IL SUCCESSO

DEL POLIFONIC

di Federico Ledda

IL SUCCESSO

DEL POLIFONIC

di Federico Ledda

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Laura Marchesi e Marco Sala, sono rispettivamente Account Director di DICE Italia e CEO and Founder del Polifonic e rappresentano due fresche novità che ormai da qualche anno si stanno facendo sempre più strada nel nostro mercato. Diviso tra Milano e Bari, Il Polifonic è uno dei festival più interessanti del nostro paese che regala all’estate un sapore più internazionale e interessante con le sue line up di musica elettronica. DICE, invece, è una piattaforma di ticketing unica nel suo genere, che permette ai fan di acquistare i biglietti di eventi e concerti direttamente da una app, creando perfino una community mondiale di concertgoers. Questa realtà nasce nel Regno Unito dove, passo dopo passo, è riuscita a diventare un serio competitor per i siti web di ticketing, diventando rivenditore esclusivo di avvenimenti importanti come il Primavera Sound. Questa intervista doppia spiega la storia di due importanti realtà da anni ormai al centro degli avvenimenti musicali in Italia.

Laura, come sei arrivata in Dice?

La mia esperienza di ticketing parte in Spagna dove ho lavorato tre anni per Ticketmaster per poi tornare in Italia per gestire l’apertura della sede di Ticketmaster a Milano. Da qualche mese però ho iniziato a far parte della famiglia di Dice. Mi incuriosiva moltissimo questa realtà perché essendo innovativa e digitale è diventata il sogno delle biglietterie! Quindi, quando me l’hanno proposto, ho scelto di entrare con l’obiettivo di costruire qualcosa di importante anche per il mio futuro.

Marco, come nasce il Polifonic?

È nato da un da una data che facemmo in Puglia, a Bari, io e quello che poi è diventato il mio socio. Decidemmo di fare una doppia data nel weekend, la prima a Milano e la seconda a Bari. Il protagonista era l’artista internazionale Mano Le Tough. Arrivati a Bari e superato l’evento, decidiamo di fermarci qualche giorno in più. Il mio socio, che faceva già una serie di party in una masseria della zona, mi portò a vedere la location delle sue feste. Vedendo questo posto spettacolare, in seduta stante ho detto: benissimo, facciamo un Festival? Da lì abbiamo iniziato a lavorare a quello che poi è diventato l’evento che conoscete oggi.

In Puglia siete un vero e proprio pilastro. Qual è il vostro goal, a cosa mirate?

È sempre stato un misto tra fortuna e bravura. Abbiamo sicuramente avuto un’intuizione vista la crescita che ha avuto il territorio nel corso di questi anni. Fortuna nel scegliere soprattutto quel tratto di valle tra Monopoli, Ostuni e l’entroterra, bravura invece nel capire che man mano la Puglia sarebbe diventata una zona sempre più chiacchierata, ecco.

Laura, com’è nata la partnership con il Polifonic?

Nasce grazie alla mia collega Marta che si occupa di content e che, nel nome di Dice, ha creduto in questa realtà. Polifonic è per noi è un mondo molto interessante e rientra perfettamente nel nostro target. Ogni Festival ha la sua identità, la sua anima e quella di Polifonic ci ha stregato sin da subito.

Qual è l’elemento principale che andate a cercare quando scegliete di far parte di un evento?

È una domanda interessante anche dal punto di vista della biglietteria perché l’analisi che viene fatta quando si sceglie un partner non è solo ed esclusivamente dettata da quella che è la che la revenue, quindi, in parole povere il guadagno che ci può essere dietro, ma il nostro core business è fare uscire le persone di più. L’abbiamo anche riscontrato in tanti report: chi compra con la nostra app ritorna sulla stessa e acquista di nuovo quattro volte di più rispetto a una pagina web o comunque a un’altra biglietteria competitor. La nostra missione è quindi quella di scegliere la musica giusta o comunque i partner con i quali abbiamo un’affinità elettiva.

Marco, in che modo selezionate la line up che andrà a riempire il cartellone del vostro festival?

Dall’anno scorso abbiamo raddoppiato i nostri principali output. Il festival è come se fossero ormai due, ma sicuramente la Puglia ha uno storico più importante dato che ci stiamo incamminando verso la quinta edizione. In entrambi i casi, la scelta della line up avviene in maniera organica, sia io che il mio socio Michele lavoriamo in questo campo da circa vent’anni, siamo appassionati di musica elettronica e facciamo ricerca in base alle uscite nelle label e in base anche a ciò che troviamo e se sentiamo in altri festival o nei club. La cosa più difficile è creare delle line up coerenti rispetto a quelli che sono i palchi che mettiamo in piedi. L’anno precedente siamo arrivati ad avere quattro stage e quest’anno arriveremo a quattro e mezzo grazie a una sorpresa che non possiamo ancora rivelare.

Qual è il festival più bello alla quale siete mai andati?

Marco: Personalmente, a livello di esperienza, il Burning Man. Penso che non ci sia niente comparabile, è proprio un esperimento sociale, al di fuori di qualsiasi altro schema.
Laura: Il Primavera Sound, anche perché ci ho lavorato cinque anni, è stato per me molto significativo, sia come esperienza, sia come happening. Aggiungerei anche il Benicàssim, anche esso molto importante per me.

Laura, in che modo Dice sta promuovendo il Polifonic 2023?

Per noi il Polifonic è molto importante, e non lo dico perché è un’intervista, anche Marco sa quanto ci teniamo realmente. Il nostro obiettivo è quello di promuovere in tutti i modi possibili l’evento e la nostra app è lo strumento sul quale stiamo contando moltissimo. Abbiamo visto che da un anno all’altro gli acquisti e gli user, sono aumentati in maniera esponenziale. L’obiettivo è quello di creare una community sempre più vasta e di targetizzarla permettendoci di comunicare ai fan offendo loro quello che cercano.

Marco, qual è il ricordo più speciale dei tuoi Polifonic?

Seconda edizione, la chiusura che fece Hunee ancora nella nostra vecchia location. Festa pazzesca, tantissima gente, forse la prima volta che ne veniva un numero così elevato. Ricordo che ci fu anche lo sciopero degli aerei e che recuperammo l’artista da Napoli e riuscì ad arrivare appena a quindici minuti dal suo set. Mi ricordo che fece uno dei migliori set che abbia mai sentito in tutta la mia vita.

Una curiosità: facendo il vostro lavoro, ci si può anche divertire mentre si lavora?

M: Personalmente faccio abbastanza fatica, di solito mi dedico la domenica come giorno in cui riesco ad abbassare la tensione e a godermi di più la situazione.
L: Io mi sento di dire che quando vivevo in Spagna, prima di lavorare nella biglietteria, ho lavorato a diverse produzioni musicali. Per fare questo mestiere penso che tu debba amare profondamente la musica, per tutta la mia vita sono andata a concerti, quando ho incominciato a lavorarci ho iniziato a vivere degli aspetti che danno preoccupazioni sì, ma che fanno parte del tuo mestiere. Da quando lavoro nella biglietteria, che amo tantissimo, e arrivo nelle location dei nostri eventi, mi rendo conto che tanta fatica è stata ripagata: è meraviglioso vedere gente che beve, ride e si diverte, ti fa davvero amare quello che fai, specialmente dopo tutto quello che abbiamo vissuto con la pandemia.



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