LUCCA COMICS AND GAMES: istruzioni per l’uso

di Valentina M. 

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Situata nella parte nord della Toscana, Lucca è considerata da sempre una perla della cultura italiana, europea e mondiale; la gastronomia, l’arte e i bellissimi paesaggi offrono al turista un clima di tranquillità e di pace, perfettamente condito con del buon vino Chianti.

Lucca gode, così, di questa atmosfera idilliaca e rilassante, tipica delle piccole città collinari… tranne durante il Lucca Comics & Games.
Gioia e dolore di tutti gli appassionati, il Lucca Comics & Games arriva come ogni anno, tra Ottobre e Novembre, durante il ponte dei Morti.
Considerato uno tra i più importanti eventi fieristici d’Italia, quest’ultimo spazia dai fumetti ai giochi e videogiochi, fino al mondo dell’animazione, riempiendo la città di fastosi e improbabili costumi, trucchi e parrucche…Oltre che di padiglioni e manifesti. Fuori luogo come Babbo Natale in un sexy shop, ma armata di passione ed interesse per il mondo dei fumetti, quest’anno anche la sottoscritta ha voluto parteciparvi. E da novizia quale sono, ho deciso di stilare una lista sincera e personale sulle cinque caratteristiche del Lucca Comics & Games che mi sono rimaste più impresse; una sorta di riassunto della mia avventura.

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SOPRAVVIVENZA

Sopravvivere mangiando solo Ramen non è così facile come sembra, l’odore di brodo qui la fa da padrone.
Pranzo: Ramen.
Cena: Ramen.
Colazione: Ramen (ma solo per i più coraggiosi)
Alcuni Stand della la fiera, infatti, offrono questa pietanza confezionata in barattoli; basta aggiungere dell’ acqua calda ed op-là, un pasto in meno a cui pensare. Tornerete nelle vostre città natale stanchi, affamati e con un senso di nausea ogni volta che passerete davanti allo scaffale Snack del Supermercato.
Questa è una sfida ragazzi, prendetemi sul serio.
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Cosplay Ingenui

Essendo profondamente pigra decisi di puntare sul classico travestimento da coniglietta (con tanto di pompon bianco come coda e orecchie), e per la prima volta in vita mia, mi sono sentita insignificante.
Lucca, infatti, durante la fiera si riempie di bizzarri e coloratissimi Cosplay; la maggior parte di questi ben riusciti, altri meno, ma comunque molto apprezzati. Da vera appassionata di trash italiano quale sono, alcuni di questi attirarono subito la mia attenzione, tra cui Brosio’s Cosplay (si limitava ad una maschera, ma avrebbe avuto molto da dire), Ingegner Cane’s Cosplay (da Mai Dire, con furore), Jesus’s Cosplay (ormai un classico) e i Cosplay dei Dipendenti Precari della Nerv (dall’anime Evangelion).
E poi, loro: i vecchietti locali, che in questi giorni si sono ritrovati ad essere i Cosplay di loro stessi, riuscendoci anche parecchio bene.

What Is My Destiny…

Ora ne ho la certezza; le sigle dei cartoni animati uniscono e fomentano la popolazione italiana più dell’Inno di Mameli. Un egregio Vincenzo Draghi ci ha fatti tornare tutti bambini con Quattro Pinne all’Orizzonte, i Cavalieri dello Zodiaco ed altre sigle anni ’90.  Lui, ed altri big dei cartoon, come Cristina nazionale e Giorgio Vanni, hanno fatto cantare a squarciagola anche il più mite quarantenne rendendo, come ogni anno, il Lucca Comics & Games un posto speciale e soprattutto una grande famiglia.
Personalmente, ho dato il meglio di me con Hamtaro, chi mi conosce, sa.
Il concerto è d’obbligo.
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Special Guest

