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5 MOMENTI DAL PRIMAVERA SOUND ’25

di The Eyes

5 MOMENTI DAL

PRIMAVERA SOUND ’25

di The Eyes

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Il Primavera Sound di quest’anno si è chiuso lasciandosi dietro quella strana nostalgia che solo i festival sanno creare: una vertigine di corpi, suoni e rivelazioni. Barcellona ha ancora una volta alzato l’asticella, non tanto per le dimensioni dell’evento – ormai da tempo immense – ma per la coerenza con cui continua a tracciare una direzione musicale che unisce futuro, istinto e visione. Tra i mille frammenti che ci porteremo addosso anche a estate finita, questi cinque momenti hanno definito l’edizione 2025.
1. Judeline: l’intimità diventa potenza
Probabilmente non era la più attesa, e forse per questo è stata la più sorprendente. Judeline è riuscita a trasformare un set pomeridiano in un’esperienza ipnotica e rarefatta, sospesa tra suoni tribali, elettronica essenziale e voce viscerale. Mangata, brano che The Eyes aveva già eletto tra i preferiti dell’estate scorsa, è esploso con una carica rituale, mentre pezzicome BRUJERÍA e TÚ ET MOI confermano una scrittura sempre più matura e personale. In un festival dominato spesso da produzioni roboanti, Judeline ha scelto la via opposta: quella dell’emozione cruda.

2. FKA Twigs: la sacerdotessa dell’alt-pop
Ogni volta che FKA Twigs sale su un palco, l’asticella dell’esibizione live si alza di qualche metro. E anche questa volta non ha fatto eccezione: il suo show è stato un incantesimo visivo e sonoro, tra coreografie contorte, costumi cyber-gotici e una narrazione che ha mescolato misticismo e sensualità. La sua voce, mai così precisa, ha guidato il pubblico in un’ora di pura sospensione. Cellophane ha chiuso il set lasciando la folla in silenzio: non per mancanza di entusiasmo, ma per rispetto reverenziale.

3. Charli XCX & Troye Sivan: apoteosi queer-pop
Il loro live congiunto era tra i più attesi, ma nessuno si aspettava un tale concentrato di energia, ironia e delirio. Charli e Troye si sono passati il microfono, si sono scambiati sguardi, abiti, e probabilmente qualche battito cardiaco. Hanno suonato pezzi dal nuovo album collaborativo ma anche hit soliste come 360 e Rush, rielaborate per l’occasione con un piglio club ancora più da afterparty. Non era solo un concerto, era una dichiarazione d’intenti: divertente, sfacciata, libera.

4. Jamie xx: il club come atto collettivo
La notte di Jamie xx è stata un viaggio: niente visuals ipertrofici, nessuna sovrastruttura. Solo lui, una consolle e un’idea molto chiara di cosa significhi far ballare un pubblico. Gosh, Idontknow, i remix dei The xx, l’inedito che tutti stanno cercando di shazammare da giorni: tutto ha contribuito a costruire un set liquido e pulsante, in equilibrio tra euforia e malinconia. A tratti sembrava di essere dentro un rave gentile, in cui ogni traccia era una carezza – o un pugno, a seconda dell’ora.

5. Fontaines D.C.: rabbia lucida e poesia urbana
Con il nuovo album uscito da poche settimane, i Fontaines D.C. sono arrivati al Primavera con un carico di aspettative enorme. E le hanno superate tutte. Grian Chatten è salito sul palco con la solita furia elegante, cantando con uno sguardo perso e magnetico, mentre la band costruiva muri sonori con la precisione di chi sa esattamente quando colpire. Starburster, Televised Mind, Favourite: ogni brano ha avuto il peso di un manifesto. La folla, rapita, si è lasciata trascinare senza resistenza.
Il Primavera Sound 2025 non ha solo confermato la sua centralità nel panorama globale. Ha ribadito che il festival non è solo un insieme di nomi, ma un luogo di trasformazione. E questi cinque momenti ne sono la prova più viva.