COLLA ZIO
ROAD TO SANREMO
di Federico Ledda
COLLA ZIO
ROAD TO SANREMO
di Federico Ledda
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Dopo essere arrivati tra i finalisti dell’ultima edizione di Sanremo Giovani con il brano “Asfalto”, i Colla Zio sono pronti a fare faville sul palco dell’Ariston. I cinque ragazzi sono un vero e proprio vulcano formatosi con l’esigenza di fare musica. Uniti da una forte amicizia, che rende ogni membro del gruppo un componente fondamentale, sono in gara con il brano “Non mi va”, un funk energico che farà ballare tutto il teatro. Per la serata duetti, invece, puntano a conquistare tutti con l’iconica “Salirò” di Daniele Silvestri, pezzo che verrà eseguito insieme alla collaborazione di Ditonellapiaga, in gara lo scorso anno. L’uragano dei Colla Zio è pronto anche a travolgerci con il loro primo EP “Rockabilly Carter”, un meraviglioso viaggio all’interno del variopinto mondo del gruppo milanese.
Come state?
Sarà che ci dividiamo l’ansia per cinque però devo dire che siamo piuttosto tranquilli. Sicuramente un po’ di strizza c’è, ma cerchiamo di trasformarla in “gaso” più che possiamo.
Come sono andate le prove all’Ariston?
Benissimo, siamo davvero soddisfatti e non vediamo l’ora che parta la gara! Stiamo anche preparando il tour che ci vedrà in giro per l’Italia.
Da cosa avete tratto ispirazione per la scelta del titolo del vostro primo progetto?
È il nome di quello che poi è il protagonista di tutto l’EP, lui si chiama proprio così: Rockabilly Carter.
Come vi siete conosciuti?
Il nostro rapporto è sodalizio musicale, nasce da un’amicizia che ci lega ormai da tempo. La passione per la musica ci ha uniti sin dal liceo dove abbiamo tutti capito che ci piaceva cantare, una cosa abbastanza singolare. Si cresce e man mano le persone cambiano e le vite vanno avanti. C’è chi sceglie di essere ingegnere e chi musicista: noi abbiamo provato la prima, ma ci siamo trovati meglio con la seconda.
Come nasce un brano dei Colla Zio?
Dipende dal pezzo. Può nascere in studio come è successo diverse volte, oppure come per “La nostra seconda primavera”, il nostro brano preferito, sulla collina dei ciliegi di Milano. Tutti insieme, un po’ di sole, una chitarra ed eccoci qui. Ascoltando il brano, secondo noi, si può anche percepire l’attaccamento alla terra.
Essendo voi in cinque, in che modo riuscite a unire le vostre, immagino, differenti influenze musicali?
Cerchiamo di contagiarci il più possibile l’un l’altro e credo che questo sia uno dei nostri punti di forza. La sintesi che riusciamo a trovare tra le varie inclinazioni di tutti noi è quello che poi va a completare il nostro sound. È una cosa che si evince abbastanza attraverso la frenesia e il caos che ci circonda e che, appunto, abbiamo inserito nell’album.
Mi dite, membro dopo membro, un artista che vi distingue particolarmente?
Childish Gambino.
Io la sparo grossa: i Dik Dik
Lucio Dalla
A costo di essere mega mainstream, ti devo dire gli Arctic Monkeys.
Io chiudo con i Radiohead.
Tornando a Sanremo, di cosa parla “Non mi va”?
Dopo un momento di indecisione abbiamo deciso di destinare “Asfalto” a Sanremo Giovani e lasciare “Non mi va” per la gara perché la troviamo più accessibile a tutti. È un funk energico che ti impedisce di stare fermo. È interessante, però, perché il testo invece parla delle insicurezze e fragilità del protagonista che, originariamente sono nascoste, ma che iniziano ad uscire piano piano con il crescendo del brano.
Un brano che quindi, come voi stessi dicevate, fa “prendere bene” anche se il protagonista è “preso male”. Cosa fa provare queste emozioni ai Colla Zio invece?
Sicuramente il traffico di Milano e la gente che arriva in ritardo, questo ci fa prendere molto male. La natura e i concerti sono invece le cose che ci fanno prendere bene.
Il concerto più bello che avete mai visto?
Bon Iver.
I Tame Impala all’Ippodromo di Milano.
L’estate scorsa abbiamo visto i Jungle e Kaytranada, fighissimo. Non forse il concerto migliore della vita, ma per come l’abbiamo vissuto, sicuramente rimarrà impresso nei nostri ricordi.
Da piccolo sono andato a San Siro a vedere Bruce Springsteen che ha suonato per quattro ore ed è stato epico.