di Valentina M.
Accordi abrasivi di ruvide tele militari, ricami soavi di vecchie tovaglie, inamidati merletti di bruges, ritagli tricottati di candido cotone jersey.
Parti fluide, traforate, trasparenti e parti sostenute, impunturate, doppiate. Tecnici dettagli di fibbie o moschettoni e preziose applicazioni di cristalli.
Anima punk e aura couture di una moda che diventa gioco appropriazionista, trasgressione di codici preesistenti, rigenerativa “brief apocalypse” di tagli, proporzioni, consistenze, étant donné
Una moda che possiede l’irriproducibile impronta dei tessuti tinti a mano, stone-washed, ritagliati e intagliati a colpi di forbice.
Coniuga in sé una disomogenea sfaccettata varietà di patine, textures e consistenze, lunghezze e ampiezze, costruzioni e soluzioni.
E trasforma ogni creazione di Liborio Capizzi in un’esperienza a se stante di volumi che si schiudono, levitano, ruotano, vibrano come ali. E si richiudono sul corpo come bozzoli.
Una suggestione aliena di straordinaria destabilizzante bellezza.