Un altro validissimo motivo per partecipare al Lucca Comics & Games sono gli ospiti; infatti, come sempre, l’evento offre personaggi di rilievo come Milo Manara, Gipi, Sandoval e Zerocalcare, per citarne alcuni.
A questi ed altri, si aggiungono gli youtubers Fraffrog, Nirkiop e il buon Dario Moccia, che quest’anno hanno presentato i loro fumetti, molto apprezzati dalla critica e non.
Code interminabili, quindi, davanti ai padiglioni per aggiudicarsi quel determinato autografo o per scattare un selfie con l’autore; tutta la mia stima va, però, ai genitori-accompagnatori che, per amore dei loro pargoli, hanno accettato tutto ciò che Lucca in questi giorni offre; calca, stress e code.
Il Lucca Comics & Games non è un evento tranquillo e negli anni dovrà migliorare molto, soprattutto dal punto di vista organizzativo, dove è un po’ carente, ma l’allegria generale, la voglia di stare insieme, di conoscersi e di condividere supera tutte le problematiche, e crea un’atmosfera familiare che ho apprezzato molto.
Come ogni visitatore, sono tornata a casa stanca, stressata e con due polpacci da calciatore, ma soprattutto soddisfatta. Non ve ne pentirete.

SEX, DRUGS AND AMSTERDAM

di Valentina M.

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Avete deciso: Amsterdam sarà la vostra meta invernale.
Siete carichi, sorridenti e le valigie sono già pronte davanti alla porta, ma digitando LE 10 COSE DA FARE AD AMSTERDAM siete rimasti delusi come davanti ad un biscotto all’uvetta?
Oppure, avete già visitato il Van Gogh Museum e la Casa di Anna Frank, ma non sapete cosa fare nei restanti 4 giorni a disposizione?
Complimenti, siete sulla pagina Giusta.
Qui troverete alcuni spunti e idee da mettere in pratica durante il vostro soggiorno, let’s have fun!

 

1. Amsterdam sotto Natale è sempre una gran goduria, e le piste di pattinaggio delle piazze principali non fanno che accrescere questo fattore.
Verrete presi di forza, imbavagliati e truccati da sorridenti olandesine ed, assieme agli altri bimbi, potrete anche imparare a pattinare grazie a tattiche sedie per appoggiarvi. Il tutto sotto le note di canzoni festive, ovviamente Dutch Version, e con un’atmosfera alla George Michael anni ’90. Attività perditempo, adattissima dopo la proposta numero 3)

2. Non sono mai stata un’amante del Natale, ma fin dalla tenera età, ho apprezzato il Trash; ed è per questo che vi propongo i Famosi negozietti natalizi di Amsterdam. Si tratta di negozi che aprono solo per un mese all’anno, e che vendono ESCLUSIVAMENTE oggetti natalizi DI TUTTI I TIPI: si passa dalle classiche palle natalizie a forma di sexy-tritoni, alle statuine-souvenir di superdotati Babbi Natale. Ovviamente le crocchette per il gatto versione Calendario dell’Avvento rimangono un must.I vostri amici vi ringrazieranno, quasi sicuramente.

3. Da Bulldog si esce sempre soddisfatti.
Io ci sono riuscita solo dopo 20 minuti; mi ero persa ( ma comunque molto soddisfatta ) .

 

4. Durante il mio secondo viaggio ad Amsterdam mi sono imbattuta in diversi, per non dire moltissimi, adorabili negozietti vintage, dai più expensive ai più economici. Passerete dalle due alle quattro ore cambiando vari look; da Cindy Lauper a Madonna, da George Michael a Maria Teresa di Calcutta e magari, alla fine, troverete quel famoso poncho peruviano che vi è sempre piaciuto. Consiglio vivamente Rumors Vintage e Zipper, dove ho acquistato alcune delle mie felpe Willie-il-Principe-di-Bel-Air preferite. Minima spesa, massima resa; straconsigliato.

5. Nelle piazze principali, soprattutto sotto il periodo natalizio, noterete dei camioncini che vendono dolci extracalorici e colorati, serviti da sorridenti ragazze bionde, sempre magre. Un cibo di cui non ho potuto fare a meno è stato l’Oliebollen, e vi assicuro che se durante la vostra permanenza non ne mangerete nemmeno uno, farete un grave torto a voi stessi. Gli Oilbollen si presentano abbastanza male rispetto ad altre prelibatezze olandesi, ma queste piccole palline fritte e zuccherate vi faranno perdere la testa, trust me.
Come prima: minima spesa, massima resa.

