ALBUM REVIEW:
ACHILLE LAURO – 1969
di Federico Ledda
ALBUM REVIEW:
ACHILLE LAURO –
1969
di Federico Ledda
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Oggi è uscito 1969, l’ultimo disco della rockstar Achille Lauro. Innovatore e precursore di nuove tendenze, Lauro va avanti facendo però un passo indietro, strizzando l’occhio all’immaginario hippy e libertino con cui l’abbiamo visto conquistare il pubblico grazie all’ultima edizione del festival di Sanremo.
Che Lauro fosse un instancabile lavoratore che, armato di passione ha investito tutto sulla sua carriera, lo sapevamo già e ne avevamo ampiamente parlato quando a novembre, insieme al suo socio BossDoms, è stato il protagonista della nostra coverstory. In 1969, però, avviene la sua consacrazione. Dalle produzioni superbe ai testi capaci di portarti perfettamente all’interno del pezzo, il disco, così come l’anno che gli dà il titolo, è di rottura e come una fotografia nitida, cerca di raccontarti la sua personale visione di un periodo così iconico.
Iconico sotto molti punti di vista: dal Woodstock Festival, la manifestazione musicale più importante della storia, allo sbarco sulla luna o al primo cuore artificiale, il 1969 è stato un anno di mutamenti e di rivoluzioni. Cosa che cerca di essere questo album come anche la carriera dell’artista che, un po’ grazie al singolo Rolls Royce, alle polemiche e al posizionamento a Sanremo (che casualmente era alla sua 69esima edizione), ha subito una rivoluzione.
Quando abbiamo conosciuto per la prima volta Lauro e Doms eravamo a Roma al concertone del primo maggio dell’anno scorso. Li intervistammo durante l’evento e Boss Doms ci disse di prepararci, perché quello non era ancora niente e che da lì a un anno saremmo rimasti sbalorditi. E così è stato.
Ascoltando il disco, emerge la dedizione e la passione che i due artisti hanno messo nella sua realizzazione. Passione che si sente particolarmente in Cadillac, 1969 e Scusa, i pezzi più interessanti secondo noi.
L’immagine da rockstar aggiornata (o “2.0”) ripercorre il cammino del rock mischiandolo a sonorità più attuali per renderlo capibile da tutti. È un disco che ci convince a pieno stilisticamente e soprattutto a livello di produzione: speriamo quindi che Achille Lauro continui con la sua sperimentazione che, per adesso, si è rivelata particolarmente efficace.