ANGELICA – WHEN THE PARTY IS OVER
di Federico Ledda
ANGELICA – WHEN
THE PARTY IS OVER
di Federico Ledda
” E’ come vedere un quadro con un sacco di colori e che non capisci come possano stare bene tra di loro, perché sembra quasi illogico, però ci stanno. “
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L’abbiamo vista crescere e trovare il suo sound con i Santa Margaret, calcando i palchi delle manifestazioni italiane più importanti e poi più nulla. Finalmente però Angelica ritorna e lo fa da sola, perché la verità è che si è più forti da soli che con gli altri. Lo si evince in ‘’Quando Finisce La Festa’’ il suo primo album da solita. Dal sound pulito, estremamente interessante e contaminato da diversi periodi, Angelica diventa estremamente forte e non fa mancare i Santa Margaret. E’ finalmente se stessa, senza filtri. L’abbiamo incontrata nella sua etichetta, la Carosello, a qualche giorno dall’uscita del disco. Ad aspettarci insieme a lei, c’era anche un hangover kit per riprenderci dopo una festa, con al suo interno il caffè, una maglietta pulita, il disco e ovviamente l’immancabile OKi, fedele compagno di ogni party lover…
Cosa si prova ad avere tra le mani il tuo primo disco da solista?
Appena l’ho visto ho pianto, tantissimo. A dire la verità, non pensavo di commuovermi così tanto, sono molto contenta. Tutti i passaggi che ho fatto per arrivare a questo disco, sono sempre stati ben chiari e molto difficili. Sono orgogliosa.
C’è stato tanto prima, ci sono stati i Santa Margaret. Quanto tutto questo ha influito nel tuo sound e nel tuo percorso?
Estremamente. Proprio ieri pensavo a tutti i vari pezzi. In particolare, c’è un pezzo, che in realtà parla d’amore ma che si collega benissimo a questo discorso, che dice: ‘’meglio perdersi che non trovarsi mai’’, e ogni cosa che tu fai smuove le molecole. Nel bene o nel male, cambia qualcosa e ti porta dove sei destinato ad andare. Il fatto di aver fatto (e di continuare a fare, eh) una gavetta, mi ha portato a compiere questo passo in totale serenità. Avessi fatto questo disco quattro anni fa, l’avrei sicuramente affrontato in maniera diversa.
Mi ricordo infatti quando siete andati (con i Santa Margaret) in piazza del Duomo per gli Mtv Europe Music Awards del 2015…
Sì, esatto! Ci sono state tante esperienze importanti, forse anche più grosse di quello che potevo fare in quel preciso momento, ed è stato come imparare a nuotare, diciamo. Sai quando non sai stare a galla e allora di buttano in acqua così almeno impari? Ecco. E’ stata praticamente quella cosa lì. Fare adesso quello che sto facendo mi viene ancora più naturale…
Com’è nata l’idea di fare un disco da solista?
E’ stato un processo naturale, stava già accadendo. Avevo anche bisogno di non avere filtri, tra quello che volevo comunicare e come poi questa cosa arrivava all’esterno. Chiaramente, se lavori in un gruppo, tutto questo viene un po’ filtrato dalle idee di tutti, che può sicuramente essere un arricchimento, ma che necessariamente ti fa cambiare forma. Essendo io molto insicura, avevo egoisticamente bisogno di fare questo percorso da sola per andare contro le mie insicurezze.
Parlando proprio a livello artistico invece, è cambiato il processo di lavorazione?
Tantissimo. Chiaramente prima si andava in sala prove: pezzo chitarra e voce e poi si arrangiava tutti insieme. Invece così, dalla scrittura ai demo che ho portato poi in studio, è stato fatto tutto in maniera solitaria. Perciò davanti al computer, a arrangiare e creare un immaginario sonoro c’ero solo io. Quindi è stato all’inizio molto complicato ti dirò, perché essendo abituata proprio a un altro modo di lavorare, è stato difficile farci l’abitudine… Poi in realtà, ci ho preso gusto ed è stato estremamente liberatorio.
Come descriveresti il sound di questo disco?
Pop retrò romantico. Però è anche una fotografia che è inequivocabilmente scattata oggi. Nonostante ci siano tante citazioni derivative da altre epoche, non una in particolare, trovo che alla fine, sia molto percepibile che è un disco uscito nel 2019… Mi piace l’accezione che ha preso oggi la parola retrò perché si può definire a tanti momenti storici diversi. E’ come vedere un quadro con un sacco di colori e che non capisci come possano stare bene tra di loro, perché sembra quasi illogico, però ci stanno.
Se potessi sceglierne una di queste epoche, dove rinascere e fare musica, quale sceglieresti?
Forse gli anni ’70, per diversi motivi, non solo musicalmente. Comunque era un momento molto consapevole e che faceva pensare. Anni molto pesanti se vuoi, tra crisi e altro, però mi affascinano tantissimo. Sono lontani da me, ma mi sarebbe piaciuto veramente tanto conoscerli.
Quindi diciamo anni ’70. Sempre come cantante?
Sì, certo! Ho letto una recensione del concerto che ho fatto all’Ohibò e la giornalista ha scritto che sembravo la quarta delle Charlie’s Angels! (ride, ndr.). Tutta l’estetica di quel periodo mi piace un casino! Potevi essere glam, figla dei fiori, disco… Mettiamola così, il pantalone a zampa declinato in migliaia di modi: dal glitter a quello rotto e sporco di fango usato ai concerti… Mi piace da morire.
Quando finisce la festa?
Continuamente! Ogni volta che un ciclo finisce. Che sia una relazione, la scuola, un momento di vita qualsiasi. In realtà però coincide sempre con l’inizio di qualcos’altro. Sono davvero ossessionata dal concetto di inizio e di fine. Di perdita e di ritrovamento. Nel disco c’è sempre questo concetto che torna: accettare che qualcosa finisca e del bello che viene, non soltanto la malinconia, c’è una sorta di rinascita.
La visione più positiva delle due facce della medaglia, diciamo…
Entrambe le cose! La fine non può essere soltanto intesa come qualcosa di scuro.
Concludo chiedendoti una lista di tre canzoni da sentire a una festa, di cui una deve necessariamente essere tua.
La prima è quella con cui proprio ad una festa qualche mese fa mi sono rotta il dito mignolo sinistro! Tra l’altro esattamente prima di iniziare a registrare le chitarre acustiche, che poi ha fortunatamente sono state affidate ad Adriano Viterbini (ride, ndr.) ed è tassativamente ‘’Wanna Be’’ perché non è festa senza le Spice Girls. Il secondo pezzo potrebbe essere ‘’Miss You’’ dei Rolling Stones. Il terzo, che recuperiamo dal mio disco è sicuramente ‘’Quando Finisce La Festa’’ però alla fine… diciamo che è un po’ una versione aggiornata de ‘’La Musica E’ Finita’’.