WHEN NBA MEETS NER ERA

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New Era e la National Basketball Association (NBA) annunciano di aver ampliato la propria licensing partnership globale, che rende il brand fornitore ufficiale di cappellini di NBA, Women’s National Basketball Association (WNBA) e NBA Development League (NBA D-League).

New Era ha esteso i propri diritti di distribuzione dei cappellini NBA in EMEA, con un range di tutti i modelli con i loghi attuali delle squadre, compresi lo Snapback 9FIFTY e il 9FORTY Adjustable. New Era produrrà cappellini per tutta la stagione 2016-17 e svelerà alcuni prodotti lifestyle durante l’NBA All-Star 2017 di New Orleans, a febbraio 2017.

“Siamo partner dell’NBA da diversi anni e siamo entusiasti dell’opportunità di poter continuare a collaborare con una Lega così importante e con le sue eccezionali squadre,” dichiara Chris Koch, President & CEO di New Era. “Non vediamo l’ora di utilizzare i loghi delle franchigie e della Lega per proporre design e modelli unici sia ai giocatori che ai fan.”

New Era collaborerà con alcuni dei key retailer per lanciare i nuovi modelli, tra cui Foot Locker (Europa), Space 23 (Italia), Shinzo (Francia), 24 Segons (Spagna), www.nbastore.eu, www.neweracap.eu e alcuni selezionati store New Era.

“Siamo molto contenti di ampliare il nostro rapporto con New Era e di esplorare nuovi modi per condividere prodotti premium con i nostri fan,” afferma Lisa Piken Koper, Vice President, Global Partnerships di NBA.

THE BEATMAKERS – MERK & KREMONT

di Federico Ledda

merk-kremont-4Avete presente quando sentite quella canzone che non conoscete ma con il beat che vi fa impazzire? Magari alla radio, o in televisione. La sentite una, due, tre volte e allora sfiniti aprite Shazam dal vostro telefono e cercate il titolo perché voi dovete DISPERATAMENTE sapere di chi è e come si intitola? Ecco. Probabilmente non lo sapete, ma magari dietro a quel beat che vi piace tanto ci sono loro: Merk & Kremont.
E’ loro il merito del successo estivo ”Andiamo a Comandare” che grazie a quel beat dal suono crudo ha reso Fabio Rovazzi il Re dell’estate. E’ anche merito loro se all’olimpo della night life Italiana regna indiscusso Il Pagante.
I ragazzi, non sono però solo produttori ma anche un duo di affermati deejay che per i fan della musica EDM (Electronic Dance Music) sono dei veri e propri idoli, degni di riempire qualsiasi dancfloor si trovino davanti. Riusciranno a riempire anche quello dei Magazzini Generali il 4 novembre per il party di Beck’s?

Come ci si sente a essere i beatmaker più richiesti d’Italia? 
Ci si sente contenti! Sembra scontato ma essere richiesti per quello che ami fare è sicuramente una cosa che ti rende felice ma non è poi così automatica. Ci piace ed è una soddisfazione anche se noi siamo consapevoli che la nostra priorità è essere Merk & Kremont, nel senso produrre per noi stessi e per il nostro progetto, ma comunque in questo momento vogliamo provare-continuare a produrre anche per altri soprattutto perché ambiamo a qualche artista internazionale.

Siete stati tutta l’estate sulla cresta dell’onda per la produzione di “Andiamo a Comandare“. Come è nato il progetto?
Il progetto “Andiamo a Comandare” è nato abbastanza per scherzo anche se è sempre stato curato nei minimi dettagli, nel senso che anche quando ci mettiamo per gioco buttare giù delle basi totalmente fuori dal nostro mondo, applichiamo comunque lo stesso metodo ed impegno impiegato per cose più “serie”. Comunque Fabio all’inizio ci ha fatto il video di “Get Get Down”, video che è poi andato benissimo ed ha raggiunto più di 13/14 milioni di visualizzazioni così noi in cambio gli abbiamo fatto la base che poi è diventata la hit che tutti conoscete, ma in sostanza è stato tutto uno scambio di favori in virtù dell’amicizia che c’è tra di noi.

Vi abbiamo visto mesi fa sul palco di Beck’s per un set gratuito a Milano. Che cosa vi unisce al marchio? 
Quella sera è nata una festa tra amici, come se andare a vedere un dj-set insieme o andare a bere una Beck’s al bar con gli amici avesse lo stesso sapore, che poi è quello che dovrebbe essere, ovvero unire delle persone che vanno a divertirsi una sera insieme.

Com’è nata la collaborazione per “Give Me Some” insieme a Fedde Le Grand? 
La collaborazione con Fedde Le Grand è nata in realtà all’inizio della nostra carriera nel senso che sin da subito c’è stato un grande feeling e approvazione da parte di Fedde nei nostri confronti, forse perché gli piaceva la nostra selezione musicale, il modo di produrre e la costruzione dei set durante gli show, infatti è stato uno dei primi a supportare e suonare una delle nostre prime canzoni, “Tundra”, all’Ultra di Miami. Qualche anno dopo ci siamo detti “perché non inviargli un idea e chiedergli di terminarla insieme?” ci abbiamo provato e alla fine è andata bene.

Un aggettivo in comune che avete con Beck’s? 
Abbiamo iniziato quest’avventura con Beck’s quando lo slogan era “Cheers to Indipendence” e quindi forse è l’essere “indipendenti”, che in un mondo sempre più globale e standardizzato non è facile. Bisogna essere presenti e attivi globalmente ma restando comunque “indipendenti”, e questo è quello che cerchiamo di fare anche con la nostra musica.

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ARTIST TO KNOW: YOMBE

di Federico Ledda

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Dal sound accattivante, energico e internazionale, è facile innamorarsi del degli YOMBE. E’ anche facile capire perché Beck’s li ha voluti insieme ai Merk & Kremont come headliner della prima tappa del Beck’s on tour che sarà il 4 novembre ai Magazzini Generali di Milano.
Il duo, che si è formato nel 2015, grazie al loro EP di lancio può già vantare un iconico sound che li contraddistingue da molti, forse da tutti. Non c’è da stupirsi infatti che Carosello Records li abbia subito firmati come loro artisti. Il talento è dalla loro parte, ma vedendo il video del loro primo singolo SDIMS, lo è anche lo stile. Connubio perfetto per essere intervistati da The Eyes Fashion!

Chi sono gli Yombe? Come si formano? 
Cyen ed Alfredo si sono incontrati nei Fitness Forever, la band con cui hanno iniziato a collaborare musicalmente nel 2013. Dopo un anno di tour e collaborazioni con Erlend Oye (Kings Of Convenience) si trasferiscono a Milano dove vivono per un anno e danno luce a Yombe. Proprio a Milano una mostra sull’arte africana ci ha suggerito il nome. Una statua d’ebano, raffigurazione della maternità nell’iconografia religiosa, reca la didascalia “Yombe figure”. L’esotismo non è solo un richiamo estetico alla cultura africana ma è il leitmotiv dell’intero progetto.