6. La Red Light District non è solo il famoso quartiere a luci rosse dai maestosi (ed enormi) cigni, ma anche la patria di loschi ristorantini asiatici e dei più particolari Sexy Shop, nonché del famoso Museo della Canapa ( Hash, Marihuana & Hemp Museum ). Alla fine di quest’ultimo potrete, per completare il tour, scegliere di scattarvi una foto-ricordo con una cornice a tema #raccoglitricidicanapa . Vi consiglio, dunque, queste tre mete; in ordine Risorante, Museo e Sexy Shop ( per concludere in bellezza ). Non vi immaginerete mai cosa si possa produrre con la canapa, e soprattutto, quanti tipi ( e forme ) di vibratori vengano prodotti.
E’ divertente.

 

7. Creato per divertire, ma anche per dare un’infarinatura culturale, è il trashissimo Amsterdam Dungeon.
Qui, un gruppo di attori vi spiegherà le varie tecniche di tortura nelle diverse epoche, cercando anche di coinvolgervi con sketch e battute. Per far ciò cercheranno i soggetti meno attenti e più tonti, e ovviamente, il 22 dicembre 2014 durante spettacolo delle 14.30, scelsero me ( come fare brutte figfure anche all’estero, parte V). Il tour si concluderà con una mini montagna russa horror style, davvero deliziosa.
Danari bene spesi.

8. Infine, propongo il Katten Kabinet, un vero e proprio museo dedicato ESCLUSIVAMENTE ai gatti, con dei deliziosi micini in carne ed ossa che girovagano assieme ai visitatori.Non vi è da aggiungere nulla, chi non ama i Gattini?
Consigliata a tutti.

Amsterdam non delude mai.

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WHO DO YOU LOVE?

di Valentina M.jknklj.m

Il termine Trasformismo ha intrigato ed affascinato l’uomo fin dall’antichità, soprattutto quando questo rientra nell’ambito sessuale.

La sua curiosità per il diverso e per il nuovo l’ha sempre spinto alla ricerca di qualcosa di più profondo, che potesse svelare i meccanismi della psiche e del corpo umano.
Fin dal 1490 aC si hanno notizie dei primi casi di trasformismo quando la reggente egiziana Hatchepsut si faceva passare per faraone portando una barba posticcia e gli abiti da re.
Ma è dalla fine del XIX secolo che alcuni illustri medici che si occupavano di sessualità si interessarono di transgenderismo e iniziarono a studiarlo anche se vi era, come adesso, molta confusione con l’omosessualità.
Finalmente nel 1921 si assistette al primo intervento di cambio di sesso, ma fu nel 1951 che venne portato a termine il più importante intervento di “riassegnazione chirurgica di sesso” ; il paziente George Jorgensen poté, così, diventare Christine.
E davanti a tutti queste innovazioni nel campo della sessualità, l’arte non poteva di certo rimanere in silenzio.
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L’essere umano, nella sua complessità interiore, è una creatura prismatica.
Infatti, non vi è una sola identità all’interno, ma componenti maschili e femminili che non è possibile dividere ed inscatolare all’interno di precisi stereotipi e norme comportamentali.
E’ questo che ci vuole spiegare Urs Luthi, che, attraverso Il Doppio, gioca con l’inversione dei due sessi; mostra sè stesso attraverso due profili, uno maschie e l’altro femminile crescendo così una sua rappresentazione totalitaria e a 360°.
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Particolarmente interessante per lo stravolgimento della pittura classica è Gods of Earth and Heaven di Joel-Peter Witkin, che riprende la maestosa opera botticelliana della Nascita di Venere stravolgendola e rendendola più contemporanea.
Nella versione del 1988, infatti, in mezzo alle gambe della dea non vi è solo una manina pallida e cristallina che cerca di coprire le vergogne tramite una ciocca di capelli dorati, ma un ingombrante pene sfoggiato senza pudore.
Anche qui vi è trattato il tema dell’identità mutante, per niente mostrata come un taboo, ma anzi esibita senza vergogna.
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Molinier invece prende l’argomento più drasticamente decidendo, nel 1965, di infilare una Rose Blanche nel più sacro dei suoi buchi.
La rosa bianca raffigura la purezza, questa si contrappone fortemente all’atto che sta compiendo Molinier; che, vestito da donna con tanto di parrucca e giarrettiera, si mostra all’obbiettivo, ( e quindi anche al pubblico ) in un atteggiamento provocatorio ed esibizionista.
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Ma è lo statunitense Acconci a deliziarci con la trasposizione video del termine Trasformismo; infatti, in Conversione viene sperimentata la possibilità di passare dal sesso femminile a quello maschile, e viceversa.
Acconci, infatti, si brucia i peli attorno ai capezzoli fino ad eliminarli e tenta di mascherare il pene nascondendolo tra le gambe; così inizia la sua metamorfosi in donna, in questo stato l’artista cammina, si piega e si muove mostrando la sua nuova identità.
Nell’ultima parte del video invece si unisce una seconda persona, una donna attua a ritrasformare Acconci in un uomo, attraverso un rapporto sessuale.
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A voi i commenti.

