THE UNBELIEVABLE

COMA_COSE

di Federico Ledda

THE UNBELIEVABLE

COMA_COSE

di Federico Ledda

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Con la loro musica hanno rivoluzionato il panorama musicale italiano, portando alla scena attuale qualcosa di nuovo, fresco. Dai testi ambigui e con una scrittura che rende omaggio sia al classico cantautorato italiano, ma anche al rap old school, i Coma_Cose si sono guadagnati in meno di due anni un posto nell’olimpo dell’indie italiano. E la strada è tutta in salita. 
Dopo aver pubblicato il loro attesissimo primo album ‘’Hype Aura’’ e aver terminato un tour fatto di molti sold out nei migliori club italiani, i due artisti si preparano al tour estivo che li porterà di nuovo in tutto il paese. In attesa di questo li abbiamo incontrati. Dove? Ovviamente a Milano.

Che cosa significa avere paura? Che cosa vi fa paura?

La paura di cui parliamo noi è quella sensazione che provi davanti all’ignoto. E’ una paura costruttiva che ti spinge a cercare di migliorarti per affrontare qualcosa di nuovo. 

In che modo nasce un pezzo dei Coma_Cose?

I nostri brani nascono sempre strada facendo: raccogliamo delle impressioni da quello che ci circonda e pian piano accumuliamo tutta una serie di colori testuali e musicali, poi fisiologicamente succede di intercettare l’esigenza di raccontare una determinata cosa e comincia l’opera di incastro per confezionare il brano così come poi viene pubblicato.

Che cosa rappresenta Milano nel nostro immaginario? Quanto ha aiutato il vostro rapporto con la musica?

Milano è lo sfondo che dà forma alle nostre canzoni. E’ stata la città in cui ci siamo conosciuti e che ha saputo generare tutti quegli stimoli che poi sono sfociati nella nostra produzione musicale. E’ una città in continua mutazione e quindi riesce sempre ad offrire qualcosa di nuovo.

Meglio Gin Tonic o Sbagliato?

Meglio Gin Tonic.

Perché?

Perché il Gin Tonic è più scarno ma va dritto al punto.

Parlando di icone del cantautorato italiano: con quali, morte o vive, vi piacerebbe collaborare?

Forse collaborare no, un po’ per rispetto ma anche perché di alcuni artisti ci piace essere solo fan, questo aiuta a mantenere la musica anche ad un livello di piacere e non solo lavorativo. Tra i grandi Lucio Dalla in primis, il duo Battisti/Mogol, De André e Guccini…e poi autocitandoci: “il mio artista rap preferito è De Gregori”.

Grazie alla vostra musica e al vostro successo, ora tutta Italia conosce meglio Milano. Vi aspettavate una risposta così grande? Come pensate che la gente esterna alla città percepisca i vostri riferimenti?

Abbiamo iniziato a parlare di Milano come un’esigenza ma anche per fotografare qualcosa che trovavamo la descrivesse come la viviamo noi. Il fatto che ne siamo diventati “bandiera” ci lusinga ma crediamo che la cosa che ci ha resi un fenomeno anche extra-meneghino sia il nostro modo di narrare le situazioni, che mettono al centro la componente umana e lasciano la città a fare da sfondo…una città che è quasi un non-luogo in cui tutti ci si possono rivedere.

Quali sono i tre posti ”must go” a Milano?

La Darsena, turistica ma sempre viva, i parchi come Sempione e Lambro che offrono sempre un polmone su cui contare e le zone più periferiche di Milano Sud, tra Giambellino e Corvetto ci sono scorci incredibili tutti da scoprire.

Qual è la domanda che durante le interviste non vi fanno mai, ma alla quale vorreste tanto rispondere?

Come vedete il vostro futuro a livello musicale?

Come vedete il vostro futuro musicale?

Per ora ci stiamo concentrando sui live, sentiamo fisiologicamente che con Hype Aura abbiamo chiuso un ciclo narrativo cominciato due anni fa. Finito il tour ci concederemo un lungo viaggio e chissà che il prossimo disco non ne diventi il racconto.