M¥SS KETA –

THE QUEEN OF MILANO

Pictures by: Alessandro Levati

Interview by: Federico Ledda

M¥SS KETA – THE

QUEEN OF MILANO

Interview by: Federico Ledda

Pictures by: Alessandro Levati



” Dipende. Fondamentalmente il progetto o lo ami o lo odi. Non credo che ci possano essere vie di mezzo. “

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È difficile riuscire a descriverla con pochi aggettivi o con un’introduzione facile. Dissacrante, sincera, vera, provocatrice, divertente: M¥SS KETA è tutto questo (e anche di più). Dall’uscita del suo secondo disco “UNA VITA IN CAPSLOCK”, il primo rilasciato con una major, Keta ha ufficialmente rotto tutti gli schemi colonizzando con il suo album l’estate italiana e non. Presente in tutti i migliori festival Europei (da Milano ad Amsterdam) è capace di catturare ogni spettatore in sala. Questa come prova che non bisogna conoscere la lingua per godersi un pezzo o uno show, l’importante è che sia di qualità. Certo, se la si conosce, tanto meglio. È una perfetta cantastorie: riesce a catturare tutta l’attenzione, trasportandoti in un mondo fermo nel tempo e dall’anno indefinito. Un po’ 1986, un po’ 2008 e ovviamente 1995, grazie anche alle sue basi puramente dance/techno, M¥SS è un uragano che ti cattura e non ti lascia più. È un personaggio davvero interessante, fotografia della nazione in cui nasce e, più nel dettaglio, della città che racconta e in cui regna: Milano. Non spaventatevi solamente perché non è l’ennesima cantante pop di turno: la ragazza ha stoffa e quello che racconta non si ferma al sushi e alla cocaina, è molto di più.
Leggere per credere.

Io in realtà non so di preciso cosa chiederti, nel senso che non so cosa puoi svelare e cosa no. Tu come ti presenteresti?
Come una donna di spettacolo o uno spettacolo di donna. Una donna che ha vissuto tanto, che ha visto forse troppo, che ha conosciuto altezze, bassezze… Inferno, paradiso.

In “Una donna che conta” capiamo che M¥SS KETA è in giro dagli anni ‘80…
Sì, è vero.

Precisamente? 1981?

No, perché prima facevo la CEO di un importantissimo salumificio italiano di cui, purtroppo, non posso rivelare il nome perché ci sono dei rischi processuali. Quindi dopo essere stata CEO di questa azienda, sono passata alla moda perché avevo voglia di un po’ di freschezza e di novità. Però ho capito che la moda può essere molto più pesante di un prosciutto cotto stagionato otto anni.

Hai un respiro internazionale, settimana scorsa hai fatto un live a Parigi. Come viene concepito all’estero il tuo progetto?

Io credo che in realtà l’estero sia sempre un bel banco di prova. Fai conto che appunto, ho suonato a Parigi, Vienna, in Portogallo. Insomma, ho fatto un sacco di date, anche altre che adesso non mi vengono in mente…

Mi ricordo anche Amsterdam, no?

Amsterdam, bravissimo! Lì stato una figata. La cosa bella di quando suono all’estero, è che il messaggio di M¥SS viene percepito nella sua purezza. Quando un pubblico non ti conosce, non ha pregiudizi, vede soltanto la tua attitudine e la tua essenza. Quando suono fuori dall’Italia, non è che la gente urla cose come “vogliamo Milano Sushi & Coca” o “M¥SS regina del trash perché ha fatto questo o quello”, zero. Se loro si gasano è merito del sound e dello spettacolo che ha una sua rilevanza, non solamente grazie a me, ma anche alle ragazze che salgono sul palco, al deejay, ai visual che stiamo utilizzando. Quindi magari non capiscono ogni singola parola, però percepiscono meglio quello che sta succedendo, ecco.

Ci sono cantanti, figure in generale con cui ti trovi in affinità? Chi ti ispira o ha ispirato?