THE ART OF SEX

di Valentina M.

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Se vi sono due cose che apprezziamo e seguiamo, queste sono l’arte e la pornografia; più nel dettaglio, l’arte contemporanea ormai non segue più nessuna regola o tabù legittimando, invece, la libertà sessuale.

Attraverso la pornografia e il porno il nostro corpo perde la sua identità e diventa neutro, in questo modo è libero di provare piacere dando libero sfogo ai suoi istinti.

E’ il trionfo di un corpo pieno di desideri che non è più lo specchio di una identità e di un volto che è pubblico; è quindi una sorta di maschera che noi possiamo portare quando vogliamo.

Il sesso è, altre sì, uno tra i più grandi business del mondo. Anche se dall’inizio della vita, l’attività sessuale fa parte del nostro ciclo vitale e routine, l’uomo non si stancherà mai di esserne affascinato, alla ricerca giorno dopo giorno, di un qualcosa, di un particolare o di un attimo che lo faccia incuriosire e quindi eccitare.

Jeff Koons nel 1990 decide di farsi immortalare durante un rapporto sessuale con la pornostar e futura moglie Llona Staller, in arte Cicciolina; gli scatti vennero poi esposti durante la Biennale di Venezia dando vita per la prima volta, ad un’opera d’arte che prevede l’uso della pornografia.

Con Made in Heaven, diversamente dall’arte conosciuta fino ad ora, l’atto sessuale viene mostrato nella sua forma più cruda, senza l’uso di veli e senza significati intrinsechi, il sesso viene così elevato e nobilitato, mentre il corpo che l’artista mette a disposizione diventa un vero e proprio oggetto di arte, se non l’opera stessa.

Grazie a questa installazione Koons è diventato uno tra gli artisti più influenti e innovativi del mondo, dando un punto di partenza per altre opere d’arte a sfondo pornografico.

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Andrea Serrano, artista americano famoso per gli scatti d’impatto, pubblica History of Sex e Interpretazione dei Sogni dove tratta dello stretto legame tra sesso, sogni e teorie Freudiane.

Infatti nel sogno non sono presenti Tabù, non vi è un giusto e un sbagliato ne una logica; sogniamo prettamente ciò che nel profondo desideriamo e solo durante il sonno riusciamo a dare sfogo alle nostre fantasie più intime.

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Andrea Fraser decide invece di trasformare il proprio corpo in opera d’arte attraverso un rapporto sessuale con chi di arte se ne intende: il collezionista. L’atto avvenne in una camera d’albergo del Royalton Hotel di New York, dove, in un angolo, fu posta una videocamera che per 60 minuti riprese tutto.

Con questa performance del 2003, l’artista voleva sottolineare il potere indiscusso dell’uomo visto come sesso forte, e lo stretto legame tra prostituzione e marketing.

Furono realizzati 5 copie del video, 3 delle quali andarono a privatisti, ed una al collezionista del video, che partecipò

non per sesso, ma per un esperimento artistico

In Official Welcome (2001) la Fraser si propone ancora come oggetto artistico, ma questa volta decide di esporsi durante una cerimonia artistica in una gallerie, nella quale si spoglia per rimanere coperta solo da un piccolo perizoma e da un paio di scarpe Gucci.

L’artista si decanta non più un essere vivente ma bensì un oggetto artistico e chiede di essere collezionata.

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In Nudes di Thomas Ruff, l’artista si appropria delle immagini pornografiche e le trasforma in oggetti artistici.

Preleva alcune immagini da film porno amatoriali,la trasforma, le sfuma e le rende più confuse, per prendersi gioco della nostra fantasia e della nostra vista.