Come descrivereste il vostro sound?
Una giraffa con le Nike.

Avete pubblicato un EP…What’s next? 
Scriviamo tanto materiale nuovo e contestualmente ne cestiniamo l’80%. Con molte probabilità del restante 20% faremo un altro EP.
Ci piace procedere a piccoli passi e al momento l’“extended play” è un formato più congeniale al nostro essere sintetici. Poi stiamo girando tanto. Finora abbiamo fatto circa 40 concerti in tutta la penisola e stiamo pianificando mini-tour all’estero.

Come siete entrati in contatto con Beck’s? 
E’ successo grazie a Carosello Records, la nostra etichetta. Hanno sottoposto a Beck’s il nostro progetto musicale ed è stato accolto con grande entusiasmo. Siamo felici di aver preso parte a questa serie di eventi che mettono in connessione musicisti, fotografi e videomakers creando sinergia.

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THEGIORNALISTI – FUGA ALL’ALCATRAZ

di Giorgio Zampollo (from YMW.com)

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Malpensa Terminal 2, sto andando a Londra e il mio aereo è in ritardo, per fortuna ho il mio portatile a portata di mano e posso ripensare e riascoltare quello che ci siamo detti io e Tommaso  dei Thegiornalisti qualche giorno fa. Il gruppo mi piace molto e il nuovo album “Completamente Sold Out” è un disco prodotto con metodo e che non ha una canzone fuori posto. Ogni canzone è al centro del progetto, c’è un’unità compositiva e di concetto che lo rendono veramente credibile.

Sapete cosa funziona dei Thegiornalisti? La capacità di superare gli stereotipi, la totale accettazione della parola “Pop” e la semplicità con cui rendono fruibili le loro canzoni.

L’album è un concentrato di idee, espresse volutamente nel modo più diretto e semplice possibile, Tommaso in questo album si spoglia di tutte le metafore, non usa inutili parole che aiutino ad esprimere un concetto; usa solo le più dirette, quelle strettamente necessarie. Il disco sarà seguito da un Tour che toccherà le principali città italiane: il 17 Novembre Milano all’Alcatraz, data che si preannuncia piena di emozioni dato l’amore che i milanesi mostrano verso il gruppo romano, e continuerà a Torino, Bologna, Firenze, Pozzuoli e Roma.

La mia introduzione è un’apertura per avvicinarmi al format di The Eyes Fashion, in questo caso sono ospite e cerco di trasportare e rendere accessibile la passione che mettiamo su YMW in ogni intervista.

Le collaborazioni Young Music Writers e The Eyes Fashion non iniziano in questa sede e non finiranno qui, per cui, senza perderci in troppi proclami auto celebrativi incominciamo con le domande e con le risposte

 

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Il disco è bello, è centrato ed ha una sua forma sia estetica che contenutistica che reputo forte
Grazie, partiamo bene, mi fa veramente piacere.

Vorrei parlare dei momenti che hanno caratterizzato il disco, delle sensazioni che ti hanno accompagnato durante la creazione di questi brani: La prima caratteristica che mi viene in mente è che il disco è notturno, solare nei contenuti ma notturno nella stesura, arrivi a casa e cosa racconti?
Il disco è molto notturno hai ragione, ci sono momenti in cui mi emoziono molto, sono un sentimentale, mi capita di piangere anche al cinema per una commedia, ho la lacrima facile. Avendo la valvola un po’ spanata delle sensazioni spesso godo molto da un lato ma dall’altro soffro, soffro fisicamente molto. Questa cosa cerco di tradurla in canzoni, ma parte tutto da una gioia incontrollata.

Ti parte dalla pancia? 
In realtà è un brivido di tutto il corpo, dalle gambe alla pancia. Sono sensazioni naturali che vengono scritte.

 

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È possibile che questo essere così spontanei nelle canzoni intercetti delle persone che si rivedono molto in quello che fai, dall’andare in giro di notte al vedere il mondo in un’altra prospettiva. La notte, scusami l’ossimoro, ti illumina le risposte?
Certo, è così in più il discorso è legato alle persone: ci sono delle persone che hanno un potere su di me incredibile, passo dallo stare male a non avere nessun problema, mi passa tutto, tutto. Nessuna ansia, nessun mal di testa, mi viene voglia di uscire e di andare a scoprire qualcosa.

Vasco (Rossi) lo sento tanto nel disco, mi sbaglio? Correggimi se sbaglio, la batteria di “Guarda dove vai” in Disperato, c’è altro? 
Questo ti dico la verità non lo so, però Vasco c’è senza dubbio, abbiamo messo la tromba di Giocala, la citazione è completa, è letterale proprio.

 

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Il rapporto con ragazzi di altre regioni e dagli stili di vita differenti ti aiuta? Ti “vedo” molto romano come appartenenza artistica. Ti senti parte di un gruppo di artisti provenienti dalla tua città?
Non lo so, la magia si crea quando incontro persone che hanno abitudini diverse dalla mia. Con le persone romane ho meno possibilità di creare qualcosa di magico attraverso dei dialoghi, siamo molto “settati”; invece quando sono a Milano loro sono attratti da me e dal mio accento, e io lo stesso, si crea un vortice di energia. È un momento veramente bello.

La scrittura ti aiuta a mettere giù queste sensazioni?
La scrittura è l’unica cosa che conta in questo senso.

 

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Con Matteo (“C-loop Cantaluppi” ndr.) che rapporto avete? È un rapporto artista produttore o c’è qualcosa di più?
Con Matteo abbiamo un rapporto che purtroppo sta andando oltre l’artistico, e questo non è sempre un bene, ci siamo trovati talmente bene e ci emozioniamo troppo insieme, non lo vedo come una figura distaccata. Abbiamo una stima reciproca ed un feeling incredibile.

Dal punto di vista artistico avete delegato molto a lui?
Abbiamo lavorato di squadra, lui io e Marco il chitarrista, abbiamo lavorato molto.

La sintesi è forse uno dei punti cardini di tutto quello che hai scritto in ”Completamente Sold Out”. Non è così?
È così, una delle mie canzoni preferite proprio a livello di testi è “Fatto di Te” perché è proprio questo. “Sto bene solo quando faccio sport, sto bene solo quando è sabato, sto bene solo quando arrivi tu, sto male solo quando te ne vai tu“, è Prima Elementare ma è giornalismo puro. La prosa più diretta, nessuna secondaria. Magari non potrò fare tutti i dischi così anche perché davvero rischi di distruggerti, ma per scrivere questo disco ho cercato di spingermi oltre anche con le sensazioni. ”Fuoricampo” (il disco precedente ndr.) era più armonioso, meno dionisiaco. Se fuoricampo è apollineo, il nuovo è dionisiaco.

