CAROLINA CRESCENTINI:

FROM ROME WITH LOVE

di Federico Ledda

with a special thanks to Gianni Galli, The Rumors

location Palazzo Ripetta, Roma

edit Simona Ladisa

hair by Flavio Santillo

make up by Fabrizio Pacetti @Charlotte Tilbury

pictures by Alessandro Levati

CAROLINA CRESCENTINI

di Federico Ledda

pictures by Alessandro Levati

hair by Flavio Santillo

make up by Fabrizio Pacetti @Charlotte Tilbury

edit by Simona Ladisa

location Palazzo Ripetta, Roma

special thanks to Gianni Galli, The Rumors


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Carolina Crescentini è una delle attrici più versatili del cinema italiano. Con il suo talento camaleontico ha saputo conquistare il pubblico, passando con naturalezza da ruoli intensi e drammatici a quelli più leggeri e ironici, sempre con una profondità che colpisce. Dal ruolo chiave in Notte Prima degli Esami alla nomination ai David di Donatello per Parlami d’Amore, fino ai suoi ruoli recenti in A Casa Tutti Bene e Diabolik, Crescentini ha dimostrato una dedizione e un rispetto incondizionati per il suo mestiere. Non solo al cinema, ma anche sul piccolo schermo, è impossibile non ricordarla nei panni dell’iconica Corinna nella serie cult Boris o nel personaggio di Giorgia nella seconda stagione di Tutto Chiede Salvezza, appena uscita su Netflix. Un percorso variegato che ci ha fatto pensare alle grandi attrici del passato, come Monica Vitti, capaci di muoversi con disinvoltura tra dramma e commedia. Abbiamo quindi immaginato Carolina nei panni di una diva degli anni ’60, nella Roma della dolce vita, e le abbiamo chiesto di accompagnarci in un viaggio attraverso quella straordinaria italianità.

Vedendoti lavorare qui sul nostro set, ho notato la tua dedizione a qualsiasi ruolo tu debba interpretare. Anche qui per il nostro servizio, hai centrato perfettamente il focus e compreso la nostra visione. Ti esce in maniera naturale o a parlare è l’esperienza?

Sai, uno shooting fotografico è diverso da un set cinematografico. Sul set c’è tutta una preparazione dietro il personaggio: mi pongo mille domande, cerco ogni indizio possibile, dal contesto sociale al suo lavoro, al rapporto con gli altri e a quello che gli altri dicono di lei. Costruisco la sua personalità attraverso questi dettagli. Durante un servizio fotografico, invece, una cosa che mi aiuta molto – oltre a una buona sintonia con il fotografo – sono gli abiti. Anche nel cinema, quando fai le prove costume, scopri una serie di indizi fondamentali sul personaggio. Questo concetto vale anche per uno shooting: i look raccontano la storia di chi interpreti.

Tra tutti i ruoli che hai interpretato, qual è stato il più difficile?

Ho avuto diverse sfide. Ricordo un film di qualche anno fa sulla storia di Nada, la cantante. Interpretavo sua madre, una donna bipolare, con picchi di gioia incontenibile e momenti di buio profondissimo: quel ruolo è stato particolarmente difficile da affrontare.

E c’è stato un ruolo che ti è rimasto addosso, che hai faticato a lasciar andare?

Sicuramente il personaggio che ho interpretato in Mare Fuori. Ti racconto un aneddoto: stavo girando un’altra scena a Napoli, e durante una camminata sento parlare in napoletano. Senza rendermene conto, ho iniziato a zoppicare, perché quella era una caratteristica del personaggio che avevo appena interpretato! Sono state tre stagioni intense, quindi un pezzo di vita mi è rimasto addosso.

C’è invece un ruolo che vorresti tanto interpretare?

Adoro gli action movie. In realtà, mi piace cimentarmi in cose nuove per impersonare al meglio ogni personaggio, e spesso mi rimangono le abilità acquisite anche dopo le riprese. Per esempio ho imparato ad andare a cavallo, per Notte Prima degli Esami – Oggi ho avuto persino la fortuna di potermi allenare con i delfini! L’action sarebbe una scusa perfetta per imparare qualcosa di nuovo, magari qualche disciplina fisica.

Karate, magari?

Perché no! Mi piace mettermi alla prova fisicamente, e chissà, potrebbe essere utile anche nella vita quotidiana.

Sei appena stata al cinema con “Come far litigare mamma e papà”, una commedia per famiglie.

Sì, è un film pensato soprattutto per i più piccoli, con tantissimi giovani nel cast. Lo abbiamo presentato al Giffoni e siamo voluti rientrare in sala di nascosto durante la proiezione per vedere le reazioni e, sentire che i bambini ridevano così tanto, è stato meraviglioso. Ho deciso di partecipare a questo film anche perché ho una nipotina di 10 anni e spesso i miei lavori non sono adatti a lei, quindi mi piace l’idea di aver fatto qualcosa che anche lei può vedere e godersi.

Trovo affascinante come tu riesca sempre a rinnovarti in ogni ruolo, mantenendo però una coerenza emotiva che colpisce lo spettatore. Penso al tuo ultimo ruolo in Tutto Chiede Salvezza.

Sì, interpreto di nuovo una madre, ma completamente diversa. È un genitore problematico, il motore dei problemi della figlia. È una donna che proietta il proprio riscatto personale sul suo successo, al punto di diventare quasi insopportabile. È arrogante, e a volte persino maleducata.

È una serie che consiglieresti?

Assolutamente sì, tutti dovrebbero vederla. Nella prima stagione ho avuto un ruolo più piccolo, ma in questa appena uscita il mio personaggio ha più spazio. Ho voluto far parte del progetto perché avevo letto il libro Tutto Chiede Salvezza e mi aveva emozionato profondamente. La serie parla di temi delicati con un misto di dolore e ironia, e ci sono momenti davvero commoventi ma anche altri in cui si ride di gusto.

 

Puoi dirci qualcosa della seconda stagione, senza spoiler?

Riprende la storia due anni dopo gli eventi della prima stagione, sempre con Daniele Mencarelli alla scrittura. Quando ho letto la sceneggiatura, mi sono emozionata tantissimo. È un lavoro che mescola tenerezza e umorismo e, con Francesco Bruni alla regia, è stato davvero speciale.

Cosa ti porti dietro da questo ruolo?

 

Tanti ricordi! Con il regista ci siamo fatti un sacco di risate perché il mio personaggio fa delle cose davvero cattive. Ogni tanto gli dicevo: “Ma quanto è stronza!” e ridevamo come matti.

Ho notato che durante il nostro set sceglievi sempre la musica in sottofondo, che raccontavi con grande passione. Quanto conta per te?

 

La musica è uno dei miei più grandi interessi, tanto quanto il cinema. Non è una cosa recente, è sempre stato così. La musica per me è la sintesi di tutte le arti: mi fa viaggiare con la mente, immagino storie e personaggi ascoltando certi brani.

Ti aiuta anche nel tuo lavoro?

 

Assolutamente. La uso per entrare nello stato emotivo giusto per un personaggio. Mi serve per creare l’atmosfera giusta, il mood.

 

Se dovessi scegliere tre brani che ti rappresentano, quali sarebbero?

 

Di sicuro Paranoid Android dei Radiohead, sono una sorta di religione per me. Poi direi qualcosa di Lauryn Hill, adoro The Miseducation, è un album perfetto. Per il terzo, direi Girl with One Eye dei Florence and the Machine.


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