THE EYES SUGGEST: DAILY PAPER x LOCO DICE

di Alfredo Tomasi
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Loco Dice, all’anagrafe Yassine Ben Achour, è considerato da anni uno dei dj più forti in tutto il mondo. Il toro scatenato non si è però affermato solo in campo musicale, vanta infatti anche grande seguito nel mondo della moda e dello styling: è appunto uno tra i pochi performer techno del globo che ha in passato collaborato con brand del calibro di Carhartt e Adidas.

Il 22 luglio Daily Paper ha lanciato sul mercato la serie limitata DAILY PAPER x LOCO DICE… Si tratta di tshirt e track pants di colore nero con banda laterale rossa arricchita da scritta e logo in nero applicati sul petto. Lo stile dei due outfit è piuttosto minimal con chiari riferimenti alle mode in voga negli anni novanta. La linea è sportiva e catchy, assolutamente allineata alle esigenze attuali del fashion game. 20108230_10155386523646217_2196948958352297798_n

Daily Paper non ha bisogno di presentazioni, da anni top player nel mercato dello streetwear, fondato nel 2010 da tre ragazzi olandesi, i capi e le scelte stilistiche mostrano forti influenze dalla cultura africana. Il lancio della collaborazione ha avuto luogo ad Amsterdam nel flagship store di Daily Paper all’interno del quale erano disponibili in vendita 150 pezzi della linea, il tutto accompagnato dal dj set di Loco Dice e di Benny Rodrigues e Frizzo, due tra i tanti dj del roster di Desolat, etichetta discografica di proprietà del deejay tunisino.

Per apprezzare al meglio le sue gesta dietro alla console durante questa calda estate suggeriamo il party HYTE: sicuramente uno tra i must ibizenchi con cadenza settimanale all’Amnesia. L’evento racchiude in sè svariate identità danzanti: la proposta musicale è racchiusa attorno a un mix di suoni, le cui colonne portanti sono la techno e la house. Nel club room le sonorità sono più dark e cupe, si esibiscono maestri della console come Chris Liebing, Monika Kruse, Ellen Allien, Steve Rachmad, Pan-Pot e molti altri. La situazione varia in terrazza, dove il padrone è appunto Loco Dice, figura trainante del party. La proposta musicale è più vicina a sonorità house e tech house e  fino alle prime luci del mattino si possono apprezzLW5A5779are personaggi del calibro di Black Coffee, Henrik Schwarz, Dubfire, Cuartero, Kenny Dope e tanti altri, tutti pronti ad animare la famosa terrace. Per quattri mercoledì HYTE ospita anche il party londinese FUSE, festa dal gusto cool ma allo stesso tempo sperimentale le cui figure di spicco sono Enzo Siragusa, Rossko, Archie Hamilton e Seb Zito. Ogni mercoledì, dalle 23, tra moda, musica e magia.

MAKE THE EYES FASHION GREAT AGAIN!

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È tempo di cambiare musica.
E’ il proposito principale di The Eyes Fashion per il nuovo anno. Siamo cresciuti. Sono cresciute le persone che credono in questo progetto, e sono cresciuti anche i lettori. Per numero ed età.

La scelta di iniziare il 2017 senza soggetti in copertina, è una decisione coraggiosa, ma voluta con determinazione. Una scelta di evoluzione.

Lo strillo “Make The Eyes Fashion great again“, fa infatti il verso al più noto slogan di campagna elettorale utilizzato dal, purtroppo, nuovo presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump. Gli ultimi mesi dello scorso anno non sono stati facili per il mondo intero che, oltre alla Trump-presidenza, ha visto spegnersi tante icone musicali che da sempre hanno influenzato l’espressione artistica del magazine e, più nel profondo,  di tutti .

Serviva quindi una nuova rinascita: a new beginning tanto per stare in tema.

Per rendere The Eyes Fashion great again, ci impegneremo tanto, e tanti saranno i cambiamenti.

Aspettatevi tutto. Non aspettatevi niente.

Federico Ledda

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Q&A: JD.COM

di Federico Ledda

Lookbook Albertalli 2016

JD.COM, la più grande piattaforma di retail in Cina (e la prima che si batte contro la contraffazione), ha lanciato durante lo scorso salone del mobile di Milano, la prima piattaforma dedicata su JD Mall attraverso la quale i marchi internazionali di arredamento, potranno arrivare a vendere a milioni di consumatori cinesi i loro prodotti. Abbiamo incontrato il presidente di JD.com a Milano, durante l’evento di lancio della piattaforma: per l’occasione, 10 designer italiani e cinesi, hanno realizzato 10 uniche stanze dedicate a progetti collaborativi per promuovere il meglio del design italiano in Cina. Il colosso dell’e-commerce vuole dare una forte spinta al design italiano per un mercato potenziale di oltre 155 milioni di suoi clienti.

Lookbook Albertalli 2016

In che modo JD.com è riuscito a diventare così importante?
La vendita al dettaglio è sempre stata molto debole in Cina, quindi, la creazione di JD.com è stata una necessità. Sin dall’inizio ci siamo battuti per mantenere l’autenticità e la qualità dei nostri prodotti, entrando in una fetta di mercato diversa rispetto a quella solita cinese, diventando così sinonimo di lealtà per i nostri clienti, che sono cresciuti a vista d’occhio.

In che modo è nata la ‘’Home Furnishing Platform’’?
La ‘’Home decorazioni’’ e l’arredamento più in generale, sono due tra le categorie che si stanno sviluppando più velocemente nel nostro sito, grazie anche ai brand internazionali che si stanno appoggiando a noi per la vendita dei loro prodotti. Accontentare il consumatore medio cinese, non è per niente facile, in quanto è abituato a degli standard alti e di qualità. Ma ce la stiamo mettendo tutta. Nella piattaforma sono già presenti oltre 15,000 brand inclusi Harbor House, Ashley, Kuhn Rikon e Fissare, Zojrushi.

