di Federico Ledda
È il 25 gennaio e sono a Parigi in occasione della settimana dell’Haute Couture. Sono appena stato al Ritz per assistere ad una sfilata e adesso mi sto dirigendo verso la Joyce Gallery ai Jardin du Palais Royal. Sono da poco passate le 17 e su Parigi sta scendendo il sole. Vedere il Palais Royal al tramonto è qualcosa di speciale per un romantico come me.
Sto andando all’anteprima della mostra “La Vie Dans La Mode” dove intervisterò il suo autore Kuki De Salvertes. Kuki non è né un pittore, né un fotografo, né uno stilista né tanto meno, uno scultore. È un PR di moda, uno dei più grandi. In Francia rappresenta quelle facce autorevoli che cerchi tra la folla per capire se l’evento è andato bene.
La sua carriera inizia a 19 anni, quando conosce praticamente per sbaglio un giovane Franco Moschino che lo vuole subito nella sua squadra. In poco tempo diventa per il brand, il capo delle pubbliche relazioni in Francia. Da lì la vita frenetica di Kuki è decollata: Dior, Comme des Garçons, non c’è stato un brand in Francia che tra gli anni 80 e i primi 2000 che non si sia affidato a lui. L’anteprima di una mostra? Sì. Nel corso di questi anni, sin dai sui inizi, De Salvertes ha avuto la passione di fotografare le persone che lo circondavano. Amici, colleghi; bastava una polaroid, una usa e getta ed era subito magia. La sua risposta quando gli chiedo da dove viene questa passione? “Chi non ama fotografare i suoi amici e poi riderci su?”. Certo. Solo che i suoi amici includono Raf Simons, Kate Moss e Suzy Menkes.
Cosa rappresenta questa mostra?
E’ una celebrazione dei miei 35 anni nel mondo della moda. Sono arrivato a Parigi nel 1980, avevo 17 anni. Dopo due anni iniziai a lavorare per Comme des Garcons. In tutti questi anni mi ha sempre colpito la gente che mi circondava. Ai miei occhi appare tutt’ora estremamente bella, interessante.
Quale di questi scatti ricordi più con piacere?
Dietro di te c’è n’è uno che feci a Isabella Blow. E’ stata la mia migliore amica per molti anni. Dal 1995 al 2002, per essere preciso. Abbiamo vissuto persino insieme a Parigi, mi manca molto.
Ne vedo anche una di Franco Moschino, come sei arrivato a lavorare per lui?
Dopo essermi trasferito a Parigi dalla Provenza, durante i miei studi e i primi approcci con le agenzie di comunicazione conobbi una delle mie muse. Nicole Ciano, nipote di Benito Mussolini che all’epoca era a capo di un ufficio stampa. Averla conosciuta rivoluzionò completamente la mia vita, le diede colore. Felicità. Nicole frequentava la high society di Parigi, e anche quella italiana. Una sera organizzò una cena e tra gli invitati c’era anche Franco, che mi presentò. Dopo un anno e vari incontri iniziai a lavorare per Moschino, avevo 22 anni.
Andando avanti nella galleria, ne trovo una anche di Vivienne Westwood…
Dopo sette anni lasciai Moschino per lavorare infatti, per Vivienne Westwood. Nel 2002 invece aprì finalmente la mia agenda di comunicazione, TOTEM. E’ stato un periodo meraviglioso della mia vita, che sono fortunato a rivivere tutt’ora grazie a queste fotografie.
Se dovessi definire questa mostra con una parola quale useresti?
Vita.
Perché?
Perché oltre a essere frammenti della mia vita, è un termine perfetto per rappresentare il valore che hanno avuto questi anni per me. Sono stati vitali.