NEL CIRCO

DEI FUERA

di Federico Ledda

NEL CIRCO

DEI FUERA

di Federico Ledda

Nullam consectetur mauris in nisl porta mattis. Proin id malesuada metus, eu venenatis nunc. Sed a lectus sem. Vestibulum eu lacinia erat. Quisque ac porta ligula, et consectetur libero. Nullam auctor, arcu eu tincidunt tincidunt, metus nulla faucibus ligula, eget condimentum mauris nibh eget ante. Praesent tincidunt velit velit, vitae tincidunt enim congue id. Duis varius mollis ipsum, eget mattis elit consequat id. Vivamus congue faucibus condimentum. Maecenas arcu mauris, sollicitudin ut tortor nec, ultricies lacinia erat. Phasellus finibus lectus ut lectus euismod pellentesque. Morbi lorem nibh, pulvinar viverra diam sed, rhoncus accumsan urna. Aenean vestibulum lectus placerat nisi fermentum euismod.

Chi dice che in Italia non ci sono più artisti interessanti non ha mai ascoltato i Fuera, la cosa più fresca che c’è nel nostro paese in questo momento. Dalle sonorità elettroniche, quasi techno (così come il loro look berlinese) alle influenze rap, il collettivo ha cominciato a farsi strada grazie ad un sound ibrido ed estremamente originale che si direbbe essere una formula perfetta. È di recente pubblicazione “Circo Mezzaluna”, il loro ultimo lavoro nato dopo due anni di gestazione: un progetto di forte contaminazione tra generi in cui si fondono cantautorato ed elettronica ad influenze etniche, jazz e ambient, lasciando trasparire il calore delle loro origini partenopee. Il gruppo è attualmente in tour nei club, la dimensione perfetta per godere appieno del loro universo.

Il nuovo disco è perfetto per ballare, come tutto il vostro materiale del resto. Come nasce un pazzo dei Fuera?

Nessun pezzo ha la stessa formula, a volte siamo più istintivi e diretti mentre altre volte l’idea iniziale cambia varie forme prima di trovare quella definitiva. In generale, pensiamo sempre alla resa live di un nuovo brano mentre ci lavoriamo.

E questo album invece, come è nato?

Da un sogno.

Chi è Ludovica? Che quadri ha in casa?

Una persona speciale si chiama così, ha sempre amato collezionare arte e ho ricordi di questi bellissimi quadri di un artista, danese mi sembra, con cui riempiva casa. Il senso di nostalgia che ci trasmetteva quest’immagine poi ha ispirato tutto il pezzo.

Siete in tour, che cosa si prova?

Diciamo un bel misto fritto di emozioni.

State suonando nei club, qual è la vostra venue sogno per un concerto?

Oltre ai classici luoghi di culto della musica elettronica europea, il nostro vero sogno sarebbe portare il club nei circhi.

Che musica ascoltate prima di salire sul palco?

In questo tour prima di salire sul palco ascoltiamo l’open di Mantis e xx.Buio.

Tornando al vostro progetto, com’è nata “ACQUA”?

L’idea è nata guardando un documentario di soli paesaggi naturalistici su Netflix mentre bevevo della simpaticissima acqua fresca. Nei mesi successivi abbiamo prodotto il resto e coinvolto prima Quentin e infine Bluem.

Un brano che non manca mai ai vostri concerti?

Seguici in tour e scoprilo!