In che modo avete scelto i brand per questo progetto?
Scegliamo i brand o i designers che sappiano incorporare la creatività alla praticità.

Cosa pensi dei designer italiani?
I designer italiani sono conosciuti a livello globale per la loro vena artistica. Il progetto è stato una grande opportunità per mettere insieme gli artisti più talentuosi, a quelli che invece riflettono la cultura cinese. E’ stata un’opportunità unica, che speriamo tutti ricapiti!

 Cosa c’è nel futuro di JD.com?
In questo momento abbiamo 155milioni di clienti attivi, e ci auguriamo che diventino sempre di più! Il nostro impegno a proporre solo prodotti di alta qualità, fanno di noi dei perfetti partner per le compagnie italiane che guardano al territorio asiatico.

MILANO DESIGN WEEK 2016: face to face with Michael Young for BRIONVEGA

di Federico Ledda

 

youngIn occasione del salone del mobile 2016, BRIONVEGA, l’iconico brand di design divenuto noto a livello mondiale a inizio degli anni 60 per il suo industrial style sopra le righe, ha presentato allo spazio BASE di Via Tortona il nuovo arrivato in famiglia: WEARiT, speaker bluetooth – accessorio fashion realmente indossabile. La direzione artistica è stata affidata a Michael Young leggenda del design inglese che negli ultimi vent’anni è riuscito ad affermarsi a livello globale come una delle figure principali nel suo campo, grazie all’unicità delle sue opere realizzate nel suo studio di Hong Kong.

 

2Come ci si sente a essere a Milano durante una settimana importante come quella del design?
E’ bello essere qui! Tutti i miei vecchi amici lo sono, ci veniamo sempre da 25 anni ed è bello vedere come sono cambiate le cose.

Quali sono le differenze più grandi che noti?
Prima era un’iniziativa davvero ristretta… Esponevano poche aziende, e il pubblico era solamente del settore. Sento che invece oggi ci sia una rivoluzione in atto, che il nostro lavoro inizi a interessare sempre di più a un vasto numero di persone estranee al nostro mondo. Bellissimo.

Cosa pensi dei designer italiani?
Li amo. Da sempre l’Italia e designer italiani influenzano tutto il mondo. Specialmente brand come Brionvega. Sai, dopo la seconda guerra mondiale c’è stato lo sviluppo di molti materiali che utilizziamo tutt’oggi, e Brionvega insieme ad altri brand italiani, è stato tra i primi ad utilizzarli per i loro prodotti.

Com’è avere il proprio studio a Hong Kong e vivere in un continente completamente diverso dal tuo?3
Quando sono partito, ho deciso di andare in Asia perché ero incuriosito dal loro mondo. Trovo affascinanti i due poli opposti che spaccano il paese tra tecnologia d’avanguardia, e tradizioni culturali che vanno avanti da secoli. Credo che mi abbia permesso di crescere come designer facendomi diventare ciò che sono oggi.

 

Come descriveresti il tuo stile?
Sai, in questi 25 anni di carriera, mi è stata posta questa domanda migliaia di volte. Ad essere onesti, non ne ho idea. Credo che evolva in base alla mia crescita professionale, in base a quello che sento nel momento in cui creo qualcosa. Non mi definirei mai minimal, credo più un visual designer.

Che cosa ispira i tuoi lavori?
La serenità…Il concetto di felicità. Quello che potrebbe fare felici altre persone.

La musica ti aiuta nell’ispirazione?
Certamente. In questo periodo ascolto moltissimo i Brian Jonestown Massacre.

 

5Come sei arrivato a lavorare con Brionvega?
Avevo in passato già utilizzato la tecnologia Bluethoot per diversi progetti, credo che questo sia piaciuto al team di Brionvega, con la quale è subito nata una perfetta sinergia che ha poi aiutato la creazione del WEARiT ts217. Credo che ci siano pochi brand nel mondo che sono stati capaci a creare esattamente dei prodotti in base alle esigenze del cliente e Brionvega è senza dubbio uno di quelli.

A che cosa ti sei ispirato per la creazione di questo progetto?
Nasce tutto da una mia interpretazione del leggendario Brionvega ts207, che negli anni 60 lanciò una vera e propria rivoluzione. Abbiamo quindi deciso di dargli nuova vita, rendendolo al passo con i tempi.

 

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THE UPPERFECT CLASS

In un’epoca a metà tra i beautiful 70’s e gli indimenticabili 80’s, un’inedita e fantasiosa visione della Upper Class newyorkese. L’ispirazione del passato incontra l’attuale, mescolando mocassini e zeppe di pelo, pelliccia e Lurex. La collezione Peter Non spring summer 2016 é un’anteprima esclusiva per The Eyes Fashion.

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Photographer ALESSANDRO LEVATI
Photographer’s assistant GIULIO CAVICCHINI
From an idea of SILVIA MACCHIONI
Hair and Make Up LAURA MARTUCCI
Styled by SILVIA MACCHIONI
Fashion Editor FEDERICO LEDDA
Female Model Christine Tollefsen @ MAJOR MILANO
Male Model Alessandro Polastri
Location Showroom Bonomea

WUNDER MRKT: THE NEW VERSION OF WONDERLAND

di Federico Ledda
foto di Alessandro Levati
With a special thanks to Paola Riviera, Costanza Prozzo, Donato Ambrogi

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Immaginate se ”Alice nel Paese delle Meraviglie”, fosse stato scritto adesso e che il paese delle meraviglie, anzi Wonderland (suona meglio), si trovasse a Milano? Più precisamente, in via Valtellina e fosse la struttura del Club Haus e de Le Cannibale e persino il loro cortile interno addobbati a festa?

wundermarket-6No, non sto degenerando, è accaduto veramente. Ieri. Grazie alla geniale idea di alcuni frequentatori della night life meneghina (tra cui la nostra amica Paola Riviera di New Girls) che hanno deciso di fondere il meglio che Milano ha da offrire in una cosa sola.

