THE REBIRTH OF

WRONGONYOU

di Federico Ledda

pictures by Alessandro Levati

THE REBIRTH OF

WRONGONYOU

di Federico Ledda

pictures by Alessandro Levati



”Ho trovato me stesso nel canto”

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Wrongonyou è sicuramente uno degli artisti italiani che più ha catturato la mia attenzione nell’ultimo periodo. Marco Zitelli, questo il suo vero nome, è cresciuto a pane e John Frusciante infatti, questo si riflette nel suo sound: mai banale e assolutamente internazionale. Infatti l’artista pur non avendo ancora pubblicato il suo disco di debutto, ha già il vanto di aver suonato in palchi prestigiosi come quello del Primavera Sound di Barcellona ed è atteso al SXSW (il rinomato festival indie di Austin, Texas, ndr.) di quest’anno. Marco non si ferma mai, infatti durante la creazione del disco (in uscita tra pochissimo) ha anche avuto il tempo di interpretare il figlio di Alessandro Gassman nel suo ultimo film ”Il Premio” e anche di curarne la musica. Conoscendolo si nota l’amore che ha per la musica e l’estremo talento che lo contraddistingue. Ci siamo incontrati negli uffici di Carosello, io seduto su una poltrona e lui davanti a un pianoforte a coda.

Finalmente esce il tuo primo disco. Quante volte ti hanno chiesto la data di uscita?

E’ un anno e mezzo che me lo chiedono. Io ogni volta dico ”gennaio” poi ”febbraio”, ”marzo” e così via…

L’album si intitolerà ”Rebirth”. Perché l’hai intitolato rinascita?

Secondo me l’album deve essere una cosa personale. Bisogna sentirsi pronti. Il titolo rappresenta la mia rinascita. Dopo aver passato un periodo difficile, ho trovato me stesso nel canto. Il canto come linfa vitale, è questo che mi ha fatto risalire e guardare tutto in modo diverso.

Come descriveresti il tuo sound?

Diciamo che si è rinfrescato! Avere lavorato con diversi produttori, in particolare con Michele Canova e Flavio Zampa mi ha permesso di diventare più radiofonico, mantenendo però la mia identità.

Il disco è stat prodotto a Los Angeles, giusto?

Sì in parte lì e in parte vicino Roma.

Pensi che viaggiare influenza la tua musica? La rende più internazionale?

Assolutamente sì. Quello che più mi ispira è quello che vivo mentre sono in viaggio: dal volo in aereo, all’esplorazione di posti nuovi… Comunque il fatto che parti e magari vai dall’altra parte del mondo, ti fa scattare qualcosa in testa, sicuramente ti ispira.

Qual è il posto che più frequenti quando sei a Los Angeles?

Me ne vado da Los Angeles! (ride, ndr.) I posti più belli in cui sia stato sono sicuramente Palm Springs e Joshua Tree. Di Los Angeles, in particolare mi è piaciuta Venice Beach. Non mi fa impazzire perché è una città troppo grande e tutta uguale. Io ci soffro, ho bisogno di uscire e di non vedere l’asfalto.

E John Frusciante?

Guarda, sono rimasto due giorni interi a Santa Monica a cercarlo ovunque. Addirittura cercavo sui forum da super fan, gli indirizzi dove trovarlo ma purtroppo niente. Magari mi è passato davanti e non me ne sono accorto, peccato. Diciamo che sono stato cauto perché ha già denunciato una ragazza per stalking… (ride, ndr.)

Vedi difficile l’internazionalità per un’artista italiano?

Sì. Il discorso è tutto sull’inglese e sulla pronuncia. Se sbiascichi come faccio io e sei italiano, non va bene. Se invece ti mangi le parole e sei americano, è permesso. Bisogna lavorarci ed esercitarsi. Secondo me prima fai un album con l’inglese perfetto poi, te ne puoi permettere uno sbiascato, diciamo.

Quindi il tuo sarà in inglese perfetto?

No! (ride, ndr.) Ci stiamo lavorando.

Di recente hai anche lavorato al film ”Il Premio” con Alessandro Gassman. Com’è nata la cosa?

Mi ha chiamato al cellulare.

Ma a caso?

Sì! Ero in macchina che stavo andando a Milano per un live e leggo sul display del telefono ”numero privato”. Allora pure un po’ seccato rispondo e dico ”Chi è?”, ”Sono Alessandro Gassman”. Ed era veramente lui, cioè voce inconfondibile, non potevi nemmeno pensare che fosse uno scherzo, capito?

E poi?

Poi è successo quello che tutti sanno. All’inizio la proposta era quella di lavorare sulle musiche del film, poi è arrivata la proposta di interpretare proprio suo figlio. Non avendo mai recitato ero un po’ incerto, lui mi ha detto testuali parole: ”dai proviamo, se sei un cane te lo dico!”. Invece il provino è andato bene e la parte è diventata mia.

Come è stato fare parte di un film?

E’ tutt’altra procedura. E’ una cosa strana! E’ tutto finto. Ad esempio, c’era una scena dove dovevamo litigare e l’abbiamo ripetuta diciotto volte. Il problema è che io l’accusavo come una litigata vera! Finiva la scena, basta, tutti amici come prima. Io invece ci rimanevo veramente un po’ male, ero un frastornato (ride, ndr.).

Quindi in generale è stata una bella esperienza?

Sì, ho fatto tante amicizie. In particolare con Rocco Papaleo e Gigi Proietti che per me è stato un idolo sin da piccolo. Mi ricordo che lo guardavo in tv con mio nonno che è stato il primo a credere in me. Sono sicuro che sarebbe stato fiero di me. Gigi poi è veramente una bellissima persona, andavamo sempre in giro dopo le riprese, diceva a tutti che ero suo nipote. Mi ha anche insegnato tantissime barzellette.

Se ti dovessero richiamare per un altro film, lo faresti?

Assolutamente sì. Ti leva un po’ la vita, perché richiede davvero il 100%, però ne vale la pena.



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