NICE TO MEET YOU
TANCREDI
di Federico Ledda
NICE TO MEET YOU
TANCREDI
di Federico Ledda
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Classe 2001, nasce e cresce a Milano, in quella “Porta Romana bella” che continua ad avere come confini il centro di Milano e la periferia. Non si è mai estranei ai propri luoghi e porta nei suoi testi proprio la tensione di quell’aroma romantico e calmo che sa di albe e di attese e il non andarsi mai bene in un continuo muoversi tra la meraviglia e lo sconosciuto. Tancredi è molto giovane, ma dimostra nei suoi testi grande maturità e voglia di fare. Ogni pezzo che rilascia è una cosante crescita un punto nuovo del suo sound, che come lui stesso ci racconta, è in continua evoluzione. E’ durante il liceo classico che Tancredi inizia a rifugiarsi nelle parole. Inizia ad immaginare storie silenziose che parlano di respiri, futuro, città, famiglia e fughe. Quando queste storie trovano la musica ecco che arrivano le battle, i primi riconoscimenti, i contest e l’ingresso nell’ambiente Hip-Hop milanese. Scrive da solo, ascolta artisti dell’underground d’oltreoceano e li rielabora con la raffinatezza di un diciannovenne che ha qualcosa da dire senza urlare.
Come descriveresti il tuo sound?
Il mio sound è un hip-hop contaminato principalmente dal pop e ultimamente dalla dance soprattutto anni ‘80.
Da dove viene Tancredi? Qual è il tuo percorso?
Sono un ragazzo di Milano che ha iniziato a fare freestyle con gli amici per poi iniziare a scrivere i primi pezzi. Ho sperimentato veramente tanto tra i 15 e i 18 anni e sto continuando a farlo tutt’ora ma con più consapevolezza. Sono solo all’inizio del mio percorso, ma ora che ho trovato delle persone che credono in me ho ancora più fame e voglia di fare.
Da chi trai ispirazione?
In questo ultimo periodo mi stanno influenzando molto i Kool & The Gang, Earth Wind & Fire e tutto quel mondo lì, poi io scrivo utilizzando il flusso di coscienza quindi il tema e quello che scrivo non è mai programmato, di conseguenza non lo sono neanche le ispirazioni. Molte volte mi trovo a dover capire io una volta scritto a cosa mi sono ispirato.
Di che cosa parla “Alba”?
L’idea iniziale era quella di una ninna nanna, solo che attraverso il flusso di coscienza del quale vi ho parlato prima, tutta la programmazione della canzone è stata stravolta dalle prime parole che mi sono uscite ed è diventata una canzone che ritrae un momento di malinconia e di impossibilità di cambiamento che poi alla fine sta solo dentro la mia/tua testa.
Quali sono le tue prossime mosse?
L’unica mossa in programma è continuare a fare bella musica, che possa emozionare le persone che la ascoltano. Non mi sto ponendo limiti e il prossimo singolo lo dimostrerà.