Il Wunder Mrkt non è un mercatino vintage, ne un negozio di dischi, e tanto meno un posto dove fare ape (come direbbe il classico milanesotto con le Clarks e il risvolto con le caviglie scoperte a novembre) E’ TUTTO QUESTO! 

Immaginate un posto con esposti i vestiti e gli oggetti più cool che mai potranno entrare a casa vostra e/o nel vostro armadio, con i ragazzi di Rainbowhair Milano pronti a occuparsi dei vostri capelli e con dei dj set dal vivo. Il tutto bagnato da dell’ottimo vino.

Tranquilli. Non è un sogno. Tornerà reale. Il posto è lo stesso, ma la data è quella del 20 dicembre.

SEE YOU THERE. 

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SAVE THE DATE: 20/11/15 – THE EYES FASHION PARTY TALES CHAPTER ONE: 90’S HIP HOP SCENE

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THE EYES FASHION PARTY TALES: un divertente viaggio attraverso eventi a tema, per rivivere alcuni periodi storici che hanno particolarmente caratterizzato la moda e la musica così come la conosciamo oggi.

CHAPTER ONE: 90’s Hip Hop scene.
Preparati ad indossare la tua salopette di jeans, la collana d’oro finto che pesa meno di un grammo, lo snapback,la felpa della Champion e le Buffalo ai piedi: il 20 si ritorna indietro nel tempo.

Music selecta by:

THE WATZMANNS (Vittoria Hyde and Federico Ledda)

DJ EROS

ZIMEN

DRESS CODE: 90’s HIP HOP PARTY ANIMALS

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Coca Cola: non solo bollicine

di Federico Ledda

Non solo bollicine per il colosso americano Coca Cola, che durante una giornata piovosa, e decisamente caotica a EXPO, ha fatto il punto sulle tantissime attività che ultimamente hanno coinvolto il brand iconico che quest’anno celebra persino il primo centenario della classica bottiglietta di vetro.

Elegantly Cool by Trussardi
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Coke EKOCYCLE with Will.i.Am

Dal restyling della lattina ”light” e per la prima volta della bottiglia di vetro con la direzione artistica del marchio italiano Trussardi, alla collaborazione con il leader dei Black Eyed Peas Will.i.Am per l’importante iniziativa creata insieme al brand EKOCYCLE, che consiste nel riciclo di rifiuti (bottiglie di plastica, lattine etc..) per lo sviluppo di una linea di moda e di accessori.
L’iniziativa ha riscosso grande interesse, trovando riscontri positivi anche in marchi del calibro di Beats by Dr Dre e New Era.

Per chiudere in bellezza, non poteva mancare la FREESTYLE MACHINE, la geniale macchina disegnata nel 2009 da Pininfanina che attraverso la tecnologia del microdosaggio dà la possibilità di scegliere oltre 100 prodotti del Coca Cola group, con tantissime varianti gusto mai provate prima, come la Fanta alla pesca.

Se avete la possibilità di girare il mondo, potete trovare tutto ciò sparso tra l’Europa e gli Stati Uniti, altrimenti fate un salto in EXPO, avete tempo fino al 31 di ottobre!

 

Coke Freestylee Machine

MWFW: NASCE LA SURVIVAL GUIDE ALLA SETTIMANA DELLA MODA DI MILANO

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“Ci sono così tante cose favolose che stanno accadendo a Milano che per me è stato un vero piacere raccoglierle per la Camera Nazionale della Moda, in uno stile semplice, divertente e piacevole, nel puro spirito LaDoubleJ.” Questo è il commento della giornalista di moda e design J.J. Martin, che collabora con testate quali Wallpaper* e Wall Street Journal Magazine e che a Milano ha fondato il magazine online LaDoubleJ.com.

LaDoubleJ.com ha ideato, progettato e creato tutti i contenuti della Milan Fashion Week Survival Guide. “Tutti quelli che partecipano alla settimana della moda conoscono Prada e Gucci e hanno mangiato sia da Bice che Da Giacomo almeno 65 volte. L’idea che sta alla base della Milan Fashion Week Survival Guide è quella di offrire una nuova fonte di informazioni, che sia davvero utile ai giornalisti, blogger, fotografi e buyers che si trovano in città. Perciò, oltre a ricordare tutti i piccoli brand nati e cresciuti qui (e le boutique dove comprarli), abbiamo cercato di svelare i ristoranti che nessuno conosce, mettere in risalto i nuovi negozi e luoghi culturali apparsi negli ultimi sei mesi.
Sapranno anche dove andare se gli si rompe un’unghia, se hanno bisogno di un istruttore di yoga, di un nuovo asciugacapelli o di un parrucchiere a disposizione. Insomma, lo stretto indispensabile per sopravvivere alla settimana della moda a Milano.
Nel frattempo, se qualcun’altro mi dice ancora una volta che Milano è noiosa mi strappo i capelli. Credetemi: Milano è viva! Quando leggerete la guida, credo che sarete d’accordo con me.”

DANIELE BASSO: ART FROM THE HEART

di Federico Ledda

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Si scrive Daniele Basso, si legge ARTE.
E’ con tanto sudore e fatica che un artista italiano, è riuscito a rivoluzionare il concetto di arte diventando uno degli artisti più stimati del mondo.

Da Piazza Vittorio di Torino alla Ca’ d’Oro Gallery di New York, le sue opere, di rilevanza internazionale, dai primi del 2000, affascinano svariate parti del mondo, donando stupore e sorrisi a ogni singola persona che ha la fortuna di trovarsi davanti.

