THE APRIL ISSUE STARRING:

CAPO PLAZA

by Alessandro Levati

Backstage Dino.Zoor @Cattura Production

Backstage Johnny Dalla Libera

Interview by Federico Ledda

Styled By Chiara Pastori

Hair and Make Up Giulia Mosca

Art by Tommi Tea

From an idea of Federico Ledda

Location STARF Hotel, Via S. Raffaele 3 – Milano

Special Thanks to Elena Tosi, Warner Music

THE APRIL ISSUE

STARRING: CAPO PLAZA

by Alessandro Levati

Backstage Dino.Zoor @Cattura Production

Backstage Johnny Dalla Libera

Interview by Federico Ledda

Styled By Chiara Pastori

Hair and Make Up Giulia Mosca

Art by Tommi Tea

From an idea of Federico Ledda

Location STARF Hotel, Via S. Raffaele 3 – Milano

Special Thanks to Elena Tosi, Warner Music

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Capo Plaza è l’uomo che non ha bisogno di introduzioni. 
In poco meno di un anno si è conquistato un posto nell’olimpo della trap italiana e insieme a nomi come Sfera Ebbasta, Ghali e Guè Pequeno, comanda ora tutta la scena. Ha solo 20 anni, ma è considerato un vero e proprio idolo da migliaia di ragazzi. Grazie al loro supporto, infatti, è riuscito a diventare doppio disco di platino con il suo primo album 20, numero che sta portando tanta fortuna all’artista di Salerno. Difatti, dopo aver rilasciato una versione più aggiornata del lavoro uscito l’anno scorso, è partito per il suo primo tour europeo conclusosi con una data evento all’Alcatraz di Milano, in celebrazione di una tournée sold out. 
Il suo successo è del tutto meritato, così come lo sono i (quasi) 80 milioni di play su Spotify e i 53 milioni su Youtube. Così tanto, così in fretta? È frutto di un immenso talento che ha portato l’artista ad avere già un respiro internazionale e un immaginario più che definito. Motivo che ci ha spinto a realizzare con lui la copertina di aprile e, dal risultato, direi che ne è valsa la pena.

20 Deluxe Edition. Come mai hai deciso di fare un’edizione speciale e non un nuovo album di inediti?

Sentivo che fosse ancora il suo momento. L’album sta tutt’ora camminando e resta in classifica a distanza di dieci mesi dalla sua uscita. Ho visto anche che altri miei colleghi avevano già in precedenza adottato questo modus operandi, così mi sono detto, perché no?

Come sono nati i featuring?

L’unico con cui c’è stato un approccio diverso è con Ninho, dove c’è prima stato un lavoro da parte dell’etichetta. Ci siamo poi conosciuti e diventati amici. Per dirti, la collaborazione non l’ho pagata un euro. A lui ha fatto piacere, a me ha fatto piacere. Ci siamo incontrati a Milano, dove lui girava video. Ho fatto la comparsa durante le riprese e poi abbiamo registrato il pezzo. Con Ghali, Sfera e Drefgold, nemmeno te lo sto a spiegare, lo sa tutta la scena quanto siamo amici.

Hai da poco finito il tuo primo tour europeo. Com’è stata la risposta del pubblico?

Bellissima perché inaspettata. Ho trovato molta gente del posto, non solo italiani. Nelle interviste precedenti alla partenza, dicevo di essere convinto di trovare molti espatriati, no? Invece non solo. A Parigi per esempio, c’erano molti più francesi. Così come in Spagna. Magari a volte parlavo in italiano e nemmeno mi capivano. Appena però partiva il pezzo, iniziava anche il delirio. Questa cosa mi ha anche fatto capire che la trap italiana sta spingendo forte. Ci sono determinati artisti che all’estero vengono pompati come vengono spinti qui in Italia. Veniamo sempre più stimati nello stesso modo in cui noi apprezziamo il panorama francese, spagnolo, inglese…

Credi che non ci sia una sorta di barriera linguistica?

Direi che viene capita anche di più che in Italia. Penso che sia dovuto al fatto che all’estero sono molto più acculturati in materia. Da noi questo fenomeno è arrivato da poco e non c’è ancora un ricambio generazionale. È uno scenario bellissimo che però si fa sempre più grande: spero che riusciremo ad avere un mercato sempre più aperto e vasto.

Credi che i social abbiano aiutato il rap italiano a diventare più internazionale?

Sicuramente hanno dato una mano. Se penso ai miei idoli tipo Marracash o Noyz Narcos… Loro si sono fatti in quattro e hanno rivoluzionato il tutto anche senza social. Ora sicuramente è tutto molto più facile: se sei bravo, vieni notato. Con l’aiuto di Instagram, un rapper come me ora può arrivare anche a un’artista americano. Dieci anni fa era sicuramente tutto più complicato e circostanziato.

