#STAYLILLY – VOLARE SEMPRE, NON FARCELA MAI

di Liliana Riva
Picture taken by #StayLilly

Bentornati amici!

Nella scorsa puntata avevo accennato al fatto che avrei ricominciato a scrivere ad Aprile…e lo so lo so che è Maggio e sono in ritardo e vi vedo tutti lì con quei ditini puntati stile santa inquisizione MA avevo anche detto che avrei scritto quando e se il sole fosse rispuntato in quel di Londra (consecutio temporis giusta si?). Ecco, siccome il sole non si è visto fino a 10 giorni fa mi sento di essere nel giusto amici quindi ritirate le vostre J’ACCUSE e ci si vede ad una puntata di quarto grado un’altra volta.

Facendo un rapido recap del mio ultimo anno mi sono resa conto di aver preso un botto di voli e li ho anche contati (ho finito gli esami pensate quante infinite opzioni ho per perdere tempo). Non vi dirò quanti sono perché ovviamente non me lo ricordo e figuriamoci se mi rimetto a contarli. Chi sono la cantante con la erre moscia della sigla di ‘’Paso Adelante’’? NO.

Quindi ho deciso di parlarvi oggi di *rullo di tamburi*: IL DISAGIO DA AEREO.

Airport Business Travel, Young Woman Checking Phone, Copy Space

Vivendo a Londra sono nell’ eterno stato sociale da piccola fiammiferaia super povera come ben sapete, e quindi il mio pane quotidiano sono i voli Ryanair a/r a 30£ in giorni a caso e in aeroporti che atterrare a Malta è quasi più comodo.

Partiamo dalla premessa che io non giudico nessuno (AHAHAHAHAHAH) però davvero raga facciamocela a farcela che prendere un aereo non è come scalare il monte Everest.

Ma andiamo per gradi perché il disagio lo si percepisce appena varchi le porte scorrevoli dell’aeroporto.

STEP 1: Il controllo di sicurezza per il bagaglio a mano 

Questa è la fase in cui VOI amici, dotati di un minimo di senso comune azionate il radar per individuare i dementi da evitare, cosi da garantirvi un quasi piacevole volo.

Due le categorie di persone da evitare come la peste:

  • I gruppi di scolaresche che fanno gli spacconi creando il panico tra le guardie con conseguente rallentamento della fila e conseguente giramento personale di palle + bonus maestre che più di tutte sembrano non aver mai preso un aereo in vita loro e sono lì a chiedere se la soppressata calabrese è considerata un liquido sotto i 100ml o no.
  • I vecchietti che sono un po’ come le maestre di cui sopra ma rilanciano con una raffica di domande tipo “mi scusi signore ma è sicuro che ci stiamo tutti nell’ aereo siamo tanti eh!”, “eh ma con questo tempaccio non si può mica partire”, “eh ma guardi ma quanto ci vuole qua? che noi perdiamo il volo si sbrighi con queste valige”.

STEP 2: Il gate 

Essere un’esperta di voli low-cost significa essere consapevole di due cose 1) che viaggerai solo col bagaglio a mano che per le leggi della natura sarà di dimensione di un carro armato 2) in qualsiasi ora del giorno e della notte il volo che hai scelto sarà sistematicamente TUTTO PIENO. E quindi direte voi? E QUINDI LA TUA NUOVA MISSIONE NELLA VITA SARA’ QUELLA DI ARRIVARE PRIMA AL GATE PER NON FARTI IMBARCARE I TUOI 80 KILI DI VALIGIA DA QUELLE DISSENNATRICI MEGLIO CONOSCIUTE COME HOSTESS DI VOLO.

Perché se ci perdo giornate intere a fare il Tetris nel mio bagaglio a mano mettendo anche nel sacchettino 5x5cm 8 litri di roba COL CAZZO CHE LA MIA VALIGIA FINISCE IN STIVA BITCH!!!

STEP 3: Il volo 

A parte il signore ciccione che occupa il tuo sedile, quello della tua vicina e quello delle 3 file dietro che CHIARAMENTE è seduto vicino a te, una nuova e affascinante categoria di persone allietano i miei voli ultimamente: LE FASHION BLOGGER.