Grazie Tommaso.
Grazie a te. Grazie di non avermi chiesto di spiegarti le canzoni, se te le spiego poi la gente non ci può più volare.

 

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DJ LOLLINO ALL OVER THE TOP!

di Federico Ledda

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Conoscere Lollino e non essere trasportati dalla sua gioia e dal suo entusiasmo è veramente impossibile. Si presenta così il deejay italiano vincitore della BURN Residency. La competizione, giunta al sesto anno, si occupa di trovare deejay talentuosi e di puntare tutto sul loro futuro. Lo fanno però in grande stile, mettendo i 26 prescelti (uno per paese) in una villa mozzafiato a Ibiza attorniati da vere e proprie leggende del calibro di Carl Cox e Dubfire. Da 26 talenti, a vincere il premio di 100mila euro da investire sulla sua carriera è stato il torinese Lollino, che fino all’ultimo se l’è sudata…

Come ci si sente a essere il vincitore della BURN Residency?

Sono felicissimo, è un emozione indescrivibile! Non mi sembra ancora vero, si sono avverati tutti i miei sogni in una sola estate, quelli su cui lavoravo da tantissimi anni. Dopo quasi quattro mesi qui ad Ibiza, sono venuto a conoscenza della vittoria tramite un cartellone gigante con la mia faccia nel centro dell’isola, uno di quelli che ho sempre desiderato fin da piccolo, da quando vedevo quelli di Carl Cox, Sven Vath o Villalobos… Mi piacerebbe poterlo portare a casa ma e’ troppo grande!

Puoi spiegarci di preciso in che cosa consiste il contest?
È stata un’esperienza pazzesca e lo è tutt’ora. Per i primi mesi è stato un po’ come tornare a scuola ma in una villa a Ibiza… di quelle che non si possono neanche immaginare, con maestri come Carl Cox, Philipp Straub, Dubfire, Uner, John Digweed, Luciano, Miguel Campbell e tanti altri. Con gli altri 26 DJ è nato subito un rapporto stupendo dove, pur essendo in competizione, l’invidia o la paura non hanno mai preso il sopravvento, si è collaborato e fatto squadra fin dall’inizio e questo ha permesso a tutti di poter dare il meglio. Ogni giorno avevamo lezioni interessanti da parte dei più grandi DJ, produttori e maggiori esponenti del mondo musicale e dal mattino alla sera non smettevamo di imparare, di suonare e di produrre. Il posto perfetto, un’esperienza unica e indimenticabile! Dopo aver vinto insieme ad altri due dj questa prima fase nel Burn Boot Camp, è iniziata la seconda parte dove ho suonato tutte le settimane tra Sankeys, Privilege, Ushahia, Mambo, Bora Bora ma anche in tante feste private in villa, in barca e persino in un bagno con il gran finale all’Amnesia, nella terrazza per la serata Hyte!

Cosa succederà quindi nei prossimi mesi?
Nei prossimi mesi ci saranno un bel po’ di date in giro, a partire dall’Ade di Amsterdam con la crew di Hyte, poi Londra, Lituania e Torino, la mia città! Mi piace sempre mettere musica almeno una volta al mese a casa mia! Tra una data e l’altra cercherò di passare piu’ tempo possibile in studio! Ci saranno anche un po’ di eventi Burn a cui saro’ presente…quindi beh, per fortuna si prospetta una stagione bella movimentata in attesa della prossima Ibiza!

Come descriveresti la tua musica?
Non penso di saper descrivere la mia musica con un solo genere o una parola. E’ molto influenzata dal mio stato d’animo  del momento e dal luogo in cui mi trovo a suonarla! Prediligo comunque un suono allegro che trasmetta vibrazioni positive ma sono sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo! Nei mie set mi piace molto spaziare dalla house alla techno cercando sempre di suonare qualche disco nuovo, qualcuno più ricercato e mischiarli a pezzi storici e immortali !

Come ci si sente ad essere arrivati fino alla patria della musica dance come deejay?
Da quando ho iniziato ad appassionarmi alla musica elettronica non c’è stata estate in cui non sono passato almeno due giorni da quest’isola per poter ballare e ascoltare i miei dj preferiti… Potere adesso condividere insieme a quelli che erano i miei idoli queste prestigiose consolle in locali storici come l’ Amnesia è qualcosa di indescrivibile. Mi sento un po’ come un calciatore che dopo anni di allenamenti e partite ha finalmente avuto l’occasione di scendere in campo con la nazionale. Ora spero di poter “giocare” il piu’ possibile!

I tuoi prossimi progetti?
Cercare di produrre più musica possibile e provare ad imparare sempre qualcosa di nuovo, continuando a studiare e lavorare in studio! E ovviamente suonare il più’ possibile, sia in Italia che in giro per il mondo. Non mi stancherei mai di mettere i dischi, per me è sempre la parte più bella e gratificante di questo lavoro! Altri progetti a cui tengo molto, su cui sto lavorando da un paio di anni, sono quelli con il mio socio/amico Stefano Genta. Il lancio della nostra etichetta Morning Glory e il progetto live Soundside.

JON DONAHUE from INFERNO to THE EYES FASHION

di Federico Ledda

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Riconosciuto come l’uomo che fa tutto, Jon Donahue eclettico attore americano, sta veramente facendo tutto! Diviso tra piccolo e grande schermo dove è stato diretto da leggende quali Steven Spielberg e Ron Howard, Donahue sarà presente nel prossimo episodio della saga de ”Il Codice da Vinci” intitolato ”INFERNO” nelle sale dal 13 ottobre. Lo scorso inverno ha anche partecipato alla lavorazione de ”Il Ponte delle Spie”.
Mentre si è alla ricerca di un biglietto dell’ultimo minuto per la premiere di ”Inferno” che avverrà nel capoluogo toscano, location iconica dove il film è stato girato, abbiamo incontrato Jon che ci ha raccontato dei suoi ultimi lavori e di quanto ami l’Italia e l’Europa.

Sei un fan degli episodi passati della saga: ”Il Codice da Vinci” e ”Angeli e Demoni”?
Certo che sì! Sono un fan anche dei capelli di Tom (Hanks).

jon-donahue-054-rtPuoi raccontarci cosa succederà in ”Inferno”?
Dan Brown ha davvero messo tutto se stesso in questo film! Robert Langdon (Tom Hanks) si sveglia in un ospedale italiano con l’amnesia. Facendo squadra con la dottoressa Sienna Brooks (Felicity Jones) partono per un giro intorno all’Europa con lo scopo di recuperare i suoi ricordi persi e svelare ancora una volta i misteri che si annidano intorno all’opera immortale di Dante. E’ un film colmo di colpi di scena capace di tenere il pubblico incollato davanti allo schermo, da vedere!

