THE JULY ISSUE

STARRING MADAME

di Federico Ledda

with a massive special thanks to @Dsg_Disgusto

backstage video by Dino.Zoor @Cattura Production

make up by Giulia Mosca

style by Chiara Pastori

from an idea of Federico Ledda

pictures by Alessandro Levati

THE JULY ISSUE

STARRING MADAME

di Federico Ledda

with a massive special thanks to @Dsg_Disgusto

backstage video by Dino.Zoor @Cattura Production

make up by Giulia Mosca

style by Chiara Pastori

from an idea of Federico Ledda

pictures by Alessandro Levati

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Ho sempre pensato che quando si è in presenza di grandi artisti lo si capisce immediatamente. Piccoli o grandi che siano, se farai strada e cambierai le carte in tavola è nel tuo DNA, è una cosa che hai dalla nascita. Uno dei fattori, secondo me, più tangibili che te lo fanno capire, è la luce che questo tipo di persone emanano. Illuminano tutta la stanza e tu ne vieni completamente catturato, un po’ come quando entri in un museo e trovi un’opera che ti toglie il fiato. Questo dovrebbero fare i grandi artisti e questo è quello che sicuramente sta facendo Madame. Singolo dopo singolo, collaborazione dopo collaborazione, l’enfant prodige ci sta facendo scoprire poco a poco nuove parti di se stessa portandoci a volerne sempre di più. 
Infatti la domanda più ricorrente che le stanno facendo è: “quando esce il disco di debutto?”. Ancora non lo sa, o comunque, non ha voluto dirmelo, però ho provato a tirarle fuori il più possibile. Se non del disco, del suo universo, per poterla capire un po’ di più. E’ stata proprio una bella chiacchierata, avvenuta dopo mesi di trattativa (con nel mezzo anche una pandemia globale) una bagnata sera di luglio, in un rooftop con vista a 360 gradi su Milano.

Come iniziare l’intervista se non con la domanda delle domande: Quando esce il tuo primo album? E’ in lavorazione? Ci stai pensando?

Io l’album l’ho scritto. Adesso bisogna lavorare a tutto il resto. Le produzioni, l’immagine, i video… Probabilmente verrà fuori dopo rispetto al periodo che ci eravamo prefissati. Un po’ per colpa del Covid, un po’ per altre cose, però arriva.

Non sei partita tanto tempo fa, ti aspettavi di diventare di rilievo in così poco tempo?

Ti dico la verità, è stato molto più graduale di come sembra. Ho iniziato da sola che era il 2016, andando poi a pubblicare nel 2017 il primo pezzo. Ho lavorato a un anno di brani e poi ne sono usciti solo tre perché avevo troppa paura. Comunque li ho tolti e ho ricominciato nel 2018. Quindi l’ho vissuta in maniera molto lenta. Ovviamente poi, quando hai una salita “vertiginosa” cambia tutto in un attimo.

Durante la quarantena hai avuto modo di fermarti e di processare?

No. Non ho ancora quella consapevolezza. Banalmente so di avere un certo tipo di seguito, però non mi sento nemmeno un personaggio pubblico, ecco. Un po’ mi dispiace perché trovo sia importante avere la consapevolezza di noi stessi ma credo che l’acquisirò piano piano.

Cos’hai fatto durante la quarantena?

Bella domanda. Mi sono dedicata alle relazioni interpersonali, ovviamente a distanza. Ho anche guardato parecchi film…

Tipo? Dimmene tre?

“Call Me By Your Name”. Poi ho visto “BoJack Horseman” dall’inizio alla fine e anche tutti i film di Studio Ghibli a parte “Il Porco Rosso”.

E come mai quello no?

Finito il “periodo” Studio Ghibli mi mancava lui e ho detto va be, basta, non ho più voglia. Poi era anche finita la quarantena…

Hai avuto modo anche di sperimentare con la musica? Scoprire nuovi artisti? Affascinarti?

Io adoro seguire gli emergenti, anche se io stessa sono tutt’ora considerata emergente non avendo ancora pubblicato un album. Ti parlo però di emergenti proprio piccoli. Mi piace tantissimo, infatti adesso sono direttrice artistica di uno che, tra l’altro, ho portato e fatto firmare in Sugar (sua etichetta discografica, ndr.) e sono co-manager di un altro. Ultimamente mi sono dedicata molto a questo. Specie nell’ultimo periodo mi sono imbattuta su un talento che si chiama Erin. Davvero fenomenale.

Come l’hai scoperto?

Lui su SoundCloud. Gli altri due sono Vicentini come me. Ho fatto anche numerose dirette su Instagram dove chiedevo nomi di artisti emergenti da ascoltare… Sai, penso che sarò brava nel modo della discografia!

Ci trovi un futuro?

Sì. Nel mondo artistico non lo so, posso stancarmi dopodomani e iniziare a dipingere quadri. O magari trovarmi un lavoro più serio (ride, ndr.).

Tipo la commessa da Ikea?

Guarda, il mio sogno era quello di insegnare italiano.

Davvero?

Io volevo fare la professoressa nella vita, e alla fine mi sono trovata qui. A farmi fare le foto.

Parlando delle collaborazioni che stai facendo, trovo che sicuramente ogni featuring ha portato qualcosa in più di quello che è Madame. Qual è il brano in cui ti senti più tu oggi e, invece, quello in cui ti senti più acerba?