Ultima tra queste ”COKE IT’S ME”, rivisitazione della storica bottiglietta di vetro marchiata Coca Coca, in occasione dei 100 anni in commercio della mitica bibita statunitense, e per l’occasione, esposta per tutta la durata di Expo, nel padiglione Coca Cola, a Milano.

Per lavorare nell’arte, in che modo bisogna viverla?
Credo sinceramente che quando saprò con certezza rispondere a questa domanda, sarà il giorno che deciderò di smettere di fare arte… L’arte mi da emozioni ogni giorno nuove. Mi aiuta a mettere a fuoco punto dopo punto la mia ricerca, destinata a non approdare a nulla di certo, del senso della vita. E’ l’incentivo a lavorare su di me per migliorare la qualità dei miei pensieri, del mio agire e quindi del mio lavoro. Non esiste un modo di viverla, ma solo la voglia ed il coraggio di viverla davvero. Di non risparmiarsi gioie e delusioni. Di esercitare il nostro senso critico non solo in negativo ma soprattutto riconoscendo la grandezza universale ed il significato di certi gesti. D’altronde le brutte esperienze il tempo le cancella, preservando il bello e quanto di positivo la vita, e l’arte che ne è la massima espressione, ci riserva.

Qual è la tua filosofia?
Io credo nella responsabilità etica di qualunque gesto. E soprattutto dell’immaginazione. Attraverso l’arte immaginiamo il futuro dalla società e dell’umanità. Ne tracciamo i limiti. Ne indaghiamo i valori. Ne evolviamo i significati… è un’enorme potere. Da cui deriva una grande responsabilità. Sognare bene ci aiuta a vivere meglio… Allora m’ispiro alla contemporaneità e provo a tradurre in gesto dei messaggi, per regalare emozioni e un’occasione per riflettere su passato, presente e futuro. I miei lavori sono come progetti incompleti, in cui ognuno vedendo la propria immagine riflessa, può sentirsi partecipe, e che tutti possono terminare con la forza dei propri sogni… Sono frasi aperte in cerca di una fine… metafora della società che fa i conti con se stessa.

Che cosa ti ha spinto a fare diventare una passione un lavoro?
L’avvicinamento all’arte come lavoro è stato un processo lungo, attraverso diverse professioni, dall’economia, alla moda, al design attraverso la comunicazione fino alla libertà espressiva dell’arte.

A scuola non sapevo scrivere. Poi poco per volta ho scoperto cosa avevo da dire, ed ho imparato a farlo. E’ stato lo stesso processo con l’arte. Piccoli passi che oggi mi danno una grande solidità interiore e di pensiero… Anche se comunque l’Arte non è mai un lavoro… ma piuttosto una condizione dalla quale inizialmente non puoi scappare, e poi, quando riesci a dargli una forma, diventa una motivazione inesauribile ed una forza travolgente. Emozione e vita allo stato puro. Attraverso cui trovi il senso dell’esistenza… così i tanti sforzi fatti, ad opera finita, sembrano nulla più che banali inconvenienti. Quindi alla fine direi che è stata la passione stessa!

Qual è il segreto di un’artista del tuo calibro, per trovare sempre idee brillanti per le sue opere?
Nessun segreto. Forse solo la voglia ed il coraggio di mettersi in gioco senza riserve, sempre. Ogni idea è energia. Ogni opera una sfida nuova. Anche se ci insegnano che l’importante è l’obiettivo… non dobbiamo crederci. L’importante è avere un obiettivo… è solo se si ama il percorso che si arriva in fondo. Perché un fondo non c’è mai. Per chi ama il proprio lavoro esiste sempre un nuovo traguardo da perseguire. Allora il segreto è la cosa più nota al mondo: amare quello che si fa!

Da cosa vieni ispirato quando ti metti all’opera?
Credo che dipenda dall’esigenza che ho di mandare un certo messaggio. Vivendo riscontro certi comportamenti o mi imbatto in alcune vicende che mi spingono a “dire la mia”. Che mi portano a credere nelle mie riflessioni e vederne una valenza universale. Questa è la motivazione di tutto. La vera ispirazione alla base delle mie scelte.

Com’è nata la collaborazione con Coca Cola?
Lavorare con Coca-Cola è stato come realizzare un sogno. del bimbo che c’è in me! COKE IT'S ME_Daniele BassoSono collezionista da sempre di bottiglie Contour dal mondo. Da piccolo viaggiando il gusto coca cola, anche se uguale ovunque, per assurdo, mi ricordava casa. Un gusto che ha unito concretamente il mondo intero, contribuendo all’idea che oggi abbiamo di globalità. Interpretare artisticamente la Bottiglia della Coca Cola significava indirettamente confrontarsi con la storia stessa della nostra società. Una grande responsabilità che sono felice di aver assolto in modo personale e riconoscibile… E la collaborazione è nata quando insieme al management del gruppo ad Atlanta abbiamo capito che molti aspetti del nostro lavoro avevano binari comuni. L’attenzione all’uomo, alla sostenibilità non solo del lavoro ma proprio del pensiero all’origine dei progetti. L’intenzione di operare per generare emozioni positive sulla vita. D’innovare nel rispetto delle origini… così il management di Atlanta si è rivelato il committente perfetto. Idee chiare da subito, grande libertà e voglia di ascoltare per costruire pensieri di valore. Una collaborazione entusiasmante. A conferma che dietro “grandi imprese” ci sono sempre persone di valore… Perché alla fine si lavora sempre con le persone…

 

MIX & MATCH

Estate.
Sinonimo di timidezze e indecisioni. Una su tutte? Che cosa mi metto in spiaggia.
Ecco le proposte femminili che The Eyes Fashion ha preparato per voi.
Il motto? Keep calm and stay cool.