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Jon sul set

E sul tuo personaggio Richard Savage?
Richard è l’assistente del Dr. Elisabet Sinskey (Sidse Babett Knudsen), che è a capo della World Health Organization. Il mio personaggio è una persona molto seria, con un esistenza frivola, quasi senza senso. Nella vita di tutti i giorni sono esattamente l’opposto, quindi interpretarlo è stato una sfida importante e anche eccitante per me.

Girato tra Venezia, Firenze e Budapest, hai avuto tempo per esplorare le città?
Certo! Non dimenticarti anche Istambul! Oltre a visitare le città ho anche provato la cucina di ogni posto. Fortunatamente il mio personaggio corre tantissimo, quindi quello che mangiavo lo consumavo davvero in fretta! Le avventure di Robert Langdon lo portano in tutta Europa e fortunatamente per chi ha lavorato al film è stata un esperienza mozzafiato che ci ha portato a vedere posti incredibili e non il solito green screen di un qualche studio a Hollywood!

Com’è stato lavorare con Tom Hanks e Felicity Jones?
Avevo già lavorato un paio di volte con Tom e ogni volta è un’esperienza che mi fa imparare sempre moltissimo. Tom è veramente un grande attore e ogni volta che siamo insieme sul set, la considero come una lezione di recitazione gratis! Tra un ciak e l’altro chiacchieriamo e troviamo tempo per una risata…E’ davvero una bella persona! Con Felicity era invece la prima volta che ci lavoravo ed è proprio un tesoro. Nel ruolo di Sienna Brooks è veramente perfetta, sono sicuro che tutti l’ameranno! Non vedo l’ora di vederla anche in ”Rogue One”, sono un grandissimo fan di ”Star Wars”! Sfortunatamente mentre giravamo ”Inferno” non mi ha spolverato nulla…

Hai avuto modo di stringere amicizie sul set?
Quando finivamo le riprese capitava quasi ogni giorno di uscire con Tom. Andavamo a mangiare un boccone o a vedere un film…E’ divertente discutere di cinema con lui! Quando siamo insieme il divertimento è assicurato. Ho davvero dei ricordi fantastici durante le riprese di ‘Inferno” dell’anno scorso…Parlando con Dan Brown, gli ho buttato là l’idea di considerare uno spin-off incentrato sul mio personaggio Richard Savage (ride ndr) speriamo ci pensi sù!

Quali sono  tuoi prossimi progetti? 
Ci sono un paio di progetti alla quale sto lavorando adesso. Non voglio anticipare nulla un po’ per scaramanzia e un po’ perché non posso proprio per contratto (ride ndr). Aspettate e vedrete, ne vale la pena!

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”Il Ponte delle Spie”

LOLLAPALOOZA – THE VIBE

Here’s what happened onstage and backstage during Chicago’s Lollapalooza 25th anniversary few months ago.

 

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Adventure Club

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Block Party
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Die Antwoord
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Disclosure
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Dua Lipa
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Ellie Goulding
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Flosstradamus
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Flume
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Grimes
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HAIM
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Halsey
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J Cole
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Jane’s Addiction
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Lana Del Rey
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Diplo
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Major Lazer, MØ
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Martin Garrix
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Radiohead
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Red Hot Chili Peppers
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Saint Motel
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Vic Mensa

The #TIGHTALRIGHT competition of Cheap Monday

 

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Quando Cheap Monday ha fatto la sua comparsa a Stoccolma nel 2004, il suo fondatore Örjan Andersson ha creato il jeans skinny piu stretto di tutti i tempi: il Tight.
Unwashed, unisex e dal fit mid-rise, il modello Tight ha lasciato il segno con la sua vestibilità super aderente. Oggi questo modello è annoverato tra gli essentials del brand.
In controtendenza rispetto al denim LA style che veniva venduto a un prezzo elevato, Tight fu messo in commercio per essere accessibile a tutti. Il risultato fu un successo immediato: le prime ottocento paia andarono a ruba nel giro di appena due settimane. Tight e il suo iconico logo con il teschio sono i simboli che contraddistinguono il marchio Chep Monday con un concept che rompe ogni schema, diventando uno dei preferiti tra i giovani creativi. Lunedì 5 Settembre è invece iniziato il TIGHT ALRIGHT Monday!
Una campagna all-media che include una competizone a livello consumer dalla durata di 4 settimane. Ai partecipanti viene richiesto di mostrare sui propri Social Media come abbinano il jeans TIGHT ai loro outifit quotidiani e veicolare i propri look tramite l’hashtag #TightAlright.
Ogni settimana, tre partecipanti al contest vinceranno un Cheap Monday outfit: un paio di jeans, un top e un accessorio.
Alla fine del mese di Settembre, verrà selezionato un vincitore per la finale Grand Prize.
Il Grand Prize prevede un viaggio per due a Londra che include volo, hotel e shopping experience presso il flagship store Cheap Monday London Carnaby.

La giuria TightAlright è composta da:

Ireneo Ciammella  @Cheapmonday:
Ireneo è il designer di accessori e stampe di Cheap Monday. Possiede un Master Degree alla Central Saint Martins in fashion design e ha raggiunto la giusta dose di conoscenza e irriverenza nel portfolio Cheap Monday, lavorando per il brand ormai già da 4 anni.

Mago Dovjenko – @iammago:
Mago è un designer e un creative director con base a Berlino. Ha lavorato con brand come Y-3, Converse, Nike e Hennessy.

Marie – Sophie Lockhart – @lockhartembroidery:
Francese, artista del ricamo si divide tra Brooflyn e New York; Marie – Sophie ha creato a mano ricami unici per Drake, Rihanna, Beyonce e Miley Cyrus e ha collaborato con brand come Marc Jacobs, Christian Dior, Stella McCartney e Barney’s Japan.

Che vinca il migliore!

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#MYFIRSTLOLLA

di Federico Ledda

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E’ accaduto davvero e ancora non ci credo.
Mentre scrivo queste parole sono sull’aereo che mi porta da Chicago a New York. Sì, proprio così a Chicago, Illinois dove ho partecipato, in rappresentanza di #theeyesfashion al 25esimo anniversario del leggendario festival LOLLAPALOOZA. Per completare in follia la situazione, siamo stati invitati con un pass ”artisti”, ovvero il pass dei performer, l’unico che ti dava accesso a ogni aerea della manifestazione!

Ne sono successe di tutti i colori e in questo articolo – diario di bordo – cercherò di raccontarvi, anche grazie a delle foto scattate dal mio fedele compagno iPhone quello che si può raccontare.