Acerba penso assolutamente un brano con Yem, che seppur uscito l’anno scorso nel suo EP, l’avevo scritto nel 2018. Ne ho fatto uno anche con Tredici Pietro. Diciamo che questi due sono quelli dove mi sento più bimba, è passato molto tempo. Specie per la mia età in cui comunque si cresce in modo molto veloce. Parlando invece di quelli in cui mi sento più io oggi c’è sicuramente quello con Marra. E’ stato un featuring che mi piace definire teatrale. Sia per la richiesta, che per il modo in cui si è svolto il tutto. Teatrale perché ho dovuto recitare, dovevo essere l’anima, non parlavo io. E’ come se mi fossi inventata una balla, capito? Parlare di me in prima persona quando in realtà, non sono io l’anima di Marracash. L’altra collaborazione a cui sono particolarmente affezionata, è quella con Ensi, perché è uno dei miei rapper preferiti. Il pezzo si chiama “MIRA” ed è un brano che tutt’ora a sentirlo mi affascina tremendamente.

Tornando allora al feat con Marracash, volevo chiederti la tua “versione dei fatti”, dato che quando lui ha annunciato la vostra collaborazione ha raccontato su Instagram un bellissimo aneddoto. Mi dici la tua?

Confermo tutto il racconto di Marra. E’ stato abbastanza comico quel giorno. Lui impanicato che mi diceva: “ma sei sicura di scrivere la strofa qui? In una sera?”. Il delivery non arrivava, quindi loro hanno preso e sono andati in cerca di un ristorante. Io ho detto: “raga, sto a casa”. Quindi sono rimasta a casa da sola, fino a quando a un certo punto ho avuto un calo di zuccheri e sono svenuta sul divano. E’ arrivato Fabio, il mio A&R con una bella focaccia, l’ho mangiata e gli ho detto “grazie, mi hai fatta rivivere”. Quindi un quarto d’ora, venti minuti e ho scritto la strofa, poi ho passato il resto del tempo a dormire. Dopo un po’ Marra ha aperto la porta della stanza e fa: “Madame si è addormentata”. (ride, ndr.)

Di recente Guè Pequeno, durante un’intervista, ha fatto un grande elogio nei tuoi confronti. Come gli rispondi?

Ti dico la verità, io non ho ancora ricevuto una critica negativa. Sono consapevole del ruolo che ho in Italia, so che è importante e che tutti lo riconoscono come tale. Poi c’è a chi sta sul cazzo perché quel ruolo lo vorrebbe avere lui, e chi invece ha il suo e quindi dice “bella”. Guè sicuramente è uno di questi. Tutti i più grossi in realtà, quelli che ci sono da molto prima di me, mi hanno, in un modo o nell’altro riconosciuta. Gli rispondo che è vero, sono in grado di fare quello che faccio, lo faccio bene e non devo seguire determinati canoni se non quelli autoimposti.

Ti definiresti rapper?

Sì, ma perché non mi saprei definire in altro modo a livello testuale. Io scrivo rap. Qualsiasi dei miei testi tu lo potresti rappare, solo che poi io scelgo di cantarlo. Me la fantastico io come mi va, anche se di base sì, è rap.

Come mai non rappi?

Nel disco inizierò a farlo perché finalmente ho imparato. Ci è voluto un po’ e non sono ancora arrivata dove voglio. E’ molto difficile il rap, molto più di cantare, specialmente quando sei donna.

Trovi altre esponenti femminili valide in Italia o credi di essere l’unica?

No, ce ne sono di valide. Io però un po’ per insicurezza, paura e orgoglio, ho deciso di staccarmi completamente da chiunque proprio per evitare i paragoni. Che poi, sono un po’ inevitabili perché abbiamo in comune la vagina, però non c’è altro. I temi? No. 
Ci sono alcune rapper che io stimo molto come ad esempio, Leslie o Ariete che sono molto brave. C’è anche Anna che rappa bene in culo. Ognuna ha il suo ruolo, infatti, una cosa che mi dà fastidio è che i rapper sono chiamati per nome mentre invece noi siamo “le rapper”. Io non lo accetto. Io sono io e loro sono loro. Non fraintendermi, non faccio hating, ma è normale si creino ogni tanto dei dibattiti mediatici. Ma ci stanno, cioè, perché privarsene?

Dicevamo che sei stata riconosciuta un po’ da tutti. Da chi invece, a livello internazionale, vorresti uno shout out?

070 Shake. Ho aperto il suo concerto a Roma e, passando per le scale le ho detto: “sei la mia artista preferita al mondo”, lei tipo mi ha guardata e ha accennato un mezzo sorriso. “Bene, mi sa che un feat non ci sarà mai”. Però quella sera è stata emozionante. Essere nello stesso camerino… Poi a una certa dopo il live siamo andati a cena e me la sono ritrovata allo stesso tavolo. Troppo divertente.

Dai, magari c’è ancora speranza per una collaborazione, mai dire mai, no?

No, per carità, però dubito troppo…

E se avessi la possibilità, nei tuoi brani già usciti, di inserire 070 Shake, quale sceglieresti?

Merda. Non so, forse “Anna”. Sì, credo quella. Però non è ancora un pezzo alla sua altezza. Nel disco sì ce n’è una in particolare.

Allora una volta uscita, ci risentiremo e mi dirai qual è

Ci sto! (ride, ndr.)



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