LUDOVICA BIZZAGLIA:

THE COZINESS

di Federico Ledda

location Galleria Vik, Milano

fashion Federico Ledda

MUA Gaia Pensabene

pictures by Alessandro Levati

Ludovica Bizzaglia

di Federico Ledda

pictures by Alessandro Levati

MUA Emanuela Caricato

fashion Federico Ledda

location Galleria Vik Milano


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C’è una fase, nella carriera di un’attrice, in cui il tempo smette di essere solo una corsa in avanti e diventa uno spazio di ascolto. Ludovica Bizzaglia oggi si muove esattamente lì: in un momento di passaggio, di ricalibrazione, di domande più che di risposte definitive. Dopo essere cresciuta sotto gli occhi del pubblico, attraversando anni di set, oggi il suo sguardo è più consapevole, meno impaziente, decisamente più libero. Il pubblico l’ha vista in diverse produzioni di rilievo e di recente accanto a Carlo Verdone nell’ultima stagione di Vita da Carlo. Il 26 dicembre arrivano su Rai Play i primi episodi di MiniMarket, un progetto che per lei rappresenta un passaggio importante: non solo un nuovo ruolo, ma la possibilità di intervenire in modo più profondo sulla costruzione del personaggio, di prendersi spazio creativo e responsabilità. In questa conversazione, Ludovica parla di tempo, amicizia, paura e trasformazione. Di come si impara a lasciar andare, di cosa significa cambiare idea su se stessi e di quel momento sottile in cui il lavoro smette di essere solo ambizione e diventa racconto. Di una generazione che fatica a riconoscersi sullo schermo, e del desiderio (sempre più urgente) di essere rappresentata per quello che è davvero.

Come stai? Che periodo stai vivendo?

È un periodo un po’ complicato, perché per me il Capodanno è sempre una sorta di appuntamento fisso nella vita. Credo molto alla chiusura dei cerchi e alla riapertura dell’anno nuovo: è una cosa che mi tocca particolarmente. Più si avvicina il Capodanno, più mi preparo a lasciare andare tutto ciò che è stato l’anno appena vissuto e ad accogliere quello nuovo. In realtà, quindi, mi sento sempre molto elettrizzata in questo periodo.

Se dovessi fare un bilancio di quest’anno, com’è andata?

È andata bene, meglio di quanto mi aspettassi. Stamattina ne parlavo anche con le mie migliori amiche e penso che questo sia stato l’anno in cui ho riscoperto ancora di più quanto sia fondamentale il valore dell’amicizia nella vita. Ho attraversato momenti in cui, senza i miei amici, mi sarei davvero persa. È una consapevolezza che mi porto dietro: quanto sia importante coltivare l’amicizia e quanto sia un valore imprescindibile. Spesso si pensa che venga dopo l’amore, ma ho cambiato idea. In questo momento della mia vita, per me, stanno sullo stesso piano. Alla fine, poi, la serenità viene da noi stessi.

C’è qualcosa che quest’anno ti ha insegnato a rallentare o a guardare il tempo in modo diverso?

Sì, ho capito che non tutto deve succedere subito e che non tutto dipende solo dalla velocità o dalla performance. Per anni mi sono sentita in ritardo rispetto a scadenze che in realtà non erano nemmeno mie. Quest’anno ho iniziato a fare pace con l’idea che ognuno ha il suo tempo e che forzare le cose spesso le allontana invece di avvicinarle. È stato liberatorio.

Ti senti cambiata?

Sì. Ho sempre pensato all’evoluzione come a qualcosa di quasi adolescenziale: mi sono sempre vista molto sicura e stabile nelle mie convinzioni. Pensavo ai trent’anni come a una fase di stabilità, invece mi rendo conto di essere in continua evoluzione. Molte cose non le penso più come prima, sto cambiando idea su tante cose. Ogni giorno provo a capire cosa mi piace davvero. Sono serena perché non ho paura: negli ultimi tre anni ho avuto paura di tutto, o quasi. Adesso mi sto concedendo di essere un po’ più ingenua e responsabile allo stesso tempo, e mi diverto anche ad aspettare l’imprevisto.

Anche dal punto di vista lavorativo è stato un anno importante.

