NELLA GIUNGLA

DEI THE BLAZE

di Federico Ledda

NELLA GIUNGLA

DEI THE BLAZE

di Federico Ledda

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Ascoltare il nuovo lavoro dei The Blaze “Jungle” ti lascia la stessa piacevole soddisfazione di quando finisci un bel film. Dentro c’è tutto, da produzioni impeccabili e spesso malinconiche, a contaminazioni da mondi diversi e nuove esplorazioni sonore. I The Blaze ci riescono di nuovo e dopo il precedente “Dancehall” pubblicato nel 2018, rilasciano un lavoro ricco di pathos e comunicazione. Negli anni, il duo francese, ha appassionato non soltanto per le originali produzioni, ma anche per l’estrema eleganza dei videoclip dei loro brani che hanno contribuito ancora di più, a raccontare il loro lavoro attraverso una fotografia e un’estetica precisa, riconoscibile e, diciamocelo, un vero toccasana per gli occhi e per il cuore.

Com’è nato questo incredibile viaggio chiamato “Jungle”?

Abbiamo iniziato il processo di creazione tre anni fa, giusto un pelo prima che cominciasse l’emergenza sanitaria. Era la fine del tour di “Dancehall”, quindi iniziavamo a essere più liberi e disponibili, così abbiamo iniziato a lavorare a un po’ di melodie, poi è arrivato il Covid e ci siamo fermati per qualche mese. Capito quello con cui stavamo avendo a che fare, ci siamo rimessi a lavoro. Sono usciti quindici brani e ci siamo detti: “okay, è ora di pensare a un album”. E così abbiamo iniziato a captare anche a tutto l’imaginario intorno, ai video musicali, al titolo e lentamente abbiamo iniziato a completare i tasselli.

È stato ispirato da qualcosa in particolare o parla semplicemente di voi?

Siamo stati ispirati dalla vita in generale: essere stati in tour per tre anni ci ha permesso di visitare moltissime parti del mondo e questo ha sicuramente contribuito. Anche il Covid, che ci ha costretto a stare nei nostri confini, ha sicuramente influito nel processo creativo.

È stato difficile pensare a musica di questo tipo mentre eravate confinati in casa?

No, anzi, proprio il contrario. Per una volta siamo stati pieni di tempo libero e questo ci ha permesso di farci ispirare molto di più. Non è sicuramente stato un tempo felice, però in un certo senso è servito per farci capire meglio che senso dovesse avere questo album. Non ci fosse stata la pandemia tuto il progetto avrebbe avuto sicuramente un sapore diverso.

Come nasce un vostro brano?

In una maniera piuttosto semplice, solitamente andiamo in studio e aspettiamo che l’ispirazione ci colpisca in maniera naturale.

Non parlate solamente con la musica, ma anche grazie alle immagini dei vostri videoclip. Quanto sono importanti nell’universo dei The Blaze?

Fa proprio parte della nostra dimensione: creare video musicali ci permette di raccontare una storia precisa, dare più indizi su quello che voglio comunicare. È una sorta di sentiero che lo spettatore può seguire. Quando lavoriamo alla nostra musica ci viene molto naturale immaginare delle storie, storie che poi andiamo a sviluppare ancora di più con i video.

Se doveste scegliere un regista o un film che racconta la vostra filosofia, quale sarebbe?

È quasi impossibile sceglierne uno ma così, su due piedi, mi viene in mente Terrence Malick, il regista di The Tree of Life perché i suoi film sono di forte impatto, una cosa che per noi è molto importante. È interessante vedere anche quante storie e immagini differenti si intrecciano nei suoi lavori e se ci penso, è proprio ciò che noi cerchiamo di fare con il nostro progetto.

Quali sono le differenze principali tra questo e il lavoro precedente?

Sicuramente ci sono delle differenze: questa volta siamo stati ispirati dalla nostra storia e creavamo le tracce in base a come poi volevamo suonarle live. Ci siamo concentrati sul fornire un’esperienza che traslasse immediatamente lo spettatore dalle cuffie ad un concerto dal vivo. In termini di produzione, abbiamo usato macchine differenti e ci siamo divertiti con sintetizzatori analogici ed effetiere degli anni ’70. In più tutte le voci che si sentono sono le nostre in coro che armonizzano, mentre invece in Dancehall abbiamo sempre registrato singolarmente.

Quest’anno suonerete al Coachella. Come vi sentite?

Vediamo questo festival come gli altri, sicuramente è un’opportunità importante e siamo sicuri che daremo il massimo. La cosa divertente di avvenimenti del genere è vedere artisti interessanti suonare, speriamo di averne l’opportunità.

Chi vorreste sentire?

Sicuramente Rosalía, Frank Ocean e i Tale of Us.