LAÏOUNG

di Federico Ledda

Copertina Facebook
È da tempo ormai che il mondo dell’hip hop è bombardato dalla musica trap. Dagli Stati Uniti all’Italia, da Travi$ Scott a Sfera Ebbasta, sono sempre di più gli artisti che emergono grazie a questa nuova contaminazione dell’hip hop. Sia chiaro, nuova per l’Italia, “normale” ormai per gli States. Lo sa bene Laïoung, il “personaggino” che trovate sulla copertina di The Eyes Fashion. Classe 1992, nato a Bruxelles da mamma sierraleonese e papà pugliese, Giuseppe Bockaire Consoli questo il vero nome, sta davvero facendo parlare di sé. Partiamo dall’inizio.

13

Erano mesi che ci frullava per la testa di scattare un’artista di questo movimento. Tante erano le idee, ma come tali sono rimaste. Tempo fa mi compare su Spotify “Quello Che Voglio”, il singolo di Laïoung. Bam. Punto. Ne sono rimasto folgorato. Ho iniziato a seguire i suoi passi, ad annusarlo, a capire se potesse davvero essere interessante o se invece era solo un altro bluff dell’industria. Sono inciampato poi su “Ave Cesare” il suo primo album in italiano e su “Giovane Giovane” il singolo con Izi e Tedua. Folgorato. La storia di questo artista è pazzesca. Lui si definisce nomade e così mi piace pensarlo quando sento la sua roba. Cittadino del mondo, il ragazzone di quasi due metri ha vissuto in Francia, Canada, Stati Uniti, Belgio e Inghilterra. Grazie a questo, credo, ha sviluppato un’internazionalità unica nel suo genere, pubblicando ”Ave Cesare”, il suo primo disco in italiano, dopo averne già fatti tre in inglese. Il 21 di questo mese uscirà il suo nuovo disco, il primo sotto SONY e come se non bastasse è anche uscito il nuovo singolo “Vengo dal basso” con la collaborazione di Gué Pequeno.
Laïoung è unstoppable: scrive, produce e soprattutto, usa l’autotune con responsabilità.
Abbiamo portato lo tsunami nel collettivo ZAM dove per un pomeriggio ha veramente potuto fare “quello che voglio”. Cantava, ballava, suonava, faceva le flessioni… Mai mi sono divertito tanto a lavorare con un’artista e mai sono stato tanto ispirato da (quasi) un mio coetaneo.

14

Hai una storia che nonostante la tua età, è già enorme. Quanto il tuo percorso ha influito sulla tua musica?
Ho cominciato a sentire quello che andasse in Italia a settembre 2016 dopo avere speso un anno in Canada. Quando ero là, ispirato, ho prodotto il disco “Ave Cesare”, il mio primo in italiano.

9

Lo so, in due cazzo di settimane. È pazzesco.
Dovevo andare ad Atlanta da Toronto, ma non mi era stato concesso il visto.  Avevo lo spazio mentale per realizzarlo. Sentivo che fosse arrivato il momento di dire la mia. Ho rispolverato “Senza Nessun Dubbio” che avevo scritto nel 2014, ho lavorato ad altri sette pezzi, li ho mixati, masterizzati e poi l’ho “buttato” online. Finalmente in Italia ho pensato, ha cominciato ad andare il sound alla quale lavoro da nove anni. Finalmente parliamo la stessa lingua. Sono contento e sono molto ispirato da tutto quello che esce. Non vivevo in Italia per il semplice fatto che non venivo ancora capito. Adesso sono qui.

6

Sei il fondatore della RRR Mob, il collettivo musicale che mette insieme i ragazzi di seconda generazione. Da dove nasce il progetto? 
Nasce nel 2012. Viene alla luce perché essendo io un nomade, ho famiglia ovunque. Ho cercato di portare in Italia dell’internazionalità musicale attraverso appunto, questo collettivo di giovani talenti che come me hanno una storia importante.

16

Come hai scelto i membri?
RRR significa Real Recognize Real (Vero riconosce vero, ndr.). Conosco un sacco di artisti che spaccano ma che non sono veri. Quanto ci tieni davvero a spaccare, quanto sei disposto a sacrificare la tua vita per fare musica, è quello che a me interessa. Se sei bravo viene dopo, ma deve esserci cuore in ciò che fai.

17
Fammi un esempio

Mi piace definire i ragazzi della RRR come i miei piccoli Frankenstein. Izi Noice, è il mio Frankenstein. La sua voglia di fare musica, molto ispirata dall’America e dalla Francia, mi ha motivato ad aiutarlo a mettere molta elettricità musicale nella sua dimensione. È quello che successivamente è successo con gli altri ragazzi che formano il movimento.

11

Il 21 di questo mese esce il tuo secondo disco in italiano, dimmi di più 
Saranno due dischi. Uno sarà la ristampa di Ave Cesare. Con anche “Giovane Giovane”, e “Quello Che Voglio”. Ci sarà anche un nuovo disco con otto inediti che si chiamerà “Veni Vidi Vici”, e conterrà anche “Vengo Dal Basso” con Gué.

12

Com’è stata la realizzazione di Veni Vidi Vici?
Ho prodotto dalla prima alla diciottesima canzone. In una ho collaborato con un’artista di Lecce che, tra l’altro è appena uscito il suo album dove ho collaborato con quattro produzioni e due featuring. Mi sono anche occupato della masterizzazione e del mixing.

1

Chi è che ti ispira?
Per non focalizzarmi su cosa succede solo oggi, posso dirti che mi ispira tantissimo Lil Wayne.

4

Come mai proprio lui?
Lil Wayne è il padre di un sacco di rapper. È grazie a lui se oggi l’autotune sta diventando cultura. Wayne ha iniziato a usare questo strumento perché non ha la migliore delle voci. Una volta disse: “non ho una delle voci migliori che possiate sentire, ma voglio fare le migliori canzoni che possiate sentire”. Questo concetto mi ha sempre ispirato.
5
Parli diverse lingue. Quando pensi, in che lingua lo fai?
Bella domanda! Diciamo che dipende dall’ultima conversazione che ho avuto. Se parlo con mio padre, con te, penso in italiano, se parlo coni mio fratello, penso in inglese, se sono in Spagna, penso in spagnolo.

8

E quando invece pensi un pezzo?
Quando penso a un pezzo, penso a una hit. Cerco di renderla il migliore possibile. Quando la realizzo penso sempre a coinvolgere chi l’ascolta, voglio che anche chi di solito non canta non riesca a stare fermo… Adesso sono in Italia e quindi produco in italiano, mi esce naturale.

3

6 MUSIC FESTIVALS MUST SEE DURING SUMMER

lolla
L’estate è alle porte, e con sé lo è anche la stagione dei festival.

Ecco i 6 festival con le line up più interessanti del mondo, fasce prezzo e città coinvolte. Signore e signori, per voi la guida di #TheEyesFashion ai festival da non perdere per nessuna ragione.

