LOFITALY: LA CASA DEL LO-FI ITALIANO

di Carlo Di Piazza

LOFITALY: LA CASA

DEL LO-FI ITALIANO

di Carlo Di Piazza

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Durante quest’anno di pandemia ho scoperto due cose: le strette di mano per salutare sono sopravvalutate e il Lo-Fi Hip-Hop. Se per la prima ho ancora dei dubbi e potrò rifletterci ancora un po’ visti i tempi che corrono, per la seconda sono abbastanza sicuro: è una figata, ed è qui per restare.
Della Lo-Fi (da Low Fidelity, musica in cui le imperfezioni di registrazione sono udibili) si parla poco, soprattutto qui in Italia. Due anni fa Vice pubblicò un articolo che provò a cogliere l’essenza di questo “genere” musicale, sottolineandone la fluidità e tracciandone parzialmente il retaggio musicale. Ma oltre a questo articolo, è difficile trovare informazioni sul genere che durante questi mesi estenuanti ha spopolato. Per darvi un’idea, dei 400 milioni di utenti su Spotify, 5 milioni sono iscritti alla playlist “lofi hip hop music – beats to relax/study to” di ChilledCow, gli ideatori del video con la ragazza che studia per intenderci.

Quindi ci siamo confrontati con Mattia Menegazzi, CEO e fondatore di Lofitaly, la prima label italiana di musica lofi hiphop e chillhop, per capire come sia percepito il genere in Italia.
Prima di tutto ci siamo fatti aiutare nel dare una definizione al genere: “la Lo-Fi è un Boom bap rebranded.” ci dice Mattia, citando una definizione che gli era piaciuta. “Un suono vecchio riportato e rimodernizzato ma che mantiene le stesse caratteristiche di una volta.” Il suono a cui si riferisce è quello nato nei primi anni 2000, portato in auge da J Dilla, Nujabes, e Madlib. L’aspetto più importante della Lo-Fi però, a detta di Mattia, è che la musica è al centro, a differenza di altri generi dove a emergere è l’artista e di conseguenza la sua immagine. Dopo delineato la definizione, abbiamo approfondito il lavoro che Mattia ha svolto in questi mesi con Lofitaly. A partire da Luglio 2020, Mattia ha voluto dare una casa agli artisti Lo-Fi italiani, fondando prima un blog e community, per dare una vetrina alla scena italiana, e poi a Dicembre 2020 la label Lofitaly.
L’obiettivo di questa etichetta è quello di radunare sotto lo stesso tetto i produttori italiani che per mancanza di un punto di riferimento, hanno guardato all’estero per poter produrre e diffondere la propria musica.
Finora la scena era mega dispersiva, non c’era un punto di riferimento per la Lo-Fi Hip-Hop italiana. C’era chi lavorava con un’etichetta americana, chi con un’etichetta europea. Non c’era un modo di confrontarsi tra italiani.” – Mattia Menegazzi, CEO Lofitaly.
La creazione di una comunità nostrana, secondo la visione di Mattia, avrà come conseguenza quella di definire le peculiarità del Lo-Fi italiano. Potendo interagire con semplicità, ogni artista avrà la possibilità di influenzarsi vicendevolmente, prendendo così una via marcatamente italiana.
Come è stato per l’Hip-Hop. Adesso si inizia a dire rap italiano, prima era uno scimmiottamento degli americani. […] Con Lofitaly, l’obiettivo è quello di dargli un accento diverso.”Mattia Menegazzi, CEO Lofitaly.

L’accento peculiare Mattia ha deciso di darlo dal punto di vista estetico, mediante l’uso della pixelart in 8-bit, che permea tutto il progetto. Scelta coerente con una musica che fa delle imperfezioni sonore un carattere distintivo, vista la ruvidezza e il rumore delle immagini in 8 bit. A questo proposito, Mattia ci racconta: “Fin da piccolo ero un amante dei videogiochi, che ai tempi erano soprattuto in 8bit. Approcciandomi alla Lo-Fi, mi è venuto naturale pensare alla pixelart, nonostante si distacchi dalla Lo-Fi classica che gira intorno agli anime e all’estetica anni ‘90. La nostra è una direzione più “giocosa.””
Da questo immaginario in 8-bit ideato da Zafra (su instagram @g.zafra) merge Toni, la mascotte di Lofitaly. Ogni release della label viene introdotta da un capitolo diverso del personale storytelling del piccolo astronauta, intento a portare a termine la sua missione: portare la Lo-Fi in giro per il cosmo.
Nei circa 3 mesi di attività, Lofitaly ha creato 3 playlist. La prima, Lofitaly’s Releases, che raccoglie tutte le uscite dell’etichetta; la seconda, Calm your anxiety – Lofi Music; e la terza, la playlist principale, Reading Classical Lo-Fi, che ha superato i mille follower.
Lofitaly riceve 10-15 pezzi al giorno da tutto il mondo per far parte delle loro playlist, mentre per essere pubblicati con la label ricevono 5-10 tracce in media al giorno, da produttori italiani. I criteri di selezione trascendono qualsiasi dinamica di mercato legata ai numeri.

Per i singoli, abbiamo un determinato suono in testa: quello di nostro gusto, quello che vogliamo portare avanti. Poi, però andiamo anche a sentimento […] è il genere che permette di farlo.Mattia Menegazzi, CEO Lofitaly.
Gli ascoltatori mensili delle canzoni che rilasciano sono intorno ai 20mila, tanto da far raggiungere a ogni pezzo in playlist 10mila stream nell’arco di un mese. Nonostante ci sia l’ambizione di arrivare al milione di ascoltatori mensili nel giro di 2-3 anni, magari con l’aiuto di una playlist editoriale, i numeri non sono in alcun modo un’ossessione per la label.
L’iniziativa però più ambiziosa di Lofitaly è la realizzazione del primo album Lo-Fi Hip-Hop italiano, che uscirà nel mese di Giugno. L’idea dietro questo progetto è quello di creare un universo sonoro omogeneo frutto della collaborazione degli artisti coinvolti, il tutto coordinato da Darsena, artista che orbita intorno al mondo Lofitaly. Per fare ciò, l’etichetta ha prima selezionato gli artisti più influenti della scena, in base al curriculum e alle pubblicazioni di ciascun artista. Poi, lasciando libere tre tracce della tracklist, ha coinvolto talenti emergenti da tutta Italia, attirando 160 submission per queste tre slot. L’enorme differenza da una compilation o una playlist, ci conferma Mattia, è che questo progetto “avrà una struttura e un suono omogeneo. Avrà un inizio, uno sviluppo e una fine.”
Per concludere, il movimento Lo-Fi non si può più ignorare e Lofitaly l’ha capito. In pochi mesi ha raccolto decine di migliaia di streams, per musica prodotta da ragazzi spesso ignoti che condividono una passione comune: la musica. Il futuro però sembra riservare un ruolo da protagonista a questo genere, poiché, guardando oltreoceano, si iniziano a vedere collaborazioni tra produttori lofi e rapper americani. Chissà se l’album che uscirà a giugno prodotto da Lofitaly, non darà qualche spunto ai rapper nostrani spingendoli a condividere con il mainstream i suoni chill e distesi del Lo-Fi.