SSì, decisamente. È stato impegnativo ma ricco di soddisfazioni. Sono molto emozionata per l’uscita di MiniMarket il 26 dicembre. È la prima volta in cui ho avuto così tanta libertà sul set, anche nel costruire e scrivere il mio personaggio a quattro mani con il regista e con Filippo Laganà, che è il protagonista. Sono curiosa anch’io di vedere cosa ne è venuto fuori.

Chi sei quando non lavori? Cosa ti fa sentire davvero a casa?

Sono una persona molto semplice, molto più di quanto si possa pensare. Mi piace stare a casa, cucinare, guardare film, stare con le persone che amo. Ho bisogno di silenzio, di momenti per me. Per tanto tempo ho pensato che per essere interessante dovessi essere sempre in movimento, sempre sul pezzo. Ora so che la mia casa emotiva è fatta di cose piccole, quotidiane, normali, ed è lì che ricarico davvero le energie.

Com’è stato lavorare con Kevin Spacey?

Nella mia carriera ho avuto spesso la possibilità di avvicinarmi a grandi maestri, come Gigi Proietti e Carlo Verdone. Quando ti trovi davanti a un pluripremio Oscar e a un attore di quel calibro, anche solo osservare da lontano il suo approccio al lavoro ti fa capire quanto hai ancora da imparare. Ma soprattutto vedi quanto la fiamma sacra della recitazione sia ancora viva in queste persone. È questo che mi fa continuare ad avere voglia di fare questo lavoro.

Quest’anno è uscita anche l’ultima stagione di Vita da Carlo.

Lavorare con Carlo Verdone è sempre stato un mio sogno. Anche se il ruolo era piccolo, per me è stato tutto. Condividere anche solo una giornata di set con lui vale qualsiasi cosa. Si è innamorato della scena che ho fatto, mi ha fatto molti complimenti: me li sono scritti subito nelle note del telefono perché non volevo dimenticarli…È una di quelle cose che segno sempre, perché ho paura di dimenticarle. A volte le rileggo dopo anni e mi sembra di riviverle, come se ci fosse un filo rosso nella mia vita: se alcune cose non succedono è perché non è ancora il momento. Ora sono più fatalista e mi fido di più del percorso.

Il tuo film preferito di Carlo Verdone?

 

Viaggi di nozze, senza dubbio, è iconico. Sono però convinta che Verdone sarebbe incredibile anche nel dramma: certi comici così travolgenti, secondo me, saprebbero far piangere tantissimo. Chissà, magari un giorno faremo un film drammatico insieme.

 

Hai imparato qualcosa di importante quest’anno?

Sì: parlare meglio a me stessa. Mi sono resa conto che il modo in cui ci parliamo, anche solo nei pensieri, è fondamentale, per tanto tempo mi sono trattata malissimo. Io sono bravissima a parlare bene degli altri, ma quando si tratta di me entro in difficoltà. Ora sto cercando di essere più delicata con me stessa, e da quando ho iniziato a farlo stanno arrivando cose belle e inaspettate. Forse anche quello che manifestiamo ha davvero un peso.

 

 

Cosa c’è nel tuo vision board per il prossimo anno?

Voglio viaggiare molto: negli ultimi due anni, per motivi personali e di salute, ho messo da parte questa parte di me. Voglio riprenderla, o una bucket list di posti che voglio assolutamente vedere. Vorrei tornare a fare volontariato in due canili vicino a casa mia, è una promessa che mi sono fatta e a gennaio la manterrò. Voglio anche riconnettermi con la natura: tendo a chiudermi molto in casa, ma sento il bisogno di stare di più all’aperto, di tornare a qualcosa di più primordiale.

 

 

 

E lavorativamente, cosa ti auguri?

Mi auguro di raccogliere quello che ho seminato. Spero in un film che racconti davvero una giovane donna trentenne nella società di oggi, perché secondo me manca una rappresentazione reale della nostra generazione. Viviamo tutti le stesse cose: ansia, iper-produttività, FOMO, depressione. Siamo tutti un po’ frullati, ma non veniamo raccontati. Mi piacerebbe far parte di un progetto che affronti questi temi, sarebbe un sogno.

 

 

 

 

 

 


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