INOKI NESS –

YOU DON’T NEED INTROS FOR THIS ONE

di Federico Ledda

INOKI NESS – YOU DON’T

NEED INTROS FOR THIS ONE

di Federico Ledda



” Ora come ora sono in fissa con gli inglesi, mi piace tantissimo la roba che fa Mist, Bugzy Malone e tutti gli esponenti del rap britannico. “

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E’ una vera e propria istituzione del rap italiano. E’ l’uomo che non ha bisogno di introduzioni. E’ semplicemente Inoki Ness. Uno che è nel rap game da un sacco di anni e che si è fatto da solo. Sono in pochi a potersi permettere di dire veramente quello che vogliono. Lui ha rifiutato qualsiasi etichetta per potersi permettere questo lusso. Musicalmente attivo 24/7, lo abbiamo incontrato per farci raccontare di come sta andando, del suo ultimo progetto con la Alien Army, della sua crew Rap Pirata che cresce a vista d’occhio e, ovviamente, di che cosa pensa della trap e della scena Hip Hop contemporanea.

Come è nata “Goodmorning Worldwide”?

Io vivevo in Catalunya in quel periodo. Skizo e i ragazzi della Wamooz mi hanno contattato proponendomi un progetto: “Ci si incontra a Londra, all’ Abbey Road, storico studio da cui sono passati dai Beatles a Amy Winehouse. Alien Army produce e scratcha, tu scrivi e registri, i ragazzi dello studio si occupano di missaggio e master e noi della Wamooz riprendiamo materiale video per un clip TUTTO IN UN GIORNO!”. Quel tipo di sfide per cui gente come noi vive. Ovviamente la mia risposta è stata “quando?”. Hanno scelto il giorno del mio compleanno giovedì 2 ottobre 2017. Abbiamo organizzato un piccolo evento con la sezione britannica di Rap Pirata per quella sera quindi oltre che produrre, scratchare, scrivere, registrare e filmare, in un giorno siamo riusciti anche a festeggiare con una jam e un piccolo party tutto italiano a Brixton (sud di Londra). Così è nato il brano, anzi, possiamo dire così è nato il viaggio di “GoodMorning Worldwide”.

“Goodmorning Worldwide” è nata negli storici studi di Abbey Road, cosa è significato per te e per la Alien Army produrre in quello studio?

Non sono un tipo che predilige studi in particolare per scrivere il mio rap. Ti dirò, i testi migliori li ho scritti in treno, sulla metro o su una panchina. Infatti quel giorno ho preso le cuffie e mi sono messo a scrivere su una panchina giusto fuori dagli studi. E’ chiaro che registrare in un posto del genere non è come registrare nella cabina di casa tua. L’ emozione è forte e sai di avere poco margine di errore. In posti del genere comunque c’è una magia che fa si che le canzoni e le parole escano da sole. Bisogna dire che sono pochi i posti dove in un giorno riesci a fare tutte quelle cose con una certa velocità e professionalità. Per Alien Army io posso parlare solo dal mio punto di vista. Skizo e Chry sono due astronauti del sound e lì dentro sembrava di essere nella plancia di comando dell’enterprise.

Com’è nata la tua collaborazione con la Alien Army?

Era la primavera del 1999 quando Skizo e Gruff preparavano la compilation “Missione Impossibile” io avevo 19 anni ed ero alle prime armi con le registrazioni in studio. Prima ero stato solo a Bologna, da Gaetano, il fratello di Neffa a registrare il mio primo demo e nella sede degli OTR a Varese a registrare “Giorno e Notte”. La mia esperienza era solo per strada o nei live. In quella occasione Skizo mi diede l’ opportunità di entrare nel suo studio in Viale Washington a Milano e di rappare un suo beat meraviglioso assieme a Zippo dei Comitato, il brano si chiama “Camminando sul Tempo”, io non ero nessuno e il maestro mi regalò una grande chance. Da quel giorno è nato un bellissimo rapporto tra me e lui. Di conseguenza Alien Army che è sempre stato un suo progetto, io l’ho sempre visto come uno zio e come un punto di riferimento, questo ha fatto si che negli anni ci incontrassimo tante volte.

Parlami della tua crew Rap Pirata. L’anno scorso avete pubblicato la vostra prima raccolta, come sta andando avanti?

Rap Pirata è un movimento che si pone come obbiettivo di essere un’alternativa ai fenomeni superficiali e passeggeri che attraversano la cultura di strada in questa epoca di plastica. Ormai non è più un gruppetto di amici ma è suddivisa in 17 diverse sezioni operative: Milano, Roma, Lombardia, Lazio, United Kingdom, Emilia Romagna, Liguria, Veneto, Piemonte, Toscana, Marche, Umbria, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna. Ogni sezione vive di vita propria ma rappresenta la stessa bandiera cercando di unire diverse realtà in ambienti dove lo scontro e la divisione sono all’ordine del giorno. Stiamo mettendo in piedi un nostro canale radio e un nostro portale per ufficializzare e creare una vetrina per il tanto lavoro che svolgiamo quotidianamente. Pubblichiamo ogni settimana video, album e release di ogni genere.

Cosa pensi della situazione dell’Hip Hop italiano in questo momento?

E’ sempre più ricca di finzione e superficialità ed è sempre più povera di realismo, valori e contenuti. Non è solo un problema dell’Hip Hop ma della società in generale. Non è solo un problema dell’Italia ma è un cataclisma culturale globale. Noi possiamo solo andare avanti nell’unica direzione che conosciamo. Quella giusta. O perlomeno quella che crediamo sia giusta in base agli insegnamenti e alla tradizione che l’Hip Hop e la cultura di strada ci hanno trasmesso dai suoi albori rispettando ovviamente i cambiamenti del mondo in atto.

Cosa pensa Inoki della Trap? Ti piace? Influenza le tue produzioni?

Mi piace e influenza le mie produzioni come ogni genere di musica o di suono. Il suono Trap se così si può definire (oggi si dice Trap anche per descrivere una merendina) mi gasa. Il movimento trap (sempre se esiste) non ho ancora capito quale sia il suo messaggio.

Su cosa stai lavorando?

Sul Progetto Alien Army,su un progetto con Bonnot di Assalti Frontali, su una serie di compilation e progetti Rap Pirata, su un nuovo live set con una band “gli Nokees”, su dei beats di Dj Shocca e su un altro paio di cose ancora segrete. Poi sul mettere in piedi una famiglia solida con dei valori.

Quali sono gli artisti sulla scena, italiana, americana, quella che vuoi, che più ascolti ultimamente?

I nomi sarebbero troppi di tutti i tempi e credo ti servirebbe l’intera rivista per farceli stare quindi magari ci dedicheremo un’altra volta a questo interessante approfondimento. Comunque ora come ora sono in fissa con gli inglesi, mi piace tantissimo la roba che fa Mist, Bugzy Malone e tutti gli esponenti del rap britannico.



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