HEY NAYT!

di Federico Ledda

foto Dino.Zoor @Cattura Production

HEY NAYT!

di Federico Ledda

foto Dino.Zoor @Cattura Production



” Quest’anno in particolare, mi premeva molto parlare di determinate cose che in giro non sentivo. Comunque non c’è stata una specifica premeditazione, è uscito quello che avevo da dire. “

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E’ l’astro nascente del rap italiano, tutto quello che tocca diventa oro. E’ in giro da qualche anno, ma nell’ultimo periodo, grazie a pezzi come ‘’Gli Occhi della Tigre’’, ‘’Fame’’ e ‘’Pezzi di Me’’ sta conquistando un pubblico sempre più elevato. Re delle rime taglienti e con un flow provocante e irresistibile, Nayt è finalmente arrivato al terzo capitolo della sua trilogia ‘’Raptus’’ pubblicando un disco maturo, originale e riconoscibile. Questo è solo l’inizio per l’artista romano, che ha da poco annunciato anche l’uscita della Raptus Collection, collector edition che conterrà tutti e tre i lavori dell’artista e in uscita il 10 maggio.

‘’Raptus 3’’, cosa cambia rispetto ai recedenti? E’ una crescita?


E’ un album più consapevole. Il primo era una vera e propria sperimentazione. Ero ancora giovane e non sapevo bene che strada dovessi prendere, mi piaceva provare. Il secondo è invece stato più un equilibro, anche perché tra il primo e il secondo Raptus c’è stato un disco, dal titolo ‘’Un Bacio’’, ed era totalmente un’altra cosa. Raptus 2 ha sviluppato quindi un sound ben definito abbinato a un rap più tecnico, serrato, ma che comunque strizzava l’occhio alla scena odierna. Dopo l’hype e il mormorio che mi si è creato attorno, volevo che ‘’Raptus 3’’ dicesse qualcosa che ancora non avessi detto. E’ raro che qualcuno nella mia posizione proponga qualcosa di nuovo, perché di solito dopo il successo rimani nella tua comfort zone e dai alla gente quello che si aspetta. Io invece ho preferito stravolgere le aspettative, nel bene e nel male.

Che processo hai fatto quindi per trovare qualcosa di nuovo?

Ho creato! Spesso quando scrivo, mi piace farlo con in sottofondo canzoni già esistenti, poi andiamo in studio e stravolgiamo tutto, ma così almeno abbiamo una struttura e un testo che suona. Già da quel punto mi rendo conto se quello a cui stiamo lavorando può funzionare ed essere interessante. Quest’anno in particolare, mi premeva molto parlare di determinate cose che in giro non sentivo. Comunque non c’è stata una specifica premeditazione, è uscito quello che avevo da dire.

Con il fatto che si sia creato così tanto hype in precedenza all’uscita di ‘’Raptus 3’’, ti sei sentito in qualche modo sotto pressione?

Ho passato un periodo strano… Mille domande mi frullavano per la testa, ma in principale avevo paura di non essere capito e di deludere le aspettative. Poi l’ho superata, pensando che io e 3D (il suo produttore, ndr.) abbiamo curato questo disco nei minimi dettagli, abbiamo preso in considerazione ogni cosa, non abbiamo trascurato niente. Così la pressione si è trasformata in curiosità. E’ tutto in crescita, con 3D abbiamo notato che più il tempo passa, e più le nostre produzioni migliorano.

C’è stato un lavoro diverso a livello di produzione?

Sì, sicuramente. Ho notato che ero più consapevole di determinate cose. Sono sempre presente anche alla creazione degli arrangiamenti. Più il tempo passa e più rendo conto di sapere che strada prendere. La cosa figa è che 3D ha una grande visione di come deve suonare il pezzo, infatti, ogni volta che gli porto una bozza e ce la sentiamo, lui già capisce la direzione che deve prendere il pezzo.

Qual è la traccia che più ti ha fatto piacere scrivere?

Forse una cosa che davvero mi è piaciuta fare e che non avevo mai fatto, è stata ‘’Animal’’. Mi ha spinto fuori dalla mia zona di comfort, parlando di qualcosa fuori dal mio immaginario, un pezzo sicuramente più maturo.

Il pezzo che più io preferisco è ‘’Brutti Sogni’’, da cosa nasce?

Guarda, è un pezzo a cui abbiamo dedicato molto tempo. Inizialmente doveva uscire al posto de ‘’Gli Occhi Della Tigre’’, poi però abbiamo deciso di dedicarci direttamente a quella accantonando momentaneamente l’altra. E’ un brano che abbiamo riarrangiato due volte, mentre al contrario invece, il testo mi è uscito di getto. Ho sentito un sound che mi è piaciuto particolarmente e mi ha ispirato. Io sono così, prima mi occupo del suono e da lì poi escono le parole. Per me sono entrambe due cose imprescindibili, vedo spesso rapper che per esprimere un concetto escono fuori tempo, o altri che suonano bene ma che non dicono un cazzo. Io invece ho questo processo di creazione, che un po’ mi mette al sicuro. La regola però è che il pezzo deve suonare bene, per forza. Se volevo scrivere e basta allora facevo un libro, qui è di musica che si parla.

Qual è il messaggio che volevi dare con questo disco?

Quello di credere in sé stessi, assolutamente. La gente si scorda di quanto è speciale e quante cose può fare. Io non sono particolare, non sono un genio, ho solamente creduto di più in quello che faccio e chiunque può fare quello che vuole. Basta crederci e non arrendersi.



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