Per quanto noi cerchiamo di captare il particolare e la definizione, perché è questo che ci eccita, non la troveremo mai. Il lavoro di Ruff, è infatti una riflessione sui nostri sensi, sull’impossibilità di veder tutto e mostrare tutto, anche se vorremmo farlo.

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LA SFIDA GERARCHICA DI GENERE SESSUALE E LE NUOVE DONNE

di Valentina M.

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Dall’alba dei tempi, passando per il Medioevo e fino alla metà degli anni ‘90, la donna è sempre stata vista come una cuoca, casalinga e sfornatrice di flgli; in poche parole una Passiva. Dal canto suo, l’uomo, è stato costantemente classificato come il genere sessuale attivo e dominante, ossia il fico della situazione.

Poi qualcosa cambiò.

Infatti, dagli anni ‘60 vi fu un ondata di movimenti di protesta da parte del mondo femminile e omosessuale contro una società patriarcale; lo scopo era quello di mostrare al mondo la loro vera natura come esseri dotati di intelligenza e indipendenza. E proprio per questo, alcune nuove donne pensanti e indipendenti divennero artiste e sperimentarono un nuovo tipo di arte che, diversamente da quella precedente, aveva lo scopo di osare, far ragionare ma, specialmente, di scioccare.

Nacque la performance, un’esibizione fatta di azioni che scorrono nel tempo e, diversamente dalle altre forme d’arte vede nello spettatore e nelle sue reazioni il protagonista assoluto in prima persona.

OUR PERIOD.

Nel 2001-2005 Joana Vasconcelos, creò The Bride (La sposa), un magnifico e grandioso lampadario di 5 metri degno dei palazzi di Versailles. Cosa c’entra con la rivoluzione sessuale? Il lampadario è composto interamente di tamponi vaginali; ecco che un oggetto così poco aulico e vagamente schifato dall’uomo, diventa una bellissima opera d’arte.
Più che critica, è un grandissimo monumento alla vagina.

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CAROLEE’S SCROLL

In una delle opere più celebri di Carolee Schneemann, The Scroll, l’artista nuda e sporca di fango estrae una lunga pergamena dalla vagina e la legge al pubblico. Il testo è in parte un poema, in parte un manifesto e in parte alcune sue esperienze divertenti con il sesso maschile nel contesto artistico. Il corpo della donna, ma prima di tutto la vagina, si trasforma in opera d’arte e, allo stesso tempo, conoscenza pura… Ben lontana dalla visione puramente sessuale e riproduttiva che aveva in passato.

“I thought of the vagina in many ways– physically, conceptually: as a sculptural form,
an architectural referent, the sources of sacred knowledge, ecstasy, birth passage, transformation.
I saw the vagina as a translucent chamber of which the serpent was an outward model: enlivened by it’s passage from the visible to the invisible, a spiraled coil ringed with the shape of desire and generative mysteries, attributes of both female and male sexual power.
This source of interior knowledge would be symbolized as the primary index unifying spirit and flesh in Goddess worship.”

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DEATH SEX

Più forte visivamente è Meat Boy, performance dove uomini e donne si accoppiano circondati da animali morti squarciati; L’atto richiama un rito macabro ed erotico in rappresentanza delle arti sessuali estreme mentre si sottolinea la componente distruttiva, violenta e animale dell’essere umano. I corpi vivi si fondono ai cadaveri degli animali e diventano inespressivi e privi della loro soggettività.

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Con Vagina Painting (1965) Shigeko Kubota attacca l’arte maschile e mostra il suo sesso come apparato creativo più che puramente sessuale. L’artista, accovacciata a terra e muovendo ritmicamente le anche, riesce a disegnare sul pavimento tramite un pennello inserito nella sua vagina e precedentemente intinto nella tempera rossa. Ovviamente vi è un richiamo immediato al mestruo, ma anche ad alcuni lavori di Pollock in cui vi sono schizzi simil-eiaculatori.

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RED LIGHTS

Troviamo invece un’artista più aggressiva in Valie Export che, nel 1968 decise di entrare in un cinema a luci rosse con un mitra e un paio di pantaloni aperti sul davanti che mostrano al pubblico i genitali. Gli spettatori che guardavano il film non avevano il desiderio di essere spiati, la Export, invece, mettendo a loro disposizione il suo corpo, li sfida ad agire. Davanti a questa scena l’uomo entrava in uno stato di panico (l’opera si chiama appunto Genitalpanik), veniva messa a repentaglio la natura privata della sua sessualità; era diventato lui il passivo della situazione.

