THE DRIVER ERA

di Federico Ledda

with a special thanks to Marina Visintin, Kinda Agency

edit Simona Ladisa

hair by Gaia Pensabene

make up by Nabla Cosmetics

pictures by Alessandro Levati

THE DRIVER ERA

di Federico Ledda

pictures by Alessandro Levati

hair by Gaia Pensabene

make up by Nabla Cosmetics

edit by Simona Ladisa

special thanks to Marina Visintin, Kinda Agency


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Se dovessimo condensare l’essenza di un suono che è fresco, cool, funky, sofisticato e al tempo stesso intriso di cuore, lo chiameremmo The Driver Era. Iconici già dal nome, Ross e Rocky Lynch hanno dato vita a un progetto musicale che è più di una band: è un’esperienza. Cresciuti a Los Angeles, i due fratelli hanno plasmato un’identità sonora capace di mescolare influenze disparate, rendendole nuove e irresistibili. Li abbiamo incontrati a Milano, poche ore prima di salire sul palco del Fabrique per un concerto già sold-out. La pioggia battente non ha scoraggiato i fan più devoti, accampati fuori dal locale per conquistare le prime file di uno show che è stato un assaggio del loro prossimo tour mondiale. Intanto, il duo sta pubblicando una serie di singoli che anticipano un nuovo progetto, confermando la loro capacità di evolversi senza perdere la propria identità.

Qual è stato, crescendo, il vostro approccio alla musica?

Rocky: È iniziato quasi per caso: nostro fratello maggiore era un grande fan di Michael Jackson e altri artisti incredibili. Ricordo che lo guardavamo con ammirazione, anche quando avevamo appena due o tre anni. Era il nostro punto di riferimento e tutto sembrava così epico ai nostri occhi da bambini.
Ross: Già da piccoli ci piaceva ascoltare e creare musica. Crescendo, è stato semplicemente naturale continuare a farlo.

E come avete deciso di diventare una vera band?

Rocky: Penso che il momento cruciale sia stato quando abbiamo incontrato Ellington perché noi già suonavamo strumenti e sperimentavamo, ma ci serviva un batterista. Dopo averlo conosciuto, tutto è cambiato e ci siamo detti: “Ok, proviamo a suonare una canzone.” E così è iniziato tutto. Abbiamo cominciato a esibirci nei locali di Los Angeles, ed eccoci qui.

Pensate che vivere a Los Angeles abbia influenzato il vostro sound?

Ross: Assolutamente. Quando abbiamo firmato con la major, abbiamo fatto tantissime sessioni con persone diverse per capire cosa ci piaceva e cosa no. È stato come fare un master in songwriting.
Rocky: Abbiamo vissuto esperienze che non avremmo mai avuto altrove. Se fossimo rimasti in Colorado, probabilmente saremmo stati solo due ragazzi che scrivono musica per hobby. Los Angeles ci ha dato opportunità e prospettive completamente diverse.

Immagino che vivere a Los Angeles vi abbia anche permesso di vedere concerti incredibili. Qual è stato il più memorabile?

Rocky: Credo che gli spettacoli più belli siano quelli dei festival, infatti uno dei miei ricordi migliori è Calvin Harris al Coachella. Era il set di chiusura, un finale perfetto, e poi a sorpresa è apparsa Rihanna davanti a noi ed è stato incredibile.
Ross: Per me, è stato Troye Sivan a Londra. È stato emozionante, un momento davvero speciale.
Rocky: Un altro spettacolo che mi viene in mente è quello dei Kings of Leon a San Diego. Spettacolare.
Ross: E poi c’è Chappell Roan. Abbiamo suonato nello stesso festival all’inizio di quest’anno, ma purtroppo mi sono perso il suo set. È il mio più grande rimpianto, soprattutto ora che è esplosa.

Com’è fare un tour in Europa?

Rocky: È fantastico, davvero divertente! Ogni volta che veniamo qui ci sentiamo ispirati.

È diverso dagli Stati Uniti?

Ross: Sì, decisamente. C’è qualcosa di unico nell’atmosfera europea che ti lascia un’impressione più profonda, soprattutto a livello culturale. È un’esperienza che arricchisce, ti insegna molto sulle persone e sulle interazioni sociali.

E il pubblico? Notate differenze?

Ross: Beh, ogni pubblico è diverso, ovunque tu vada. Ma ci sono posti che spiccano, e l’Italia è sicuramente uno di quelli. Stasera al Fabrique ci aspettiamo uno spettacolo incredibile perché qui l’energia è sempre pazzesca.
Rocky: Sì, l’Italia è unica. C’è una passione che senti immediatamente, è qualcosa che ti carica sul palco.

Avete mai suonato in Italia prima di questa data?

Rocky: Sì, un sacco di volte! Abbiamo suonato a Roma, Milano e perfino a Venezia.
Ross: Venezia, esatto! È stato surreale. Vorrei tornarci, magari per una vacanza… oppure per registrare un album! Sarebbe epico.

 

Se doveste scegliere un album e un film che vi hanno ispirato crescendo, quali scegliereste?

Rocky: C’è stato un periodo in cui ho trovato un vecchio lettore di cassette in cantina. Dentro c’era Kick degli INXS. È un album incredibile, mi ha segnato molto. Per quanto riguarda i film, ce ne sono tanti, ma Il Quinto Elemento è quello che mi viene subito in mente.
Ross: Per l’album, direi Justified di Justin Timberlake. È stato enorme per noi quando eravamo bambini.
Rocky: Sì, quel disco ci ha influenzato tantissimo.

E che film scegli?

 

Ross: Probabilmente Rush Hour. Era il nostro preferito da piccoli. Quello o Il Fantasma dell’Opera.