Per celebrare il 25esimo anniversario del festival, il fondatore Perry Farrell (cantante dei Jane’s Addiction) e i suoi soci, hanno deciso di ampliare la line up regalando alla città di Chicago un giorno in più di festival… Non si è quindi cominciato di venerdì come al solito, ma per la prima volta di giovedì! Puntuale come un orologio svizzero, mi faccio trovare all’ingresso artisti per le 13 di giovedì dove faticano a trovare il mio pass ” ecco – penso – era tutto una cavolata” ma non mi perdo d’animo. Dopo un’oretta d’attesa si palesa l’assistente di Perry che si scusa per il disagio: effettivamente il pass c’era, ma la barriera della lingua ha fatto sì che fosse messo sotto il nome di ”Federico Ledades” al posto di ”Federico Ledda”. L’assistente (che si muove solo ed esclusivamente con il golf cart più glamour che esista) mi fa fare un breve tour dell’immenso Grant Park, location storica del festival, per poi mollarmi in quello che per quattro giorni sarà per me il paese dei balocchi: la ARTIST LOUNGE!

Mi spiego meglio: la Artist Lounge nasce dietro il palco principale, il Samsung Stage ed è come se fosse un villaggio dove gli artisti si divertono e si rilassano prima e dopo i live. Oltre a esserci i camerini, nella lounge sono presenti: il barbiere, l’estetista, la massaggiatrice, svariati band di moda e tredici miliardi di quantità diverse di cibo per un catering da fare invidia anche ai matrimoni dei mafiosi. Questo ben di Dio ovviamente è tutto gratis perché se sei lì sei un’artista…Ovvio, io ero l’eccezione che confermava la regola.

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Uno degli stand dei brand nella lounge. Mitchell & Ness è il produttore delle più iconici jersey di Basket come quelle dei Chicago Bulls.
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Io che mi riposo e i camerini degli artisti nella Artist Lounge

Il primo giorno si consuma velocemente tra i concerti di Lana Del Rey, J Cole, The 1975, G-Eazy e una nuova scoperta: Kehlani, rapper statunitense che sono sicuro farà presto far parlare di sé anche in Europa.

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Il palco di Lana Del Rey durante il suo show

Il day two si apre con un fantastico live dei nostri amici e supporter Saint Motel che nonostante l’ora (erano le 14, e i cancelli erano aperti da un’ora) riescono a regalare un vero e proprio show mozzafiato. Contenti e soddisfatti dopo il live siamo andati insieme a mangiarci un Hot Dog nel ”Chicago Style” che, si dice, sia l’Hot Dog migliore d’America.

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I Saint Motel sul palco.

Mangiato l’Hot Dog e uno strano cono fatto con dei Pop Corn caramellati e ghiacciati, lascio Aj e gli altri dei Saint Motel e proseguo per la mia strada dove mi imbatto in una divertentissima (e alticcia) MØ, (la cantante danese autrice di Lean On insieme ai Major Lazer) che dopo un sorso di vodka è corsa a esibirsi sul palco per un vero e proprio live con i fiocchi. Datemi ascolto e andate a sentirla se mai ne avrete occasione. Merita. Tanto.

Io e MØ!
Io e MØ!
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MØ e la sua band che combattono contro la pioggia sulle note di ”Walk This Way”

La giornata è anata avanti e finalmente dopo anni di attesa sono riuscito a sentire dal vivo gli M83 che mi hanno sorpreso con una performance sbalorditiva da dieci e lode della loro Midnight City” che dal vivo è veramente figa ed è stata apprezzata anche da MØ, Zoe Kravitz e Saint Motel, tutti presenti al live.

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Foto fatta a tradimento (anche se non si direbbe) durante il live degli M83

Dopo lo show sono tornato nella lounge per rilassarmi e onestamente, per andare in bagno, dove ho incontrato GRIMES che faceva la fila dietro di me. La situazione era talmente folle che quando il bagno si è liberato non me ne sono nemmeno accorto e ho continuato a fissarla e lei, ovviamente, ha capito e si è messa a ridere. Cazzo. Dieci minuti dopo era sul palco a fare una delle esibizioni, a mio parere, più energiche, rivoluzionarie e interessanti di tutta la manifestazione.

La giornata è andata avanti e si è conclusa con due ore di show dei Radiohead che a mio dispiacere non hanno suonato ”Creep”.

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Radiohead live al Samsung Stage

Il sabato si è aperto con il live della emergente Dua Lipa che ho poi incontrato nell’area stampa mentre facevo un’intervista (in uscita a breve). Ci ho chiacchierato un po’, abbiamo la stessa età ed ero curioso di come una mia coetanea stesse passo dopo passo conquistando il mondo… Da lì a una settimana è stata ospite di Jimmy Fallon nel suo show, il più seguito di tutti gli Stati Uniti.

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Dua Lipa viene fotografata da Rolling Stone Magazine dopo il suo live

Ritorno nel backstage dove incontro Yolandi e Ninja dei Die Antwoord che nonostante suonino solo il giorno dopo sono venuti a godersi un po’ di tempo al festival insieme alle loro figlie che sembrano le bambine di Shining versione moderna. Un’amica che è con me prova a scambiare due chiacchiere con Yolandi che le risponde in modo più che maleducato manco fosse la regina di sto ca… Grazie a Dio nel frattempo io incontro Halsey ed è amore a prima vista. lolla 12

La giornata va avanti scandita con i live dei Block Party, Jane’s Adiction e Red Hot Chili Peppers che chiudono la serata. Poi tutti alla Lincoln Hall per l’after Party dei Saint Motel!

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Il panorama durante il finale del live dei Block Party e l’inizio dei Red Hot Chili Peppers quasi in contemporanea
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Facce da After Party: post show Saint Motel con il mio amico AJ e la dolcissima Tiffany Borland

Il quarto giorno è stato il più intenso di tutti anche grazie alle conoscenze fatte durante la giornata, che è iniziata con il live degli Years & Years. Tutto è proseguito ”normalmente” tra incontri furtivi nel backstage e drink a base di vodka. La vera figata però è avvenuta dopo il live di Flume. Nel backstage ho chiacchierato insieme a Vic Mensa che mi ha confessato che non è mai venuto in Italia perché la gente la sua musica la scarica e non la compra, il che ci sta, mi dice, perché la musica la scarica illegalmente pure lui.