Sempre rivolta al tema del porno è la performance “Tapp-und Tast-Kino” (Tap and Touch Cinema).

Tra il 1968 e il 1971 la Export decise di camminare per strada indossando una piccola televisione di cartone, una scatola, attorno al suo corpo nudo nella parte superiore, in modo che il suo seno potesse essere visto. Chiedeva agli uomini di toccarle il seno, quindi di “attraversare lo schermo” e passare dal desiderio all’esperienza. Fu una vera e propria sfida per l’uomo, infatti solo pochi furono i coraggiosi che la toccarono. Lei era l’oggetto del desiderio fatto presente, ma non nella sfera privata, bensì in quella pubblica; con ciò offriva il suo corpo sfidando la sessualità alle proprie condizioni.

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THE RAPED

Forse una delle performance più forti e impressionanti della storia dell’arte è Rape/Murder di Ana Mantieda. In questa famosa opera, l’artista invitava il pubblico ad entrare nel suo appartamento; dalla porta semi aperta si poteva passare alla stanza principale e trovarsi davanti ad uno spettacolo terrorizzante; l‘artista priva di sensi e seminuda appoggiata al tavolo e sporca di (tempera color rosso) sangue. Lo spettatore si trovava ovviamente in uno stato di shock.
La performance richiamava un vero e proprio stupro, atto che accadde realmente nel 1973 ad una studentessa dell’università dell’Iowa, molestata e poi uccisa; la notizia oltraggiò moltissimo l’artista e da qui nacque Rape/Murder . Mantieda volle mostrare come la società riduca il corpo della donna in un oggetto in balia delle voglie e dei desideri maschili, spesso violenti e senza scrupoli.

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LA CATTIVERIA DEL PUBBLICO

Opera d’arte al limite della comprensione è Rhytm 0 di Marina Abramovich, performance avvenuta nel 1974 a Napoli. Marina mise in una stanza completamente spoglia un lungo tavolo con 72 oggetti sia di piacere (piuma, bottiglie, scarpe, ecc), che di dolore (fruste, catene, pistole e lamette, ecc) poi si sedette e fece entrare il pubblico.
Per 6 ore consecutive l’artista si privò della sua volontà e mise a disposizione in modo passivo il suo corpo al pubblico che, attraverso uno di questi oggetti, poteva interagire con l’artista in qualsiasi modo, guidato e al tempo stesso provocato dalle seguenti istruzioni:

Sul tavolo ci sono 72 oggetti che potete usare su di me come meglio credete: io mi assumo la totale responsabilità per sei ore. Alcuni di questi oggetti danno piacere, altri dolore.

Dopo qualche esitazione il pubblico napoletano diede inizio alla performance; le lamette vennero subito usate per ridurre in brandelli gli abiti di Marina e poi passate direttamente sulla pelle nuda dell’artista. Gli uomini le succhiarono il sangue dalle ferite e iniziano ad avere un approccio incline alla violenza sessuale mentre alcuni cercarono di proteggerla.
Estremo il momento in cui nelle mani dell’Abramovich venne messa la pistola carica, appoggiata al collo, con un dito della stessa artista appoggiato sul grilletto.

La performance più che arte è una indagine sulla natura umana, l’uomo, avendo la possibilità di fare ciò che desidera, da sfogo alla sua vera natura, che, a volte, è violenta e aggressiva.

La domanda è; cosa sarebbe successo se qualcuno non avesse fermato quelle persone? Fin dove si sarebbe spinta la violenza?

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SEX SELLS AGAIN

di Valentina M.

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La fotografia ha sempre giocato un ruolo importante nella storia della moda; da metà secolo in avanti, fotografi di ogni genere hanno fatto a gara nel mostrare abiti, accessori e profumi nelle maniere più alternative, in modo di cercare di catturare l’attenzione della massa attraverso curiosità, e in alcuni casi anche scandalo.

Ecco la classifica delle campagne pubblicitarie più trasgressive e interessanti.