  1. CHICAGO, USA.
    LOLLAPALOOZA
    (28/07 – 31/07)
    $ 120 – $ 4,200Insieme al californiano Coachella, si presenta come uno dei due festival più grandi e importanti di tutti gli Stati Uniti. Affollato da centinaia di migliaia di persone, quest’anno il Lollapalooza, celebra il suo 25esimo anno, regalando così un giorno in più di musica riuscendo a realizzare una delle line up più forti degli ultimi anni.LINE UP: Radiohead, Red Hot Chili Peppers, Lana Del Rey, J Cole, Major Lazer, Disclosure, Flume, Grimes, The 1975, Die Antwoord, Vince Staples, Bloc Party, The Last Shadow Puppets etc…palooooo
  2. THE GARDEN TISNO, Croatia
    SuncéBeat7
    (20/7 – 27/7)
    £ 15 – £ 150Se si parla di House, Techno, Deep Soul House e Soul, non si può non citare il SuncéBeat Festival, che giunto ormai alla sua settima edizione, si conferma come una certezza per gli amanti del genere. Dalle location stupefacenti, il festival itinerante, che comprende appuntamenti sulla terra ferma, così come in barca, presenta quest’anno una line up dai nomi storici, pronti a soddisfare anche i più esigenti.LINE UP: Dj Jazzy Jeff, Black Coffee, Louie Vega, Derrick Carter, Detroit Swindle, Henrik Schwarz, Joey Negro, Prosumer, Terry Hunter, Mike Dunn, etc…unspecified
  3. TREVISO, Italia
    HOME FESTIVAL
    (1/09 – 4/09)
    € 18 – € 60Nato sulla falsa riga dei festival americani, l’Home Festival cresce a dismisura di anno in anno. Così come aumenta lo spessore degli artisti che calcano il palco della rassegna. L’Home, non è solo un festival, ma è una vera e propria esperienza, che ti lascia la voglia di ritornarci l’anno seguente.LINE UP: Prodigy, Editors, Vinicio Capossela, Eagles Of Death Metal, Fabri Fibra, Salmo, Pendulum, Alborosie, etc…home
  4. LONDRA, UK
    WIRELESS FESTIVAL
    (8/7 – 10/7)
    € 76 – € 280
    Evento leggendario, meta di tutti i fanatici di festival che ogni anno migrano da tutta Europa e non, è un vero e proprio happening alla quale è vietato mancare.LINE UP: Calvin Harris, Miguel, J Cole, Kygo, Big Sean, Jess Glynne, Fergie, Chase & Status, Future, Craig David, The 1975, Kwabs, Dua Lipa, etc…wireless-festival-finsbury-park
  5. BUDAPEST, Ungheria
    SZIGET FESTIVAL
    (10/8 – 17/8)
    € 59 – € 269
    E’ il festival che più è cresciuto a livello europeo negli ultimi anni. Famoso per la totale risposta del pubblico, lo Sziget prende forma in una delle città più belle del mondo: Budapest, regalando ai presenti (artisti e pubblico) un clima che nulla ha da invidiare a festival come il californiano Coachella.LINE UP: Sia, Rihanna, David Guetta, Muse, Bastille, Die Antwoord, Parov Stelar, Jess Glynne, Skunk Annie, etc…Sziget-Festival
  6. MILANO, Italia
    MI AMI 2016
    (27/05 – 28/05)
    €21 – € 32
    Una vera e propria certezza per ogni amante della musica indie italiana residente a Milano è senz’altro il MI AMI, che giunto alla sua 12esima edizione stupisce con due giorni da urlo.LINE UP: Crookers, SBCR, I Cani, Calcutta, Tommaso Paradiso – Thegiornalisti, i Ministri, Boyz Narcos, Cosmo, etc…SONY DSC

THE WOMBATS – THE INTERVIEW

di Federico Ledda

The-Wombats-new-pic

Devo essere sincero: io gli Wombats non li conoscevo, non prima di ricevere un’email da Elena di Warner Music che mi proponeva un’intervista, e non prima di confrontarmi con la redazione di The Eyes Fashion, più nel dettaglio con Johnny, fan della band sin dagli esordi.
La prima cosa che ho fatto è stata quella di cercare Let’s Dance To Joy Divison tra la musica di Spotify su consiglio di Johnny che mi ha praticamente imposto di ascoltare il loro più grande successo.
Adesso posso ufficialmente dire di essere drogato di Wombats, e di avere scoperto un mondo! La band inglese, formata da tre amici conosciutisi alla Liverpool Institute of Performing Arts, vanta una fanbase di livello mondiale ed è già al terzo disco intitolato Glitterbug uscito da pochissime settimane. Il tutto a mia insaputa.

Dopo essermi quindi tramutato completamente in un mega fan, non potevo di certo farmi scappare l’occasione di incontrare Dan (batterista) e Tord (bassista) nel backstage del loro concerto SOLD OUT al Fabrique di Milano! Qual è stata quindi la risposta alla mail di Elena? Assolutamente sì, io e Johnny ci siamo!

Non pubblicavate un album dal 2011. Quanto è cambiato il vostro sound da allora?
T:
Glitterbug è sicuramente l’estensione di quello che abbiamo iniziato a fare con il nostro lavoro precedente This Modern Glitch. All’epoca però ci piaceva fare esperimenti per cercare di trovare un sound che ci appartenesse. Adesso che l’abbiamo trovato, ci siamo dedicati più ai dettagli e al perfezionamento.

Cosa avete fatto in questi anni di assenza?
D: Prima di iniziare al lavorare al nuovo disco siamo stati in tour per molto tempo. L’ultimo lo abbiamo fatto l’anno scorso in America ed è durato ben sei mesi, perché là la promozione di un disco funziona in modo diverso. Mentre in Europa se un singolo va bene, le stazioni radio lo suonano 5/6 settimane, in America lo puoi sentire anche per 9 mesi! Quindi rimani in tour molto più tempo.

Come definireste questo nuovo disco in tre parole?
T: Allegro, attraente e…
D: Sto fissando da un’ora la doccia che c’è qui in camerino, quindi direi doccia.
Allegro, attraente e doccia. (ride ndr)

State facendo un’importante tour europeo in questo momento. Com’è notare che il vostro pubblico è cresciuto così a vista d’occhio?
D: E’ una cosa che ancora ci rende increduli. Sono tre anni che mancavamo dall’Europa, eppure l’accoglienza è stata anche più generosa.
T: La cosa che più ci fa piacere è vedere le persone che cantano canzoni che magari non sono ancora uscite. Questo ti fa capire quindi che si informano, che fanno ricerca, che non sono là per caso insomma.

Il video di ”Give Me A Try” è sicuramente la dimostrazione di come i Social Media influiscono nella nostra vita. Com’è il vostro rapporto?
T: Hanno sicuramente un ruolo fondamentale per noi come band, perché tengono aggiornate le persone che ci seguono e che sono interessate a noi. Come persona invece cerco di starci lontano. Tempo fa eravamo in una stanza con una decina di persone che erano costantemente in silenzio incollate al telefono. E’ stato davvero strano e imbarazzante.

Cosa fate i minuti che precedono uno show?
T: Ci alleniamo! Sembra una battuta, ma specialmente chi suona ha bisogno di riscaldare i muscoli e le mani prima di uno show, in modo che non succedano incidenti. Poi stiamo un po’ per conto nostro e ci rilassiamo… Cerchiamo di entrare nella mentalità di un live!

Music-The-Wombats

JASON DERULO – THE HITMAKER

di Federico Ledda

 

Chi è che non ha mai sentito in radio canzoni come Wiggle, Talk Dirty o Want To Want Me? Chiunque ha canticchiato almeno una di queste tre canzoni. Tre hit mondiali prodotte tra dalla stessa persona: Jason Derulo, l’uomo che non ha bisogno di introduzioni. Ed è davvero così, perché dopo aver piazzato 6 canzoni nella top 10 della classifica più importante del mondo, tutti conoscono e amano il rapper di Miami che ha fatto del suo nome una garanzia di successo. The Eyes Fashion l’ha incontrato nel quartier generale di Warner Music Italia dove era a presentare Everything Is 4, il suo ultimo album uscito lo sorso 1 giugno.
Ah, e mi raccomando, dopo aver letto l’intervista, tutti a ballare come se non ci fosse un domani con ”Want To Want Me” a tutto volume.