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A7Photographer ALESSANDRO LEVATI
Hair and Make Up FILIPPO DEL BOCA
Styled by FEDERICO LEDDA
Model: Anni @2MORROW MODEL
Location: Outline Press Office
Special Thanks To Jessica TomaoPatrizio Brunelli, Donato Ambrogi

FOCUS ON: MARIANNE MIRAGE AND HER WORLD

di Federico Ledda
foto Alessandro LevatiMM3

Ho sempre provato interesse per le persone curiose…Quelle che non sono mai banali, ma che anzi, conoscendole, riescono a darti una visione diversa della vita.
E’ un po’ quello che ho provato conoscendo Marianne Mirage: talentuosa cantante dalle mille sfacettature ed estremamente affamata di arte. Più che una cantante, un’artista a 360 gradi.

Ecco qui il risultato di un mattino speso tra musica indie, posizioni di yoga (grande passione di Marinne) e fotografie.

 

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Tshirt: Byblos

Chi è Marianne Mirage? Da dove viene questo nome?
Marianne rappresenta il popolo che si libera dalla monarchia e la nascita della Repubblica. Liberté, égalité, fraternité. Mirage è il punto più lontano dove ti puoi spingere, al confine con il sogno. In realtà sono anche due nomi di band psichedeliche anni ’60 che ho unito perché mi piaceva il suono e la doppia MM. Io nella vita sono il nome che ho scelto. Mi piace essere una figura che non appartiene per forza a questo mondo ma magari ci sono capitata per caso ed ora cerco di adattarmi.. facendo musica.

Come descrivi la tua musica?
Autobiografica in primis, non riuscirei a cantare nulla che non mi scaldi.
Sincera nel senso di schietta.
È come se fosse blues ma con delle influenze un po’ trap. Come se fosse soul ma senza i balletti di James Brown. È una voce calda che ti porta in giro e ti culla, tra il dolore è il piacere.

Le tue inspirazioni?
Tutto… Diciamo che più mi complico la vita più mi viene da scrivere. In realtà se prima scrivevo solo nei momenti “di down” ora posso farlo sempre. Uso garage band dell’iPhone per appuntarmi le idee quando sono in giro.
Ho la mania degli acquari che mi aiutano a spegnere il cervello. Altre inspirazione sono sicuramente ascoltare buona musica specialmente quando cammino.

Quanto conta per te l’immagine?
L’immagine conta solo se riferita ad un contenuto. Se non è fine a se stessa. Io la mia immagine la coltivo come la mia mente.

Musica e Moda, come unisci le due cose?
MM… diciamo che prima viene la musica poi comincio a pensarci.

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Skirt: Byblos
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Top: Marianne’s Archives Shoes: 87 Vic Matiè
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Skirt: Byblos

Photographer ALESSANDRO LEVATI
Hair EMANUELA CARICATO
Styled by FEDERICO LEDDA
Production FEDERICO LEDDA, ALESSANDRO LEVATI, LARA BIANCHI
Location The Light Place (thelightplace.it <http://thelightplace.it> )
Special Thanks To Lara Bianchi @ annaBi & Laura Magni

WHO DO YOU LOVE?

di Valentina M.jknklj.m

Il termine Trasformismo ha intrigato ed affascinato l’uomo fin dall’antichità, soprattutto quando questo rientra nell’ambito sessuale.

La sua curiosità per il diverso e per il nuovo l’ha sempre spinto alla ricerca di qualcosa di più profondo, che potesse svelare i meccanismi della psiche e del corpo umano.
Fin dal 1490 aC si hanno notizie dei primi casi di trasformismo quando la reggente egiziana Hatchepsut si faceva passare per faraone portando una barba posticcia e gli abiti da re.
Ma è dalla fine del XIX secolo che alcuni illustri medici che si occupavano di sessualità si interessarono di transgenderismo e iniziarono a studiarlo anche se vi era, come adesso, molta confusione con l’omosessualità.
Finalmente nel 1921 si assistette al primo intervento di cambio di sesso, ma fu nel 1951 che venne portato a termine il più importante intervento di “riassegnazione chirurgica di sesso” ; il paziente George Jorgensen poté, così, diventare Christine.
E davanti a tutti queste innovazioni nel campo della sessualità, l’arte non poteva di certo rimanere in silenzio.
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L’essere umano, nella sua complessità interiore, è una creatura prismatica.
Infatti, non vi è una sola identità all’interno, ma componenti maschili e femminili che non è possibile dividere ed inscatolare all’interno di precisi stereotipi e norme comportamentali.
E’ questo che ci vuole spiegare Urs Luthi, che, attraverso Il Doppio, gioca con l’inversione dei due sessi; mostra sè stesso attraverso due profili, uno maschie e l’altro femminile crescendo così una sua rappresentazione totalitaria e a 360°.
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Particolarmente interessante per lo stravolgimento della pittura classica è Gods of Earth and Heaven di Joel-Peter Witkin, che riprende la maestosa opera botticelliana della Nascita di Venere stravolgendola e rendendola più contemporanea.
Nella versione del 1988, infatti, in mezzo alle gambe della dea non vi è solo una manina pallida e cristallina che cerca di coprire le vergogne tramite una ciocca di capelli dorati, ma un ingombrante pene sfoggiato senza pudore.
Anche qui vi è trattato il tema dell’identità mutante, per niente mostrata come un taboo, ma anzi esibita senza vergogna.
Gods of Earth and Heaven, LA, 1988
Gods of Earth and Heaven, LA, 1988
Molinier invece prende l’argomento più drasticamente decidendo, nel 1965, di infilare una Rose Blanche nel più sacro dei suoi buchi.
La rosa bianca raffigura la purezza, questa si contrappone fortemente all’atto che sta compiendo Molinier; che, vestito da donna con tanto di parrucca e giarrettiera, si mostra all’obbiettivo, ( e quindi anche al pubblico ) in un atteggiamento provocatorio ed esibizionista.
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Ma è lo statunitense Acconci a deliziarci con la trasposizione video del termine Trasformismo; infatti, in Conversione viene sperimentata la possibilità di passare dal sesso femminile a quello maschile, e viceversa.
Acconci, infatti, si brucia i peli attorno ai capezzoli fino ad eliminarli e tenta di mascherare il pene nascondendolo tra le gambe; così inizia la sua metamorfosi in donna, in questo stato l’artista cammina, si piega e si muove mostrando la sua nuova identità.
Nell’ultima parte del video invece si unisce una seconda persona, una donna attua a ritrasformare Acconci in un uomo, attraverso un rapporto sessuale.
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A voi i commenti.

