NICE TO MEET YOU
Godwin
di The Eyes
NICE TO MEET YOU
Godwin
di The Eyes

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Tra le rivelazioni più interessanti emerse negli ultimi mesi, il giovane artista, per la prima volta approdato in Italia, porta con sé una visione lucida e profondamente umana del proprio lavoro. La sua musica nasce dall’urgenza di rendere l’arte accessibile, di creare ponti e non confini, e di rappresentare chi, nel mondo creativo, non ha le stesse possibilità. In questa conversazione con The Eyes Fashion, Godwin ci racconta stile, ispirazioni, responsabilità e la missione che lo guida.
Come descriveresti il tuo stile?
Accessibile, amichevole, qualcosa in cui chiunque può riconoscersi indipendentemente dalle proprie origini o dal proprio posto nel mondo. “Relatable” è la parola che lo definisce meglio, anche se non so se possa essere considerato un vero e proprio stile.
Come sta andando la tua esperienza in Italia? È la tua prima volta qui?
Sono felicissimo di essere qui. Ieri ho partecipato a un festival e ho vissuto un’esperienza splendida: il pubblico è stato incredibile e da quando sono arrivato penso solo a come tornare il prima possibile. Vorrei potermi esibire in Italia per tutta la vita.

Di cosa parla il tuo album?
Il disco ruota attorno all’amore e al perdono. Credo che il perdono sia il fondamento dell’amore: se non sai perdonare, non puoi amare pienamente né custodire l’amore che ti viene dato. L’album attraversa questi due mondi, trattandoli con rispetto e profondità.
Che cosa ti ispira maggiormente nella vita?
Mi ispira la visione a lungo termine di ciò che spero diventi il mio percorso. Vorrei essere un ponte che renda l’arte più accessibile, creando opportunità, soprattutto per chi viene da dove vengo io. Desidero che sempre più persone possano vivere d’arte e trovare il proprio spazio creativo.

Qual è il tuo obiettivo come artista?
Il mio obiettivo è rappresentare tutti quegli artisti straordinari che non avranno mai le opportunità che io ho oggi. Ci sono persone immensamente talentose che meriterebbero di essere al mio posto, e ne sono consapevole. Per questo mi impegno sempre a dare il massimo: non posso permettermi di essere pigro, sapendo che qualcuno pregherebbe ogni giorno per avere questa possibilità. Creo per me stesso, ma anche per chi verrà dopo e per chi è già qui.
Cosa stai ascoltando in questo momento?
In queste settimane sto ascoltando molta musica sudafricana, in particolare un brano che si chiama Moya. Poi Teserta, che fa jazz etiope. E sì, ascolto anche il mio album, ma non troppo! Infine, la nuova uscita di Olivia Dean, che ho in rotazione continua.
Qual è il tuo film preferito e perché?
Jojo Rabbit è il mio film del cuore. Mescola temi complessi, che normalmente non verrebbero affrontati con leggerezza, con comicità e ispirazione. Raccontare tutto attraverso gli occhi di un bambino lo rende ancora più potente: i bambini sono innocenti, e instillare odio in loro può segnarli per sempre. Il film mostra il potere distruttivo dell’odio e la necessità di disimpararlo. È complicato da spiegare, ma è il mio preferito in assoluto.
A cosa stai lavorando?
Spero di poter realizzare grandi cose e farò tutto ciò che è nelle mie possibilità per riuscirci. Il resto lo affido al mondo, all’universo, a Dio. Ma sì: mi auguro davvero che arrivi il meglio.




