Descrivi il tuo nuovo disco in una parola
Necessario. Questo disco è un viaggio che ha qualcosa per ogni persona e per ogni situazione. C’è il pezzo che ti fa ballare, c’è quello che ti aiuta a dire ti amo, e quello che ti dà forza. C’è davvero qualcosa per tutti, quindi sì, è stato necessario per me, e spero che lo diventi anche per chi lo ascolta.

Everything Is 4 (Tutto è per…), ci puoi spiegare questo titolo?
Tutto è per mia madre, tutto è per i miei fans, e tutto è per la musica. In inglese diciamo ”for”, che si può semplificare anche con il 4, e anche questo ti fa pensare: quattro sono le stagioni, le gambe di un tavolo… Everything Is 4!

Nel disco ci sono collaborazioni davvero notevoli, tra cui quella con Stevie Wonder…
Sì, è stato pazzesco! Ancora non ci credo! Ci siamo conosciuti a una cena alla casa bianca, e dopo esserci presentati ho iniziato a pensare al mio prossimo album, e al fatto che ci sarebbe stata una canzone con l’armonica intitolata Broke. Non tutti sanno che Stevie è un bravissimo armonicista, cosa che mi ha fatto pensare: ”che bello se in Broke l’armonica la suonasse Stevie Wonder”. Così gliel’ho chiesto! Vedendo la sua sua risposta positiva e la sua disponibilità allora ho aggiunto: ”Che ne diresti di cantarci pure?” E lui a quel punto mi ha detto una cosa che mi ha fatto un piacere enorme: ”Certo che voglio e ti dico il perché: so già che se sentirò questa canzone alla radio, e se non ci sarà anche la mia voce, so già che me ne pentirò”.

Hai anche collaborato con Jennifer Lopez. Com’è stato lavorare con lei?
Non una, ma ben due leggende in questo nuovo disco! Un sogno! JLO è una delle artiste femminili più importanti di tutti i tempi, ma allo stesso tempo, oltre a essere estremamente professionale, è anche una persona davvero buona e dolce. Lavorare con lei è stato grandioso, spero che ricapiti.

Le tua canzoni vengono risuonate da ogni parte del mondo, come ci si sente ad aver raggiunto il successo planetario?
Sono contento che la mia musica piaccia a così tante persone, e sono fiero che le persone usino i miei pezzi come colonne sonore delle loro giornate, o addirittura a volte, della loro vita. E’ una cosa che mi riempe il cuore.

JD-EI4-Album Cover

THE GOLDEN BOY – HOODIE ALLEN

di Federico Ledda

Hoodie-Allen-540x330

Con il passare degli anni la rete è sempre diventata più influente in campo musicale, portando, spesso grazie a un colosso di nome YouTube semplici ragazzi a vere e proprie pop star. Lo sa bene questo americano ex dipendente di Google che ha lasciato un lavoro-sogno per investire nel suo di sogno: diventare un cantante. Dopo aver pubblicato svariati free mixtape su Internet, ed aver ottenuto un posto nella rinomata classifica di Billboard tutto senza un’etichetta, finalmente, oltre ai sempre più numerosi fan, anche i discografici hanno iniziato ad accorgersi di lui. Ecco quindi dopo tanta fatica ”People Keep Talking” un frizzante disco Pop/R&B che ti fa proprio capire la voglia di fare di questo golden boy, al secolo Hoodie Allen.

Finalmente il tuo primo disco! Com’è averlo tra le mani?
E’ un sogno che diventa realtà! Sono grato per quello che mi sta succedendo, e sono contento che sempre più persone si stiano appassionando alla mia musica.

Nel singolo di lancio ”All About It” duetti con Ed Sheeran, com’è nata questa collaborazione?
Io ed Ed siamo molto amici, l’idea della canzone è venuta fuori dopo una serata passata insieme… Ci ha messo davvero poco tempo a prendere forma!

E nel video interpretate due supereroi!
Sì, è stato folle! Ed era in Tour in Canada, e aveva un solo giorno libero, allora abbiamo organizzato tutto, e siamo andati a Toronto per fare le riprese. E’ stato troppo divertente!

Quali sono le differenze più grandi tra avere un contratto con un’etichetta e autoprodursi?
Quando sei da solo devi pensare a tutto te, e hai molte meno possibilità di farcela, mentre adesso posso finalmente focalizzarmi di più sulla musica.

Com’è essere in Italia?
E’ bellissimo, non c’ero mai stato! Non vedo l’ora di tornarci, magari per un live!

 

CHARLI XCX – A CHAT WITH THE LONDON QUEEN

di Federico Ledda
foto Alessandro Levati

ALE_7880

Rompere gli schemi della musica pop è davvero difficile, sicuramente non un’impresa da tutti i giorni. E’ questa la missione che sta compiendo Charli XCX, impavida hitmaker classe 1992, che con la sua sincerità estrema e sopra le righe sta continuando a sfornare un successo dopo l’altro Boom Clap, Break The Rules, e la più recente Doing It, con la sua connazionale Rita Ora.

E’ anche dietro ad enormi successi quali Fancy con Iggy Azalea e I Love It delle Icona Pop, dove oltre a prestare la sua voce, il pezzo l’ha anche scritto.

L’abbiamo incontrata nel backstage del PRISMATIC WORLD TOUR di Katy Perry, colossale tour nella quale è opening act; e abbiamo parlato del suo ultimo disco SUCKER, dei suoi successi e della sua vita.

Signore e signori, CHARLI XCX.

Boom Clap, poi Break The Rules e adesso Doing It! Innanzi tutto, come stai? Ti aspettavi un successo così enorme?
Non mi sono mai aspettata niente a dire il vero! Ho sempre fatto musica principalmente per me stessa, il fatto che poi alla gente piaccia o meno, non è affar mio. Sono contenta che la risposta sia positiva, trovo sia fantastico essere in tour e fare tappa in posti così diversi tra di loro, con persone che prestano davvero attenzione a te, e alla tua musica, e che condividono il tuo messaggio.

Sono molto colpito da SUCKER, davvero, trovo che sia uno dei dischi più interessanti, in ambito pop degli ultimi anni. E’ stato difficile conciliare testi forti e sinceri come i tuoi con l’industria del pop?
Quando mi sono messa a scrivere questo disco, ho deciso di buttare fuori tutto quello che non ho detto nei precedenti, senza fare compromessi con nessuno. Non ho mai scritto un pezzo per fare piacere a qualcun altro, ho sempre scritto solo per fare del piacere a me stessa. Sono molto egoista in questo.

Quali sono le differenze tra Sucker e il tuo precedente album True Romance?
True Romance è un disco molto più malinconico, timido e misterioso… se fosse un colore sarebbe sicuramente il viola; SUCKER, invece, è come un pugno in faccia… è pericoloso, è aggressivo, è selvaggio, sicuramente sarebbe un rosso acceso, o un rosa shocking. Diciamo che True Romance era molto più dolce come lavoro, mentre questo invece è molto più… stronzo. (ride ndr)

Qual è la canzone del disco alla quale sei più legata?
Sono indecisa, probabilmente sono due: la prima è di sicuro Sucker… Perché dico vaffanculo talmente tante volte che diventa terapeutico cantarla. Parla dell’industria musicale e delle mie esperienze fino ad ora in quel mondo, è praticamente un grandissimo dito medio a tutto e a tutti. L’altra è invece Need Ur Luv, che è la canzone più romantica e soft del disco. Queste due perché sono un ottimo contrasto tra di loro.