SECRET WALLS

di Federico Ledda

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Ho sempre ammirato chi riesce a dedicare tutta la sua vita e le sue forze all’arte dedicandosi completamente ad essa. E’ quello che ho notato mentre a Los Angeles ho avuto modo di conoscere Terry Guy, un ragazzo che ha fatto dell’arte la sua ragione di vita.

Parecchi anni fa Terry, ha dato vita a ”Secret Walls” un progetto itinerante che utilizzando solamente la semplicità del bianco e del nero, sfida gli artisti a riempire gigantesche tele improvvisando. Secret Walls ha ormai fatto tappa in moltissime città, diventando di tappa in tappa sempre più popolare.

Potevo quindi farmi scappare l’opportunità di farmi affascinare dai racconti di Terry, per poi affascinare tutti i lettori di The Eyes Fashion?

Chi sei?
Come già sai mi chiamo Terry, e sono il fondatore di Monorex, Network che realizza progetti, tra cui quello di Secret Walls e High Rise Murals.

www.monorex.com

www.highrisemurals.com

www.secretwalls.black

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Quanto ha influito l’arte nella tua vita?
L’ha rivoluzionata! Tutto è nato quando abbiamo iniziato a lavorare alla Monorex… Esattamente 11 anni fa! Diciamo che lavorare per progetti unici e iniziative particolari è davvero stimolante. Ogni lavoro di cui ci occupiamo, è per me una sfida che mi mette alla prova e mi permettere di crescere!

Raccontami di Secret Walls
E’ la più grande competizione artistica del mondo. Il concetto è molto semplice: due artisti, con 90 minuti di tempo devono dipingere in freestyle con tempera nera su un Canevas bianco, e il vincitore viene deciso a suon di applausi da parte dei presenti. Sai, credo che la gente cresca sempre di più di tappa in tappa per l’area di festa che si respira durante l’evento e per la diversità di persone che ci partecipano. E’ davvero un’occasione unica per farsi ispirare.

Come puoi descrivere la vostra arte?
Abbiamo iniziato come collettivo di street artist, evolvendoci poi in una realtà più grande e generale come quella dell’arte urbana-contemporanea.

Che cosa ti ispira?
Molte cose! I film, la musica, i fumetti, viaggiare…

Cosa pensi degli altri artisti della scena?
Il nostro mondo è piuttosto ridotto, ma grazie a Dio inizia sempre più a essere riconosciuto in scala globale! La cosa mi fa davvero piacere perché avendo iniziato parecchi anni fa a fare quello che facciamo, abbiamo avuto l’opportunità di vedere l’evoluzione naturale delle cose. Due tra le città che stanno contribuendo fortemente a questo cambiamento sono Melbourne in Australia e Malmo in Svezia.

Follow them on Instagram

@Monorex
@SecretWalls
@HighRiseMurals

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THE ART OF SEX

di Valentina M.

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Se vi sono due cose che apprezziamo e seguiamo, queste sono l’arte e la pornografia; più nel dettaglio, l’arte contemporanea ormai non segue più nessuna regola o tabù legittimando, invece, la libertà sessuale.

Attraverso la pornografia e il porno il nostro corpo perde la sua identità e diventa neutro, in questo modo è libero di provare piacere dando libero sfogo ai suoi istinti.

E’ il trionfo di un corpo pieno di desideri che non è più lo specchio di una identità e di un volto che è pubblico; è quindi una sorta di maschera che noi possiamo portare quando vogliamo.

Il sesso è, altre sì, uno tra i più grandi business del mondo. Anche se dall’inizio della vita, l’attività sessuale fa parte del nostro ciclo vitale e routine, l’uomo non si stancherà mai di esserne affascinato, alla ricerca giorno dopo giorno, di un qualcosa, di un particolare o di un attimo che lo faccia incuriosire e quindi eccitare.

Jeff Koons nel 1990 decide di farsi immortalare durante un rapporto sessuale con la pornostar e futura moglie Llona Staller, in arte Cicciolina; gli scatti vennero poi esposti durante la Biennale di Venezia dando vita per la prima volta, ad un’opera d’arte che prevede l’uso della pornografia.

Con Made in Heaven, diversamente dall’arte conosciuta fino ad ora, l’atto sessuale viene mostrato nella sua forma più cruda, senza l’uso di veli e senza significati intrinsechi, il sesso viene così elevato e nobilitato, mentre il corpo che l’artista mette a disposizione diventa un vero e proprio oggetto di arte, se non l’opera stessa.

Grazie a questa installazione Koons è diventato uno tra gli artisti più influenti e innovativi del mondo, dando un punto di partenza per altre opere d’arte a sfondo pornografico.

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Andrea Serrano, artista americano famoso per gli scatti d’impatto, pubblica History of Sex e Interpretazione dei Sogni dove tratta dello stretto legame tra sesso, sogni e teorie Freudiane.

Infatti nel sogno non sono presenti Tabù, non vi è un giusto e un sbagliato ne una logica; sogniamo prettamente ciò che nel profondo desideriamo e solo durante il sonno riusciamo a dare sfogo alle nostre fantasie più intime.

