LA RISCOPERTA DI

ZUCCHERO

di Federico Ledda

LA RISCOPERTA DI

ZUCCHERO

di Federico Ledda

Nullam consectetur mauris in nisl porta mattis. Proin id malesuada metus, eu venenatis nunc. Sed a lectus sem. Vestibulum eu lacinia erat. Quisque ac porta ligula, et consectetur libero. Nullam auctor, arcu eu tincidunt tincidunt, metus nulla faucibus ligula, eget condimentum mauris nibh eget ante. Praesent tincidunt velit velit, vitae tincidunt enim congue id. Duis varius mollis ipsum, eget mattis elit consequat id. Vivamus congue faucibus condimentum. Maecenas arcu mauris, sollicitudin ut tortor nec, ultricies lacinia erat. Phasellus finibus lectus ut lectus euismod pellentesque. Morbi lorem nibh, pulvinar viverra diam sed, rhoncus accumsan urna. Aenean vestibulum lectus placerat nisi fermentum euismod.

Che cosa definisce un grande artista? Sicuramente la capacità di cimentarsi in nuove sfide e lo stare al passo con i tempi. In un momento in cui il panorama musicale è frenetico, dove si sfornano quotidianamente brani e brani destinati a scalare le classifiche per poi scomparire definitivamente, qual è il segreto per restare indelebili per oltre trent’anni? Impossibile saperlo ma sembra che Zucchero abbia da tempo scoperto la formula. 
Con oltre 60 milioni di dischi, di cui otto milioni con l’album del 1989 Oro, Incenso e Birra è stato il primo artista occidentale a essersi esibito al Cremlino dopo la caduta del muro di Berlino. Zucchero Sugar Fornaciari è anche l’unico artista italiano ad aver partecipato al festival di Woodstock nel 1994, a tutti gli eventi del 46664 per Nelson Mandela (di cui è Ambasciatore) e allo storico Freddie Mercury Tribute del 1992.
Nel corso della sua carriera, ha suonato in 5 continenti, 69 stati, 628 città toccando destinazioni uniche come l’Oman, Mauritius, Tahiti, Nuova Zelanda e molte altre. 
Che cosa manca, quindi, alla carriera di un artista così iconico? Un album di omaggi. Nasce così Discover, il primo progetto di cover della carriera di Zucchero Sugar Fornaciari. Anticipato in radio dal singolo FOLLOW YOU FOLLOW ME, coinvolgente reinterpretazione di uno dei primi grandi successi dei Genesis, l’album in uscita oggi contiene entusiasmanti riletture di brani che hanno segnato la storia della musica e la vita dell’artista. Importanti anche le collaborazioni: da Bono degli U2 a Mahmood, passando per l’intenso ed emozionante brano Ho visto Nina volare, in cui Zucchero sceglie di duettare virtualmente con Fabrizio De Andrè. Abbiamo incontrato Zucchero a Milano in occasione della conferenza stampa dell’album, ecco cosa ci ha raccontato.

Qual è stata l’idea alla base di questo progetto?

Ho pensato: “qual è il disco migliore che posso fare? Quello di canzoni non mie”. Così ho iniziato a lavorare a questo album, che per me è stata una sfida. Non ho mai fatto niente del genere perché volevo essere certo che il progetto uscisse mio, cosa che spero di aver proposto in ogni traccia.

Nell’album c’è un brano quasi commovente, mi riferisco a Ho visto Nina volare, brano di Fabrizio De Andrè. In che modo hai scelto questo brano? Da dove è arrivata l’idea di includere la voce stessa di Fabrizio nel pezzo? Si può considerare un featuring?

Volevo ringraziare pubblicamente Dori Ghezzi a cui è venuta l’idea. Io semplicemente mi sono fidato di lei. La prima volta che l’abbiamo suonata è stata a Genova come tributo proprio a Faber. Dori aveva ragione, i nostri mondi musicali erano piuttosto distanti ma ho cercato di entrare dentro il brano il più possibile. Direi che più che un vero e proprio duetto è un cameo. Mentre ci lavoravo ho sentito l’esigenza di far entrare la voce originale di Fabrizio per donare all’adattamento un enfasi particolare. È come se arrivasse un vento caldo sulle spalle.

Durante la prima emergenza da covid-19, Bono ha dedicato all’Italia un brano dal titolo Let Your Love Be Known, che hai completamente reinterpretato facendola diventare Amore Adesso. Come è nata la collaborazione con Bono?

L’ho scoperta per caso su YouTube durante la quarantena. Questo brano aveva l’obiettivo di portare gioia in un momento difficile. Essendo così emblematico ho chiesto quindi a Bono se potessi riadattarla in italiano. Trovo il brano perfetto, è la fotografia di quella situazione senza entrare nel patetico o troppo nel dettaglio.

Cosa pensi di questo momento?

Che sta durando troppo. Abbiamo dovuto riprogrammare un tour mondiale già due volte. Non è facile, specialmente per chi deve gestire tutte queste cose. Ognuno fa ciò che si sente di fare ma mi sembra che l’unico modo per superare questo dramma sia quello di vaccinarsi. Magari queste parole faranno polemica ma io mi sono vaccinato e sono munito di green pass. Per la musica faccio questo e altro.

Per quanto sia stato detto che a questo album lavoravi ben da prima dell’emergenza sanitaria, direi che si sente parecchio la malinconia che ha portato questa situazione. 

A parte i primi mesi di sbandamento, ho pensato che in qualche modo bisognava reagire, così mi sono messo a scrivere e non mi sono più fermato. Credo di aver tirato fuori molto materiale. Questo album, la canzone con Sting, la performance in Piazza San Marco e al Colosseo… oltre al mini tour acustico di questa estate. Devo dire che sono una persona che ama stare a casa, non mi manca niente. Dopo un po’ però mi sembra di invecchiare velocemente, vorrei evitare questo processo. Quindi ho cercato di tenermi il più occupato possibile.

La tracklist di Discover è piuttosto iconica. Come mai, tra tutti i brani, hai scelto Con Te Partirò di Andrea Bocelli?

Sono molto affezionato a questa canzone perché quando è uscita mi occupavo di Andrea Bocelli. Era indeciso se portarla a Sanremo oppure no, diceva che mancava qualcosa. Allora, per farmela sentire, venne prima a cena a casa mia. Mi ricordo che siamo stati fino alle cinque del mattino a parlarne, per me era una meravigliosa melodia. Mai avevo sentito qualcosa di simile. Mi sono sempre chiesto come mi sarebbe uscita una canzone del genere, se sarei riuscito a farla mia. È stata una sfida e devo dire che sono contento del risultato.

Cosa pensi dei Maneskin e del loro successo?

Nell’esatto momento in cui li ho visti sul palco dell’Eurovision ho mandato loro un messaggio di congratulazioni. Ci rivedo un giovane me. Ho avuto la stessa fortuna nei primi anni ‘90 ed è stato fantastico. Loro mi piacciono molto, li trovo interessanti e mi fa piacere abbiano riportato in auge il rock. Non vedo l’ora di sentirli dal vivo, secondo me suonano pure bene.

Leggi l’intervista anche su La Nuova Gazzetta di Puglia e Basilicata