Hai scritto innumerevoli hit di successo, tra cui ”I Love It” per le Icona Pop. Come mai hai scelto di dare una canzone con quel potenziale a qualcun altro?
Quando ho scritto I Love It, era una canzone che mi piaceva molto, ma che non sentivo mia. Appena l’ho proposta alle Icona Pop, e gliel’ho sentita cantare, non avevo dubbi: era la canzone perfetta per loro. Sono davvero contenta che gli sia piaciuta.

In questo periodo sei in tour con Katy Perry: come mai un’artista con già all’attivo tre album, ha deciso di diventare l’opening act di qualcun altro?
La proposta è arrivata nel pieno della popolarità di Boom Clap; ho accettato per avere la possibilità di far conoscere la mia musica a un pubblico più vasto, così da poter fare crescere anche la mia fanbase. Inoltre adoro Katy, ogni sera mette in piedi uno show che è indescrivibile, e mi permette di usare tutto il palco per il mio set… E’ motivo di orgoglio per me stare là sopra prima di lei!

Hai di recente lavorato con Lorde alla colonna sonora dell’ultimo Hunger Games, com’è stato lavorare con lei?
E’ stato bello! Non abbiamo proprio lavorato insieme a della musica, ma diciamo che mi ha più che altro istruito su come voleva che fosse il mio pezzo, essendo la direttrice artistica della colonna sonora. Tuttavia è stato fantastico, ci siamo capite fin da subito, lei voleva che facessi qualcosa di differente, di inaspettato, e io volevo creare qualcosa che desse un tocco in più alla colonna sonora. Sono una sua grande fan, è davvero una persona intelligente, che da tutta se stessa per l’arte.

Se dovessi scegliere tre canzoni che secondo il tuo gusto sono le più belle di sempre, quali sceglieresti?
Britney Spears – Piece of Me
Lou Reed – Satellite of Love
Bow Wow Wow – I Want Candy

Qual è stata la cosa più divertente che un fan ha fatto per te?

I miei fan sono davvero dolcissimi! Mi hanno comprato tantissime copie del profumo di Justin Bieber, talmente tanti che me ne porto delle boccette sempre con me! Ce l’ho anche adesso addosso. Una volta un gruppo di fan mi ha regalato un bambolotto gonfiabile a grandezza naturale di Justin Bieber completamente tatuato in tutto il corpo, pure nel pene!! (ride a crepapelle ndr) La cosa ancora più divertente è che durante il tour americano, la bambola è venuta con noi!

Ma come mai tutto su Justin Bieber?!
Non ne ho idea!!! Ho solamente detto che mi piace la sua musica, non sono ossessionata da lui, apprezzo il suo percorso musicale! Ma adoro i miei fan e quello che fanno per me, sono davvero dolcissimi!
Quando tornerai in Italia?
Spero presto! Vorrei tornare a suonarci con il mio tour da headliner… Molto probabilmente nell’inverno di quest’anno!

ALE_7836

DEEP INTO SOKO

image1di Federico Ledda

Fragile, introspettiva e sincera. Sono questi i tre principali elementi che caratterizzano SOKO, la sua musica, e più nel dettaglio il suo ultimo album ”My Dreams Dictate My Reality”.
SOKO, all’anagrafe Stéphanie Sokolinski, nata a Bordeaux, in Francia nel 1986, inizia a far parlare di se e della sua musica nel 2006, quando quasi per gioco, registra in camera sua, con il suo telefono una traccia dal titolo ”I’ll Killer Her”, che carica poi su MySpace. Nemmeno il tempo di rendersene conto, il video musicale del brano, diventa talmente virale da arrivare a tre milioni di visualizzazioni.

Da allora SOKO di strada ne ha fatta: ha pubblicato un EP, un album dal titolo ”I Thought I Was An Alien” dalla quale ha estratto il singolo ”We Might Be Dead By Tomorrow” diventando un successo planetario, è diventata testimonial della SS 2014/15 di Just Cavalli, prestato la sua voce a Isabella nel film ”HER” diretto da Spike Jonez, e ha appena lanciato il suo secondo disco”My Dreams Dectate My Reality”, un meraviglioso e insolente viaggio punk attraverso le sue emozioni più profonde, prodotto dal the one and only Ross Robinson, storico produttore dei The Cure, grande fonte di ispirazione per l’album di Stéphanie Sokolinski aka SOKO.

Potevamo quindi farci scappare l’occasione di conoscere più a fondo l’unica vera Punk del nostro secolo?

La prima domanda è quasi lecita: com’è stato lavorare con Ross Robinson?
E’ stato fantastico! E’ come se fosse la definizione fisica di come un produttore dovrebbe essere! Quando cerchi un produttore per il tuo disco, cerchi di avere il meglio basandoti su cosa in precedenza lui ha prodotto, ma una volta contattati la loro domanda era sempre la stessa: ”Che budget hai?”. Ecco, con Ross, è stato completamente diverso, quando l’ho contattato, la prima cosa che mi ha detto è stata: ”Quello che hai fatto da sola, è già perfetto; il mio intento sarà quello di aiutarti a rendere questo processo ancora più speciale e intimo”, e così è stato.

Quali sono le differenze tra ”My Dreams Dictate My Reality”, e il tuo primo disco?
Il primo disco è stato scritto quasi interamente con la chitarra, ed è stato un percorso che ho intrapreso da sola, mentre invece in questo lavoro, ho deciso di smetterla di essere vittima delle mie emozioni cercando di scrivere un album estremamente profondo, ma più ottimista rispetto al precedente; infatti tutte le canzoni sono state scritte con tastiere, batteria, o drum machine, a parte l’ultima, Keaton’s Song, che l’ho scritta con la chitarra.

Com’è essere punk nel 2015?
Non lo so! (ride ndr) E’ difficile descriverlo e descriversi… Cerco solo di essere me stessa e di fare il cazzo che mi va di fare; ho una forte personalità e so bene chi sono. Non sono una ribelle, ma una che non scende a compromessi, che è così perché l’ha deciso, non perché glielo ha imposto qualcuno.

I tuoi sogni dettano veramente la tua realtà? (In riferimento a My Dreams Dictate My Reality)
Sì. In migliaia di modi! Ho sempre avuto una forte relazione con i miei sogni, quando ero piccola, ogni volta che avevo un incubo qualcuno della mia famiglia moriva, quindi sono cresciuta nella convinzione che i miei sogni uccidessero le persone, concetto che è estremamente presente nella canzone ”Oceans Of Tears”… E’ la prima volta che ho trovato il coraggio di parlarne apertamente, e dopo essere cresciuta con questo peso è stato quasi una liberazione. I sogni per me hanno estrema importanza, ad esempio: dovevo trasferirmi a New York da Seattle, ed esattamente la notte prima di partire, ho sognato di trasferirmi a Los Angeles, così il giorno seguente, sono partita per LA, città in cui tutt’ora vivo.

Qual è la canzone più profonda del tuo nuovo disco?
Lo sono tutte, perché non riesco a scrivere se non dal profondo. Tutto quello che scrivo mi rappresenta a pieno, e quando scelgo di parlare in un brano di un argomento preciso, non la smetto fino a quando sono convinta di avere scritto ogni singola cosa a riguardo.

Com’è stato lavorare con Spike Jonez e dare voce a un personaggio di un suo film?
E’ stato completamente inaspettato! Stavo cenando con lui (Spike), quando mi ha chiesto di andare il giorno seguente in produzione a fare qualcosa insieme, e che mi avrebbe mandato del materiale tramite email. Era mezzanotte quando ho ricevuto la mail, e dentro c’erano tre fittissime pagine di copione e il suo messaggio: ”Riesci ad essere domani da me alle 10?” Dopo esserci andata, abbiamo scritto delle altre pagine insieme, entrambi piangevamo… E’ stata una cosa estremamente intensa, lui è il migliore!

