NICE TO MEET YOU

STRAAHL

di Federico Ledda

NICE TO MEET YOU

STRAAHL

di Federico Ledda

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Straahl è un duo di musica elettronica nato a Venezia nel 2016, composto dagli amici d’infanzia Riccardo Zampieri (Votre) e Nicolò Fabris. Designer e musicisti, hanno creato un progetto che esplora la fluidità dei sentimenti attraverso diverse dimensioni sonore, dalle atmosfere techno e breakbeat degli anni ‘90 all’UK bass, hip hop e downtempo. Nel 2021 hanno iniziato una collaborazione con l’etichetta berlinese Abyond Music, pubblicando il loro primo EP “Nowhere”. Nel 2024, i singoli “Cry in the Dark” e “Liaison” hanno anticipato l’album “Nice People”, che segna una maturazione artistica profonda. La focus track “Price to Pay” unisce le loro sonorità underground con le vocalità di Moon Leap e l’elettronica di Nother, in un intreccio armonioso e potente. Il nuovo interessante lavoro, rappresenta un viaggio interiore che esplora la complessità dell’essere umano e il suo rapporto con la società. Siamo entusiasti di scoprire di più su questo affascinante progetto musicale direttamente dai suoi creatori, Riccardo e Nicolò.

Chi è Straahl?

Straahl è un progetto di musica elettronica nato quasi per caso un sabato sera a Venezia, ma è una di quelle cose che sembrava nell’aria e sarebbe successa comunque. Fin da subito, senza bisogno di parole, abbiamo intuito entrambi che volevamo esprimere qualcosa di profondo che avevamo sempre tenuto nascosto, e che ora potevamo finalmente farlo attraverso la musica. Ci piace analizzare i sentimenti delle persone, fermarci a contemplare il ritmo delle cose e tradurre tutto questo nella nostra musica.

Come descrivereste il vostro sound e come si è evoluto nel tempo?

Il nostro sound può essere definito eclettico. Quando abbiamo iniziato a esibirci nel 2016, i nostri live spaziavano dalla techno alla breakbeat, includendo di tanto in tanto sonorità IDM durante le pause. Ciò che caratterizzava veramente la nostra identità erano principalmente due o tre suoni programmati dai nostri primi synth, suoni che tutt’ora fanno parte delle nostre tracce. Con il tempo, il nostro sound si è evoluto orientandosi verso influenze più UK e meno Berlin beat, se così possiamo definirle. Abbiamo iniziato a collaborare con vari artisti, integrando la voce nelle nostre tracce e introducendo groove hip-hop nei nostri live. Non ci è mai piaciuto definirci o essere definiti da un solo genere. Il sound che emerge rispecchia la nostra curiosità di esplorare le varie sfumature. Non lo facciamo per seguire una moda, ma perché ci viene spontaneo. Se questo sia un bene o un male, ancora non lo sappiamo.

Narrare la fluidità dei sentimenti: in che modo “Nice People” racconta l’ambivalenza dell’essere umano?

“Nice People” esplora l’ambivalenza dell’essere umano attraverso un viaggio interiore segnato da solitudine e autoesplorazione. Durante questo percorso, emergono sentimenti contrastanti e complessi, riflettendo l’ambivalenza intrinseca della condizione umana. Abbiamo scelto un approccio eclettico per l’album: ogni traccia, attraverso i vari stili musicali, le sonorità dei synth e i ritmi delle drum, restituisce un sentimento ben preciso che corrisponde a una specifica tappa del viaggio interiore. Nelle tracce cantate, abbiamo lavorato per definire meccanismi emozionali più complessi, utilizzando non solo le parole, ma anche la qualità e la tonalità della voce umana per esprimere appieno le sfumature dei sentimenti.

Qual è l’emozione che fa più paura e che brano è più rappresentativo di questa?

La paura più grande è quella di non poter più coltivare l’amore con la persona amata, e la malinconia che si prova nel vedere dissolversi i momenti più belli vissuti insieme. Il brano che rappresenta al meglio questa emozione è “903”. Questo pezzo segna la conclusione del viaggio di “Nice People”, quando il protagonista comprende di dover accettare la realtà attraverso la paura. Il vero pericolo per lui era affogare nella propria negatività, ma la paura di non poter più amare lo fa riemergere, permettendogli di accettare la vita con una nuova consapevolezza.  

Come la vostra strada si è incrociata con quella di Moon Leap e Nother?

Abbiamo scoperto Nother e Moon Leap grazie al videoclip della loro traccia “Lines”. Siamo stati immediatamente affascinati da quel video e, in seguito, anche da quello di “US”.
Groove, voce e immagini ci hanno tenuti incollati allo schermo per quei tre minuti intensi, spingendoci a proporre subito una collaborazione a Moon Leap. Inizialmente le abbiamo presentato un nostro beat, completamente diverso da ciò che era emerso dalle sue collaborazioni con Nother. La traccia funzionava, ma sentivamo che mancava quel qualcosa che ti fa dire “ok, ci siamo”. E chi meglio di Nother poteva valorizzare al massimo la voce di Moon Leap? Nother, aveva già ascoltato la traccia e sapeva esattamente dove intervenire. In pochissimo tempo, ha perfezionato il pezzo con la sua straordinaria precisione e la capacità di rendere piacevole qualsiasi suono. È così che è nata “Price to Pay”.  

Chi e cosa vi ispira a livello musicale ed extra musicale?

Negli anni abbiamo tratto ispirazione da diversi artisti della scena della musica elettronica e non solo. I The Chemical Brothers sono stati da sempre un punto di riferimento per la loro evoluzione nel tempo, così come i Massive Attack per la loro capacità di fondere musica elettronica e hip-hop, i Modeselektor per la loro versatilità sempre attuale e Thom Yorke per la sua raffinatezza.  
Diverso alla musica, ma nemmeno troppo, c’è il design. Entrambi siamo designer, quindi è inevitabile che cerchiamo ispirazione in tutto ciò che ci circonda ogni giorno.  

Qual è il luogo più particolare in cui vi piacerebbe portare la vostra musica dal vivo?

Si potrebbe scegliere qualsiasi luogo insolito, creando così un’atmosfera unica e affascinante. Immaginate di essere immersi nel silenzio delle montagne o nell’isolamento di un’isola lontana dalla società: questi scenari offrono una fuga dalla routine quotidiana e la possibilità di vivere un’esperienza straordinaria.
Per il release party del nostro album, ad esempio, avevamo immaginato una sala asettica completamente bianca. In questo spazio minimalista, l’assenza di distrazioni visive sarebbe stata compensata dal calore e dall’energia delle persone presenti, creando un’esperienza sensoriale unica e coinvolgente. Questa scelta avrebbe messo in risalto la musica e le emozioni condivise, rendendo l’evento memorabile e distintivo.



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