di Federico Ledda
Special thanks to Nicola Cani e Giacomo Pisati
foto Alessandro Levati
Chi pensa che il cantautorato italiano sia ormai morto dovrà ricredersi! Ci sono invece molti talentuosi artisti della scena indie pop che stanno, e che faranno parlare di loro sempre di più, giusto per citarne alcuni: Levante, Bianco, Paletti e i Thegiornalisti, gruppo romano giunto al terzo disco intitolato ”Fuoricampo”. La band si contraddistingue per gli arrangiamenti dal suono internazionale, misti a testi che subito ti riportano alla mente Antonello Venditti e Lucio Dalla dei tempi migliori, artisti di grande spunto per loro. The Eyes Fashion ne è più che ossessionato, specialmente dal loro ultimo disco; potevamo quindi farci scappare l’opportunità di intervistare il frontman Tommaso Paradiso nel backstage della loro data SOLD OUT al Tunnel di Milano?
Thegiornalisti. Tunnel. Tutto esaurito. Come ci si sente prima di salire su un palco di una data così importante per voi?
Benissimo! Nonostante sia ancora con i postumi di una brutta influenza, quindi tosse, raffreddore e soprattutto poca voce! Però cercherò di dare il massimo!
Quali sono le differenze tra questo disco e il precedente?
Beh, adesso siamo sotto contratto con Foolica e per le edizioni con Universal, quindi la lavorazione di questo disco è stata molto più grande rispetto al precedente che è stato interamente auto prodotto. Diciamo che per Fuoricampo tutto lo staff si è impegnato affinché il disco venisse fuori nel miglior modo possibile, sia a livello di sound che a livello di produzione. Un lavoro nettamente superiore rispetto al precedente.
Più grosso è diventato il progetto, così come la vostra fan base che è cresciuta a dismisura…
Sì, diciamo che è cresciuta di più negli ultimi sei mesi, che negli ultimi tre anni.
Che effetto fa cantare per un pubblico che sa ogni singola parola dei vostri testi?
Sono sempre stato un grande amante del pop sin da piccolo. Facendo però parte del mondo Indie, avevo quasi paura a far uscire qualcosa che fosse troppo pop, ma a una mi sono rotto il cazzo di essere criptico per forza e mi son detto vaffanculo, adesso scrivo quello che amo e con cui sono cresciuto. Penso che la gente abbia apprezzato appunto la nostra voglia di fare del vero e proprio pop con i ritornelli che vanno cantati a squarciagola.
Nei vostri testi si può chiaramente decifrare una grande contaminazione da parte del cantautorato italiano, specialmente di Lucio Dalla, grande ispirazione per te…
Lucio Dalla è una ispirazione continua in quanto lo reputi il più grande cantante italiano di tutti i tempi, ma è anche vero che come ogni persona, ho delle fasi in cui ascolto più un’artista che un altro, e durante la lavorazione di Fuoricampo, la musica di Lucio Dalla ha influito proprio tanto. Però, come ho detto è stato un periodo; i pezzi nuovi lo ricorderanno molto meno, rimanendo però per me un grande punto di riferimento.
Qual è il vostro pezzo alla quale tu sei più affezionato?
Del primo disco sicuramente Autostrade Umane, che secondo me è il pezzo simbolo dei Thegiornalisti in assoluto. Mentre invece di quest’ultimo, ti dico tutti perché sono stati scritti in un modo estremamente intimo e creativo, quindi sarebbe difficile e ingiusto sceglierne sono uno.
E quella invece di Lucio Dalla?
Siamo Dei, che fa parte di ”Dalla” uscito nel 1980… Forse il suo più bel disco.
Qual è il posto dove sognate di suonare live?
Probabilmente Sanremo.
Ma come ospiti o concorrenti?
Come ospiti sarebbe il sogno! Credo che se avessimo la possibilità di fare ascoltare a tutta Italia un brano come Promiscuità, la gente si innamorerebbe subito dei Thegiornalisti.
Cosa pensi della scena Indie Pop italiana?
E’ molto florida e leale. Crediamo sia un punto di svolta!
Si cerca di farsi sostegno, e di spingersi sempre più in alto a vicenda. Stasera verranno amici tipo Dente, Triangolo, Carnesi… Noi andiamo ai loro concerti, e loro vengono ai nostri. Cerchiamo di aiutarci e di stare sempre compatti, così come con Lo Stato Sociale, e i Cani, di cui stasera faremo una cover.
Quanto è diverso l’Indie Pop italiano da quello di un altro paese, ad esempio a quello Americano?
Estremamente diverso, perché purtroppo l’Italia ha un bacino molto più piccolo. Se gli Arctic Monkeys fossero nati in Italia, avrebbero comunque avuto un bacino molto più ridotto, invece cantando in inglese, sono indie, sì, ma mondialmente indie, cioè sono grossi, a un livello che penso nessun artista indie italiano eguaglierà mai, purtroppo.