Sei sempre in giro per il mondo, dov’è il posto dove ti senti a casa?
LA! Ma cerco di sentirmi a casa in ogni posto dove mi trovi…anche perché non ho una casa! La mia casa è la mia valigia; anche quando sono a Los Angeles, sto dalla mia migliore amica e divido il letto con lei. Quindi cerco di sentirmi a casa ovunque io sia.

Quando tornerai in Italia? Abbiamo bisogno di te!
Ne stavamo parlando giusto poco fa, speriamo il più presto possibile! Mi piacerebbe venire a suonare in Italia, sarebbe epico!

SOKO_MyDreamsDictate_Front-1000

 

Telesplash – Una poesia scanzonata

 di Johnny Dalla Libera
 foto di Alessandro Levati
 Special thanks to: Ohibò Milano

Oggi abbiamo incontrato i Telesplash in occasione del loro live all’Ohibò di Milano dove avranno modo di presentare il loro terzo disco intitolato ‘’Non è più poesia’’, un titolo ingannevole, perché è vero che la loro personalità è scanzonata, come dicono loro, un po’ spensierata e leggera, tuttavia nonostante la leggerezza sono arrivati ad una produzione davvero matura sia nei testi che nell’alta qualità dei suoni merito di un ottimo lavoro di squadra in studio di registrazione.
Ora meglio lasciar parlare loro e la loro musica.

ALE_6899

Siete rientrati in studio per incidere ‘’Non è più poesia’’, un disco con un sound ed una formazione rinnovati: com’è stato l’affiatamento artistico della band?
Marco (Cantante): Non è stato facilissimo perché ognuno ha i propri gusti, tuttavia i tre quarti del gruppo coincidono e poi è bello passare il tempo a discutere in sala prove sulle nostre idee. Un fattore della nostra impronta è anche quello, appunto, che ognuno arriva con un proprio bagaglio culturale musicale alle spalle e contribuisce alla creazione di un sound nuovo.

Le musiche sono molto curate sia nel sound che nelle melodie, dalle linee del basso, ai riff di chitarra. Ma quanto conta per voi il testo di una canzone durante il processo di composizione?
M: Nei dischi precedenti abbiamo approcciato la scrittura dei testi in modo spensierato, per noi hanno priorità le melodie perché essendo filo-britannici conta molto il motivo soprattutto per un ascoltatore non madre-lingua e cerchiamo di curare il suono delle parole. Tuttavia in alcuni pezzi, essendo noi maturati, abbiamo lavorato con cura al testo come in Pioggia e sole. Infine se dovessi mettere su due piatti della bilancia una canzone col testo profondo ma che manca di melodia ed un testo spensierato ma che suona come una bomba noi scegliamo il secondo.

ALE_6916

C’è qualcuno di voi che a livello compositivo è più presente rispetto ad altri membri della band?
M: Prima influiva il batterista, ora mi sto impegnando molto io ma dal momento che l’idea viene proposta alla band col passare del tempo comincia a prendere forme e colori diversi sia come melodie sia come ritmi, quindi alla fine ognuno contribuisce con le proprie pennellate per poter ottenere un ottimo quadro!

La parola d’ordine del disco è divertimento tuttavia avete intitolato il disco ‘’Non è più poesia’’, si riferisce a qualcosa in particolare nelle vostre vite questo titolo?
M: Noi siamo sempre stati molto scanzonati nello stile di vita, chi ci conosce lo sa, però col passare del tempo è difficile convivere all’interno di una band con le divergenze di pensiero. In più Non è più poesia è una frase che si trova all’interno del brano Pioggia e sole che tra l’altro è la canzone che secondo noi meglio rappresenta l’essenza di questo disco. Ci è piaciuta la frase da subito e significa che è finita la pacchia che dobbiamo mettere fine alla scanzonatura col fine di maturare. Comunque la parola d’ordine divertimento rimane, chi partecipa ai nostri live lo sa!

Vantate una collaborazione con Pupo in Freddo, la seconda canzone del disco. Chi è un artista italiano col quale vi piacerebbe collaborare?
M: A me piace tantissimo Jovanotti e a livello di sound è quello più aggiornato e fresco nonostante faccia musica ad alti livelli da molti anni. Se però posso dire più di un nome mi piacerebbe tantissimo Adriano Celentano, basterebbe anche solo la sua voce.

Srano (nome d’arte del chitarrista Mattia Sarno ndr): A me piacerebbe lavorare con Thom Yorke (leader dei Radiohead e degli Atoms For Peace, ma anche protagonista solista ndr) poiché penso sia uno che dedica molto tempo alla cura del suono ed ha composto della musica di qualità.

Robot (Roberto Elia Palazzi Bassista): Essendo un bassista adoro Jovanotti, il suo bassista Saturnino e la sua musica, sarebbe un sogno una collaborazione con lui. Uscendo dall’Italia mi piacciono i Saint Motel che hanno un’ottima base ritmica. Un sound un po’ retrò reso moderno poi sono giovani e stanno meritando il loro successo.

ALE_6911

Ascoltando in modo più approfondito ‘’Non è più poesia’’ non sono riuscito a creare una similitudine tra voi e altre band. Ma quali sono le vostre influenze musicali?
M: Per dirla in modo un po’ grossolano il brit-pop in generale ma non posso non citare i The Beatles. All’unanimità possiamo dire i The Clash, ma il chitarrista arriva da un background Metal anche se non si direbbe, perché si è plasmato bene all’interno della band e siamo tutti molto diversi gli uni dagli altri ed un grande aiuto ce l’ha dato il nostro produttore. Davvero troppo forte l’ultimo disco degli Arctic Monkeys!

R: Macca (soprannome di Sir Paul McCartney ndr) è il mio bassista preferito poiché vengo da una realtà di musica inglese, quindi The Beatles, The Smiths sono le mie ispirazioni e quindi io lavoro molto sugli arrangiamenti e sulle melodie, un po’ meno sul ritmo. Dimenticavo, adoro i Jamiroquai.

S: Amo i The Beatles, i The Cure e i Blur fra le tante band che ascolto. Questi gruppi hanno dei chitarristi che non si limitano a virtuosismi bensì sanno dare il colore giusto alla loro presenza nel brano. Ormai non si suonano più gli assoli di due minuti nei brani moderni.

Mi riferisco solo a Sarno per una curiosità sulle chitarre: quali hai usato per registrare l’album?
S: Ho usato una Gibson Les paul che apparteneva al mi babbo (mio papà ndr), la Fender Stratocaster ma prediligo due chitarre che non possono mancare in tournée la ES 335 e in cima alla classifica c’è la Fender Telecaster: è la prima chitarra elettrica della storia e forse è la più completa! In più ho usato degli effetti che non usavamo prima e degli amplificatori valvolari Vox e Fender!

Qual è la maggiore differenza tra quest’ultimo disco in confronto ai precedenti?
M: A livello di suono siamo maturati tantissimo. Benchè a Bar Milano (disco uscito nel 2010 ndr) io ci sia molto affezionato, poiché ci ha fatti uscire dal nostro piccolo contesto, ascoltando i nostri tre dischi insieme si evince che quest’ultimo è più maturo riguardo alla ricerca del suono, sia nei singoli strumenti sia nel prodotto finale. Grazie anche al nostro produttore abbiamo raggiunto una qualità più elevata e matura.

