ENZO DONG NON PERDONA
di Federico Ledda
ENZO DONG
NON PERDONA
di Federico Ledda
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Da quando Enzo Dong ha fatto uscire, quasi per gioco, la sua “Higuain”, internet è esploso e per un periodo i social l’hanno proclamato suo re. Dopo alcuni singoli e l’aspettativa sempre più crescente per qualcosa di più, il momento è finalmente arrivato. ‘’Dio Perdona Io No’’ è il primo album di Enzo Dong. Pubblicato da poco più di un mese, nell’album figurano anche illustre collaborazioni tra cui Tedua e Fabri Fibra. Il vero scalpore però l’ha creato un featuring che, secondo alcuni, è di dubbio gusto: quello con Fedez. Abbiamo chiesto al diretto interessato che cosa pensa…
Finalmente il primo disco! Come mai ci hai messo così tanto a farlo uscire?
Non ero pronto. Dal momento in cui è uscita “Higuain” e ho riscontrato notorietà, ho incominciato un percorso di crescita sia organizzativo che logistico. Non avevo un produttore, ero a Napoli e non sapevo proprio come muovermi. Ho dovuto aspettare il momento giusto. Fino a quando non mi sono sentito pronto non ho rilasciato nulla.
A proposito: come hai pensato a “Higuain” e alla base di “Pick Up The Phone”?
Era appena uscito il pezzo di Travis Scott, mi piaceva moltissimo la base… Così continuavo a risentirla in loop e per istinto mi è uscita. Non ho tutt’ora idea di come sia andata!
Ma lui ha mai risposto?
No, mai.
Per ora!
Lo farà dici? Ancora?
Magari anche lui non perdona
Io peggio.
Infatti, raccontami del titolo che hai dato al disco: perché non perdoni?
Perché sono stato abbandonato da troppe persone. I miei vecchi produttori per esempio, che non credevano in me. Oppure i miei amici che mi hanno tradito. Io non perdono anche quello che fa lo stato alla società, cioè abbandonare le persone che vengono da un quartiere come il mio. Cercano di farci credere che dovremmo adattarci a quello che ci danno, ma non è così. Io non mi accontento di quello che mi hanno dato. Diciamo che quindi questo titolo, è sicuramente una delle frasi più rappresentative per me.
Quindi questa è a tutti gli effetti la tua rivincita, come l’ha presa il pubblico?
Credo bene. Il disco spacca. Sì, belli i feat e l’hype, ma alla fine parla la musica.
Quindi ti senti soddisfatto?
No, quello mai. Il segreto è non sentirsi mai soddisfatti artisticamente, provare ad andare sempre oltre quello che hai già fatto.
Parlando dei featuring, sono tutti nomi di prestigio, ma perché Fedez? Una grande sfida…
Assolutamente. Premetto che era il cantante preferito di mia nonna e l’ho voluto fare anche per lei. Sono orgoglioso di questo featuring, io non voglio rispettare le regole, voglio osare. Se nel panorama musicale, gli artisti non collaborano con Fedez, lo faccio io. La musica è aggregazione, perché non possiamo fondere i nostri stili? Non c’entra niente che fa un altro tipo di musica.
Qual è il feat di cui sei più fiero?
Vado fiero di tutte le collaborazioni. Tutte in un modo differente. Ovviamente, quello con Fibra, che dà il titolo all’album, è la traccia più rappresentativa e che io ho interpretato come una sorta di battesimo. Ho conosciuto il rap italiano grazie anche a lui.
Qual è la traccia che più senti personale nel disco?
“Domani si muore”. Parla del mio passato, delle mie sofferenze e delle possibilità che la mia famiglia non ha mai avuto.
Come è stato scriverla?
L’ho scritta di notte, al parco di fronte alle vele (un quartiere pericoloso di Napoli, ndr.). Erano le tre di notte, bevevo una birra come sto facendo adesso e mi è uscita di getto. Talmente è stato inteso il momento mi sono commosso.
E’ il tuo primo disco e, immagino, sia anche la prima volta che ti trovi in questo circuito delle interviste, promozione etc…
Sì, esatto
E com’è? Cosa ti aspettavi?
E’ bellissimo, però sono morto E’ da stamattina che faccio interviste e mi sono rotto il cazzo, basta! Lasciatemi libero (ride, ndr.)