FUDASCA

RACCONTA STORIE

di Federico Ledda

foto di Alessandro Levati

FUDASCA

RACCONTA STORIE

di Federico Ledda

foto di Alessandro Levati

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FUDASCA, rinomato songwriter e producer di Roma, ha recentemente pubblicato il suo ultimo singolo, “Ci Avrei Scommesso”. Già noto a livello internazionale per le sue collaborazioni con artisti come Cavetown, Jay B, e Powfu, il produttore rivela un nuovo capitolo avvincente della sua carriera musicale.
Il brano, arricchito dalle voci di Giuse The Lizia e Willie Peyote, si distingue per le vibes malinconiche e il sound intimo e scanzonato. Caratterizzato dalle riconoscibili sonorità lo-fi del producer, il brano trasmette un’emozione autentica fin dall’intro, evolvendosi in un mix di energia e ritmo con barre sempre più decise.
Dopo i successi di “Lentiggini” feat. Alfa e Tredici Pietro e “Borotalco” feat. Memento e Assurditè, l’artista cerca di portare alta la bandiera del lo-fi in Italia, spingendolo verso il mainstream.
La sua carriera segnata da collaborazioni con protagonisti della scena rap e street-pop italiano, unita alla sua unica fusione di lo-fi, city pop, hip-hop e influenze vintage, lo posizionano come una figura chiave nel connubio tra la scena musicale italiana e quella internazionale. Nel mese di ottobre 2023, FUDASCA ha portato il suo talento eclettico sul palco della Corea del Sud, rafforzando ulteriormente il suo impatto globale nella musica.

Parlami del tuo nuovo singolo. È un preludio a qualcosa di più ampio?

Sì, il brano fa parte di un progetto continuativo partito con “Lentiggini” nel 2021. Mi piace l’idea che il progetto viaggi in varie città italiane raccontando diverse storie. Non è un seguito diretto, ma un’esplorazione continua.

Come mai “Ci Avrei Scommesso” arriva con così tanta distanza?

Sai, prima ci sono stati altri brani come “Borotalco” e diverse produzioni internazionali. Vorrei alla fine realizzare un album che racconti questa “dolcevita”.

Quindi speriamo che il prossimo singolo non richiederà altri due anni!

(Ride, ndr.) Assolutamente, l’anno prossimo ci sarà qualcosa. Magari un live con ospiti speciali, chissà…

Sarebbe fantastico. Hai già qualche ospite in mente?

Beh, potrebbero esserci diverse sorprese. Se penso a qualcuno che ha fatto qualcosa di simile, penso a Marracash con il Marageddon.

Come riesci a conciliare la carriera italiana con quella Coreana?

La comunicazione è la parte più complessa. Cerco di mantenere una coerenza musicale e, anche se la lingua può essere un ostacolo, ho notato che in Corea apprezzano molto la musica italiana e la vibe europea.

Hai qualche fonte principale di ispirazione quando lavori? Che sia musica, film o vita quotidiana?

Musicalmente, mi ispiro a Drake e sto molto attento ai rapper di Griselda Records. Parlando di cinema, amo quello italiano: Sordi, Fellini, De Sica. Osservo la vita quotidiana, cercando di trasmettere quella semplicità nella mia musica.

Hai un esempio specifico di come hai interpretato la vita quotidiana nel tuo lavoro?

“What a Nice Day to Run Away” è nata proprio da quell’idea di voler evadere da un posto, un tema ricorrente nella mia vita.

Parlando del tuo ultimo singolo, come hai scelto gli artisti con cui collaborare?

La collaborazione è iniziata con Giuse The Lizia, poi Willie Peyote è entrato in scena portando un’energia diversa. È stata una scelta organica che ha reso il pezzo più dinamico e interessante.

C’è un brano che avresti voluto produrre tu?

“Passion Fruit” di Drake, ovviamente. È davvero un pezzo incredibile.