#STAYLILLY IN LONDON – Torna a casa Lessy, (o Lilly, fate un po’ come volete)

di Liliana Riva 
foto di: Liliana's own iPhone

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Dopo 3 mesi di vita full immersion in quel di Londra, con un’alternanza di momenti di assoluta nullafacenza a suon di party e paillettes e di altri di pieno bunker da studio in cui non si distingue più il giorno dalla notte, la sottoscritta è tornata momentaneamente in Italia per le feste.

Ahhh che bello tornare a casa…la famiglia, gli amici, il gatto… Mangiare TUTTO quello che non hai mangiato in questi mesi contando anche quello che non mangerai fino al tuo prossimo ritorno… Insomma le basi della felicità.

Perché alla fine quando sei via da casa e ci ritorni, vivi una vera e propria epifania, capisci quali sono le cose importanti della vita, le cose che hai sempre dato per scontate ma che a un tratto diventano il centro di tutto e i momenti che nella loro semplicità riescono veramente a cambiarti la giornata, ovviamente in meglio.

Quando sono tornata a casa, mi sono precipitata nella sua stanza, ho aperto la porta piano con l’entusiasmo e la sorpresa di una bambina, ho sperato fino all’ultimo che fosse ancora lì, ed era lì ad aspettarmi, esattamente come l’avevo lasciato. LUI, IL BIDET.

Non ne sono sicura, ma penso di averlo abbracciato, ho scritto subito alla mia migliore amica per condividere la mia immensa gioia, mentre i cori angelici risuonavano nel mio bagno.

Altro che ”God Save the Queen”, God Save THE BIDET.

(non c è bisogno che vi stia a spiegare il perché e il per come, cerchiamo di mantenere un profilo rispettabile qua , se no vi andate a leggere il forum di Temptation Island chiaro?)

In seconda posizione troviamo lui, il solo ed unico canale 31 del televisore: Real Time.

Io vò dico, senza il sano palinsesto di Real Time conduco una vita sregolata, non so più distinguere il bene dal male, arrivo quasi a pensare che la O Bag di pelo sia alta moda. (Vi è venuta la pelle d’oca eh? Lo so, lo so).

Appuntamento immancabile è ovviamente il mio programma prefe della vita per tutti i secoli dei secoli amen: ALTA INFEDELTÀ.

Per chi non lo sapesse (e se non lo sapete correte a farvi una cultura e a imparare la vita vera svergognati!) è un programma che racconta storie di tradimenti, adulteri e triangoli amorosi attraverso tre punti di vista: quello dell’amante, quello del tradito, quello del traditore. UNA BOMBA QUINDI.

Lo si guarda per lo stesso motivo per cui si guarda una soap; immedesimarsi nei personaggi, sentirsi migliori di loro e fare quello che ci riesce meglio nella vita: criticare e giudicare. Ti dà quel senso di onnipotenza che manco forum ai tempi d’oro ti sapeva regalare.

PERO’, ”Altà Infedeltà” non è solo ”la trashata della pausa pranzo” ma rappresenta anche una grande scuola di vita quando si tratta di vendette: la moglie tradita che manda a casa in busta anonima un video simil-terroristico di esecuzione dei soldatini del marito… Oppure, un grande classico che non passa mai di moda: lei che gli ruba le carte di credito e spende i milioni in borse e scarpe… (alzi la mano chi non l’ha mai fatto almeno una volta nella vita -Un caro saluto al mio fidanzato bellissimo fantastico che mi segue da casa!)

Oltre ad Alta Infedeltà poi ci sono i vari programmi sui matrimoni delle cesse americane che scelgono abiti da sposa. Passerei le ore a guardarle mentre si strizzano in abiti da sposa 10 taglie più piccole e che candidamente, con un atteggiamento coolspotter alla Anna dello Russo, spendono 20,000$ per un abito stile Cristina Aguilera in Burlesque.

Posso sentire fino a qua l’odore di quel tessuto lucidino misto plastica cheap che fa sembrare CHIUNQUE un rotolo di Domopak.

Infine non potevo non riservare il terzo posto ad uno dei miei guilty pleasure preferiti: il caffè del bar.

Quando mi sono trasferita a Londra a settembre, ho dovuto rinunciare ad un paio di scarpe per fare spazio alla Moka in valigia, perché (cito me stessa) “Lo sciacquo dei piatti che qua spacciano per caffè, ve lo bevete voi!”

Nonostante ciò io non mi sono mai arresa, sono sempre alla ricerca dell’espresso decente perché non so se sono pronta a rinunciare allo state of mind del caffè del bar (status attuale: bene ma non benissimo).

Roba che qua quando ordini un espresso e la gentile ragazza al bancone ti risponde “2,50 pound please” io urlo al GOMBLOTTO MA ANCHE ALL’ AVADA KEDAVRA.

Potete capire quindi la mia immensa gioia e commozione quando, appena messo piede in Italia ho ordinato un espresso: era buono e l’ho pagato 1€. Grazie dei dell’Olimpo, grazie Enzo Miccio, grazie Regina George.

 

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