NIC CESTER, I JET

E VENT’ANNI DI GLORIA

di Federico Ledda, foto Alessandro Levati

NIC CESTER, I JET

E VENT’ANNI DI GLORIA

di Federico Ledda, foto Alessandro Levati

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Nel settembre del 2003, i JET pubblicavano “Get Born”, un album che avrebbe segnato la storia della musica internazionale. Con il successo del singolo “Are You Gonna Be My Girl”, diventato vero e proprio inno per diverse generazioni, l’album ha rapidamente conquistato le classifiche mondiali, vendendo oltre 6 milioni di copie e ottenendo il disco di platino nel Regno Unito. Per celebrare un lavoro così importante, il gruppo si è riunito e ha recentemente annunciato un nuovo tour che toccherà anche il nostro paese con due date evento a Milano e Roma il 26 e 27 settembre prossimi. Già l’anno scorso i JET sono stati inseriti nella ARIA Hall of Fame e hanno completato un tour sold out in Australia, dove hanno presentato l’inedito “Hurry Hurry”. Questo brano, attualmente esaurito in vinile sul loro sito, include anche una reinterpretazione di “Un’avventura” di Lucio Battisti, eseguita da Nic Cester in inglese e italiano. Abbiamo fatto due chiacchiere proprio con il frontman della band e sua iconica voce. Ci ha anche anticipato che il gruppo è tornato in studio e sta lavorando al nuovo disco, il primo dopo oltre 15 anni. Siamo pronti a scoprire di più su questa rinascita musicale in questa esclusiva intervista.

 

 

 

Raccontami cosa sta succedendo!

Beh, mi trovo in una situazione davvero improbabile, quella di essere di nuovo nei JET, il che è completamente inaspettato e sono piuttosto sorpreso! Dopo aver vissuto in Italia per 12 anni, tornare in Australia con la mia famiglia è stato un grande cambiamento nella mia vita ed è stato un periodo bellissimo per la nostra famiglia e mia figlia ha iniziato lì scuola. È stata anche l’occasione per festeggiare il 20° anniversario di “Get Born”, occasione che ha anche indotto i Jet nella ARIA Hall of Fame, quindi è stato un periodo pieno di esperienze grandi ed eccitanti, in un lasso di tempo relativamente breve.

Tornando a 20 anni fa, quando “Get Born” è stato pubblicato per la prima volta, cosa ricordi di più?

Solo l’enormità di tutto ciò. È diventato così grande così rapidamente: un minuto suonavamo in piccoli pub a Melbourne, letteralmente il minuto dopo eravamo in tour con i Rolling Stones, sai, e registravamo il nostro primo album in questi studi leggendari con produttori e musicisti leggendari. Mi sembrava che tutto fosse ad altissimo volume per un bel po’, ricordo proprio l’intensità di tutto.

Com’è stato?

Incredibile. Tutto era incredibile. Trovarsi a condividere un palco, essere al catering seduti accanto a Keith Richards e, da appassionato di musica, registrare e trovarsi in uno dei più importanti studi di musica di Los Angeles, dove sono stati registrati degli album storici, è stato pazzesco.

Ricordo che l’album ebbe un grande successo anche in Italia, ricordi la prima volta che sei venuto qui?

Sì, molto bene. Crescendo mezzo italiano in Australia, mio padre ha sempre avuto un forte legame con questo paese ed era super entusiasta del fatto che stessimo venendo qui. Ricordo di essere in Piazza del Duomo e di averlo chiamato, era molto entusiasta di noi. Quello è uno dei miei migliori ricordi, in realtà, specie perché mio papà ci ha lasciato poco dopo. Poi essere in Europa, per noi, un gruppo di giovani ragazzi dall’Australia che non aveva mai lasciato il paese e non aveva mai visto la neve prima, è stato magico! Mi ricordo ancora quando la vedemmo la prima volta: eravamo su un tour bus attraverso le Alpi e fuori nevicava, era come… wow.

Qual è il ricordo più folle di quel periodo?

Onestamente, è tutto un po’ confuso perché è stato tutto veramente veloce. Essere al Saturday Night Live, da David Letterman e Conan O’Brien… davvero magico se ci penso ora. L’altra faccia della medaglia era essere in una situazione in cui tutti facevano troppo i leccapiedi, palesemente pensando però solo ai propri interessi, mi ha messo molto a disagio. Sai, era un mondo molto superficiale, quasi malsano, dove spesso e volentieri ti sentivi molto solo, fortunatamente per me però me ne sono accorto subito.

Cosa ti ha spinto allora a rifare tutto vent’anni dopo?

Che lo stiamo rifacendo, sì, ma in un modo diverso, più maturo e con più calma. Devo essere onesto, ero molto riluttante all’inizio, credo che se fai qualcosa, devi farla bene e crederci al 100%, altrimenti non ha senso. Non ero sicuro di essere pronto, ma una delle grandi ragioni che mi ha fatto dire di sì è che adesso le cose sarebbero potute andare in maniera diversa, quando abbiamo lasciato siamo stati degli stupidi. Avevamo grande potenziale ma ci siamo fatti abbagliare e siamo diventati completamente autodistruttivi.

Perché?

Penso che fossimo stupidi, sì, davvero stupidi. Eravamo molto giovani, abbiamo perso il controllo. Come ti ho detto prima, può essere un ambiente molto malsano, soprattutto perché è successo tutto così velocemente, siamo caduti nelle classiche trappole di quel mondo, tutte le ragioni cliché: tante droghe, tanto alcool, tanto ego e tanti soldi. In più mio padre è scomparso proprio in quel periodo, mi sentivo come se non avessi più un’ancora e sono stato fuori controllo per un po’, in maniera molto pericolosa.

Com’è stato tornare in sala prove con gli altri JET?

È stato bello. All’inizio strano, perché comunque non ci vedevamo da tanto e abbiamo tutti vissuto le nostre vite: mio fratello vive a Los Angeles, io vivevo qui a Milano, gli altri due ragazzi erano a Melbourne, ed era passato molto tempo. Nel frattempo poi ho fatto tante cose da solista, ho scritto tre album, un libro per bambini, ho quindi fatto tutte queste esperienze incredibili, e mi sono sentito una persona migliore. Una cosa dell’essere in una band è che, per funzionare, deve esserci una sorta di alchimia speciale. Ero un po’ preoccupato che non avessimo più quell’alchimia perché comunque eravamo tutti sparsi e impegnati a vivere la nostra vita. Ci è voluto un po’ per ritrovare il nostro ritmo, ma penso che il tour abbia aiutato molto, e i concerti in Australia sono stati incredibili. I prossimi saranno qui in Italia, il che per me è ovviamente emozionante. Questo è un paese dove sono nati i miei due figli e dove ho passato gli ultimi 12 anni della mia vita. Il fatto che il primo concerto europeo sarà a Milano, per me, è davvero eccitante!


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