LA MAGIA DI KIESZA

di Federico Ledda
foto Alessandro Levati

ALE_0119

Magazzini Generali trasformati in una dancehall: è questo il concerto di Kiesza. Dopo un opening act mozzafiato, e un’attesa quasi estenuante, tra luci, fumi e un acustica forse troppo obsoleta, eccola finalmente sul palco!

ALE_0055

Camicia vintage Versace legata in vita, boyfriend jeans e Reebok Pupmp ai piedi, Kiesza non si ferma un attimo sfoggiando oltre a delle rispettabilissime doti canore, anche delle grandiosi doti da ballerina (questo spiega la scelta di un paio di sneaker ai piedi).

ALE_7086

Concerto studiato nei minimi dettagli, senza nemmeno una pausa e una scaletta forse troppo sintetica, non sono però mancati i successi che hanno reso celebre la cantante canadese in tutto il mondo quali Hideaway e Giant In My Heart. Il concerto ha trovato spazio però anche per una parte acustica voce/tastiera con anche una cover di What Is Love suonata da lei stessa.

ALE_7106

Insomma, Kiesza è davvero un talento: sa cantare, sa ballare, e sa intrattenere. L’unico ripensamento, è forse quello di un repertorio con un beat troppo simile, e una voce troppo acuta anche quando non dovrebbe, ciò nonostante, non ci ha deluso. Voto: 8.

ALE_0067

CHI E’ MARIANNE MIRAGE?

di Federico Ledda
foto Alessandro Levati

ALE_6996

Penso che raramente mi sia capitato di essere così interessato all’opening act di un concerto.
E’ però quello che mi è successo ieri sera allo spettacolo di Kiesza. Prima che la cantante canadese salisse sul palco, a intrattenere i presenti ci ha pensato Marianne Mirage: nuovo criptico e talentuoso talento by Caterina Caselli e Sugar, sua casa discografica, che ha saputo piacevolmente sbalordire tutti quanti.
Timidissima sul palco, lascia i convenevoli da parte per far parlare solo la sua anima, attraverso una voce mozzafiato, una chitarra tra le mani, e i suoi sintetizzatori con la quale si diverte durante il live.
Mirage si presenta con un tocco di internazionalità sia per le sue sonorità estremamente aggiornate e al passo coi tempi, ma anche per un inglese, francese e italiano impeccabili che danno spessore ai suoi pezzi, rendendola così curiosa anche per un pubblico che ascolta dance-pop come quello di Kiesza.

ALE_6968

Siamo sinceri, per noi Marianne non è un volto nuovo, per vie traverse la conosciamo già da un mese, e il suo pezzo Come Quando Fuori Piove, risuona prima di ogni riunione della nostra redazione. Non l’avevamo però ancora sentita live, e credetemi, è sbalorditiva.

ALE_7023

Il disco è in lavorazione, non ci resta che aspettarlo, seguendola live, cercandola su YouTube e sui vari social dove è lanciatissima.

ALE_7069

Grammys 2015 – BEST AND WORST DRESSED

Madonna-Grammys-2015

In diretta dalla cerimonia più importante della musica internazionale, ecco i meglio e peggio vestiti dei GRAMMY AWARDS 2015.
Live from music’s most important ceremony of the year, the Grammys, here’s the best and worst drressed.

BEST DRESSED:

Maddie Ziegler and Sia BEST
Maddie Ziegler and Sia are looking AMAZING in this coordinate outfit!/Maddie e Sia stanno benissimo in questo outfit coordinato!
Katy Perry in Zuhair Murad BEST
What a bombshell Katy Perry is in her Zuhair Murad Dress! / Katy Perry è semplicemente stupenda in Zuhair Murad!
Miley Cyrus in Alexandre Vauthier BEST
Miley Cyrus is Chich and Classy in Alexandre Vauthier! / Miley Cyrus è classica e chic in Alexandre Vauthier!
257BCE9B00000578-2945185-image-m-27_1423438839167
Madonna in Givenchy, wow!
The 57th Annual GRAMMY Awards - Red Carpet
Charli XCX rocking Moschino! Beautiful look! / Charlie XCX in Moschino, look fantastico!

WOST DRESSED

Chris Brown WORST
Chris Brown… You’re at the Grammys, stop it! / Smettila di fare la rockstar Chris Brown! Sei ai Grammys!
Ed SHeeran WORST
Ed Sheeran, we love you, but what the fuck! / Ed SHeeran, ti adoriamo, ma che cazzo però…
Gina Rodriguez WORST
Gina Rodriguez… Who and why? / Gina Rodriguez… Chi e perché?
Jenny Lewis… What’s wrong with you? / Jenny Lewis! Cosa c’è che non va con te!
Lady Gaga in Brandon Maxwell WORST
Lady Gaga is defenitely trash tonight! / Lady Gaga è sicuramente trash stanotte!

 

 

BIANCO – NEVER LOOK DOWN

di Federico Ledda
foto Alessandro Levati
Special thanks to: Cantine Isola (via Paolo Sarpi 30)

Bianco profilo

 

Bianco: un’artista che sicuramente non si vergogna della sua sensibilità, anzi, la mostra come il più prezioso dei suoi averi. E’ questo che mi ha colpito del cantautore Torinese che abbiamo incontrato in occasione dell’uscita del suo terzo disco Guardare Per Aria: disco particolarmente bello, di quelli che proprio non ti stufi mai di ascoltare talmente è scritto e prodotto bene. Insomma, album squisito che merita di essere ascoltato, compreso e cantato a squarciagola… specialmente Areoplano e Corri Corri! Oltre che cantante, Bianco vanta un posto nella squadra di Levante, dove è parte integrante delle produzioni.

Potevamo quindi perdere l’occasione di fare due chiacchiere con Bianco in carne ed ossa? Assolutamente no!

Un disco molto intimo, probabilmente il più intimo dei tre che hai pubblicato fino ad ora: come è stato scriverlo? Una liberazione?
E’ stata una liberazione, ma anche una prova con me stesso per vedere se veramente avevo capito le esperienze che ho avuto la fortuna di vivere negli ultimi anni. Diciamo che mi interessava ritornare dentro quelle storie e trasformarle in musica!

In che modo è avvenuta la scrittura del disco? Descrivici il processo
L’ho scritto tutto in una settimana e mezzo. Volevo farlo, avevo proprio l’esigenza e il desiderio di scrivere cose nuove, però avevo il blocco dello scrittore…Ho però poi traslocato in una piccola casa sperduta a Moncalieri, con un panorama davvero mozzafiato, e dopo aver montato la scrivania con il computer e il microfono, ho iniziato a scriverlo senza fermarmi!

Qual è stata la canzone più difficile da scrivere?
Non riuscivo a finire Corri Corri, motivo per cui ho chiesto a Claudia (Levante) di intervenire… Mi sono reso conto che serviva una visione femminile, stavo raccontando una dinamica di coppia, quindi mi interessava capire anche l’altra parte cosa poteva pensare, quindi ho poi chiesto a lei che parallelamente stava vivendo una situazione simile a quella del pezzo, e finalmente sono riuscito ad ultimarla!

Tu e Levante siete ormai inseparabili! Tra tournée e disco… come vi siete trovati?
Le piaceva il mio sound, e cercava qualcuno che le arrangiasse i pezzi. Dopo essere stati in studio, è partita la tournée che è durata un anno, sai, in furgone i rapporti si trasformano diventando molto più personali, tutte le inibizioni vanno a quel paese… Diventa la tua famiglia!

