NERD ALERT: DONNIE DARKO

di Luca Rivolta
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Ben ritrovati al solito appuntamento con lo schermo cinematografò [cit.]. Oggi abbiamo deciso di soffermarci su qualcosa di più nerd, nonostante rimanga qualcosa di mergaextrasuper cult. Ah, da nerd veri, non quei nerd che di nerd hanno solo la scritta sulla maglia, e poi scopano più di Mick Jagger. Direi che è un film più che altro adatto a quelli che hanno assidui rapporti con uno schermo. Che poi sia diventato fenomeno di massa e in quanto tale venga abusato da cani e porci è un altro discorso.

Innanzitutto la pellicola è stata scritta e diretta da un certo Richard Kelly (non meravigliateli di non averlo mai sentito, è tipo un profeta di qualche altro universo parallelo, giusto per restare in tema, sceso sulla terra per dirigere questo film e poi scomparire) nel 2001, ma per ovvi motivi in Italia è stato proiettato per la prima volta nel 2004 (che bello essere sempre all’avanguardia).

Tra gli attori non figurano sono nomi particolari, o per lo meno all’epoca dell’uscita nessuno era un attore più di tanto affermato, forse solo Drew Berrymore e Patrick Swayze. Infatti il film è stato girato con un budget veramente basso, primo dei motivi che lo rendono un capolavoro.

Il secondo motivo, come ben potete immaginare, è la colonna sonora. È incredibile come mi stupisca ogni volta del ruolo che riveste la musica nei film. Fa davvero da sola metà del lavoro. All’interno della pellicola si possono trovare pezzi come Head Over Heels dei Tears for Fears, Love Will Tear Us Apart dei Joy Division e Mad World reinterpretata da Gary Jules. Davvero, basterebbero queste tre canzoni a concludere qua l’articolo (sì è un articolo).

Il terzo motivo è che il film non ha un conclusione certa, ma è aperta a diverse interpretazioni. E, cosa che aumenta esponenzialmente il valore, per formulare un’ipotesi devi avere ottime conoscenze in robacce come fisica quantistica, wamhole, universi paralleli, esoterismo, filosofia e quant’altro (per questo all’inizio parlavo di nerd). Oppure invece che formulare ipotesi potete cercare in internet. Penso vada per la maggiore questa soluzione. In ogni caso quello che ci tenevo a specificare è che il film non è fantascienza pura. O meglio, rimane una storia assolutamente inventata, ma ha un riscontro importante sulle attuali teorie scientifiche sul continuo spazio tempo. Basti pensare che è così difficile da interpretare che gli autori hanno dovuto pubblicare qualche estratto inventato dal pseudobiblium “La filosofia dei viaggi nel tempo”, più volte citato all’interno del film

Prima di andare a parlare dell’ultimo motivo lasciatemi spiegare, evitando come al solito il più possibile spoiler e anticipazioni nel caso siate così babbi da non averlo ancora visto, un minimo della trama. Praticamente, il classico adolescente introverso, con un accenno di schizofrenia, va a scuola, viene bullato, se la fa con una ragazzetta, je cade un motore di un aereo in camera mentre lui è fuori o forse no, qualcuno muore o forse no, si torna indietro nel tempo o forse ci si trasferisce semplicemente in un universo parallelo. Più o meno è questo quello che penserete una volta vista la conclusione. La cosa veramente assurda, e che più mi ha colpito è il contesto in cui la storia si svolge: è facile fare un film dove si parla di viaggi nel tempo quando sei su una navicella e stai entrando in un buco nero e tutto il film è ambientato nello spazio e parla di viaggi interstellari (ogni riferimento è puramente casuale. Ovviamente non mi sto riferendo a 2001: Odissea nello spazio, perchè era il 68, e mentre la gente era fuori a spaccare cose Kubrick girava scene che a 50 anni di distanza Nolan ha riproposto paro paro. Il precedente riferimento non è più casuale.). La cosa incredibile è averla applicata in un mondo così semplice e banale come questo: il classico teenager americano, con la classica fottuta camicia sopra la maglietta e i cazzo di armadietti in corridoio a scuola. È come se Richard Kelly fosse riuscito a tirare fuori la Tour Eiffel da una cannuccia. Inoltre, all’interno del film vi è una retrosprettiva assurda non solo su tutto il discorso già accennato dello spazio-tempo, ma anche sulla psicologia che si cela dietro il protagonista. L’altra “aspetto morale” degno di nota è quello filosofico: non quello legato direttamente allo spazio-tempo, ma più quello connesso alla morte ed alla consapevolezza di essa. Perché Donnie Darko, è si un film che parla delle problematiche giovanili, del primo bacio, e delle solite cazzate, ma lo fa in un modo così cupo e sinistro tale da far si che tutto passi in secondo piano rispetto al volto vero e reale di tutta la faccenda: la morte e l’esistenza. E non posso spiegarmi meglio senza andare a racconare il film, ma vi assicuro che sono pensieri davvero maturi e profondi, e per nulla banali.

Quindi per quanto mi riguarda, se nel macinino butti dentro Joy Division, camicie sopra le magliette, esistenza umana e spazio-tempo, esce tipo una fusione tra Emily Ratajkowski e Sasha Grey.

Unica nota controversa: se come me fate la doccia con la porta del bagno chiusa quando siete in casa da soli perché avete paura che i mostri entrino senza farsi beccare mentre vi sciacquate lo shampoo, il coniglio con la maschera schifosa che ogni tanto compare in qualche angolo potrebbe farvi cagare addosso non poco.

 

Donnie-Darko


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