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FLUME live
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Con Vic Mensa

Il festival finisce ma io e la mia amica facciamo in tempo a stringere amicizia con Flume che ci invita all’after party delle Haim. Ci diamo appuntamento sotto il suo hotel e decidiamo di andare insieme alla festa. Durante il tragitto ho l’occasione di fargli qualche domanda sui suoi colleghi. Tutto okay, fino a quando non inizia a sparare merda su una nota cantante americana con la quale, si diceva, abbia avuto un flirt… Che tra l’altro lui mi conferma.
Arriviamo al party che è un po’ noioso, allora tempo dieci minuti, carichiamo in macchina le Haim, Vic Mensa e altri loro amici e ci spostiamo tutti in un locale, dove Flume prende il Privè e sedici mila bottiglie di Belvedere. Come potete immaginare ho ricordi sconnessi del finale della serata, ma ho trovato un paio di foto…

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Flume
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Con una delle Haim che cantiamo Pray To God, loro collaborazione con Calvin Harris che il dj ha deciso di mettere nel momento più adatto.

E’ stata una delle esperienze più belle e uniche della mia vita, ho conosciuto gente squisita e tutti (Die Antwoord a parte) sono stati carini, cordiali e interessanti. Spero che in base ai miei racconti vi siate sentiti coinvolti almeno un po’ in questo viaggio che a modo suo la vita me l’ha cambiata.

LCS x LC23

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Per celebrare il 30° anniversario della leggendaria vittoria dell’Argentina nel 1986 a Città del Messico
le coq sportif collabora con il brand italiano LC23, creando
una collezione con i colori dell’Albiceleste.

Questa liaison è nata in modo naturale, Leo Colacicco – ideatore di LC23, ha sempre amato le coq sportif.
Il pack, interamente realizzato in Francia nei laboratori del marchio a Romilly sur Seine, comprende una maglia, una tuta e tre felpe girocollo.
La striscia iconica dell’Argentina, presente sulla felpa, è realizzata alternando strisce di bianco e azzurro cuciti insieme e logo le coq sportif formato oversize.
L’intera collezione mixa dettagli retrò e materiali moderni di alta qualità. L’etichetta LC23 « handmade with love », realizzata in Italia, viene ricamata esternamente sul retro di ogni felpa.

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BEYONCE’ SLAYED IN MILANO – THE FORMATION WORLD TOUR

di Federico Ledda Beyonce-san-siro-1-1024x683

Sarà difficile vedere un concerto di un altro artista senza metterlo a paragone con quello che io e altre 60mila persone abbiamo vissuto ieri sera a S.Siro.
Erano mesi che i fan l’aspettavano in trepidante attesa e finalmente sulle note di ”Formation”, come una vera regina, tra luci, fumo e urla assordanti è spuntata da sotto il palco lei: BEYONCE’.

La cantante Texana non ha lasciato spazio per la noia grazie a uno show sbalorditivo che ha infiammato Milano e tutto il pubblico accorso molto più numeroso rispetto a quello di settimana scorsa per la sua ”rivale” Rihanna.

Il match Rihanna – Beyoncé lo vince infatti quest’ultima che ha saputo sbalordire anche i più scettici mettendo in piedi una performance spumeggiante e impeccabile, degno di una vera professionista.

Trentuno i pezzi in scaletta divisi in atti grazie a dei fashion-video presi dal suo ultimo visual album ”Lemonade”. Non solo canzoni d’amore pop, ma veri e propri inni a combattere per il proprio io e per gli ideali comuni.

Lo show di ieri è stata la conferma che Beyoncé è un passo avanti a tutti ed è qui per restare. Come canta lei stessa: ”I Slay”.

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Smoke + Mirrors

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Top: Agent Provocateur Necklace: Hedy Martinelli
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Top: Agent Provocateur Cuff and trousers: Prada Necklace: Hedy Martinelli Shoes: Balenciaga
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Jacket and Trousers: Dolce & Gabbana Top: Cos Shoes: Balenciaga
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Vest: Givenchy Trousers: Joseph Belt: Prada Necklace: Hedy Martinelli Shoes: Fendi
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Vest: Givenchy Trousers: Joseph Belt: Prada Necklace: Hedy Martinelli
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Jacket: Givenchy Hot pants: Zara Necklace: Hedy Martinelli Shoes: Balenciaga
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Jacket and Trousers: Dolce & Gabbana Top: Cos Shoes: Balenciaga

Photographer: Marilù Venditti
Hair: Luigi Gentile
Make Up: Elisa Vogesi
Styled by: Ginevra Piersanti
Talent: Helena Nielsen Heiselberg @ Major
Idea by: Marilù Venditti

ANTI WORLD TOUR LIVE IN MILAN

di Federico Ledda

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Dopo mesi di attesa Rihanna ha finalmente conquistato S.Siro… O almeno ci ha provato.
Tanti i pareri discordanti riguardo il concerto di ieri sera a Milano che nonostante l’attesa, a pareri di tanti ha deluso.

Il blasonato produttore Dj Mustard e il rapper Big Sean sono stati abili a scaldare l’atmosfera come opening act nonostante però il pubblico fosse occupato a difendersi dal diluvio universale. Problema che ha infatti posticipato l’entrata sul palco della pop star alle 22:25.

Lo show, presentato nella versione ridotta, con tanti medley e con restrizioni sulla scaletta (decurtate FourFiveSeconds e Kiss It Better) ha visto sul palco una Rihanna più ballerina che cantante che per un’ora precisa ha dato il meglio e il peggio di sé alternando grandi capacità canore su pezzi come Diamonds a vere e proprie performance in playback.

Nel bene o nel male Rihanna ha fatto tremare lo stadio e i 75mila accorsi al concerto ne sono però rimasti estasiati e sperano nell’aggiunta di altre date nel bel paese: ”Non sarà perfetta, ma ci piace così!”.

Il prossimo turno è quello di Beyoncé che lunedì 18/7 porterà il suo FORMATION WORLD TOUR allo stadio Meazza. Saprà far di meglio?

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PHARRELL WILLIAMS TAKING OVER MILAN

di Federico Leddapharrellwilliams

Concerto fuori dall’ordinario quello di ieri sera per Pharrell Williams che ha infuocato la summer arena del Mediolanum Forum di Milano. Non si fa per dire, l’artista americano, ufficialmente per la seconda volta live nella capitale della moda ha dato tutto il meglio di sé… e anche Milano non si è limitata.

Il concerto è iniziato con ”Lose Yourself To Dance” magica ballata frutto della collaborazione Williams – Daft Punk. La scaletta è poi andata avanti creando uno show unico riproponendo pezzi che hanno segnato la storia dell’artista e dell’R&B come ”Drop It Like It’s Hot”, o ”Beautiful”.

La risposta del pubblico è stata talmente calorosa da spingere Pharrell a eseguire la sua ”Freedom” non una, non due, ma ben tre volte di fila regalando così un’emozione unica al cantante-produttore che come lui stesso ha detto: ”non me lo dimenticherò mai”.