Ti ho chiesto prima quale canzone fosse stata la più difficile da scrivere… Quale è stata invece la più facile?
Dal punto di vista della scrittura è stata Filo d’Erba, che è venuta proprio in un secondo. E’ stata però anche la più difficile per l’arrangiamento perché avendola composta col connubio chitarra/voce, bisognava trovare una base per riempirla… Mi interessava che arrivasse a tantissima gente, e in Italia il fatto di mettere basso e batteria è davvero molto importante per raggiungere un pubblico più vasto.

Qual è invece il pezzo a cui tieni di più?
Le Stelle Di Giorno, perché è una sorta di ninna nanna, anche se c’è una parolaccia di mezzo! (Ride ndr) Durante la strofa cerco di descrivere una cosa che non è proprio mia, ed è la prima volta, mentre invece nel ritornello parlo di una cosa super personale, quindi ha delle metafore che fanno da contrasto. Tuttavia è una canzone semplice, anzi è proprio LA canzone! Ci tengo molto.

Da cantante, è stato difficile abbandonare il microfono, per iniziare a suonare per qualcun altro?
Ho iniziato suonando la chitarra in un altro gruppo, quindi tornare sul palco a suonare per altre persone mi è piaciuto tantissimo perché è stato un po’ un ritorno alle origini.

Sarà difficile adesso quindi fare un concerto dove a cantare sarai tu?
Sarà difficile in quanto è difficile fare un concerto in cui canti! Non di più, e non di meno…Spero che le esperienze di questi ultimi anni mi aiuteranno ad arrivare a un livello più alto!

 

Bianco fronte

IL PAGANTE – YOU CAN’T SEAT WITH US

di Federico Ledda

sitoBN

You can’t SEAT with Us. In molti ci hanno fatto notare il nostro ”erroraccio” nello scrivere SEAT anzi che SIT. Errore? Affatto! Il gioco di parole della nostra cover sta proprio qua: seat come insediarsi, cosa che IL PAGANTE è riuscito a fare come nessun altro prima d’ora: gruppo inizialmente nato per gioco, tra amici, è invece diventato uno dei gruppi più in voga del momento da vantare anche un contratto con Warner Music, e una fanbase in crescita esponenziale. Nonostante l’enorme successo che li ha coinvolti, questa è la prima volta che “Il Pagante” accetta di mettersi a nudo per una testata. Potevamo noi quindi farci scappare la possibilità di farli appendere le Air Max al chiodo per un paio di Cesare Paciotti? Noi ci abbiamo provato, ed ecco a voi il risultato, come direbbero loro: MINCHIA FRATE, CANNONATE!

sito1

È tutto iniziato per gioco, vi aspettavate un successo così di massa e in continua crescita?
Inizialmente no! Il tutto è nato sì per gioco, ma la cosa ha funzionato da subito. Siamo felici e ansiosi di vedere che cosa il futuro ha in serbo per noi.

Quanto vi rappresenta quello che cantate?
Rappresenta più il nostro passato che il nostro presente, eravamo i personaggi che descriviamo fino a qualche anno fa, oggi puntiamo a far divertire chi ci segue e chi ci ascolta.

Avete firmato la colonna sonora di “Italiano Medio” di Maccio Capatonda con la vostra “Pettinero”. Che similitudini ci sono tra le vostre canzoni e l’Italiano medio?
Ci sono svariate similitudini, in primis la satira su personaggi “medi” italiani, ma anche uno slang molto particolare e originale utilizzato sia da noi che dai protagonisti del film.

sito2

SITO4

Fate musica irriverente e sopra le righe: come pensate di evolvere questa cosa nel corso del tempo?
Creando nuovi format, nuove idee da mettere in musica e tante altre cose che vedrete molto presto, stay tuned!

Quali sono i posti più belli dove avete avuto il privilegio di esibirvi?
Abbiamo avuto la fortuna di esibirci in location spettacolari e pluriblasonate, ad esempio l’Aqualandia di Jesolo, la Casa Della Musica di Napoli, Il Supersonic Music Arena di Treviso… Club rinomati come il Piper di Roma, lo Yab Di Firenze, il Made Club di Como, il Celebrità di Novara e molti altri, senza dimenticarci del suggestivo boat party in Croazia!

Siete in tournée: qual è l’esperienza che più ricordate con piacere?
Il ricordo più bello in tournée sono sicuramente le date estive, in giro tutti insieme con il nostro super furgone! I live all’aperto sono tutta un’altra cosa! Piscine, parchi acquatici, qualcosa di unico. L’esperienza più bella rimarrà sempre il primo sold out a Milano, l’affetto di casa ha sempre un qualcosa in più.

sito5

sito6

sito7

Avete una fan base che sta crescendo sempre di più: qual è la cosa più strana che un fan ha fatto per voi?
La cosa più “strana” che al momento ci viene in mente è sicuramente aver visto alcuni fan piangere per noi. Abbiamo visto anche tatuaggi, video estremi di vario genere e cose che non si possono proprio raccontare! (Ridono ndr)

Chi è il vostro pubblico?
Il nostro pubblico si divide in 2 rami: c’è chi riconosce l’ “ironia” contenuta nel nostro messaggio e, pur sentendosi chiamato in causa si diverte lo stesso, e chi invece crede che siamo gli stessi dei video quindi si rivede in ciò che fa ogni sabato sera. A livello di target invece chiaramente la nostra orbita è molto giovane, dal liceale al neo-universitario, ma non escludiamo il fatto che ci sia anche qualche caso “fuori quota”.

Quale accessorio non deve mancare quando siete sul palco? Come definireste il vostro stile?
L’accessorio che non deve mai mancare sono sicuramente gli occhiali da sole! Per il resto Il Pagante segue sicuramente la moda, cercando magari l’outfit estremo per spiccare sugli altri paganti, ma non si parla mai di controtendenza.

Qual è secondo voi la chiave del successo?
La chiave del successo nessuno saprà mai qual è… Nel nostro caso penso abbia vinto la “spontaneità” della situazione, il fatto che non sia mai stato un progetto ideato “a tavolino” ma che sia sempre venuto tutto con naturalezza e facendo ciò che ci riesce meglio, divertirci.

Cosa dite a chi vi ama?
E’ grazie a  loro se siamo arrivati qua, non smetteremo mai di ringraziarli.

E a chi vi odia?
Grazie anche, anzi, soprattutto a chi ci odia! Quando vi accorgerete che senza di voi, noi non saremmo mai esistiti sarà troppo tardi.

Quali sono i vostri prossimi progetti?
E’ inutile nasconderlo ormai abbiamo in cantiere il progetto di realizzare un vero e proprio album, siamo al lavoro per far si che Il Pagante si espanda in tutte le città d’Italia cercando di interagire con più persone possibili per rendere ancora di più tutto un vero e proprio tormentone!

sito9

sito10

sito8

Photographer ALESSANDRO LEVATI

Photographer’s collaborator ALESSANDRO VILLA

From an idea of FEDERICO LEDDA, ALESSANDRO LEVATI, JOHNNY DALLA LIBERA

Hair ADRIANO CATTIDE

Make up EMANUELA CARICATO

Styled by FEDERICO LEDDA

Fashion Collaborator GIULIA FALZONI

Production ALFREDO TOMASI, JOHNNY DALLA LIBERA

Graphic designer CRISTINA BIANCHI

Location IL GATTOPARDO (Via Piero della Francesca, 47 – Milano)

EVERYBODY LOVES LOOP LOONA

di Sara Bianchi
foto di Sara Bianchi

Loona7

Sono passati pochi mesi dalla prima intervista ma, nel frattempo, sono successe moltissime cose.

Prima fra tutte: il 1 Dicembre 2014 siamo diventati “The Eyes Fashion”! Era dunque necessario contattare di nuovo la nostra amica Loop Loona e chiederle come sta procedendo la sua vita e la sua carriera.