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Andrea Fraser decide invece di trasformare il proprio corpo in opera d’arte attraverso un rapporto sessuale con chi di arte se ne intende: il collezionista. L’atto avvenne in una camera d’albergo del Royalton Hotel di New York, dove, in un angolo, fu posta una videocamera che per 60 minuti riprese tutto.

Con questa performance del 2003, l’artista voleva sottolineare il potere indiscusso dell’uomo visto come sesso forte, e lo stretto legame tra prostituzione e marketing.

Furono realizzati 5 copie del video, 3 delle quali andarono a privatisti, ed una al collezionista del video, che partecipò

non per sesso, ma per un esperimento artistico

In Official Welcome (2001) la Fraser si propone ancora come oggetto artistico, ma questa volta decide di esporsi durante una cerimonia artistica in una gallerie, nella quale si spoglia per rimanere coperta solo da un piccolo perizoma e da un paio di scarpe Gucci.

L’artista si decanta non più un essere vivente ma bensì un oggetto artistico e chiede di essere collezionata.

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In Nudes di Thomas Ruff, l’artista si appropria delle immagini pornografiche e le trasforma in oggetti artistici.

Preleva alcune immagini da film porno amatoriali,la trasforma, le sfuma e le rende più confuse, per prendersi gioco della nostra fantasia e della nostra vista.

Per quanto noi cerchiamo di captare il particolare e la definizione, perché è questo che ci eccita, non la troveremo mai. Il lavoro di Ruff, è infatti una riflessione sui nostri sensi, sull’impossibilità di veder tutto e mostrare tutto, anche se vorremmo farlo.

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WHEN IN ROME… #4 – WALKING AROUND

di Sara Bianchi
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“Come è iniziata la tua carriera? Il momento in cui hai capito di avercela fatta?”

L’ATTORE FETICCIO

FABIO DE LUIGI, Roma -Cinecittà-

“Allora…la mia carriera é iniziata nell’ormai lontanissimo 1990, stavo studiando nell’Accademia delle Belle Arti a Bologna e ho cominciato iscrivendomi quasi per scherzo ad un concorso per giovani comici emergenti”

“Per quanto riguarda il momento in cui…forse oggi…ahahahah…il giorno in cui ho capito di aver fatto la scelta giusta, beh alla fine era quello che volevo fare da quando avevo tipo tre anni per cui quella fortuna lí l’ho avuta e finché non se ne accorgono vado avanti!”

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LA FETICISTA

CHIARA FRANCINI, Roma -Cinecittà-

“Oddio…la mia carriera é iniziata al teatro della Limonaia di Sesto fiorentino quando ho iniziato il primo anno del corso dell’Accademia. Per quanto mi riguarda penso tutti i giorni di aver fatto la scelta giusta, sono felice, certo é un lavoro faticoso ma sono veramente molto felice, però posso dirti che non c’é un giorno in particolare perché penso di dover fare ancora molta molta strada…”

IL POETA ROMANO

RICKY MEMPHIS, Roma -Cinecittà-

“Come devo risponne?”

“Tu parla, io registro e poi trascrivo!”

“Ok…allora la mia carriera è iniziata fine ’89 inizio ’90 con la pubblicazione di un articolo ed un servizio fotografico che mi riguardava sul mensile dell’epoca che era King. Me l’avevano fatto perché leggevo delle poesie che scrivevo nei locali notturni di Roma…da lì Maurizio Costanzo ha letto l’articolo, si é incuriosito e mi ha fatto chiamare. Sono stato in trasmissione, la trasmissione la stavano seguendo in televisione Tognazzi e Simona Izzo che stavano per girare un film, io lí ho espresso il desiderio di fare l’attore, mi hanno chiamato, ho fatto il provino e cosí ho fatto il primo film.Tutti i giorni mi rendo conto di aver fatto la scelta giusta, tutte le mattine in cui mi alzo e vado sul set a giocà e a divertimme…”

 

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LA SFIDA GERARCHICA DI GENERE SESSUALE E LE NUOVE DONNE

di Valentina M.

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Dall’alba dei tempi, passando per il Medioevo e fino alla metà degli anni ‘90, la donna è sempre stata vista come una cuoca, casalinga e sfornatrice di flgli; in poche parole una Passiva. Dal canto suo, l’uomo, è stato costantemente classificato come il genere sessuale attivo e dominante, ossia il fico della situazione.

Poi qualcosa cambiò.

Infatti, dagli anni ‘60 vi fu un ondata di movimenti di protesta da parte del mondo femminile e omosessuale contro una società patriarcale; lo scopo era quello di mostrare al mondo la loro vera natura come esseri dotati di intelligenza e indipendenza. E proprio per questo, alcune nuove donne pensanti e indipendenti divennero artiste e sperimentarono un nuovo tipo di arte che, diversamente da quella precedente, aveva lo scopo di osare, far ragionare ma, specialmente, di scioccare.

Nacque la performance, un’esibizione fatta di azioni che scorrono nel tempo e, diversamente dalle altre forme d’arte vede nello spettatore e nelle sue reazioni il protagonista assoluto in prima persona.

OUR PERIOD.

Nel 2001-2005 Joana Vasconcelos, creò The Bride (La sposa), un magnifico e grandioso lampadario di 5 metri degno dei palazzi di Versailles. Cosa c’entra con la rivoluzione sessuale? Il lampadario è composto interamente di tamponi vaginali; ecco che un oggetto così poco aulico e vagamente schifato dall’uomo, diventa una bellissima opera d’arte.
Più che critica, è un grandissimo monumento alla vagina.