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Esclusive: Poté personal summer playlist

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Abbiamo passato un’ora con Poté, deejay che sta spopolando tra i club con la sua hit Katz, numero uno nella classifica dance BBC R1.
In esclusiva per #theeyesfashion, ha deciso di creare la playlist delle cinque tracce che gli ricordano l’estate. Ecco quindi la selezione dell’Inglese Poté, ready to dance?

Snoop Dogg – Beautiful ft. Pharrell Williams

– E’ praticamente impossibile secondo me trovare un produttore migliore nei primi 2000. Beautiful è l’esatta prova del grande lavoro che ha fatto Pharrell durante quegli anni, creando un vero e proprio inno estivo tuttora in voga. Non nego che sono spesso spinto a includere il brano come finale dei miei dj set… Arriverà quel momento prima o poi!

Thundercat – Them Changes

– Mi ricordo di aver ascoltato esibirsi live Thundercat tre o quattro anni fa alla Boiler Room di Londra. E’ stato un invito dell’ultimo minuto, ma sono andato ed è stato indescrivibile. Them Changes è un gran disco che mi farà sempre venire il buonumore! 

Majid Jordan – Forever

– Se l’amore avesse un suono, secondo me sarebbe proprio questo. C’è qualcosa di magico in questo brano, che riesce sempre a farmi divertire. Posso benissimo immedesimarmi in uno di quei ragazzi ripresi nel video mentre ballano in metropolitana come se non ci fosse un domani.

Beres Hammond – I Feel Good

– Devo incolpare mio padre per avermi ”tormentato” con Beres Hammond e specialmente con questa traccia sin da quando sono nato. Era impossibile entrare in casa mia senza sentirla. Ascoltandola posso benissimo immaginarmi di nuovo a Santa Lucia sorseggiando una birra insieme alla mia famiglia.

Saint Tropez – Hold On To Love

– Se mi ricordo bene, mi sono imbattuto in questa canzone involontariamente mentre facevo un giro su YouTube…E’ questa la magia di Internet!

 

KEVIN STEA – FROM 0 TO 60

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#Theeyesfashion è arrivato al 20esimo numero!
Abbiamo deciso di celebrarlo mettendo in copertina il camaleontico KEVIN STEA: ballerino, modello, cantante e attore statunitense, ma prima di tutto nostro primo supporter dai tempi del nostro piccolo blog Ice Fashion. Io avevo sedici anni, e tante cose sono cambiate da allora ma la stima profonda che ci lega a questa persona-artista dall’animo stupendo è rimasta uguale in tutti questi anni.
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Nel business da oltre 20 anni, Kevin ha iniziato la sua carriera lavorando come ballerino nel Blond Ambition Tour di Madonna che gli ha letteralmente cambiato la vita. Successivamente Michael Jackson, David Bowie, Prince, Ricky Martin, Lady Gaga e Jane’s Addiction lo hanno voluto con loro per tournée e video musicali. Stea però può vantare anche una sfavillante carriera da modello avendo lavorato con i brand e i fotografi più importanti del settore, tra cui Herb Ritts e David Lachapelle.

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La scelta di proporgli la copertina del mese è stata dettata dal fatto che secondo noi nessuno più di lui interpreta il concetto di ”power to the new generation”. Infatti, quando venne assunto da Madonna, Kevin aveva solamente 21 anni… Da lì, la strada l’ha portato anche in Italia dove per un paio di anni ha ballato al fianco di Luca Tommassini nel Sunday show ”Buona Domenica”.

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Musica, moda e anche cinema per l’artista statunitense presente nel documentario STRIKE A POSE. La pellicola, diretta da Ester Gould e Reijer Zwaag in uscita in tutte le sale il prossimo inverno, racconta la vita dei sette ballerini del tour più iconico di Madonna esattamente venticinque anni dopo, diffondendo un meraviglioso potente messaggio di unità, fratellanza e amicizia rompendo così qualsiasi tipo di barriera sessuale.

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HELLO TO LAUREN LANE

di Federico Ledda
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Lauren Lane vive a Los Angeles e fa la deejay. Nel corso degli ultimi anni ha fatto tanto parlare di sé grazie al sound iconico che l’ha resa nota prima nella scena di New York e dopo breve a livello mondiale. Lauren può vantare partecipazioni a festival di rilevanza mondiale quali Coachella, DC – 10 e Warung. Ha rilasciato il suo primo EP ”Cool Kids” per la casa discografica Saved Records di Nic Fanciulli, diventando l’EP più venduto dell’etichetta per tutta la durata del 2014 ed è in uscita con ”Diary Of A Madwoman”, il suo nuovo EP. Abbiamo incontrato la bella Lauren mentre andava a Ibiza per uno dei suoi set…
Stai diventando sempre più grande! Come ci si sente ad essere una deejay di fama mondiale?

Non mi sento di esserlo. Il mio obbiettivo è quello di rendere la gente felice facendo quello che mi riesce meglio. Mi sento davvero grata di poter fare di lavoro quello che è iniziata come una passione, e sono contenta che a sempre più persone piaccia!
Come descriveresti la tua musica?
Il mio sound è un misto di tutta la musica che mi piace. In molti dei miei set si può notare una combinazione di house, tech-house, deep house e techno. Quando invece produco, mi piace creare un beat ”duro”, che viene poi addolcito da melodie e samples.
Molta gente è ancora alla scoperta della musica dance/techno e ha idee sbagliate a riguardo…
Molti sono convinti che la musica EDM, descriva qualsiasi tipo di deejay e di produzione elettronica. La verità è che ogni genere e ogni deejay è unico nel suo stile, ed è superfluo categorizzare tutto per forza.
Com’è stato suonare in un festival importante come il Coachella?
Ho suonato due volte al festival e ogni volta diventa meglio! E’ bello vedere come anche negli Stati Uniti stia crescendo l’interesse a questo genere di musica e quanto l’organizzazione del Coachella si sia impegnata portando un nuovo palco interamente house/techno (Yuma Tent) nel festival!
Che tipo di musica ti ispira?
Sono cresciuta ascoltando la musica rock, ma anche quella degli anni 80, e il funky della Motown. Questo ha sicuramente influito sulla mia formazione. Ha influito anche la classic house che ha avuto per me una parte fondamentale all’inizio della mia carriera.
Chi sono i tre dj che più ti piacciono?
Ho davvero troppi dj che mi piace ascoltare ed è impossibile sceglierne solo tre! Il mio preferito in assoluto è di sicuro però Danny Tenaglia perché mi ha influenzato moltissimo agli inizi della mia carriera. Credo che con i suoi set sia l’unico che riesca a farti fare un viaggio coinvolgendo diversi generi musicali.
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#STAYLILLY – VOLARE SEMPRE, NON FARCELA MAI

di Liliana Riva
Picture taken by #StayLilly

Bentornati amici!