Dall’ultima volta che ci siamo incontrati cosa è cambiato per Loop Loona?
Sono più consapevole, dopo tanta attesa finalmente l’album è uscito…ormai sono quasi sei mesi! Ha ricevuto ottime critiche e tutto ciò è servito ad allargare il mio pubblico ed a consolidare la mia “fan base”. Non puoi immaginare quanto io sia contenta che piaccia alla gente…a volte mi fa commuovere quello che mi scrivono.

Come sta andando l’album? Il tour?
Bene, molto bene. Sto avendo buoni riscontri…contando i pochi mezzi con cui è uscito, abbiamo fatto passi da gigante. Ho suonato in molti posti, ora penso che mi fermerò per un po’ per poi riprendere più avanti. Ma qualche data spuria forse uscirà, staremo a vedere.

Loona6

Negli ultimi tempi stanno apparendo molti rapper nella scena italiana, lanciati soprattutto dai talent show… Che ne pensi di questo fenomeno? Andrebbe incoraggiato o fermato?
Non credo che un genere come il rap possa avere un buon posto all’interno di questi format ma non ho nulla contro chi vuole partecipare e tentare la fortuna. Anche io sono stata contattata da uno di questi programmi…ma non è una cosa per me, non mi sarei sentita a mio agio.

Secondo te il vincitore di un talent può poi avere successo con un genere musicale come il rap nel nostro paese?
Dipende dalla persona, dall’artista. Uno come Moreno è riuscito ad avere successo. È passato da 0 a 100. Altri invece non ce l’hanno fatta.

Loona2

Pensi che questo fenomeno sia solo una moda passeggera o credi che l’Italia sia pronta per questo nuovo genere?
Penso che per adesso sia di moda ma penso anche che ormai il rap abbia guadagnato il suo posto all’interno del panorama musicale italiano, quindi, se ci saranno artisti capaci, continuerà a essere un genere di spicco.

C’è un nuovo album o delle nuove canzoni in programma?
Vorrei cominciare a lavorare a nuove cose. Devo ancora però decidere la strada da intraprendere…soprattutto a livello di produzioni.

 

Una piacevole scoperta: Saint Motel

di Federico Ledda
foto di Alessandro Levati
translated by Johnny Dalla Libera
 
SaintMotel1
 
Forse non tutti in Italia conoscono i Saint Motel, ma tutti hanno sentito almeno una volta la loro hit “My Type“!
E’ davvero impossibile entrare in un posto senza sentirla: bar, centri commerciali, sigla di programmi televisivi, My  Type con il suo ritmo travolgente ed estivo, fa divertire e innamorare l’ascoltatore il quale poi, non riesce più a farne a meno.
Gruppo da ”One Hit Wonder”? No. I Saint Motel, sono sulla scena dal 2012 con il loro primo album “Voyeur” (e da allora la formazione non è più cambiata ndr), si preparano a far uscire il nuovo album, sulla scia dell’EP di ”My Type”, che già contiene pezzi davvero curiosi e interessanti quali ”Cold Cold Man” e ”Ace In The Hole”.
Abbiamo incontrato i Saint Motel in occasione del lancio del nuovo flagship store di H&M a Milano, dove siamo riusciti a scambiare quattro chiacchiere con A/J Jackson! 
My Type sta andando piuttosto bene in Italia. Cosa si prova ad essere qui?
Ciao!
E’ bellissimo! Amiamo davvero tanto l’Italia! La prima volta che siamo venuti qui, è stato un mese fa… Sembra passato tantissimo tempo! Amiamo la vostra accoglienza, sembra sempre di ritornare a casa quando veniamo qui!
Il vostro singolo si sente ovunque, ormai è una sorta di Inno qui in Italia. Quando arriverà il disco?
Uscirà presto un nuovo singolo qui in Italia, e stiamo anche lavorando al nuovo disco… Usciranno progetti dei quali sono molto contento e di cui vado fiero, sarà divertente! Per il disco penso che si parlerà di primavera/estate del prossimo anno, ma ovviamente prima usciranno anche altri singoli!
Vi esibirete alla finale di X Factor, al Mediolanum Forum di Milano, una delle arene più grandi di tutto il paese! Qual è il posto più grande dove vi siete mai esibiti?
Penso a Zurigo, ma al Forum sarà più grande! Si parla di più di diecimila persone, sarà pazzesco, non vedo l’ora!
 
SaintMotel2
 
A pleasant disclosure: Saint Motel
Perhaps not everyone in Italy knows the “Saint Motel”, but I’m sure that everyone has heard at least once their Hit “My Type”!
It’s impossible to get into a place without hearing it: pubs, radio, shopping malls, theme songs in commercials; “My Type” with its overwhelming rhythm make the listener involved into a summer, chilling and groovy feeling that everyone can’t help listening to it!
Are they a “One hit Wonder” group? NO. The Saint Motel are on the scene since 2012 with “Yes”, and they revealed they are working on the new album which will include the mainstream single that came with the EP, “My Type” adding other cool tracks as “Cold Cold Man” and “Ace In The Hole” with its beautiful lyrics.
We met the Saint Motel thanks to the new H&M flagship store in Piazza Duomo in Milan, where we had the chance to have a little talk with A/J Jackson (lead vocals, guitars, keyboards)!
“My Type” is doing very well in Italy, how does it feel to be here?
Hi! It feels great, we love Italy. The first time we arrived here was like a month ago and it feels like so long ago and we came back like a homecoming thanks to Italian audience’s welcome!
Your hit is everywhere, at the moment is a sort of anthem here in Italy. When is the new album coming?
Hopefully pretty soon is coming a new song here in Italy, but we’re working on the new album right now and we’re pretty excited about it; it’s gonna be fun. Probably it’ll be out for 2015 summer and some other singles before the full length album!
You will be performing a gig at the Italian X Factor final rush, in one of the biggest arena in Italy: The Mediolanum Forum. Which is the biggest place where you have ever performed?
Perhaps it was in Zurich, but at the Mediolanum Forum it’ll be up there, about 12.000 people! It will be crazy, can’t wait for it!
 
SaintMotel3

Thegiornalisti live in Milan

di Federico Ledda
ph Alessandro Levati
 
thegiornalisti2
 
Ci sono riuscito. Ho sentito dal vivo i Thegiornalisti.
Partendo dal presupposto che il loro nuovo disco, Fuoricampo, è davvero una droga, ci tengo a precisare che questa recensione non potrà mai essere completamente obiettiva, anche se ci proverò.
Il concerto inizia con la prima traccia dell’ultimo disco ”Per Lei”, e come vengono intonate le prime parole, parte un boato da parte del pubblico, che se pur essendo in un posto piccolo, fa sentire il suo calore come se il concerto fosse dentro una grandissima arena. Piacevolmente sorpreso il gruppo Romano ci dona, a mio parere, un grandissimo concerto. Ricco di emozioni uniche, canzoni suonate alla perfezione, e con una fanbase particolarmente coinvolta, i Thegiornalisti a stento riescono a scendere dal palco, e quando lo fanno, lo fanno per cantare insieme ai propri fan, lasciandogli addirittura il microfono. Il live prende una piega divertente e dolce, confermando un legame che unisce il gruppo al proprio pubblico da ormai anni.
Il disco vale la pena di essere ascoltato, così come un loro concerto. Dal vivo si presentano freschi e compatti oltre ad avere un’armoniosa musicalità che li rende molto affiatati.
Il gruppo sarà in Tournèe fino alla fine di febbraio, per maggiorni info: www.thegiornalisti.it
 
thegiornalisti3