5. ALL SEX

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Oliviero Toscani crea da 25 anni le campagne pubblicitarie più discusse e criticate: dalla lotta contro l’HIV, alle adozioni tra omosessuali. Per Benetton ha dato vita ad una serie di manifesti di sensibilizzazione, dalle difficili tematiche sociali, che pur non avendo niente a che fare con la moda hanno dato nuova luce al brand. Questa, intitolata ALL SEX, ritrae molteplici peni e vagine di diverse etnie e dimensioni; Toscani sfrutta il sesso per richiamare l’attenzione sul tema dell’uguaglianza.

4. The G Spot

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Tom Ford non è mai andato per il sottile, anzi, ha sempre capito che osando con le campagne più controverse – e in alcuni casi volgari – avrebbe creato un altro livello di pubblicità, difficile da comparare. Ed ecco perché Tom (a quel tempo Creative Director di Gucci) decise di rasare una G sul pube della modella nel celebre scatto di Mario Testino risalente all’ormai lontano 2003.

La G stava per Gucci, ma ovviamente anche per il Punto G che sembra ipnotizzare il modello reso inerme e passivo. La risposta del pubblico fu quella che ci aspettava: lo scatto fu dichiarato dannoso per la società.

Non m’importa di come parlino di me, basta che ne parlino. (George Micheal Cohan)

3. TOM FORD

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Conosciuto come l’uomo che fece la fortuna di Gucci attraverso il suo carisma e le sue innovazioni spesso sopra le righe, Ford è ora noto come un pioniere del lusso assoluto.

Per la sua fragranza TOM FORD venne usato lo stesso metodo usato anni prima da Gucci: attirare l’attenzione maschile. La sua scelta fu quella, senza troppi giri di parole, di mettere il profumo in mezzo ai seni e alle gambe di modelle accuratamente oleate e depilate.

Lo scatto, ad opera di Terry Richardson, creò subito scalpore, nonché molta curiosità da parte degli uomini, che cercavano di intravedere qualcosa al di là del vetro.

Ancor prima di provare la fragranza il consumatore era intrigato e invogliato all’acquisto; il profumo diventò quindi un vero e proprio oggetto del desiderio.

Il suo fu, infatti, un gesto di marketing, più che un vero e proprio scatto pubblicitario.

This is how I want people to regard my character: High, expensive, classy, sophisticated and sexy.”

2. Farming

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Nel 2001 Terry Richardson realizzò la campagna pubblicitaria di Sisley per la collezione Farming.

Visto il tema, Richardson decise di ambientare gli scatti in una stalla, con tanto di fieno e vacche; i risultati furono questi ; modelle che, con sguardo ammiccante, bevevano latte direttamente dalla mammella della mucca con conseguente sbrodolio del liquido sul loro corpo. Nessuno vedrà mai, in quella innocente macchia bianca, solo del latte. Richardson gioca proprio su questo fattore, sulla mente dell’essere umano, che associa anche il più casto dei liquidi alla sfera sessuale.

Sta in questo, la bellezza della foto, oltre che nel doppio senso del contesto.

1. Vagina Bag e Biasia Evolution

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Più di nicchia e meno esplicite sono, invece, le foto di Francesco Biasia. Queste campagne sono basate su un’idea di travestimento fetish che, a differenza di quelle precedenti, non mostrano il corpo, ma lo coprono. Nella prima foto (del 2002) Biasia mostra una borsa nera dalla profonda zip aperta che raffigura palesemente una vagina. La foto gioca sull’idea della cerniera, che può chiudere e aprire una sorta di costume di pelle nera. Costume che, nella seconda foto, veste la modella, protagonista indiscussa della foto, a discapito della borsa che è piccola e in secondo piano.

La frase “Il vostro desiderio di cerniere, borchie e catene, finalmente lo potete confessare” serve solo a rimarcare il messaggio di libertà e anticonformismo sessuale. L’idea di cerniera viene ripresa sulla bocca della ragazza di colore, con lo stesso principio di prima; come la tuta si può aprire, chiudere e diventare oggetto del desiderio, così anche la borsa può diventarlo.

Oltre ad aver creato scandalo, questi manifesti pubblicitari hanno dato ad pubblico bigotto un tipo di sessualità talvolta fatto passare come tabù. Altro che 50 Sfumature di Grigio.

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