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CAROLEE’S SCROLL

In una delle opere più celebri di Carolee Schneemann, The Scroll, l’artista nuda e sporca di fango estrae una lunga pergamena dalla vagina e la legge al pubblico. Il testo è in parte un poema, in parte un manifesto e in parte alcune sue esperienze divertenti con il sesso maschile nel contesto artistico. Il corpo della donna, ma prima di tutto la vagina, si trasforma in opera d’arte e, allo stesso tempo, conoscenza pura… Ben lontana dalla visione puramente sessuale e riproduttiva che aveva in passato.

“I thought of the vagina in many ways– physically, conceptually: as a sculptural form,
an architectural referent, the sources of sacred knowledge, ecstasy, birth passage, transformation.
I saw the vagina as a translucent chamber of which the serpent was an outward model: enlivened by it’s passage from the visible to the invisible, a spiraled coil ringed with the shape of desire and generative mysteries, attributes of both female and male sexual power.
This source of interior knowledge would be symbolized as the primary index unifying spirit and flesh in Goddess worship.”

Carolee Schneeman

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DEATH SEX

Più forte visivamente è Meat Boy, performance dove uomini e donne si accoppiano circondati da animali morti squarciati; L’atto richiama un rito macabro ed erotico in rappresentanza delle arti sessuali estreme mentre si sottolinea la componente distruttiva, violenta e animale dell’essere umano. I corpi vivi si fondono ai cadaveri degli animali e diventano inespressivi e privi della loro soggettività.

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Con Vagina Painting (1965) Shigeko Kubota attacca l’arte maschile e mostra il suo sesso come apparato creativo più che puramente sessuale. L’artista, accovacciata a terra e muovendo ritmicamente le anche, riesce a disegnare sul pavimento tramite un pennello inserito nella sua vagina e precedentemente intinto nella tempera rossa. Ovviamente vi è un richiamo immediato al mestruo, ma anche ad alcuni lavori di Pollock in cui vi sono schizzi simil-eiaculatori.

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RED LIGHTS

Troviamo invece un’artista più aggressiva in Valie Export che, nel 1968 decise di entrare in un cinema a luci rosse con un mitra e un paio di pantaloni aperti sul davanti che mostrano al pubblico i genitali. Gli spettatori che guardavano il film non avevano il desiderio di essere spiati, la Export, invece, mettendo a loro disposizione il suo corpo, li sfida ad agire. Davanti a questa scena l’uomo entrava in uno stato di panico (l’opera si chiama appunto Genitalpanik), veniva messa a repentaglio la natura privata della sua sessualità; era diventato lui il passivo della situazione.

Sempre rivolta al tema del porno è la performance “Tapp-und Tast-Kino” (Tap and Touch Cinema).

Tra il 1968 e il 1971 la Export decise di camminare per strada indossando una piccola televisione di cartone, una scatola, attorno al suo corpo nudo nella parte superiore, in modo che il suo seno potesse essere visto. Chiedeva agli uomini di toccarle il seno, quindi di “attraversare lo schermo” e passare dal desiderio all’esperienza. Fu una vera e propria sfida per l’uomo, infatti solo pochi furono i coraggiosi che la toccarono. Lei era l’oggetto del desiderio fatto presente, ma non nella sfera privata, bensì in quella pubblica; con ciò offriva il suo corpo sfidando la sessualità alle proprie condizioni.

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THE RAPED

Forse una delle performance più forti e impressionanti della storia dell’arte è Rape/Murder di Ana Mantieda. In questa famosa opera, l’artista invitava il pubblico ad entrare nel suo appartamento; dalla porta semi aperta si poteva passare alla stanza principale e trovarsi davanti ad uno spettacolo terrorizzante; l‘artista priva di sensi e seminuda appoggiata al tavolo e sporca di (tempera color rosso) sangue. Lo spettatore si trovava ovviamente in uno stato di shock.
La performance richiamava un vero e proprio stupro, atto che accadde realmente nel 1973 ad una studentessa dell’università dell’Iowa, molestata e poi uccisa; la notizia oltraggiò moltissimo l’artista e da qui nacque Rape/Murder . Mantieda volle mostrare come la società riduca il corpo della donna in un oggetto in balia delle voglie e dei desideri maschili, spesso violenti e senza scrupoli.

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LA CATTIVERIA DEL PUBBLICO

Opera d’arte al limite della comprensione è Rhytm 0 di Marina Abramovich, performance avvenuta nel 1974 a Napoli. Marina mise in una stanza completamente spoglia un lungo tavolo con 72 oggetti sia di piacere (piuma, bottiglie, scarpe, ecc), che di dolore (fruste, catene, pistole e lamette, ecc) poi si sedette e fece entrare il pubblico.
Per 6 ore consecutive l’artista si privò della sua volontà e mise a disposizione in modo passivo il suo corpo al pubblico che, attraverso uno di questi oggetti, poteva interagire con l’artista in qualsiasi modo, guidato e al tempo stesso provocato dalle seguenti istruzioni:

Sul tavolo ci sono 72 oggetti che potete usare su di me come meglio credete: io mi assumo la totale responsabilità per sei ore. Alcuni di questi oggetti danno piacere, altri dolore.

Dopo qualche esitazione il pubblico napoletano diede inizio alla performance; le lamette vennero subito usate per ridurre in brandelli gli abiti di Marina e poi passate direttamente sulla pelle nuda dell’artista. Gli uomini le succhiarono il sangue dalle ferite e iniziano ad avere un approccio incline alla violenza sessuale mentre alcuni cercarono di proteggerla.
Estremo il momento in cui nelle mani dell’Abramovich venne messa la pistola carica, appoggiata al collo, con un dito della stessa artista appoggiato sul grilletto.

La performance più che arte è una indagine sulla natura umana, l’uomo, avendo la possibilità di fare ciò che desidera, da sfogo alla sua vera natura, che, a volte, è violenta e aggressiva.

La domanda è; cosa sarebbe successo se qualcuno non avesse fermato quelle persone? Fin dove si sarebbe spinta la violenza?

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