci si trova. Sul palco non faccio altro che essere educato, un po’ come quando vado a casa del mio amico con i genitori mentre la sera prima ero fuori con i miei amici pazzi (ride, ndr) riesco a gestire tranquillamente le due cose e anche nella mia musica ci sono questi due lati, ci sono brani un po’ più spensierati che riescono ad aiutarmi sul palco, poi dipende anche dalla gente e dal pubblico.



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