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RICKY GERVAIS CONQUISTA MILANO
di Federico Ledda
RICKY GERVAIS
CONQUISTA MILANO!
di Federico Ledda

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Non capita spesso di vedere migliaia di persone riunite in un palazzetto per ascoltare un uomo solo, in piedi su un palco, senza scenografie, senza musica, senza effetti speciali, solo parole. Eppure è successo ieri sera, all’Unipol Forum di Milano, dove Ricky Gervais, per la prima volta in Italia, ha presentato il suo nuovo show, Mortality.
Gervais non ha tradito il suo marchio di fabbrica: è salito sul palco con la solita andatura rilassata, una bottiglietta d’acqua e quello sguardo da chi sa esattamente cosa sta per fare – cioè provocarti, farti ridere, farti sentire a disagio, e poi di nuovo ridere. Il titolo Mortality è stato preso sul serio fin da subito: il monologo ha scavato senza filtri nel tema della morte, dell’invecchiamento, del senso (o non-senso) della vita, lo ha fatto con quella lucidità cinica che riesce ad essere stranamente confortante.

Per un’ora e mezza ha tenuto il pubblico inchiodato. Si rideva tanto, fortissimo, ma non con leggerezza: ogni battuta era un piccolo pugno ben assestato. C’era ironia sulla religione, sul politically correct, sulle nuove generazioni e sull’eterna paura umana di scomparire. Alcune risate arrivavano dopo un secondo di silenzio collettivo, come se la platea dovesse prima accertarsi di poter davvero ridere. Ma poi partivano. E Gervais le incassava, compiaciuto.

Mortality però non è solo uno spettacolo comico, è anche una dichiarazione d’intenti, un manifesto. Gervais non è lì per piacerti. È lì per dirti che stai perdendo tempo, che la vita è breve e che riderne è l’unico modo dignitoso per affrontarla. Quando lo fa in una lingua che non è nemmeno la nostra, in una città che l’ha atteso per anni, riesce comunque a essere universale.

Alla fine, il pubblico – oltre 10mila persone – si è alzato in piedi, standing ovation quindi, non solo per applaudirlo, ma quasi per ringraziarlo per dell’ottimo intrattenimento scritto come si deve. È stato un momento raro: quello in cui un comico non ti fa solo ridere, ma ti fa sentire un po’ più vivo.




















