MAURIZIO LOMBARDI

AS AVA

di Federico Ledda

special thanks to Luxury Lab Cosmetics, Vanina Viviani and Layla Cosmetics

edit Simona Ladisa

make up by Emanuela Caricato

fashion by Federico Ledda

pictures by Alessandro Levati

MAURIZIO LOMBARDI

AS AVA

di Federico Ledda

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“Un sogno sarebbe vedere Sigourney Weaver nei miei panni: la trovo bellissima e di una potenza erotica disarmante”

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Classe, eleganza, gentilezza ed estremo gusto sono gli elementi che contraddistinguono i grandi attori. Personaggi che hanno lasciato il segno, da Marcello Mastroianni a Vittorio de Sica, si riconoscono per l’essere camaleontici e per la loro unicità, tanto da diventare delle vere e proprie icone.
Il passare degli anni e il cambio generazionale nel cinema, così come nella quotidianità, ha fatto sì che tali aspetti venissero sempre più messi in secondo piano, tanto da rendere quei personaggi dei miti senza tempo. Un artista che esprime appieno tutti questi concetti, è sicuramente Maurizio Lombardi. Classe 1973, oltre ad essere una vera e propria leggenda del mondo teatrale internazionale, è noto al grande pubblico per aver partecipato “Pinocchio” di Garrone e per il ruolo del cardinale omosessuale Mario Assente nelle miniserie “The Young Pope” e “The New Pope” di Paolo Sorrentino. C’è chi nasce attore e chi lo diventa con il tempo: Lombardi ha fatto del suo talento un lavoro, diventando un punto fermo per il cinema. Prediletto per la sua estrema professionalità (che ha dimostrato anche sul nostro set), l’attore non smette mai di lavorare: è al cinema con “Tapirulàn” la prima pellicola da regista di Claudia Gerini e sarà presto sui piccoli schermi per la serie internazionale “Ripley”. Ma prima interpreta per noi un altro ruolo: quello della drag queen “Ava”.

Quanto c’è di vero nell’interpretazione di un personaggio?

Non credo si possa parlare di finzione, ma di autenticità. Per me i costumi ed il trucco sono le tappe fondamentali. Una volta che sei truccato il sessanta percento è già fatto e devo ammettere che sento molto il costume che porto. Con voi mi sono divertito tantissimo, perché è come se mi aveste fatto vivere in un’altra pelle.

Quando interpreti un ruolo meno distante da te, per lo meno nell’aspetto estetico, qual è il segreto per entrare ed uscire nel personaggio?

Ciò che faccio sempre, prima di iniziare, è accordarmi con il regista: il progetto è suo, io faccio parte solo della tavolozza. È importante capire le sfumature da dare a questi colori. Quando indossi un abito talare a trentatré bottoni, come è stato in “The Young Pope” e in “The New Pope” e hai la scrittura di Paolo, (Sorrentino, ndr.) hai solamente bisogno di credere in quello che dici.

Come riesci a destreggiarti tra un ruolo e un altro? Riesci ad interpretarne anche più di uno alla volta?

Assolutamente sì: il trucco è riuscire ad isolarsi. Non importa dove, ma è fondamentale prendere del tempo per te e circondarti dal silenzio. Il divertimento e il feeling con i tuoi colleghi e il regista, fanno il resto.

Quando hai deciso di voler fare l’attore?

Inconsapevolmente da sempre, è stato un qualcosa che mi è venuto naturale.

Qual è il ruolo che più ti è piaciuto interpretare?

Sicuramente quello del cardinale nei progetti di Sorrentino. Mi è piaciuto anche dare voce a un ispettore di polizia degli anni ’60 in “Ripley”, la nuova serie HBO di Steven Zailian che abbiamo appena finito di girare a Roma.

Queste due personalità hanno qualcosa in comune?

La solitudine. Sono entrambi due uomini incredibilmente soli. Devo dire però che nella solitudine ci sto bene pure io, mi sento in grande compagnia.

Qual è la parte che ti piacerebbe interpretare e che ancora non ti è stata proposta?

Tutto ciò che riguarda le malattie mentali e le malformazioni soprattutto fisiche, anche importanti. Il corpo nasce per poter deambulare, esprimersi, compiere azioni. Interpretare un personaggio che è pieno di impedimenti è qualcosa che mi turba personalmente e che mi commuove allo stesso tempo. Potrebbe, quindi, essere una grande sfida affrontare una parte simile.

Da chi trai ispirazione?

Cerco di imparare qualcosa un po’ da tutti. Dustin Hoffman ha avuto una carriera infinita, ha interpretato tantissimi personaggi distanti tra loro. Mi piacerebbe ispirarmi a Maurizio prima o poi, per capire chi è davvero.

Chi è Maurizio?

Uno a cui piace troppo giocare ma che a volte dovrebbe essere un pochino più serio. (ride, ndr.) Il lavoro dell’attore non è serioso, è serio, però non riesco mai a scindere le due cose. Dovrei imparare.

Se un domani facessero un film su di te, chi vorresti ti interpretasse?

Sicuramente una donna un po’ androgina. Un sogno sarebbe vedere Sigourney Weaver nei miei panni: la trovo bellissima e di una potenza erotica disarmante.

Cosa dovrebbe trasparire di te dal ruolo della Weaver?

La storia di una persona che si sente sempre fuori luogo, ingombrante. Me l’hanno sempre detto: stai attento alla voce, hai le mani grandi, fai attenzione al corpo. Mi sono spesso sentito come un elefante in una cristalleria, con la paura di dare fastidio.

Durante tutta l’intervista abbiamo parlato di trucchi. Svelamene un altro: come fate a ricordarvi tutte le battute?

Hai più memorie, come un pianista che ha la memoria del testo, quella della musica, quella della melodia e quella fisica: non ti ricordi le note ma il tuo corpo ci va in maniera autonoma. Ecco, per un attore è uguale, hai più strati. Molti dei miei ruoli sono intrinsechi in me ed è un mistero che anche io cerco di risolvere da tempo. Io ho una memoria pessima, infatti per imparare uno spettacolo sono spesso in difficoltà. A volte però scatta un qualcosa che ti fa ricordare tutto, anche a distanza di anni. Mi ricordo a memoria persino uno spettacolo che feci a teatro, in inglese, nel 2013.

Che musica ti piace ascoltare?

La musica è una costante in casa mia e in tutto quello che faccio. Quello che mi piace di più sono i motivetti che ti rimangono in testa per intere settimane: mi riporta a quando ero ragazzino e mettevo le cassette con registrato il solito brano su entrambi i lati e lo riascoltavo perennemente.

C’è un brano in particolare?

“The Final Countdown” degli Europe. Ma anche Led Zeppelin, Pink Floyd e Dire Straits. .

Per il nostro 59esimo numero hai interpretato una drag queen. Dai un nome a questo personaggio.

Ava di nome e Tar di cognome.

Cosa ascolta Ava?

Per prepararsi sente Beethoven, il massimo.



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