MACE E LA TESTA

PSICHEDELICA

di Federico Ledda

MACE E LA TESTA

PSICHEDELICA

di Federico Ledda

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E’ arrivato OBE, il biglietto d’ingresso dentro l’universo firmato MACE.
Un mondo che abbiamo lentamente iniziato a conoscere attraverso le sublimi produzioni di brani come Chic (Izi), Pamplona (Fabri Fibra feat Thegiornalisti) e grazie anche al longevo sodalizio che l’artista ha con Venerus, parte integrante di questo nuovo progetto.
L’album è un trip psichedelico dentro la mente del produttore dove artisti di mondi apparentemente diversi si incontrano creando vere e proprie magie. Partendo da AYAHUASCA, traccia clamorosa con il melodico Colapesce e il romantico Chiello_FSK, passando per il banger Blanco-Salmo che sta facendo impazzire tutti e arrivando a brani instant-classic come quello con Venerus e Joan Thiele (l’uno l’estensione dell’altro) e la strumentale in chiusura del disco che porta ancora più intensità a un progetto degno della massima attenzione.
Mi sono collegato su zoom con Mace che dalla sua pazzesca casa/studio/galleria mi ha fatto accedere al suo mondo…

Quella che vedo alle tue spalle è casa tua?

Sì! Mi sono trasferito da un mese. Era da un po’ che cercavo casa nuova e quando sono entrato qui mi sono innamorato.

Ti ispira?

Di brutto. Il luogo che hai intorno si propaga sull’essere ispirati e sull’aver voglia di raccontare determinate cose. Anche il mio vecchio studio era pieno di piante e quadri… era più concepito come un salotto che uno studio di registrazione. Anche quello che sto facendo in questa nuova casa riflette quel mondo lì. Diciamo che mi piace essere circondato dall’ordine e dal bello.

E per te cos’è il bello?

Credo vada al di là della pura bellezza estetica, mi deve smuovere emozioni positive.

Qual è stata l’ultima cosa che ti ha smosso?

Dipende, vengo quotidianamente smosso da qualcosa, può essere una canzone che mi colpisce incredibilmente o passare del tempo con delle persone a cui voglio bene. Mi reputo una persona facile da smuovere e magari è proprio per questo che riesco a mettere così tanto di me in quello che faccio.

Come stai?

Bene. Devo dire che mi sto dedicando moltissimo ad arredare casa nuova. Questo mi aiuta a non pensare solamente al disco che sta uscendo. Finché stavo realizzando l’album ero molto lì con la testa, soprattutto negli ultimi mesi. Adesso che è pronto ed essendo uno bisognoso di movimento, mi distraggo arredando casa e leggendo molti libri. E’ un periodo in cui mi sto rilassando molto nonostante stia succedendo una cosa per me così grossa.

A proposito di questo, hai un po’ di ansia?

No, devo dire che ne avevo molta di più questa estate. Forse perché il disco l’aveva davvero sentito solo Venerus che è sempre in studio con me e con cui mi confronto tanto. Dopo l’estate ho iniziato a fare sentire il progetto a più persone e vedevo che le reazioni erano sempre ottime, quindi mi sono progressivamente rilassato e adesso me la sto vivendo in maniera iper rilassata. Fai che sono qui a casa che sto scegliendo come appendere i quadri nuovi (ride, ndr.).

Parlando delle collaborazioni invece, penso che era tanto che non trovavo featuring così interessanti e audaci. Non mi sarei mai aspettato per esempio di trovarmi FSK e Irama nello stesso brano e così con tante altre tracce presenti. Come è nato il tutto?

Il disco ha avuto una gestazione lunga, nel senso che ci lavoro da un paio d’anni ma non sono mai stati due anni continui, anzi. Di solito è sempre stato tutto molto istintivo. Magari iniziavo lavorando con un’artista e come finivo di registrare mi si accendeva la lampadina su chi potevo chiamare dopo. Queste combo inaspettate hanno per me perfettamente senso, ci vedo dei punti di incontro e devo dire che tutti gli artisti coinvolti erano presi benissimo. Riferendomi al tuo esempio, gli FSK sono mega fan di Irama, apprezzano molto il suo lavoro e viceversa. Per dirla in breve è stato tutto molto fluido e non ho dovuto convincere nessuno, si sono tutti fidati.

Qual è l’immaginario che secondo te hai cercato di dare con il progetto?

Forse sono io il fil rouge di questo disco, trovo naturale che esprima me. Io spesso mi definisco un viaggiatore, uno che è sempre alla ricerca di stimoli. Ho viaggiato per più di 50 paesi ma viaggio anche senza muovere il corpo. Ho fatto tante esperienze diverse e volevo che questo si capisse all’interno del disco.

Da qui il titolo OBE?

Esatto. L’esperienza extra-corporea è l’immagine che rappresenta meglio il modo che ho di viaggiare. Esco dal mio corpo, dalla mia quotidianità per mettermi a confronto con un punto di vista esterno. Questo poi all’atto pratico si è trasformato in scegliere degli ospiti inaspettati o prendere delle decisioni insolite. Quando guardi le cose da un altro punto di vista è tutto molto più semplice di quanto credi.

Diciamo che per come l’ho interpretato io è un viaggio all’interno di Mace. Ti metti a nudo attraverso le tracce. Credi che è un concetto potrà andare avanti anche nei tuoi progetti futuri?

Sicuramente non farò mai un disco uguale all’altro. In realtà per il prossimo delle idee già ce le ho. E’ un po’ presto per parlarne, sicuramente sarà molto diverso da questo. Come hai detto tu, essendo un viaggio dentro me stesso e le mie esperienze, sicuramente il prossimo album avrà l’intento di riflettere me e quello che starò passando durante quella fase della mia vita. Ci saranno quindi dei punti di contatto, ma porterà allo step successivo.

Pensando in grande, una collaborazione che vorresti mettere in piedi? La bonus track di OBE, per esempio, con chi potrebbe essere?

Bella domanda! Sto ascoltando cose talmente diverse che in questo momento non saprei risponderti. Magari dopo mi viene in mente e te lo dico.

Che cosa stai ascoltando quindi?

Molta musica ambient, jam session di sintetizzatori… Musica estremamente rarefatta, molto dilatata, composta da brani lunghi dove quello che succede succede in maniera molto graduale. Non ho più il minimo interesse nell’ascoltare musica pop o cose troppo cantate, sto sentendo cose che mi aiutano a riflettere e a viaggiare con la mente.

Credi che valuterai la possibilità di fare un tuo album strumentale?

Assolutamente. Sto solo aspettando il momento giusto. Ho già una valanga di brani completamente strumentali stile “post club”, basati sulla mia esperienza di tanti anni da dj. Nonostante non siano brani dance hanno ritmiche di quel tipo. Ho anche pezzi molto più dilatati nel tempo che invece rispecchiano i miei ascolti dell’ultimo periodo.

Mi dici un pezzo ambient che tutti dovrebbero ascoltare?

Dance PM di Hiroshi Yoshimura, o Expanding Electriity di Kaitlyn Aurelia Smith.



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