Il teorema della fashion blogger secondo il mio modesto parere recita così: il livello di popolarità di una blogger è inversamente proporzionale alla capture “influencer” nella bio di Instagram. ENFATTI le influencerzzzz VERE viaggiano Alitalia con gran fighi al loro fianco e borsoni di pelle con le iniziali, non su Easyjet con speedy boarding per darsi un tono.

Le fashion blogger finte fighe invece le vedi in aereo struccate, con cappuccio in testa, occhiali da sole E felpone grigio topo preso su Asos Marketplace mentre si aggirano nell’ombra. Roba che Lupin SPOSTATEEE. Poi però quanto atterri apri i loro profili social e vedi foto di nuvole rosa, tramonti pazzeschi, oceani cristallini con un’inquadratura che TOH! non si vede la scritta Ryanair. BUSTEEEED!

Un saluto mitiche siete le mie prefe.

STEP 4: Il controllo passaporti 

Esci dall’ aereo, inizi a camminare verso l’uscita…dopo un primo momento di calma apparente ecco che quello affianco a te accelera, camminata da podista per non dare nell’occhio, trotto, galoppo, e via scatta “la corsa matta”. Spintoni, gente che cade, valige per terra, documenti volanti, bambini dispersi…il tutto perché se abiti in UK LO SAI cosa c è in fondo a quel lungo corridoio di cui non vedi mai la fine, l’incubo di tutti i viaggiatori, il CONTROLLO PASSAPORTI.

Dopo quei i 10 chilometri di fila e quelle 2 ore di vita perse è il tuo turno.

Avanzi verso il gabbiotto, il tipo ti guarda impassibile, tu cerchi di essere normale ma ti senti sotto pressione manco all’ orale di maturità, inizi a sudare freddo, ti guardi in giro nervosamente, il tuo chip del passaporto machevvelodicoaffare non funziona e bisogna digitare a mano, il tipo ti scruta con aria sospettosa, guarda la foto del documenti, ti guarda in faccia e tu sei brutta manco cristo dopo i 3 giorni del sepolcro. Nel frattempo il tempo passa e la gente ti odia, il tuo livello di stress sale a livello Britney 2007 e non sei più in grado di articolare una frase in inglese tanto che alla semplicissima domanda “perché sei qui a Londra?” la tua risposta è…………………“K, K, un’altra K e il simbolo di Batman”.

#STAYLILLY IN LONDON – IL MESE DEL LAMENTO: LE 5 COSE CHE ODIO DI LONDRA

di Liliana Riva 
foto di: Liliana's own iPhone

image1 (1)

Febbraio, sono finite le feste, abbiamo detto addio a pranzi e cene di 20 portate e ora via di digiuno forzato e tisane a base di terra e bacche. L’ università è ricominciata, con conseguente mal di vivere. Fortunatamente è passato anche San Valentino e le nostre home page di FB sono finalmente libere da rose multicolor pucciate nel cioccolato e pizze tuttiigusti+1 con alimenti vari che formano la scritta TI AMO. Febbraio, fa ancora freddo, qua a Londra fa un freddo che manco all’Ice bar di Stoccolma e quindi è un mese di merda. Per me in particolare è anche il mese dell’anno più atteso perché mi consente di lamentarmi su TUTTO e TUTTI avendo un discreto consenso popolare. Accogliamo sul palco cari amici il tanto atteso MESE DEL LAMENTO.

Dopo sei mesi in quel di Londra, ho potuto costatare che la vita non è tutto rosa e fiori. Non trovare mai le fette biscottate da Sainsbury’s è una delle più grandi sfide che la vita mi abbia mai sottoposto e, soprattutto, mi sono rassegnata al fatto che non troverò MAI il punto di grigio perfetto per il mio copripiumone così da avere la perfetta camera stile Pinterest. THE STRUGGLE IS REAL e ne siamo pienamente coscienti.

Ma non perdiamo altro tempo e diamo il via alla carrellata delle 5 cose che odio di Londra, così sti 3 minuti in mia compagnia passano in fretta.

  1. Il tempo

Una delle cose che odio di più di Londra è il tempo (Ma dai?). Essendo meteoropatica più di un gatto, la mia psiche risente veramente un casino del tempo londinese caratterizzato da un susseguirsi infinito di pioggerellina/leggera brezza/cielo grigio/UN raggio di sole segno dell’altissimo/bora di Trieste/apocalypse now/sereno. Il tutto in un tempo massimo di 8 minuti.