Una domanda banale che ti hanno fatto tutti: ti aspettavi tutto questo successo in cosi poco tempo?

Ti rispondo come altre mille volte e ti dico che mi aspettavo di fare qualcosa. Ero convinto di riuscire a sfondare con la mia musica, ma non su questo livello. Ora credo di essere una rockstar, si può dire? Insieme a Ghali, Sfera e qualcun altro sono uno dei senior della trap italiana. Ma mai avrei creduto di arrivarci. La mia aspettativa era sicuramente quella di vivere grazie al rap, ma non di arrivare a quasi 80 milioni di play su Spotify e sicuramente non di guadagnare così tanto! (ride, ndr.). Questo significa che me lo sono meritato, grazie anche al mio staff, alla mia famiglia e alla mia ragazza.

Cosa pensi di avere portato in più?

Non penso di avere portato nulla, ma di aver comunque fatto sempre tutto a modo mio. Sono un ragazzo semplice, che viene dal niente. Io non ostento cose che sono più grandi di me. Ora che mi ci fai pensare, forse, ho portato proprio questo: la genuinità. Quando sono sul palco, o sono in giro, sono sempre io. Sono un ragazzo come te, che segue i propri sogni e che ce l’ha fatta, mi sento di aver portato questo.

Qual è la domanda che non ti fanno mai, che vorresti ti facessero?

Come stai.

Come stai?

Stanco, davvero stanco! Ho attraversato un periodo molto difficile della mia vita. Tra le altre cose, mi sono trasferito da Salerno a Milano…

E com’è stato?

Molto difficile. Non vedere da mesi i tuoi genitori, perdere persone a cui vuoi molto bene, stress per il tour… Abbiamo organizzato tutto noi con l’aiuto della mia etichetta, ti lascio immaginare il delirio. È stata dura, ho vent’anni e vorrei anche avere una vita normale ma non riesco.

Come fai?

Eh, è tosta fratello. A volte mi trovo a stare buttato sul divano, pensando che non posso nemmeno andare in discoteca perché sarebbe insostenibile. Per esempio, sono andato in Piazza Duomo il sabato pomeriggio…L’ho fatto tre o quattro volte e credimi, è davvero stressante. Non è tutto qua, sono diversi i fattori. Ad esempio, le persone che mi credono cambiato, ma non è così. Tante anche che ti parlano dietro e poi ti fanno la bella faccia quando ti vedono. A 20 anni è difficile, davvero. Come ti dicevo, grazie alla mia famiglia, al mio team e alla mia ragazza riesco a gestire tutto questo, però è stato un inizio difficile, specialmente per una persona con il mio carattere. Sono ansioso e paranoico… Ti dico che quindi non è un periodo bellissimo, ma nemmeno brutto. Sono nel limbo, cerco di capire cosa sta succedendo. Nel frattempo, però, faccio musica, questa è una costante e dico grazie a Dio di avere questo sfogo.

La tua situazione attuale influisce sulla tua musica?

Certo. Ci sono periodi in cui non scrivi niente e periodi in cui scrivi venti pezzi al giorno. Cambia anche la tua scrittura, perché comunque sei segnato dalle situazioni in cui vivi. Prima parlavi di altro, ora da persona famosa, capito, ti fa strano!

È cambiato quindi il modo che hai di scrivere?

Sì, molto! È cambiato anche trasferendomi, ovviamente. Le radici sono a Salerno, ma io sono a Milano. Vedo altre cose, vivo altre situazioni. È facile e difficile. Alcune cose sono facili come bere acqua, altre invece sono quasi impossibili. A volte penso che magari era meglio rimanere a Salerno (ride, ndr.).

Qual è il pezzo che più ti ha liberato scrivere?

Penso Coupé. È stato un pezzo che mi ha liberato proprio tanto. Dopo altre interviste in cui ho detto altri pezzi, adesso sono completamente certo che invece sia questo. Ero in un periodo proprio brutto: Mi trovavo da poco a Milano, era l’inizio di novembre ed era un momento un po’ del cazzo. È stato il primo pezzo della deluxe che ho fatto. Sono stato molto contento, anche perché era un mese che non riuscivo a scrivere niente che mi piacesse particolarmente. C’è più il mio attuale dentro, sento che mi rappresenta.

Concludo chiedendoti cosa ascolti in questo periodo?

Molto i PNL. Buba e Gunna, 21 Savage, Offset, Lil Baby… Tutta la scena di Atlanta, ma con questi nomi in prevalenza. Gira tutto intorno a loro in questo momento, sono i principali nella mia playlist (ride, ndr.).

Se dovessi scegliere il brano di uno di questi artisti, quale al momento ti rappresenta maggiormente?

Au DD della PNL!

E invece un pezzo che quando l’hai sentito hai proprio pensato ‘’cazzo, l’avrei voluto fare io’’?

Richard Milly Plan di Gunna. È una figata.



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