UNIVERSO
AMALFITANO
di Federico Ledda
UNIVERSO
AMALFITANO
di Federico Ledda
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Con il suo ultimo lavoro Tienimi la mano, Diva!, Amalfitano ci invita in un’emozionante esplorazione delle profondità dell’animo umano e del panorama musicale italiano contemporaneo. Fondendo le radici autentiche del cantautorato italiano classico con le influenze del rock anglo-americano degli anni ’70, il cantante ci trasporta in un universo sonoro unico, ricco di emozioni e sfumature inaspettate. Frutto di una collaborazione intensa con il caro amico e leader dei Baustelle Francesco Bianconi, questo album rivela l’evoluzione personale e artistica di Amalfitano, dall’esperienza accademica in filosofia e storia delle religioni fino al suo percorso come cantautore solista. Attraverso un’eleganza straordinaria, l’album si rivela come una testimonianza autentica e coinvolgente della sua visione artistica e della sua profonda connessione con il pubblico.
Di che cosa parla il tuo ultimo progetto?
Il disco (sebbene non sia un concept album) ha un tema che lo tiene insieme, quella cosa che lega la bellezza e l’amore, visto come quel potere non solo positivo ma anche distruttivo e feroce, che è forse la cosa più vicina alla magia. Bellezza spaventosa e amori pericolosi che ci portano dove vogliono e quando vogliono e ce ne rendiamo conto solo quando l’incantesimo è già sciolto.
Chi è la diva a cui ti riferisci nel titolo?
Non c’è una vera diva, è un po’ come il “cantami o diva!” dei poemi antichi, è un’invocazione a chi protegge le arti, ma qui è più ironico perché è una richiesta a non cadere, a non farsi male. Forse è una richiesta alla musica di traghettarmi fuori da certe cose e guardandomi indietro ci è riuscita.
Come vi siete conosciuti tu e Francesco Bianconi?
Nel 2021 stato un anno in Sugar, ci siamo conosciuti in quel periodo, ma era da un po’ di tempo che avrei voluto lavorare con lui. È capitato di conoscerci in un bar sotto il suo studio e ci siamo trovati subito. È un grande artista e una splendida persona.
Com’è nata la collaborazione per il progetto?
L’idea di farlo produrre a Francesco a me sembrava una cosa stupenda, dato che sono sempre stato un suo fan. Francesco ha sentito i provini che gli abbiamo mandato e gli sono piaciuti davvero tanto, e così anche insieme a Ivan Rossi abbiamo iniziato il lavoro in studio.
Come descriveresti l’album con un termine e perché?
Purgatorio. Ho letto la Divina commedia nello stesso periodo in cui scrivevo le canzoni, e mentre leggevo il Purgatorio pensavo fosse la cantica più umana delle tre, piena di sofferenze ma anche speranze e voglia di vivere, piena di luoghi meravigliosi, ma con diavoli nascosti negli angoli. Ho così pensato che definiva molto bene il mio stato d’animo di quel momento.
Qual è il brano del disco che meglio rappresenta il progetto?
Forse “Fosforo”. È una canzone che parla proprio della bellezza e di come sia un bagliore talmente luminoso che brucia e fa male.
Chi sono le tue più grandi influenze musicali?
Sono davvero troppe, rispondo sempre che ho deciso di fare questo lavoro grazie a Bob Dylan, ma non posso dire che sia un’influenza diretta per questo disco.
Un brano che vorresti aver scritto tu?
In italiano penso sicuramente a Oro di Mango, ma vorrei cantarla anche così. In inglese non può che essere Come On Eileen dei Dexys Midnight Runners.