Lo stesso fa il mio umore che passa da livello “Pimpa” a livello “Izma” (vedi: le follie dell’imperatore) in 0,7 secondi netti. E direte voi: “Ma cretina perché sei andata a vivere a Londra?”. La risposta è una e una sola: TOPSHOP. (e voi allora direte “Aaaaaaahhhh” con cenno di approvazione)

  1. Le lunghe distanze

Londra non è una città, Londra è una regione. Ci sono 9 zone concentriche, le prime 2 sono considerate “centro”, il resto io lo considero al pari della terra di mezzo. Ora, vi faccio un esempio: per andare da una parte all’altra della città passando da zona 2 ovest a zona 2 est ci si mette in metro un 50 minuti tutti. Per andare in università in zona 6 (che a rigor di logica è al pari di Mordor) dal centro ci metto un’ora e un quarto. Ripeto per le file in fondo alla sala se vi è sfuggito, UN ORA E UN QUARTO.

E ok che figata la metro di Londra fatta a tubo “uuuuu so exciting”, ma io in quel tempo vado da Milano in montagna. In quelle 3 ore di a/r io vado in Spagna, dove per altro (VEDI SOPRA) c’è anche più sole.

Quindi sì, vai a vivere a Londra, ma sappi che metà del tuo tempo liberò lo passerai su un mezzo pubblico.

  1. La gente lenta

Da buona milanese imbruttita, non sopporto la gente che cammina lenta, come se fosse perennemente in passeggiata sul lungomare di Chiavari, o ad una processione di paese. Allora le cose sono due: o fratelli ci diamo le mani e diciamo il padre nostro tutti insieme, o vi dovete levare che IO ho da fare.

Che poi magari non è neanche vero, magari sto solo andando a scroccare il cappuccino da Waitrose vicino casa MA NON IMPORTA. Io ggna faccio, mi irrita nelle viscere proprio. Agire come se si dovesse perennemente salvare il mondo il milanese ce l’ha nel sangue so, “What did you expect?”

  1. Il lavandino

Nonostante sia la patria della Regina Elisabetta e dei suoi deliziosi tailleur color pastello così avant-gard, il Regno Unito si aggiudica il primo premio nella categoria “breaking Amish 2016” grazie ai suoi must-have lavandini.

Non troverete mai un lavandino come dio comanda in cui si ha il potere di passare da acqua calda ad acqua fredda contemplando tutte le sfumature di temperature possibili. No, QUA NO. Qui ci sono due lavandini distinti e staccati, uno per l’acqua fredda e uno per la calda. Le scelte quindi sono due: o ti provochi un’ustione di 18esimo grado, o vai di paralisi ibernando. Leonardo DiCaprio in ”The Revenant”, I FEEL YOU.

  1. L’ università

Cominciamo col dire che mi sono un po’ rotta le palle di studiare, ma questo lo sapevamo già da quando, a 10 anni a scuola, spacciavo permessi falsi di uscita come caramelle. Other then that, ci sono diverse cose delle università inglesi che mi irritano e che non comprendo; più di tutte, la loro disarmante abilità nel trattarti da ritardato per cose basilari e lasciarti al tuo destino per cose realmente importanti.

Mi spiego meglio: nel mio piano di studi per ogni corso serio di master, ne ho altri 3 di supporto per dementi. E la cosa si fa anche divertente perché sembra un videogioco a livelli, che so, un SuperMario Bros da 16 crediti.

Per vincere il gioco e arrivare al corso serio, devi prima superare il corso introduttivo, preceduto dal corso “come si legge una slide”, preceduto dal corso “cos’è un corso universitario”, preceduto dal corso “cos’è un’ università” … e via dicendo in un vortice senza fine.

Se poi però OSI chiedere al professore, che STELLINO ti ha SOLO assegnato un saggio di 458459 parole, indicazioni su come si fa, non otterrai nessuna risposta. Nel suo silenzio tombale misto a indifferenza, sarai pure in grado di sentire il suono del vento fare corrente nel tuo cervello.

Seguirà un post con le cose che amo di Londra, probabilmente ad Aprile. Quando ci sarà il sole e una temperatura decente o forse quando sarò abbastanza ricca da non dover più prendere la metro, quindi BOM ci riaggiorniamo nel giorno del mai.

image2