Trovo degli elementi comuni con Miss Kittin, ma la mia divinità più assoluta è sicuramente Peaches. Poi ce ne sono un sacco in realtà, Madonna, M.I.A., Raffaella Carrà… Peaches quando suona ha quella tendenza un po’sporca, intensa… La stessa che in passato aveva anche Madonna, capisci che intendo? Ho questi riferimenti che hanno in comune con me un lato oscuro che tutt’ora sto cercando di scoprire.

Ora che mi hai parlato di Miss Kittin, noto in comune con lei che entrambe non usate filtri nelle canzoni. Se dovete dire una cosa, la dite e basta.

È così.

Come viene percepita questa cosa dalla gente? Anche il fatto che ora sei in una label, hai avuto restrizioni?

No, tutte le famiglie che ho avuto (adesso Universal e Tempesta, prima ancora solo Tempesta) mi hanno accolta così com’ero. Non c’è nemmeno stato bisogno di spiegare il personaggio di “M¥SS KETA”. Io sono questo: dura e pura. Sono istintiva. Ci fossero state restrizioni, semplicemente, non sarebbero stato il posto giusto per me.

Rimanendo sempre sullo stesso argomento, come reagisce chi si approccia per la prima volta ai tuoi lavori?

Dipende. Fondamentalmente il progetto o lo ami o lo odi. Non credo che ci possano essere vie di mezzo. La cosa interessante e di cui vado orgogliosa è che in realtà divide, quindi mi fa rendere conto che comunico un messaggio forte, energico e che non è per tutti. Quindi o accolgono completamente il mio messaggio e capiscono ciò che racconto o avviene un distacco sia dal punto di vista testuale che da mentale. La chiusura può essere causata da un sacco di elementi: dai testi, dai video…Comunque ho sempre avuto un immaginario forte e me ne rendo conto. M¥SS KETA è un progetto che cresce grazie alle critiche perché alla fine sono ciò che ti fa maturare. Ciò che più non tolleri è quando le critiche sono superficiale, del tipo “dice parolacce”, “è mezza nuda”, “è cicciona”, questi commenti prettamente banali.

Te la prendi se ti arriva una critica?

Io sono disposta ad ascoltare ogni tipo di critica: per esempio, se non ti piace un testo o una base, personalmente non sono d’accordo perché è figa (ride, ndr.), però ti ascolto. Quelle che non riesco a tollerare sono appunto quelle mirate all’aspetto fisico, a come mi vesto ecc… I soliti giudizi che purtroppo si danno alle donne. Ne è ancora pieno il mondo, YouTube e tutti i social. Il giorno in cui cesseranno sarà sicuramente una liberazione. Mi dispiace perché nel momento in cui cerchi su YouTube uno dei miei video ti imbatti in critiche veramente pesanti su di me e sulle ragazze (la sua crew, ndr). Poi guardi i video dei rapper e i commenti negativi sono sui loro pezzi e non sul loro aspetto esteriore. Io sto davvero arrivando ad un punto di intolleranza. Capisco che ognuno a un pezzo reagisca a modo suo, ma vi prego, evitate le critiche superficiali e sessiste, non ce n’è bisogno.

Dove vuoi portare M¥SS KETA?

Su Marte. Vorrei andare con Tea Falco su Marte. Le prime donne sul pianeta. Poi mi piacerebbe andare avanti con la musica (AHAHAH MUSICA), costruire altro, infatti con i miei soci del Motel (Motel Forlanini, ndr.) stiamo creando nuovi sound e nuovi progetti. Poi sicuramente continuare con i live, in attesa di trasferirmi con Tea su Marte.

E poi con i concerti come farai? Un po’ lontana come location, no?

Va be ma poi jet privè e via.

Interview by: Federico Ledda
Pictures by: Alessandro Levati
Hair and make up: Emanuela Caricato
Backstage photography and video: Dino Gulino @Cattura Production
Art: Tommaso Tronconi
Styling: Federico Ledda
Stylist’s assistant: Alessia Briano
Editor 1: Alessandro Levati
Editor 2: Simona Ladisa
Location: Vladimiro Gioia’s Showroom Corso Venezia, 6 – Milano



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