Nella scorsa puntata avevo accennato al fatto che avrei ricominciato a scrivere ad Aprile…e lo so lo so che è Maggio e sono in ritardo e vi vedo tutti lì con quei ditini puntati stile santa inquisizione MA avevo anche detto che avrei scritto quando e se il sole fosse rispuntato in quel di Londra (consecutio temporis giusta si?). Ecco, siccome il sole non si è visto fino a 10 giorni fa mi sento di essere nel giusto amici quindi ritirate le vostre J’ACCUSE e ci si vede ad una puntata di quarto grado un’altra volta.

Facendo un rapido recap del mio ultimo anno mi sono resa conto di aver preso un botto di voli e li ho anche contati (ho finito gli esami pensate quante infinite opzioni ho per perdere tempo). Non vi dirò quanti sono perché ovviamente non me lo ricordo e figuriamoci se mi rimetto a contarli. Chi sono la cantante con la erre moscia della sigla di ‘’Paso Adelante’’? NO.

Quindi ho deciso di parlarvi oggi di *rullo di tamburi*: IL DISAGIO DA AEREO.

Airport Business Travel, Young Woman Checking Phone, Copy Space

Vivendo a Londra sono nell’ eterno stato sociale da piccola fiammiferaia super povera come ben sapete, e quindi il mio pane quotidiano sono i voli Ryanair a/r a 30£ in giorni a caso e in aeroporti che atterrare a Malta è quasi più comodo.

Partiamo dalla premessa che io non giudico nessuno (AHAHAHAHAHAH) però davvero raga facciamocela a farcela che prendere un aereo non è come scalare il monte Everest.

Ma andiamo per gradi perché il disagio lo si percepisce appena varchi le porte scorrevoli dell’aeroporto.

STEP 1: Il controllo di sicurezza per il bagaglio a mano 

Questa è la fase in cui VOI amici, dotati di un minimo di senso comune azionate il radar per individuare i dementi da evitare, cosi da garantirvi un quasi piacevole volo.

Due le categorie di persone da evitare come la peste:

  • I gruppi di scolaresche che fanno gli spacconi creando il panico tra le guardie con conseguente rallentamento della fila e conseguente giramento personale di palle + bonus maestre che più di tutte sembrano non aver mai preso un aereo in vita loro e sono lì a chiedere se la soppressata calabrese è considerata un liquido sotto i 100ml o no.
  • I vecchietti che sono un po’ come le maestre di cui sopra ma rilanciano con una raffica di domande tipo “mi scusi signore ma è sicuro che ci stiamo tutti nell’ aereo siamo tanti eh!”, “eh ma con questo tempaccio non si può mica partire”, “eh ma guardi ma quanto ci vuole qua? che noi perdiamo il volo si sbrighi con queste valige”.

STEP 2: Il gate 

Essere un’esperta di voli low-cost significa essere consapevole di due cose 1) che viaggerai solo col bagaglio a mano che per le leggi della natura sarà di dimensione di un carro armato 2) in qualsiasi ora del giorno e della notte il volo che hai scelto sarà sistematicamente TUTTO PIENO. E quindi direte voi? E QUINDI LA TUA NUOVA MISSIONE NELLA VITA SARA’ QUELLA DI ARRIVARE PRIMA AL GATE PER NON FARTI IMBARCARE I TUOI 80 KILI DI VALIGIA DA QUELLE DISSENNATRICI MEGLIO CONOSCIUTE COME HOSTESS DI VOLO.

Perché se ci perdo giornate intere a fare il Tetris nel mio bagaglio a mano mettendo anche nel sacchettino 5x5cm 8 litri di roba COL CAZZO CHE LA MIA VALIGIA FINISCE IN STIVA BITCH!!!

STEP 3: Il volo 

A parte il signore ciccione che occupa il tuo sedile, quello della tua vicina e quello delle 3 file dietro che CHIARAMENTE è seduto vicino a te, una nuova e affascinante categoria di persone allietano i miei voli ultimamente: LE FASHION BLOGGER.

Il teorema della fashion blogger secondo il mio modesto parere recita così: il livello di popolarità di una blogger è inversamente proporzionale alla capture “influencer” nella bio di Instagram. ENFATTI le influencerzzzz VERE viaggiano Alitalia con gran fighi al loro fianco e borsoni di pelle con le iniziali, non su Easyjet con speedy boarding per darsi un tono.

Le fashion blogger finte fighe invece le vedi in aereo struccate, con cappuccio in testa, occhiali da sole E felpone grigio topo preso su Asos Marketplace mentre si aggirano nell’ombra. Roba che Lupin SPOSTATEEE. Poi però quanto atterri apri i loro profili social e vedi foto di nuvole rosa, tramonti pazzeschi, oceani cristallini con un’inquadratura che TOH! non si vede la scritta Ryanair. BUSTEEEED!

Un saluto mitiche siete le mie prefe.

STEP 4: Il controllo passaporti 

Esci dall’ aereo, inizi a camminare verso l’uscita…dopo un primo momento di calma apparente ecco che quello affianco a te accelera, camminata da podista per non dare nell’occhio, trotto, galoppo, e via scatta “la corsa matta”. Spintoni, gente che cade, valige per terra, documenti volanti, bambini dispersi…il tutto perché se abiti in UK LO SAI cosa c è in fondo a quel lungo corridoio di cui non vedi mai la fine, l’incubo di tutti i viaggiatori, il CONTROLLO PASSAPORTI.

Dopo quei i 10 chilometri di fila e quelle 2 ore di vita perse è il tuo turno.

Avanzi verso il gabbiotto, il tipo ti guarda impassibile, tu cerchi di essere normale ma ti senti sotto pressione manco all’ orale di maturità, inizi a sudare freddo, ti guardi in giro nervosamente, il tuo chip del passaporto machevvelodicoaffare non funziona e bisogna digitare a mano, il tipo ti scruta con aria sospettosa, guarda la foto del documenti, ti guarda in faccia e tu sei brutta manco cristo dopo i 3 giorni del sepolcro. Nel frattempo il tempo passa e la gente ti odia, il tuo livello di stress sale a livello Britney 2007 e non sei più in grado di articolare una frase in inglese tanto che alla semplicissima domanda “perché sei qui a Londra?” la tua risposta è…………………“K, K, un’altra K e il simbolo di Batman”.

TAKE A WALK IN YOUR WRANGLER

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E’ active ready la SS16 firmata Wrangler, che punta tutto su un tipo di denim confortevole e flessibile senza rinunciare però al fit dei leggendari jeans americani.

Nella linea Active Ready sono presenti alcuni modelli stagionali creati con il sistema Coolmax che vede l’utilizzo di fibre, ispirate alla tecnologia studiata per lo sport.
Questo particolare tessuto si asciuga velocemente e protegge dai cambaimenti climatici, siano essi il caldo o il freddo.

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